fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

domenica 19 luglio 2015

... il fondo del barattolo!


“Io credo che non si rispettino abbastanza le vecchie puttane, invece di perseguitarle quando sono giovani. Io se fossi in grado mi occuperei unicamente delle vecchie puttane perché le giovani hanno dei prossineti ma le vecchie non hanno nessuno. Prenderei solamente quelle che sono vecchie, racchie e non servono più a niente, sarei il loro prossineta, mi occuperei di loro e farei regnare la giustizia. Sarei il più grande poliziotto e prossineta del mondo e con me nessuno vedrebbe mai più una vecchia puttana abbandonata piangere al sesto piano senza ascensore.”

“Il mio paese doveva essere qualcosa come l’Algeria o il Marocco, anche se io non figuravo da nessuna parte dal punto di vista documentario, Madame Rosa ne era sicura, non era per suo piacere che mi tirava su da arabo. Diceva anche che per lei queste cose non contano, siamo tutti uguali quando siamo nella merda, e se gli ebrei e gli arabi si spaccano la faccia è perché non bisogna credere che gli ebrei e gli arabi sono diversi dagli altri, è proprio la fraternità che fa fare così, eccetto forse per i tedeschi dove c’è dell’altro.”

“A discolpa di Madame Rosa come ebrea posso dire che era una santa donna. Certo, ci dava sempre da mangiare le cose che costavano di meno e col ramadan me ne faceva vedere di tutti i colori. Venti giorni senza mangiare, pensate, per lei era la manna dal cielo e aveva un’aria di trionfo quando arrivava il ramadan e io non avevo più diritto al gefilte fish che preparava lei stessa. Quella bastarda rispettava la credenza degli altri, ma io l’ho vista mangiare del prosciutto. Quando le dicevo che al prosciutto non aveva diritto, si faceva una risata e tutto finiva lì. Non potevo impedirle di averla vinta quando c’era il ramadan ed ero costretto a rubare dai banchi del droghiere nei quartieri dove non mi conoscevano come arabo…”

Romain Gary, “La vita davanti a sé”, Neri Pozza ed.



sabato 4 luglio 2015

Per un desiderio sostenibile

Dopo un po' di pausa estiva voglio tornare al nostro tema conduttore. Vediamo di riassumere.
Il mondo va a rotoli perché l’umano ha trovato comodo vivere fottendo: le risorse il territorio gli altri e, in ultima istanza, se stesso. La religione non può risolvere il problema del fottere perché, con lo strumento della morale, è costretta ad affermare che il fottere è male e, di conseguenza, in un’iperbole insostenibile, male risulta dunque il corpo, il desiderio, la riproduzione della specie… la vita! In deroga a questo, per gentile concessione, le forme istituzionalizzate di matrimonio famiglia e conseguente miseria sociale. Ma il ’68 e la liberazione sessuale ci sono già stati, mi direte voi, sì ma in senso solo critico e non costruttivo perché la sessualità individualista, liberata dai vincoli e dalle rigidezze sociali, è diventata oggetto di consumo e non ha costruito legami sociali di alcun genere.
Ripetiamo allora che, secondo noi, il problema non è il fottere, che di per sé stesso è un sanissimo desiderio ed intimo segno di salute, ma le sue mille forme distorte frutto della pedagogia edipica familista.
Realismo e laicità dovrebbero allora risultare battaglie non solo doverose, ma anche molto interessanti,  nell’aspettativa di una riscoperta della propria complessità.
Conclusioni?

Sì, penso proprio che il pianeta e tutti gli esseri che ci vivono sopra sarebbero contenti che i nostri orgasmi tornassero ad esprimere salute e voglia di vivere piuttosto che rabbia e frustrazione!