fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

domenica 21 dicembre 2014

L'estetica del dominio


Nella "signorilità",
termine col quale vorremmo distinguere una certa saggia compostezza
dalla sfacciata aggressività dei nuovi ricchi, non c'è altro, in realtà,
che la dimenticanza dell'origine fraudolenta del privilegio.


domenica 7 dicembre 2014

Intelligenza naturale


La comprensione rappresenta il movimento inverso a quello per cui
da uno schema unitario si genera la multiformità del reale.

L'intelligenza è la risposta allo sviluppo del cosmo,
è l'esercizio faticoso di risalire la corrente
per ricongiungersi alla fonte delle potenzialità,
riaccorpare i termini, cogliere le analogie...


Purtroppo, la nostra moderna idea di progresso
non mi sembra andare in questa direzione.

giovedì 27 novembre 2014

Platone e la Società degli Uomini


<< Intendiamo ora affermare che gli uomini sposati nulla meno dovranno consumare i pasti nei banchetti comuni; cioè come prima, quando non erano sposati. Indubbiamente questo provvedimento apparve strano, quando, la prima volta, fu introdotto nei vostri paesi certo in occasione di qualche guerra (e la guerra ne impose la necessità); oppure anche in occasione di qualche altro flagello di pari importanza. Comunque sia, erano momenti in cui ci si trovava in grande scarsezza d’uomini; si fece esperienza di tale istituzione e, perché costretti per forza a ricorrervi, si vide che l’istituzione d’altronde era molto giovevole alla città. Insomma, press’a poco in questo modo si venne a stabilire presso di voi l’usanza dei pasti in comune (…)




Invece, per quel che si tratta delle donne, ne è stata abbandonata l’organizzazione, senza stabilir nulla per legge. E questo non va bene. Insomma non è stata istituita apertamente l’usanza dei pasti in comune per le donne, mentre appunto il sesso femminile in genere è più chiuso e più portato a nascondersi che non sia il sesso dell’uomo. E tale natura della donna, inclinata a far uso d’astuzia per la sua stessa debolezza, fu appunto abbandonata senza disciplina da parte del legislatore, con evidente errore di calcolo. Per questo abbandono del sesso femminile, molte cose da voi non andarono bene, che certo sarebbero andate meglio di oggi, se queste cose avessero trovato le leggi convenienti. Per il benessere, dunque, dello stato è molto meglio riprendere questo punto e stabilir bene, con precise disposizioni, le norme della vita in comune di uomini e di donne (…)
E in qual modo potrebbe evitare il ridicolo chi tentasse di costringere le donne a mangiare e a bere in comune, così da esser sotto gli occhi di tutti? E questa è la cosa che riuscirebbe certo più sgradita al sesso femminile. La donna è abituata a viver nascosta e nell’ombra; la conduci alla luce, e riluttando con tutte le sue forze finirà per avere piena ragione del legislatore. Le donne, come dissi, in altri luoghi non accetterebbero nemmeno questa giusta proposta; sarebbe un coro di proteste e di grida. >>
Platone, Dialoghi Libro VI


Reminiscenze di un lontano passato o nuovi protocolli militari? Platone non sembra aver le idee chiare in proposito… Ci sembra comunque importante come testimonianza dell’esistenza delle società di genere. Interessante la notazione della non specularità, e quindi del diverso apprezzamento che ne potevano avere uomini e donne.

sabato 8 novembre 2014

Il Fascismo del Gusto Universale

Avevamo appena parlato del Salone del Gusto criticando espressamente la scelta culturale di privilegiare il gusto all’effetto del cibo sulla salute, ecco che un amico mi riporta sul tema raccontandomi la visita all’”Università delle Scienze Gastronomiche”, prestigiosa istituzione, accreditata dal Ministero della Pubblica Istruzione ed attiva da 10 anni a Pollenzo, vicino a Bra in Piemonte.



“Sono andato a trovare la mia ragazza che studia lì, l’ho aspettata alla fine delle lezioni, abbiamo mangiato alla mensa e poi mi ha fatto visitare il posto. Alla mensa si poteva scegliere un piatto tra diverse alternative: tagliatelle al sugo, zuppa di patate, tajarin al tartufo (ma per questi c‘era un sovrapprezzo di 25 euro!), polpettone di carne o frittata (di spinaci e con le uova, ovviamente, ma anche adagiata sopra un letto di majonese!), insalata (del supermercato) e pane (industriale).
Dopo pranzo abbiamo visitato l’orto, gestito da studenti del secondo e terzo anno: 150 mq per ospitare qualche cavolfiore, sei peperoni e una decina di finocchi, due o tre melanzane, una pianta di cetrioli e qualche aromatica.
Tre ore di lezione al mattino più una serie di laboratori al pomeriggio, tre anni di corso a 14mila euro l’anno!”
Lei pensa realisticamente di usare il suo futuro titolo di studio per trovare lavoro?
“Lo spera ma non è sicura, lei fruisce di una borsa di studio come la gran parte degli studenti stranieri (un 40% circa), ma tutti gli altri sono ragazzi italiani a retta intera, che vengono qui come a fare un normale corso di studi universitari finite le scuole superiori…”
Allora, eccoci di nuovo di fronte alla stessa questione: abbiamo da vendere il prodotto italiano e qualcuno lo pubblicizza. Enogastronomia carnivora ed ipercalorica, grassi e zuccheri senza alcun criterio, latte e derivati… Lo ribadiamo, nel momento in cui le popolazioni industriali cominciano a far fronte ai danni del loro stile di vita, e la priorità delle istituzioni dovrebbe diventare la salute pubblica, il perdurare di forme corporative di tutela degli interessi commerciali di alcuni settori merceologici diventa sempre più sfacciato ed inaccettabile.
Se è scandaloso il prestarsi di tanti medici e scienziati nella costruzione di inverosimili facciate di salubrità per i nostri “prodotti tipici”, la responsabilità politica delle istituzioni è ancora più grave!

Che la pubblicità è lì per fotterci tutti se lo aspettano. Ma che l’Università proponga a titolo di universalismo questi battuage pubblicitari, pagati con le stesse tasse che dovrebbero curare gli infarti e le cirrosi, i diabeti e gli alzeimer che con quei cibi ci procuriamo… beh questa è circonvenzione di incapace, questo è fascismo... e fascismo di pessimo gusto!

venerdì 24 ottobre 2014

Effetto Alimentare contro Salone del Gusto



Scegliere tra il gusto e l’effetto, o meglio, scegliere quale priorità dare.

Oggi è il gusto che tira. Il gusto sopra ogni ragionevolezza, prima di qualsiasi segnale del nostro corpo. C’è chi non smette di mangiare il parmigiano finché non è riuscito a sfondarsi le emorroidi, o chi aspetta la cirrosi o un infarto per smettere di bere. Questo vuol dire che proprio solo la malattia conclamata, e spesso neanche quella, frena un poco la corsa autolesionista della modernità.




E così una scelta, prettamente individuale ed edonista come quella del gusto, ci rende collettivamente complici dell’industria del danno, che sia il vino, l’olio o la vacca ed i suoi derivati. Estimatori del gusto, produttori, dottori e scienziati, tutti presi in un gran carosello commerciale autogiustificazionista.

Invertiamo i termini, prima scegliamo gli alimenti che ci procurano la salute, quelli etici, quelli che ci sembra ragionevole produrre. Poi il gusto viene da solo, come piacevole esercizio, qui allora anche istintuale, di ricerca di equilibrio ed efficienza.


Abbiamo bisogno urgente di ridefinire la cura della salute e della complessità della specie, e distinguerla chiaramente dal campo del fottere a dai suoi frutti tentatori.

martedì 21 ottobre 2014

젠더 오염

(Gender Pollution)





젠더의 관점에서 보면각 남성의 행동에서 그에 상응하는 여성의 요구를 찾아야 한다.
남성이 경쟁 사회를 구축하는 것은그를 경쟁적으로 만드는 여성의 요구와 "결혼"했기 때문이다.
사회계층 피라미드는 남성에 의해 만들어진 것처럼 보이지만남성의 뒤에는 그들을 움직이게 하는 아내가 언제나 있다는 것을 생각해볼 수 있다.
일부일처제는 남성 생리학적으로 협력하려는 남성들을 경쟁적이고 개인주의적으로 만들어 집단으로부터 분리시켰다.
모든 기혼 여성은 남성을 그가 여느 사회계층에 속해있던지 간에 스스로 리더"임을 느낄 수 있게 만든다남성은 다른 남성과 비교하여 자신을 평가하지 않아도 된다.
그리고 여성이 조금 백치미를 더한다면... 그것은 오직 남성이 더 확실히 그렇게 믿도록 놔두려는 것이다!

trad. by Sujung and Yoona from Seul, Corea.
Anche questa volta la traduzione è un regalo dei nostri ospiti stranieri che arrivano qui grazie al WWOOF (l'associazione internazionale di scambio culturale e ospitalità)

mercoledì 15 ottobre 2014

Cavoli neri


Cavolo nero, toscano, lancinato. Eccolo quasi a maturazione, vuole ancora prendere un po' del freddo invernale per essere al meglio come gusto.
Assaggiatelo nella "Ribollita", famosa zuppa toscana che esalta le sue qualità e che qui vi suggerisco nella sua versione essenziale: cavolo farro e fagioli cannellini.
Delle foglie si usa il verde che va stracciato a mano tenendo stretta la costa. Buttatelo in pentola, abbondante, con eguale quantità di farro e di cannelini. Tanta acqua, un pezzetto di alga per la cottura dei fagioli, sale ed almeno un'ora di pentola a pressione.
Dal nome stesso si desume che la seconda volta che lo mangiate sarà ancora più buona... un pizzico di peperoncino a piacere, un goccio d'olio toscano e qualche pezzo di pane duro cotto dentro.
Buon appetito!



mercoledì 1 ottobre 2014

Il senso (termodinamico) della vita



Dall'atomo al sole: la materialità che conosciamo nelle forme estreme della struttura costitutiva e del suo sovrordine stellare. Due sistemi analoghi, due schemi con qualcosa al centro.

Il sole irraggia e disperde la sua energia. Questa, passando, crea vortici che invece concentrano, selezionano, organizzano. Identità, metabolismo e riproduzione sono i caratteri distintivi del vortice biologico, che non ha centro ma "si produce al centro". Una membrana racchiude questo piccolo cosmo citoplasmatico e la sua continuità testimonia nel tempo la sua origine, soggettivamente indefinibile.

La biologia consiste nel lavoro termodinamico di esporsi al sole per raccoglierne l'energia e proteggersi, di notte, per evitare di disperderla.

La realtà dialettica produce la vita e la vita rispetta la dialettica della realtà. Il fenomeno biologico consiste proprio nella capacità di comprendere e cavalcare la realtà materiale ed il suo schema; altrimenti, banalmente, si estingue.

Non solo, quindi, siamo fatti della stessa materia dell'ambiente, ma anche, e fondamentalmente, dobbiamo giocare gli stessi giochi: questa la consustanzialità. "Come siamo consustanziali", questa dovrebbe essere la domanda centrale di ogni nostro desiderio di conoscenza.


lunedì 22 settembre 2014

L'ultimo chiude la porta


Lo storico o il filosofo sono figure possibili solo all’interno di una civiltà poiché,
in una popolazione “semplificata” dallo stile di vita relativo ad una certa tecnologia,
ad essi è delegata la formulazione della relativa copertura ideologica.

Non servono invece in una popolazione in forma dove ciascuno, per la propria consapevolezza, potrebbe essere parte di una grande e spontanea “rete” culturale basata sulla condivisione
di tale realismo.


Cosicché, all’interno di una civiltà ormai arrivata al suo apogeo, lo storico o il filosofo
capace di svelarne l’inganno sarà consapevole di rappresentare l’ultima parola possibile…
anche se irriconosciuta ed irriconoscibile.


venerdì 12 settembre 2014

Ecumenismo





"Io sento parlare di ben settanta religioni sulla terra,
ma la vera religione è quella dell'uomo che ama il suo simile."


Omar ibn Ibrahim "Chaijan",  Persia 1045



lunedì 1 settembre 2014

La tecnologia della purezza . Technology of Purity


La nascita di un concetto di anima spegne la consapevolezza ancestrale di consustanzialità tra l'essere ed il cosmo, tra l’umano ed il suo ambiente. Che sia l'idea greca, la sua riedizione cristiana o la sua origine egizia, vantare un'anima comporta sempre un "tirarsi fuori", schifato, dai visceri della vita: ecco la "tecnologia della purezza", la strategia opportunista di ogni gruppo che si "tenga fuori" da un contesto sociale per giocarvi, se possibile ovviamente, un ruolo privilegiato.
Fondamentalista va definito allora chiunque metta la sua religione, o la sua appartenenza culturale, davanti alla cittadinanza, e questo rappresenta un grosso problema di convivenza per tutte le moderne democrazie.
La soluzione potrebbe essere semplicemente quella di chiedere a ciascuno di riservare le sue opinioni, fedi ed appartenenze, alla sfera personale. Questo non è però possibile perché, purtroppo, la pratica consumista dei paesi industrializzati si configura anch'essa come pratica religiosa. Una religione omologante ed elusiva, che non ha alcun interesse a dichiarare la sua teologia, bastandogli il successo commerciale, ma dunque anche completamente impotente ed impossibilitata a respingere le concorrenti.
Solo la presa di coscienza di una filosofia di specie può superare la capacità disgregativa che deriva dall’adozione di un concetto di purezza. Diamo quindi per scontata l’irrisolvibilità di conflitti, come ad esempio quello israelo-palestinese, dove assistiamo allo scontro tra due “purezze” concorrenti. La stessa dinamica dell’olocausto va riconsiderata da questa prospettiva: un posizionamento che rende incapaci di difendere i propri figli rappresenta una forma di complicità storica di cui mai nessuno parla. La tecnologia della purezza prevede anche il sacrificio.





The birth of a concept of soul turn off the ancestral knowledge of consubstantiality between being and the cosmos, between the human and his environment. Although is the Greek idea of soul, its Christian revival or the Egyptian origin, boast a soul always involves a "pull out", disgusted, from the viscera of life: this is the "technology of purity," the opportunist strategy of each group that "take out" itself from a social context for playing, if possible of course, a privileged role.
Fundamentalist must be defined then whoever puts his religion, or his cultural belonging, ahead of citizenship, and this is a big problem of coexistence for all modern democracies.
The solution may be simply to ask everyone to reserve their opinions, beliefs and affiliations, to the personal sphere. But this is not possible because unfortunately, the consumist practice of industrialized countries is also configured as a religious practice. A religion approval and elusive, which has no interest to declare its theology, satisfied by commercial success, but then also completely helpless and unable to fend off competitors. 
Only the awareness of a philosophy of species may exceed the disruptive capacity arising from the adoption of a concept of purity. So we think unsolvable conflicts, such as the Israeli-Palestinian, where we witness the clash between two "purity" competitors. The same dynamic of the Holocaust should be reconsidered from this perspective: a positioning that makes unable to defend their children is a form of historical complicity of which nobody ever talks about. The technology of purity also provides the sacrifice.

domenica 17 agosto 2014

Le scarpe di Otzi

Complessità e semplificazione si alternano nella storia.
La descrizione di queste calzature fa invidiare i tempi antichi (la mummia ritrovata nei ghiacci alpini risale circa  al 3300 a.C.) se ricordiamo che invece, ancora tra le due guerre, c'erano bambini allevati in alta montagna che non venivano dotati di scarpe. Sono ancora vivi dei vecchi che possono testimoniare l'uso dei bambini di pisciarsi sui piedi per scaldarseli.




"Come i gambali, anche le scarpe di Ötzi sono le più antiche del mondo nel loro genere. Queste calzature, formate da una scarpa interna e da una esterna (tomaia), sono il frutto di una raffinata lavorazione.
La scarpa interna – formata da una rete di corde vegetali – tiene ferma l’imbottitura di fieno, che isolava il piede dal freddo. La tomaia è in pelle di cervo e, come la rete vegetale, è fissata con lacci di cuoio ai bordi della suola ovale in pelle d’orso. La pelle è stata impiegata in modo diverso per tomaia  e suola: nel primo caso il pelame è rivolto all’esterno, nel secondo all’interno.
La parte alta della scarpa veniva stretta alla caviglia con corde in fibre vegetali. Sotto la suola della scarpa, infine, si intersecava una striscia di cuoio, che doveva fornire al piede una certa presa sul terreno. Gli esperimenti fatti con ricostruzioni di queste calzature hanno dimostrato che la striscia di cuoio impedisce effettivamente di scivolare su terreni sassosi. Le scarpe sono, inoltre, sorprendentemente comode e calde, ma poco adatte per camminare sotto la pioggia, perché per nulla impermeabili."


lunedì 11 agosto 2014

Imperialismo

Prima abbiamo stabilito che c'erano dei valori universali,
poi siamo andati a cercare dov'erano.
Erano a casa nostra... oh che coincidenza!

sabato 2 agosto 2014

Környezetszennyező nemek

Grazie ad Agi, la nostra nuova amica wwoofer (l'ass. di scambio con fattorie bio di tutto il mondo), ripresento qui in ungherese il discorso sulla complicità di genere, già apparso nelle altre lingue col titolo Esecutori e Mandanti o Gender Pollution.

Ha a nemekről gondolkodunk, minden férfi cselekvés megértéséhez szükséges, hogy megtaláljuk a megfelelő női "motivációt".
Ha a férfiasság versenyképes társadalmat épít, azért teszi, mert "házassága" a női motivációval erre kényszeríti.
Társadalmunk hierarchia-piramisát úgy tűnhet, a férfiak építették, de a valóságban láthatjuk, hogy a férfiak mögött mindig ott állnak feleségeik, akik cselekvésre ösztönzik őket.
A mononogámia minden férfit elválaszt a férfi pszichológia a kollektivitásától és egységességétől, ráadásul általa versenyszellemre és individualitásra törekszenek.
Minden házas nő felhatalmazza a férfit egy kisebb vezető szereppel, társadalmi osztályától függően, igy a férfinak nincs szüksége arra, hogy más férfiakhoz mérje magát. És ha nő egy kicsit hülyének látszik... a férfit csak megerősiti mindebben!



In un'ottica di genere, per ogni azione maschile dobbiamo cercare una corrispondente "motivazione" femminile.
Se il maschile costruisce dunque una società competitiva, lo fa solo perché ha "sposato" una motivazione femminile che gli chiedeva, evidentemente, di fare in tal senso.
La piramide gerarchica delle nostre società solo in apparenza è fatta di uomini, in realtà dovremmo immaginarvi, al loro posto, tutte le loro mogli e, soprattutto, tutte le richieste di quelle mogli!
La monogamia dissocia ogni uomo dalla dimensione collettiva e compositiva della fisiologia maschile, per ributtarvelo in senso competitivo ed individualistico.
Sposandosi, ogni donna permette ad un uomo di sentirsi un po' "capo", a qualunque gradino sociale si trovi, senza bisogno dunque di alcun reale confronto maschile, senza bisogno di "prendere le misure" della virilità di ciascun altro maschio. E se fa un po' la stupida... è solo per farglielo credere meglio!

Du point de vue du genre, pour chaque action masculine nous devons chercher une correspondante «motivation» femminine. 
Donc si le mâle construit une société compétitive, il le fait parce qu'il c'est «mariée» a une motivation femminine cela induit d'etre competitif. 
La pyramide hiérarchique de notre société en apparence seulement est composée d'hommes, nous devrions imaginer à la place de ces hommes toutes leurs femmes et, surtout, toutes les demandes de ces dernières!
La monogamie dissocie chaque homme de la collectivite masculine, pour le mettre en situation concurrentiel et individualiste. 
Une fois marié, chaque femme permet à un homme de se sentir un peu «patron», et ce peut importe le niveau social de celui si, sans aucune réelle comparaison masculine, sans  la nécessité de «prendre la mesures» de la virilité de chaque male. Et si la femme joue un peu la stupide ... c'est juste pour mieux le lui laisser croire!

Looking at gender, for each male action we must try to find correspondent female "motivation".
When masculinity builds a competitive society, it is because he "married" a female  motivation which is asking to do so.
Hierarchy pyramid of our society looks it is made by men, but in reality, we can imagine where men are there are always their wifes behind asking him to do things.
Monogamy disassociates every man from collective and compositive dimension of male physiology, moreover it reproposes them competitive and individualistic way.
Every married women authorizes men to feel himself a bit "leader", from whatever social class he came. Men doesn't need to "measure" themselves with other men. And if women looks like a bit stupid...it is only to make men to be sure of it!


venerdì 25 luglio 2014

Tempus fugit


Tutte le civiltà sembrano iniziare con un grande lavoro di osservazione astronomica. Cinesi, caldei, indiani, egizi e amerindi: tutti sono stati in grado di identificare le stelle fisse e dunque sfruttare il preciso orientamento geografico che esse permettono.
La stella polare indica il nord e, con buona approssimazione, questo può essere bastato ad orientare il cammino nei tempi lunghi dell'evoluzione degli ominidi.




La volta celeste ruota attorno alle stelle fisse, un po' ogni giorno, ed in un anno completa il giro. Un qualsiasi riferimento naturale - una roccia, un albero, la cima di una montagna - è sufficiente per rilevare quel movimento e permettere, precisamente un anno dopo, di tornare in quello stesso luogo ad apprezzare la conclusione di un ciclo stagionale.
Non serve matematica né telescopio, il raccoglitore guarda il cielo ed ogni sera verifica l'approssimarsi delle stagioni: giorno più o giorno meno, non fa grande differenza.
Le piramidi invece, o le zigurat, i templi atzechi o i menhir, rivelano una specifica osservazione, una capacità di calcolo e previsione che vanno ben oltre l'interesse del raccoglitore. Grandi sforzi per erigere quei monumenti ovviamente, ma anche un "clero" capace di amministrare un calendario astronomico precisissimo, di impressionante precisione se teniamo conto, ad esempio, che un piccolo moto, piccolo ma essenziale nei calcoli, come la precessione degli equinozi rappresenta un ciclo di 25800 anni! A che pro?
Quale utilità pratica poteva avere questa grande attenzione alle stelle? Grande domanda questa, evitata però dagli storici, che sembrano dare per scontata la bontà intrinseca di un progresso storico e dei suoi inizi.
Possiamo provare a rispondere che l'astronomia serviva semplicemente ad autogiustificare il clero e le istituzioni che rappresentava. E questa mi sembra essere la principale ragione pratica a spiegare la nascita di tale disciplina. Ma anche testimonianza di un'attenzione che si sposta dall'interno all'esterno. Dall'interno del cerchio della vita, delle sue forme e ciclicità, all'esterno del contesto cosmico. Dall'autopercezione corporea e dalla profonda comprensione della realtà che ne può derivare, all'osservazione del cielo che, invece, conduce ad una conoscenza astratta e ad una potenza di calcolo da sfruttare tecnologicamente.

Allora se è vero che non c'è civiltà senza calendario, forse, più precisamente, non c'è civiltà senza la perdita, gravissima, della capacità di guardarsi dentro: un tradimento di sé che paghiamo caro e che ci lascia, confusi sotto le stelle, a guardar scorrere via il tempo!

sabato 19 luglio 2014

Grandine

Per dieci anni il nostro orto non ha subito danni da grandine, quest'anno invece siamo alla seconda grandinata, che è stata particolarmente intensa ed ha letteralmente maciullato tutto.
Tutto azzerato? No, qualcosa ha patito molto ma altre cose hanno subito danni tutto sommato relativi. Ad esempio il sedano per la sua struttura verticale regge bene la grandine, mentre le foglie larghe delle melanzane sono risultate essere un bersaglio perfetto.
La cosa interessante è considerare l'influenza del terreno di coltura rispetto alla capacità di ripresa della pianta.
Queste foto mostrano la stessa varietà di pomodori tondi: in serra, dove la grandine non è arrivata; su di una normale proda con un po' di letame; su di una proda alta al primo anno, ottanta centimetri di catasta di tronchi e legno marcescente.





Come potete vedere, a cinque giorni  dalla grandinata, la reazione delle piante è ben diversa. Quella della proda classica è praticamente morta, ha perso foglie e frutti ed ha sviluppato un'accentuata virosi. Quella della proda alta invece, cresciuta vigorosa quasi come quelle in serra, al momento dell'evento era ben più robusta, non ha ancora sviluppato virosi e forse ha qualche probabilità di riprendersi.

lunedì 7 luglio 2014

L'airone in giardino

Aironi, ci è difficile distinguerli, ma pensiamo siano almeno due, novelli. Da diversi anni, a primavera, mamma e papà airone ci lasciano "in custodia" uno o due piccoli.
Dodici anni fa, all'inizio dell'insediamento, il bosco sotto casa era completamente soffocato dai noccioli e la presenza di uccelli attorno a casa era sorprendentemente scarsa, un effetto da "deserto verde": condizioni dei boschi così estreme da ridurre la presenza vitale. La pulizia dei boschi ed il rispetto per gli animali, in una decina d'anni hanno capovolto la situazione. La presenza di molti specchi d'acqua, anche di piccole dimensioni (attualmente ne abbiamo sette!), unito all'inserimento di boschetti di bambù, hanno moltiplicato la presenza di uccelli. Picchi di tutte le razze, cuculi, nidiate di codirossi quasi fin dentro casa (svariate volte abbiamo rimesso nel nido piccoli codirossi caduti dal nido, costruito sul muretto del box delle capre, un posto in cui passavamo tutti i giorni), pettirossi, cinciallegre e tutte le varietà di piccoli uccelli che non conosciamo perché bisogna essere appassionati per conoscerle tutte... ci dimostrano quanto poco tempo è sufficiente per ricostruire una complessità.
Certo, l'airone "non ci serve a niente", anzi ha un pessimo carattere (è già successo che si mettesse a urlare di notte perché disturbato dalla luce accesa in cucina, oppure capita che ci volteggi sopra l'orto sonoramente incazzato della nostra presenza), ma anche lui ha la sua utilità per esempio per ridurre la presenza di roditori. Ovviamente mangia anche le rane, che invece potrebbero esserci utili, e i pesci che potremmo volere per noi ne mangiassimo... ma il discorso è che l'airone, come tutti, fa parte del ciclo e che l'orto, alla fine, è frutto del lavoro collettivo di un bel numero di animali.







sabato 21 giugno 2014

Cereali nell'orto





Sorgo. Con difficoltà sono riuscito a far germinare due chicchi da un pacchetto di semi decorticati, le piantine hanno subito accestito, l'anno prossimo avremo del seme intero da seminare  .




Quinoa rossa. Anche questa dal pacchetto in dispensa ma, da integrale qual'è, con una germinazione vigorosa. Per ora la pianta non si differenzia molto dal farinaccio (la sua varietà spontanea autoctona) che infesta l'orto.




Miglio, varietà Eleusine coracana. L'abbiamo assaggiato una sola volta l'anno scorso perché non ne avevo molto oltre al seme. Più gustoso del miglio che si trova in commercio, ha il pregio di non essere ricoperto da quel guscio duro e non ha dunque bisogno di decorticatura.




Teff (Eragrostis tef). Dall'Etiopia un seme microscopico ed una pianta che non si distingue dall'erba del prato... Vedremo se ha voglia di crescere anche qui, seminato comodo nel terriccio e bagnato, perché in teoria è abituato alla siccità ed è capace di scendere a 5 o 6 mt a cercarsi l'acqua in profondità. Non l'abbiamo ancora mai assaggiato.



Amaranto. Nato spontaneo in mezzo al mais da un cumulo di sfalci di giardini. Potrebbe essere una varietà usata in senso decorativo.





Mais ottofile rosso. Non è un piccolo cereale anzi, forse è il più grosso che ci sia, ma è autoproducibile in piccola quantità nell'orto e, se usato come tortillas, non necessita di alcun macchinario.



venerdì 13 giugno 2014

Akhenaton il faraone moderno


Questo è un post "visivo": il confronto tra due modi di rappresentare il corpo umano nelle raffigurazioni dei Faraoni dell'antico Egitto.
Questi primi sono esempi dell'iconografia tradizionale, e sono l'espressione canonizzata e tramandata per tutto il lungo corso trimillenario dell'impero d'Egitto.





Mi sembra evidente, in tutti questi esempi, un tratto estetico che raccoglie le caratteristiche individuali per fonderle con una idealizzazione della forma umana: c'è la tensione ad una forma perfetta.
Adesso guardate invece queste rappresentazioni di Akhenaton (amato dal sole), il Faraone che regnò per meno di vent'anni intorno al 1300 a.C.





In questo caso nessuna forma ideale, anzi. Il Faraone è rappresentato per quello che realmente è, con tanto di pancia, testa oblunga, grosse labbra e due braccine ridicole... Come spiegarsi questo repentino cambiamento di parametri estetici?
Tutto il lungo corso della civiltà egizia è fondato su di una visione del mondo che è improprio definire religiosa: l'ordine dell'universo, che la dea Maat impersona, è costantemente minacciato nel suo equilibrio e qui la funzione "religiosa" è tenere lontano il caos. Una classe sacerdotale ottempera a riti a ciò finalizzati (per farsi vedere dal popolo il dio esce una sola volta all'anno dal tempio).
Non siamo ancora decaduti alla semplificazione morale di bene-male. Ad esempio Seth, divinità del caos e del deserto, tutte le notti aiuta Ra, la divinità solare, a combattere i mostri che gli impedirebbero di sorgere. Il potere negativo dunque, imbrigliato a fin di bene... un pensare ancora dialettico.
Per fare la sua "rivoluzione" Akhenaton assunse il monopolio spirituale, chiuse i templi di tutte le altre divinità ed impose il culto unico di Aton, il disco solare. Per il ventennio del suo regno si può parlare propriamente di religione: la divinità solare resta sola e perde ogni attributo dialettico, la complessità dell’ordine universale cede il passo alla semplificazione di un unico dio e l’estetica cambia. Guardate Akhenaton che gioca con la moglie e le sue prime tre figlie: è un quadretto famigliare dove nel realismo fisico traspare anche il tratto psicologico e l’indole individuale, non è più il Faraone alla testa del suo esercito, non è più la raffigurazione dello schema generale della forma umana… Ed infatti, all’improvviso, il Faraone muore e con il suo successore, il famoso Tutankamon, insediato al trono da bambino, i maggiorenti egiziani distruggono i templi costruiti da Akhenaton e ripristinano i vecchi culti.
A proposito di questo quadretto famigliare, a quanto pare unico nella storia millenaria dell’Egitto, di un Faraone che gioca con i suoi bambini, Erodoto spiega che gli Egizi potevano permettersi di fare molti figli perché non costavano nulla, mandandoli in giro nudi e addestrati a nutrirsi di tuberi e di germogli di bambù…

sabato 7 giugno 2014

Fotti tu che fotto anch'io


Questa mattina su Radio Capital ho sentito l'intervista allo scrittore veneto Francesco Maino, vincitore del Premio Calvino 2013 con il libro "Cartongesso". Interpellato sulla novella tangentopoli del nordest, e non lontano dal pensiero dei grillini, è arrivato a proporre la formazione di un nuovo CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) nell'intento di una resistenza popolare all'egemonia del malaffare.




Allora, se c'è qualcosa di buono nell'epoca in cui mi sono trovato a vivere, è proprio la fortuna di non aver incontrato questo genere di processi di piazza. E la critica che mi viene da muovere non è solo alle forme del fare giustizia, ma all'impossibilità di affrontare il nocciolo della questione: il fottere, perché fottere, e perché soprattutto ci stupiamo che, in un mondo dove tutti fottono, il politico debba essere da meno!
Ad ipotizzare un processo popolare al fottere quello che più si fatica ad immaginare è la formazione della giuria. Il cittadino urbanizzato fotte il contadino, chi ha ereditato soldi e privilegi fotte chi invece non ha ereditato nulla, chi è andato in pensione a quarant'anni con la complicità del sindacato fotte le nuove generazioni... Dovremmo portare in tribunale anche mogli e figli di tutti gli imprenditori e politici corrotti? Mogli e figli in qualità di complici e mandanti?
L'indegno Craxi a suo tempo si giustificò, di fronte alla Camera dei Deputati, con un biblico "chi è senza peccato scagli la prima pietra". Ed è vero perché il peccato è anche l'accettare lo sconto del dentista sorvolando sulla fattura, o pagare in nero il lavoretto del rumeno di turno... sarebbe veramente difficile, oggi in Italia, formare una giuria popolare di cittadini davvero onesti.
L'ultimo secolo è stato speso nello sforzo, encomiabile di per sé, dell'emancipazione dell'individuo: dagli ultimi privilegi aristocratici, dalla famiglia, da religione e tradizione. Ci è piaciuta l'idea di una società che garantisca la piena libertà individuale. Ci è piaciuta talmente che ora non riusciamo più ad immaginare nulla di più complesso di un atomismo consumista!
L'individualismo può cedere, e relativamente, solo di fronte alla necessità della continuità della specie: è proprio difficile far figli da soli! Ma anche qui ci stiamo impegnando, pensate alla fecondazione assistita o ai sussidi statali (negli USA, a quanto ne so, molte madri single, nere e povere, preferiscono crescere i figli con l'aiuto dello stato piuttosto che con il partner disoccupato). L'egoismo della coppia monogama, in sostanza, non è meglio dell'individualismo del singolo. Pensate che in Italia, per arginare l'invadenza criminale del familismo mafioso, stiamo sperimentando l'efficacia (ed è questo il portato dei coraggiosi Falcone e Borsellino) del sequestro di interi patrimoni famigliari costruiti nell'illegalità.
In alternativa ad improbabili processi popolari possiamo concepire un pubblico dibattito sul nostro assetto individualista, dove non ci sono imputati da accusare ma c'è la presa di coscienza che a questo gioco, chi più chi meno, abbiamo partecipato tutti. Certo, i più volenterosi e ostinati hanno votato per vent'anni Berlusconi, che del fottere è la perfetta icona, e pure certificata da parecchi tribunali! Ma la sinistra ha anche fatto la sua parte: richiamandosi ad un presunto valore morale, la politica come servizio, ha falsificato la natura delle istituzioni. La gestione del potere in realtà è sempre gestione della debolezza, e la debolezza - cioè i limiti di una cultura, di uno stile di vita, i limiti umani, fisici e cognitivi di una popolazione - è all'origine di quella delega in bianco che il politico professionista non aspetta altro che raccogliere e trasformare in potere.
Allora, tribunali e processi non possono cambiare questo genere di cose. Il cambiamento, forse, può solo arrivare dal riconoscere l'individualismo come limite, handicap umano: l'individualismo che cede solo alla complicità di genere o che, per meglio dire, da questa si origina; perché l'individualista è sempre figlio di una famiglia e a questa può, al massimo, tornare a riferirsi, portare il bottino; perché la famiglia in realtà non è mattone di alcun ordine sociale, bensì impedimento di qualunque forma di complessità che vada al di là di un misero consumismo. Fino a poco tempo fa sembrava che il politico rubasse per il suo partito, oggi è evidente a tutti che il politico ruba per sé e per la sua famiglia... ma è anche quello che fanno tutti! Il legame sociale si è spezzato.
Se vogliamo metterla su di un altro piano non stiamo a parlare di quanto è sparito dalla cassa, ma parliamo dei valori di umanità di cui ci siamo deprivati con questa impostazione. Il fattore di genere c'è, maschi e femmine sono fisiologicamente diversi e diverso è il modo di fottere ma per tutti, alla fine, è un fottere che si ritorce su se stessi. Al mafioso e al politico corrotto possiamo solo ricordare che sono loro le prime vittime del fottere, che sono succubi della loro stessa famiglia.
Questo è l'assetto che impedisce quella comunanza di genere che è invece fondamentale in una specie sociale come la nostra. E' il matrimonio, è l'incontro complice tra due modalità del fottere che fa questa Italia criminale che oggi ci stupisce tanto: desocializzandoci dal nostro gruppo di genere, il matrimonio produce un malessere generalizzato che poi, per compensazione, ci fa sembrare normale una società basata sul fottere!
In sostanza, dovremmo considerare il politico che ruba o il criminale mafioso come un soggetto con un grave handicap umano, bisognoso quindi di assistenza: un essere che ha perso la capacità sociale, il cui individualismo lo porta ad una vita misera, lui e la sua famiglia contro al mondo intero!
Un soggetto da reintegrare nel branco umano... Peccato che il branco ancora non ci sia e che tutti, in varia misura, condividiamo la sua miseria.

domenica 1 giugno 2014

Una spolverata di gusto


Un condimento secco in polvere, da mettere sulla pasta o sul cereale, per gratinare delle verdure al forno o quant'altro.
Ingrediente essenziale i fiocchi di avena tritati nel macinacaffé, assieme a semi di girasole, lievito di birra alimentare e sale.
Preparatene un po’ da tenere in frigo per qualche giorno (il grasso dei semi di girasole tritati può irrancidire), avrete una soluzione per risolvere una pasta all’ultimo minuto o per condirvi un “baracchino” sul lavoro.

Questa è una base salata e sipida ma generica di gusto. Potete abbinarvi le spezie che volete. Ve ne suggerisco una: sostituite noci ai semi di girasole ed aggiungete aglio e timo.

giovedì 22 maggio 2014

Do it yourself architecture


La rivista Boundaries è al 9° numero (www.boundaries.it - 1.Contemporary Architecture in Africa, 2.Architectures for Emergencies, 3.Architectures of Peace, 4.The Other City, 5.Architecture and Recycling, 6.Container Architecture, 7.Free Architecture, 8.Architecture and Utopia).
"Do it yourself architecture", il titolo di questa monografia. A parlare non è più l'architetto dei piani regolatori, delle ville a schiera, dei grandi complessi residenziali, ma un laureato disoccupato costretto a ridefinire il suo ruolo: la professione di un tecnico al servizio dell'istanza del costruire e dei soggetti che la esprimono.

"Nel mondo "sviluppato" si è favorita una diffusa resistenza, anche culturale, all'idea che le persone possano realizzare da sole un alloggio dignitoso, salubre e solido; un alloggio, più semplicemente, che consenta di godere delle gioie essenziali della vita."

Quattordici progetti da tutto il mondo, accomunati dalla mancanza dell'architetto, più che dalla sua presenza: esperienze di autocostruzione, co-housing, biblioteche, scuole ed edifici comunitari. Altri materiali, altre tecniche costruttive, una gestione collettiva del costruire. Sembra la fine del monopolio tecnico ed estetico del mondo occidentale, per la riconquista delle capacità di autonomia e, più in generale, di umanità.





"Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, le iniziative autonome non sono un pericolo per l'ambiente, né di scarsa qualità, e rispettano i migliori criteri di sicurezza: nella maggior parte dei casi i risultati dei progetti di co-housing e di autocostruzione sono più sostenibili, esteticamente gradevoli e funzionali dell'equivalente prodotto nel mercato immobiliare di massa."

La riconquista di autonomia nel costruire, dunque, è la migliore delle dimostrazioni di come l'assetto individualista sia superato. Limite di questa rivista o, se vogliamo, limite della specializzazione professionale dell'architetto, è l'evitare di porsi la questione fondamentale: qual'è lo spazio della forma umana?

Questa interessante rivista può esistere proprio perché le forme sociali dei decenni passati, la famiglia mononucleare dell'individualista e la relativa villetta a schiera, sono superate. L'esigenza di una reale vita sociale si presenta all'orizzonte e sarà in grado di cambiare radicalmente la nostra concezione dell'abitare. Al riguardo vi ricordo le riflessioni che avevamo iniziato qualche tempo fa con il post "Architettura ormonale".( 8 febbraio 2013)

giovedì 8 maggio 2014

Considerazioni sull'uso della mariuana


La canapa è una pianta molto simile all'ortica: come questa si copre di microscopici aculei silicei che riempe non con una sostanza urticante ma con una resina che si scioglie con il grasso e che si concentra nelle infiorescenze sulle bratte che ricoprono il seme.



Quando  arriva un uccellino, attirato dall'ottimo e abbondante nutrimento che rappresenta, questi prende ad estrarre i semi dalle infiorescenze ed inevitabilmente si sporca il becco con la sostanza contenuta negli aculei silicei.
Tale sostanza si scioglierà nel grasso contenuto nel seme e sarà assimilata. Questo è lo sballo!
L'uccellino che avrà assunto il THC (il famoso tetraidcrocannobinolo) potrà così sperimentare una serie di effetti che possiamo immaginare molto simili a quelli che prova l'umano fumatore di mariuana.
Anche a lui verrà la "fame chimica" ma, visto che si è appena abbuffato dei semi, non sarebbe un problema. Si sentirà più rilassato ma, non dovendo bollare la cartolina ed avendo già la pancia piena, potrebbe fermarsi su un ramo a fare le sue considerazioni...



Ma c'è invece un effetto che può spaventare il nostro uccellino, al punto da impedirgli di tornare in seguito ad insidiare quella pianta: il thc gli cancellerà temporaneamante le sue preziose mappe di orientamento, si troverà d'improvviso in un mondo sconosciuto e, giustamente, si preoccuperà per il rischio di finire sotto le grinfie di una poiana o di perdere il suo stormo o il suo nido.
La descrizione di questo meccanismo di difesa vegetale mi sembra utile per inquadrare il fenomeno della mariuana, vista l'impossibilità di un uso razionale e scientifico di termini quali droga o sostanza psicoattiva. Tutte le sostanze assimilate ed assimilabili sono psicoattive, ovviamente, come sono psicoattivi lo stress, una litigata con la fidanzata o l'incontro casuale con una persona interessante.
Nel prossimo post cercheremo di indagare l'aspetto neurologico degli endocannabinoidi prodotti dal nostro corpo.


domenica 27 aprile 2014

Sorgo


Un cereale nuovo per noi, mai usato nella nostra cucina, e non è cosa da poco perché, attualmente, ne stiamo usando parecchi. In questo modo: a colazione circa un etto tra fiocchi di  avena nel caffè d’orzo, gallette secche di segale e cornflakes di mais; pranzo e cena una piccola porzione di pasta e poi il cereale integrale così alternato: circa una volta la settimana polenta (non farina ma cereale intero abbinato ad un legume, bella soda  e mangiata ripassata in padella per almeno due o tre pasti) di miglio e lenticchie ed una di amaranto o di quinoa, sempre cotte con lenticchie rosse decorticate. Occasionalmente riso, farro o bulgur.
In ordine di quantità consumata: avena, miglio, grano saraceno, quinoa, mais e amaranto, poi riso e farro, il grano duro e tenero praticamente solo come farinaceo. Undici cereali che il sorgo porterebbe alla dozzina piena!



Appena l’ho trovato commercializzato (della Finestra sul Cielo l’ho trovato a Torino a 1,90 euro il mezzo chilo) abbiamo cominciato a sperimentarlo.
In primo luogo dimenticate le istruzioni sul pacchetto: in venti minuti dopo due ore di ammollo… lo mangerete ben crudo (la cattiva abitudine di allettare il cliente che non ha voglia di cucinare con tempi di cottura ridotti è una strategia commerciale sicuramente imbecille, sui tempi lunghi, ma anche la più diffusa). L’ammollo è essenziale per eliminare eventuali tracce di durrina (una sostanza indigesta cianogenetica), ma lasciatelo pure una notte o un giorno intero perché è un cereale coriaceo.
E poi la cottura. Bollito in pentola a pressione per due ore è il minimo per averlo appena cotto sgranato (da insalate o da saltare in padella), poi questo ho provato a ricuocerlo con lenticchie rosse decorticate: buono il risultato, così come abbinato ai piselli, ma non troppo pratico come ricetta di due cose da fare separatamente. Pensando invece ad un legume a lunga cottura, ho provato a farlo coi borlotti, ammollato con loro e cotto a più riprese fino a che i fagioli fanno la crema. Così può essere la base per una buona minestra da inventare, però il sorgo è ancora in chicchi e non fa l’effetto polenta. Proverò ancora a cuocerlo coi tempi lunghi dei ceci.



Come valutare questo cereale?
La macrobiotica ha sempre consigliato la centralità del riso per il suo equilibrio yin-yang. La nostra esperienza di vita ci ha nella pratica indotti a centrarci più sui cereali  minori (miglio, grano saraceno, quinoa, più piccoli e quindi più concentrati, più yang) e sulla loro traduzione in comode polente.
Questa prima esperienza con questo cereale ci ha stupiti perché ci è sembrato più yang, energeticamente più carico ancora dei cereali che stavamo usando. Questo ha coinciso con un periodo di intensa attività fisica, di tutti i generi, e questo cereale si è rivelato un’eccezionale fonte di energia. L’alto contenuto di fibra unito alla resistenza del chicco intero alla cottura lo rendono un buon accelleratore del transito intestinale (attenzione, intestini delicati potrebbero averne problema). Nulla da eccepire sul piano ecologico, essendo una coltura adatta a terreni poveri e siccitosi sarebbe ottimo per sostituire l’idrovoro mais.
Trovando poi le informazioni storiche ci siamo resi conto che il sorgo potrebbe rappresentare davvero un altro tipo di centralità nella nostra alimentazione, una centralità filogenetica conseguente ad un uso ancestrale, e qui per ancestrale non si può intendere solo il paleolitico (100mila anni fa, fino a dove hanno trovato testimonianza archeologica dell’uso del sorgo) ma probabilmente originaria, fin dall’africa e fin dai primi ominidi.
Gli effetti del ritorno ad un cereale che ci ha accompagnati forse da sempre, in cucina può rappresentare quel “ritorno indietro” inteso come progresso esistenziale dagli antichi taoisti…

In questo momento il sorgo è il cereale dei morti di fame (zone povere di africa e asia), mentre da noi è considerato e coltivato solo come foraggio per il bestiame. Ma chiunque riconosca che anche l’umano ha una forma, può rendersi conto dell’importanza  alimentare e medica di reintrodurre un cereale con il quale, in fondo, abbiamo allevato la nostra specie.

sabato 12 aprile 2014

Tortillas di grano saraceno


Grano saraceno e tortillas: un altro modo per fare il saraceno, un altro cereale per fare le tortillas... cucina internazionale!



La procedura è analoga a quella per le tortillas di mais che trovate in un post dell'anno scorso.
Cuocere "al dente" il grano saraceno in poca acqua salata(portate a bollore per cinque minuti e poi spegnete lasciando la pentola chiusa perché finisca di cuocere assorbendo l'ultima acqua). Poi bisogna schiacciarlo e qui vi lascio trovare il vostro attrezzo, io per il mais l'ho risolta col tritacarne, qui ho usato semplicemente un passaverdura).
Quindi si impasta il risultato regolandosi con eventualmente un po' d'acqua perché risulti manipolabile e schiacciabile con un mattarello allo spessore di circa mezzo centimetro. Scaldate la piastra e in pochi minuti dovreste ottenere la consistenza delle tortillas: due superfici croccanti con in mezzo il morbido.
Accompagnate con un secondo gustoso, come ad esempio dei fagioli neri un po' cremosi da "tirar su" con le tortillas, un umus o un ragù di ceci... vengono delle tartine ben gustose che possono rendere gradito il grano saraceno ai bambini ed a tutti.

venerdì 4 aprile 2014

La draga di Fukuoka

Un nuovo pezzo d'orto per questa primavera. 250 mq di terra pronta per ospitare le zucche, una coltura ottima per colonizzare un pezzo nuovo come questo.
Il sistema è sempre lo stesso, interrare legno che si composterà nei prossimi anni fornendo il materiale per fenomeni di micorrizzazione che potenziano le capacità produttive di ciò che coltiviamo. Il metodo è quello di Fukuoka, la draga ci consente di farlo alla grande.
Per tre anni abbiamo stoccato materiale di sfalcio e potatura (l'anno scorso la potatura di un'enorme siepe di lauro ceraso ha portato 200 mc di materiale). L'intervento è durato una giornata: 10 ore di lavoro con l'escavatore da 35 qt.li, 150 euro di noleggio e 50 di gasolio.
Abbiamo scavato il terreno per una profondità di circa 40 cm onde recuperare lo strato superficiale fertile, con cui abbiamo poi ricoperto interamente il cumulo di legname. Il risultato è un orto che non avrà problemi di drenaggio (ora è alto 80 cm, ma tra una decina d'anni risulterà ancora un gradino di 30 cm) ed una riserva di fertilità per gli anni a venire. La superficie verrà poi integrata con terriccio di bosco e sabbione per ridurre la capacità colloidale di una terra molto argillosa come la nostra.








sabato 29 marzo 2014

Proprietà privata, commercio e guerra



Proprietà privata, commercio, guerra. La civiltà si riassume in pochi termini perentori che sembrano irrinunciabili o, perlomeno, fatalisticamente inevitabili. Nella prospettiva di una rilettura naturalistica dell'esperienza umana, questi termini vanno invece considerati come semplificazioni di precedenti complessità:

La proprietà privata è la misura dei propri limiti.
Sono miope: ho bisogno del mio paio di occhiali. Sono un vecchio malsano: ho bisogno di pagarmi medicine e badanti. Ma anche e semplicemente non so bene chi sono, in questa vita alienante, ed ho bisogno di oggetti di ogni sorta, dalla macchina bella alla casa al mare, per costruirmi un'identità. La proprietà di una casa e di un pezzo di terra possono essere certificati solo dal notaio, ma quel singolo esoso atto è nulla in confronto allo sforzo reale di costruirsi quella casa e di coltivarsi quel pezzo di terra. La salute è presenza reale, sul territorio come in qualunque cosa facciamo, e precede (precede, non sostituisce!) qualunque atto notarile voglia garantirmene il possesso.

Il commercio sostituisce la comunicazione interpersonale.
I soldi sembrano risolvere il bisogno degli altri. Nel procurarmi il cibo e qualsiasi oggetto mi serva non starò più a considerare gli altri e cosa sanno fare, ma sarò preoccupato solo di quanto ho nel portafoglio. In realtà questi soldi non corrispondono al cibo che posso comprare... ma all'incapacità di coltivarmelo da solo. La comunione attorno ad un focolare o lo scambio con gli altri sono opzioni sempre disponibili, non hanno bisogno di eliminare la moneta circolante per affermarsi.

La guerra è un gioco individualista
Sostituisce il sesso ed un sano scambio genetico fra popolazioni. E' la tragica semplificazione della diplomazia, lo sfogo di una pressione demografica che non si è stati in grado di regolare altrimenti, la falsa creatività di sentirsi più ricchi perché in meno a spartirsi il bottino. La guerra è fatta dagli uomini e voluta dalle donne... come la fabbrica, come l'arte. Chi si vuole sottrarre a questa logica dovrebbe chiedersi come fare per evitare perlomeno di generarne la richiesta. E l'organizzazione di un reale tessuto sociale, non familista ma territorializzato, continua a sembrarmi l'opzione più ragionevole: un territorio tenacemente abitato da tanta gente con un parco stile di vita rappresenta ben poco interesse per qualunque aggressore.




sabato 22 marzo 2014

Educazione ancestrale



<< Nel 2004 Carolina Izquierdo, un'antropologa dell'università della Carolina a Los Angeles, ha trascorso diversi mesi tra i matsigenka, una tribù di circa dodicimila persone che vive nella foresta amazzonica peruviana. I  matsigenka cacciano le scimmie e i pappagalli, coltivano la yucca e le banane e costruiscono case con tetti di foglie kapashi (un tipo di palma). Un giorno Izquierdo ha deciso di accompagnare una famiglia che andava a raccogliere foglie di kapashi lungo il fiume Urubamba. Una bambina di un'altra famiglia,Yanira, ha chiesto di andare con loro. La spedizione è durata cinque giorni. Pur non avendo un ruolo chiaro nel gruppo, Yanira ha trovato rapidamente il modo di rendersi utile. Spazzava la sabbia dalle stuoie e aiutava ad accatastare le foglie di kapashi da riportare al villaggio. La sera pescava crostacei, che poi puliva, bolliva e offriva a tutti. Era calma, controllata e non chiedeva nulla. Izquierdo è rimasta molto colpita da quel comportamento perché all'epoca del viaggio Yanira aveva solo sei anni (...)
Quando gli antropologi studiano culture come quelle dei matsigenka, tendono a individuare degli schemi ricorrenti. I matsigenka premiano l'impegno e l'autosufficienza. I loro riti quotidiani, le loro pratiche educative, perfino le loro favole rafforzano questi valori, fondamentali per una comunità che vive di agricoltura di sussistenza. Nelle favole dei matsigenka i personaggi fanno spesso una brutta fine per colpa della loro pigrizia. I bambini che non afferrano il messaggio vengono frizionati con una pianta urticante (...)
I matsigenka incoraggiano da subito i figli a rendersi utili. Spesso appena imparano a camminare si riscaldano da soli il cibo sul fuoco, e non è raro vedere bambini di tre anni tagliare la legna e l'erba con machete e coltelli. A sei o sette anni i maschi cominciano ad accompagnare i padri a pesca e a caccia, mentre le bambine aiutano le madri a cucinare. Quando raggiungono l'adolescenza, i giovani matsigenka hanno sviluppato quasi tutte le competenze necessarie per sopravvivere. E quelle competenze stimolano la loro autonomia, che alimenta nuove competenze: un circolo virtuoso che li guida fino all'età adulta. >>

Questa bellissima testimonianza la trovate nell'articolo di E. Kolbert su "L'internazionale" del 7/6/'13 ma, se lo andrete a leggere, vi accorgerete che l'oggetto dell'articolo in realtà è l'assurda pedagogia americana che, a differenza dei matsigenka, sforna la tragedia di una generazione ormai espressamente alle soglie dell'handicap psico-fisico e comportamentale.
Non è una bella lettura, e la lascio alla vostra sensibilità (ricordate solo che purtroppo l'america di oggi, in termini di involuzione consumistica, rappresenta l'Italia di domani!). L'articolo, e le ricerche antropologiche cui si riferisce, pongono correttamente la questione "se escludiamo la progenie imperiale della dinastia Ming e i delfini della Francia prerivoluzionaria, i ragazzini statunitensi di oggi sono probabilmente i più viziati nella storia dell'umanità", e descrivono le storture pedagogiche capaci di produrre tale disastro. L'articolo non ricorda però la percentuale di obesità infantile americana che, invece, mi sembra essere l'elemento essenziale per la comprensione "olistica" del problema.
Gli americani non risolverebbero i loro problemi educativi solo riscoprendo un rapporto più ragionevole coi figli. Perché purtroppo quei figli sono inchiodati alla forma dei loro corpi, alla chimica industriale che li ha cresciuti, al malessere fisico che spesso rappresenta l'unico panorama psichico che hanno  potuto conoscere! Forse l'america continua a rappresentare l'avanguardia, certo, in un percorso obbligato che dalla modernità porta alla risacca, al retrocedere nella storia, nell'economia e nella potenza. Siamo al paradosso, per una cultura protestante tesa da sempre all'autonomia, trovarsi oggi dei figli incapaci e malati... da spronare ad una forma che non potranno più raggiungere per limiti oggettivi!
I matsigenka non hanno una pedagogia, non ne hanno probabilmente bisogno: la forma della salute, la forma della vitalità dell'ambiente naturale e delle loro risorse, la loro alimentazione... coltiva dei corpi e dell'entusiasmo che non hanno bisogno di alcuno sprone per sbocciare!

martedì 18 marzo 2014

La pollution du genre

Du point de vue du genre, pour chaque action masculine nous devons chercher une correspondante «motivation» femminine. Donc si le mâle construit une société compétitive, il le fait parce qu'il c'est «mariée» a une motivation femminine cela induit d'etre competitif.
La pyramide hiérarchique de notre société en apparence seulement est composée d'hommes, nous devrions imaginer à la place de ces hommes toutes leurs femmes et, surtout, toutes les demandes de ces dernières!
La monogamie dissocie chaque homme de la collectivite masculine, pour le mettre en situation concurrentiel et individualiste.
Une fois marié, chaque femme permet à un homme de se sentir un peu «patron», et ce peut importe le niveau social de celui ci, sans aucune réelle comparaison masculine, sans  la nécessité de «prendre la mesures» de la virilité de chaque male. Et si la femme joue un peu la stupide ... c'est juste pour mieux le lui laisser croire!

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Looking at gender, for each male action we must try to find correspondent female "motivation". When masculinity builds a competitive society, it is because he "married" a female  motivation which is asking to do so.
Hierarchy pyramid of our society looks it is made by men, but in reality, we can imagine where men are there are always their wifes behind asking him to do things.
Monogamy disassociates every man from collective and compositive dimension of male physiology, moreover it reproposes them competitive and individualistic way.
Every married women authorizes men to feel himself a bit "leader", from whatever social class he came. Men doesn't need to "measure" themselves with other men. And if women looks like a bit stupid...it is only to make men to be sure of it!

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In un'ottica di genere, per ogni azione maschile dobbiamo cercare una corrispondente "motivazione" femminile. Se il maschile costruisce dunque una società competitiva, lo fa solo perché ha "sposato" una motivazione femminile che gli chiedeva, evidentemente, di fare in tal senso.
La piramide gerarchica delle nostre società solo in apparenza è fatta di uomini, in realtà dovremmo immaginarvi, al loro posto, tutte le loro mogli e, soprattutto, tutte le richieste di quelle mogli!
La monogamia dissocia ogni uomo dalla dimensione collettiva e compositiva della fisiologia maschile, per ributtarvelo in senso competitivo ed individualistico.
Sposandosi, ogni donna permette ad un uomo di sentirsi un po' "capo", a qualunque gradino sociale si trovi, senza bisogno dunque di alcun reale confronto maschile, senza bisogno di "prendere le misure" della virilità di ciascun altro maschio. E se fa un po' la stupida... è solo per farglielo credere meglio!


(un grazie per la traduzione francese ai nostri ospiti, primi wwoofers di questa primavera)

martedì 11 marzo 2014

Grillo salta per la storia

Immaginavo l'elettore medio del movimento 5 stelle, quello stufo del malcostume e della politica del fottere, quello che avrebbe riconosciuto nel grillismo il superamento della semplificazione ideologica destra-sinistra per un maggiore realismo ecologista... Questi, a voler essere coerenti, avrebbe anche dovuto trovare interessante un'idea critica di storia: non progresso ma involuzione, sommatoria di semplificazioni, potenza tecnologica pagata con la perdita di umana complessità... Questi, mi sarei aspettato, avrebbe potuto aggregarsi nell'obiettivo di un superamento della storia, nella formulazione di una realistica e vitale alternativa al flusso omologante della storia della civiltà e del suo danno.

E invece no! Ai grillini, o per lo meno a Grillo, la storia sembra da usare e non da lasciare: rivendicata come strumento di rivolgimento radicale del territorio, dei popoli e, addirittura, del tempo. Si rievoca il Regno delle due Sicilie, si auspica il ritorno del Trentino all'Austria e della Val d'Aosta alla Francia. Dovremmo quindi continuare restituendo al papato le regioni rosse e cercando gli ultimi rampolli delle stirpi degli Sforza per Milano o dei Medici per Firenze, orfana del suo Renzi... Certo, per sé Grillo rivuole la Repubblica Marinara, ma a noi piemontesi toccherebbe l'erede Savoia che tutti conosciamo...!!!

A parte gli scherzi, mi spiace profondamente. Mi spiace e mi preoccupa vedere che con queste stupidaggini Grillo ha bruciato (e senza ambiguità ormai, col suo personalismo) un'ipotesi politica seria - l'autonomia - l'unica ipotesi che poteva rappresentare una risposta concreta alla crisi della modernità. Tutti qui avrebbero dovuto essere, i grillini, a studiare l'autonomia e le condizioni che la permettono: la salute e l'alimentazione per gestirla, un rapporto diretto col territorio, il riconoscimento filosofico dell'umana forma (naturalisticamente determinata: una specie e i suoi limiti)  e dunque di una misura per le nostre ambizioni.

Niente da fare: d'ora in avanti sarà solo più difficile parlare di queste cose, grazie tante!

In sostanza penso che molti, inizialmente, abbiano accettato l'invadenza grillesca per la funzione catalizzatrice che sembrava indispensabile ad avviare l'impresa. Oggi però quell'invadenza ha soffocato il suo stesso movimento sospingendolo verso la deriva, sempre pericolosa, di qualsiasi populismo. Non so se il movimento 5 stelle potrà salvarsi, senza Grillo, so però che non potrà riacquistare credibilità finché i suoi aderenti non saranno riusciti a detronizzare il loro ingombrante genitore.


giovedì 6 marzo 2014

Per una ridefinizione del misticismo

Un principio di unitarietà del reale può essere un presupposto assunto razionalmente, oppure può essere un'esperienza percettiva personale: questa seconda strada è stata chiamata esperienza mistica.
Nel termine misticismo suona però una nota di estraneità ed eccezionalità che non si merita e che sospettiamo essere solo il frutto alienato del vivere civile. Da principio appannaggio della sfera religiosa (la fede, il credere qualcosa di inverificabile, è un'esperienza prettamente soggettiva ed insindacabile...), poi limite all'approccio empirico della scienza, il misticismo di fatto è stato reso inutilizzabile per la vita quotidiana, col risultato di una gran perdita di complessità e dell'impossibilità ad accedere ad un sano realismo.



Ma cosa potremmo intendere invece, ragionevolmente, con esperienza mistica? Mistico, misterioso è ciò che non vediamo da un certo punto di osservazione... ma che possiamo scorgere se solo ci spostiamo un po'. Non devo però necessariamente pensare all'ecstasy o ad un febbrone da veder la madonna. Il nostro stato di coscienza non è mai neutro ma è determinato dalla quotidianità delle nostre abitudini di vita.
Dunque la prima cosa che mi viene in mente è che quando, tutti i giorni, mi siedo a tavola ponderando "l'effetto che fa" il cibo che mangio e non solo il godimento istantaneo del gusto... questa io dovrei chiamarla esperienza mistica!

Chiamatela un po' come volete. Sarà un'esperienza soggettiva, certo, ma anche confrontabile con i miei commensali. E poi... io non posso buttarmi via come strumento di osservazione della realtà: saprò ancora riconoscere se mi alzo da tavola col mal di pancia!

sabato 1 marzo 2014

The China Study 4


“The China Study” è un libro scientifico ben fatto e comprensibile per chiunque voglia adottare razionalmente quei pochi criteri indispensabili per gestire la sua salute con l’alimentazione e lo stile di vita.
Rappresenta un’ammissione storica e fondamentale per la scienza medica: è inutile inseguire la malattia nelle sue mille facce quando basterebbe tornare a coltivare la complessità e le risorse interne al nostro organismo. Nel fatalismo con cui le popolazioni moderne leggono la loro vita, in balìa delle percentuali di cancri ed infarti, è insito un tragico disprezzo di sé.
Ma a chi giova? La gigantesca cattedrale di tecnologia e soldi per la ricerca biomedica è stata eretta da quello stesso popolo che si procura le sue malattie al supermercato. Mister Campbell prova a capire, con quella commovente ingenuità americana, dove il percorso della salute pubblica si blocca. Dedica un intero capitolo a sottolineare i potenti interessi economici e le lobby coinvolte…
“E’ un messaggio saldamente basato sull’ampiezza e sulla profondità delle prove scientifiche e il governo potrebbe chiarire la questione, come lo fanno per le sigarette. Le sigarette uccidono e anche questi alimenti sono sbagliati. Invece di tutto questo, il governo afferma che i prodotti animali, i latticini e la carne, gli zuccheri raffinati e i grassi nella dieta fanno bene! Esso finge di non vedere né le prove scientifiche, né i milioni di americani che soffrono delle malattie collegate all’alimentazione. Il patto di fiducia fra il governo degli Stati Uniti e il cittadino americano è stato infranto: il governo americano non solo non estingue i nostri incendi, ma soffia attivamente sulle fiamme.”
Ma lo stupore per la fottitura non basta a capire il reale gioco di complicità che sospinge l’umano verso derive di malattia, apparentemente incapace di usare quella stessa ragione che rivendica come sua specificità.
Proviamo a prenderla da un altro lato. Guardate ad esempio questo schema relativo agli effetti di carne e latte sul corpo femminile:



In sostanza si sottolinea la stretta correlazione fra il cancro al seno e l’esposizione a forti livelli di estrogeni e colesterolo, risultato di “una dieta a elevato contenuto di cibi animali e di carboidrati raffinati che: anticipa l’età del menarca, ritarda l’età della menopausa, aumenta i livelli di ormoni femminili e di colesterolo endogeno (…) In base ai dati della ricerca, l’esposizione all’estrogeno nell’arco di un’intera vita è almeno di 2,5-3 volte maggiore fra le donne occidentali rispetto alle donne della Cina rurale.”
Quindi gli effetti di questa “stupidità” alimentare diventano comprensibili se immaginiamo che allungare la propria vita sessuale attiva, potenziarla ormonalmente ed imbottirsi di colesterolo per difendere la propria chiusura egopatica… rappresenta sicuramente un assetto sociale gradito a molte donne contemporanee! Un’alimentazione ed una chimica coerenti con un ruolo sociale, la donna e non la mamma, infatti con questo stile di vita la gravidanza è necessariamente medicalizzata ed il far figli diventa un serio problema sanitario.
E al maschile? Qualunque calvo sa che la sua pelata è frutto di un eccesso di testosterone, magra consolazione! Così molti sportivi cercano l’effetto “potenziante” della carne direttamente con l’assunzione di carnitina, testosterone o steroidi.
Certamente i portatori di rishò e gli sherpa con i loro carichi in alta quota dimostrano che il vero potenziamento si ottiene con i vegetali. La “potenza” della carne ha invece una precisa valenza sessuale, che d’altra parte contrasta con l’efficienza fisica: tutti abbiamo esperienza di quanto pesa digerire la carne, ed il pesantore è l’opposto della potenza.
Ma se non è l’efficienza fisica il valore aggiunto dell’uso della carne, allora che cosa c’è dietro una grigliata? Secondo me “la grigliata” è quello che resta della “società degli uomini”: nell’orizzonte condiviso della “missione” maschile (la caccia come la costruzione di una casa o un campo da dissodare) l’intrusione del fattore privilegio fa sì che l’attenzione passi dalla caccia (che richiede lo sforzo di un corpo realmente efficiente) al bottino! E allora se c’è il cinghiale che cuoce al centro del villaggio, o la cotoletta nel piatto, vuol dire che il maschile ha già compiuto positivamente la sua missione…
Non è l’informazione che manca, e neanche siamo più stupidi del solito, il problema è semplicemente che l’alimentazione a carne/latte è perfettamente consonante, esaltando chimicamente la dinamica dei ruoli sessuali uomo-donna, con l’assetto individualista. Certo, il cancro è il prezzo da pagare ma, almeno inconsciamente, è un rischio che tutti accettiamo di correre per partecipare alla vita moderna.

E’ dunque l’importanza del ruolo sociale che impedisce di seguire la razionalità e cambiare rotta? Pensiamoci, ma dovete ammettere che la dimensione ormonale ha spesso la precedenza sul nostro ragionare: non ho mai conosciuto nessuno che abbia potuto fermare l’avvento della pubertà o della menopausa con uno sforzo di intelligenza!