fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

sabato 22 marzo 2014

Educazione ancestrale



<< Nel 2004 Carolina Izquierdo, un'antropologa dell'università della Carolina a Los Angeles, ha trascorso diversi mesi tra i matsigenka, una tribù di circa dodicimila persone che vive nella foresta amazzonica peruviana. I  matsigenka cacciano le scimmie e i pappagalli, coltivano la yucca e le banane e costruiscono case con tetti di foglie kapashi (un tipo di palma). Un giorno Izquierdo ha deciso di accompagnare una famiglia che andava a raccogliere foglie di kapashi lungo il fiume Urubamba. Una bambina di un'altra famiglia,Yanira, ha chiesto di andare con loro. La spedizione è durata cinque giorni. Pur non avendo un ruolo chiaro nel gruppo, Yanira ha trovato rapidamente il modo di rendersi utile. Spazzava la sabbia dalle stuoie e aiutava ad accatastare le foglie di kapashi da riportare al villaggio. La sera pescava crostacei, che poi puliva, bolliva e offriva a tutti. Era calma, controllata e non chiedeva nulla. Izquierdo è rimasta molto colpita da quel comportamento perché all'epoca del viaggio Yanira aveva solo sei anni (...)
Quando gli antropologi studiano culture come quelle dei matsigenka, tendono a individuare degli schemi ricorrenti. I matsigenka premiano l'impegno e l'autosufficienza. I loro riti quotidiani, le loro pratiche educative, perfino le loro favole rafforzano questi valori, fondamentali per una comunità che vive di agricoltura di sussistenza. Nelle favole dei matsigenka i personaggi fanno spesso una brutta fine per colpa della loro pigrizia. I bambini che non afferrano il messaggio vengono frizionati con una pianta urticante (...)
I matsigenka incoraggiano da subito i figli a rendersi utili. Spesso appena imparano a camminare si riscaldano da soli il cibo sul fuoco, e non è raro vedere bambini di tre anni tagliare la legna e l'erba con machete e coltelli. A sei o sette anni i maschi cominciano ad accompagnare i padri a pesca e a caccia, mentre le bambine aiutano le madri a cucinare. Quando raggiungono l'adolescenza, i giovani matsigenka hanno sviluppato quasi tutte le competenze necessarie per sopravvivere. E quelle competenze stimolano la loro autonomia, che alimenta nuove competenze: un circolo virtuoso che li guida fino all'età adulta. >>

Questa bellissima testimonianza la trovate nell'articolo di E. Kolbert su "L'internazionale" del 7/6/'13 ma, se lo andrete a leggere, vi accorgerete che l'oggetto dell'articolo in realtà è l'assurda pedagogia americana che, a differenza dei matsigenka, sforna la tragedia di una generazione ormai espressamente alle soglie dell'handicap psico-fisico e comportamentale.
Non è una bella lettura, e la lascio alla vostra sensibilità (ricordate solo che purtroppo l'america di oggi, in termini di involuzione consumistica, rappresenta l'Italia di domani!). L'articolo, e le ricerche antropologiche cui si riferisce, pongono correttamente la questione "se escludiamo la progenie imperiale della dinastia Ming e i delfini della Francia prerivoluzionaria, i ragazzini statunitensi di oggi sono probabilmente i più viziati nella storia dell'umanità", e descrivono le storture pedagogiche capaci di produrre tale disastro. L'articolo non ricorda però la percentuale di obesità infantile americana che, invece, mi sembra essere l'elemento essenziale per la comprensione "olistica" del problema.
Gli americani non risolverebbero i loro problemi educativi solo riscoprendo un rapporto più ragionevole coi figli. Perché purtroppo quei figli sono inchiodati alla forma dei loro corpi, alla chimica industriale che li ha cresciuti, al malessere fisico che spesso rappresenta l'unico panorama psichico che hanno  potuto conoscere! Forse l'america continua a rappresentare l'avanguardia, certo, in un percorso obbligato che dalla modernità porta alla risacca, al retrocedere nella storia, nell'economia e nella potenza. Siamo al paradosso, per una cultura protestante tesa da sempre all'autonomia, trovarsi oggi dei figli incapaci e malati... da spronare ad una forma che non potranno più raggiungere per limiti oggettivi!
I matsigenka non hanno una pedagogia, non ne hanno probabilmente bisogno: la forma della salute, la forma della vitalità dell'ambiente naturale e delle loro risorse, la loro alimentazione... coltiva dei corpi e dell'entusiasmo che non hanno bisogno di alcuno sprone per sbocciare!

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