fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

lunedì 21 ottobre 2024

Confidenze epistemologiche

 Che introduzione è possibile fare al tema del tutto cosmico?

Tutte e nessuna: ogni interlocutore necessita la sua.

Ciao caro, vedi oggi hai potuto goderti di una personalizzata introduzione al meraviglioso "panorama che si vede di quassù", una delle infinite e proprio la tua...
Scusa, torniamo seri. Quel che mi interessa qui è farti apprezzare la differenza fra un approccio personalizzato e le astratte formulazioni cosmico-sapienziali che pure appunto sul blog per non perderle.
Allora (e se non l'hai ancora fatto ora è il momento che ti chiedo proprio di farlo) leggimi qualcuna di quelle formulazioni che ho tentato di dare della materia, e dimmi se non abbiamo bisogno di una catechismo o qualcosa del genere... penso forse addirittura che la grande legge di unificazione debba essere dichiarata in termini di  catechesi di postulati e presupposti di realismo, prima di riuscire a determinarne la formula matematica...
A me farle, entrambe le cose, stimola sensazioni diverse. Distillare l'astratto mi evoca costantemente un piano ben oltre il vitale, pardon dovrei dire prima del vitale manifesto, prima del vitale emotivo cui siamo abituati. Resto esaltato, ovviamente, ma anche molto turbato: definire la vita inevitabilmente significa porsene fuori, in qualche maniera, forse anche nella giusta direzione della vera coscienza cosmica senza tempo e senza spazio... ma comunque con un sentore di nostalgica dipartita! Distacco che posso solo colmare con la voglia imperiosa di sentirmi domandare cosa ho intravisto ed col piacere di provare a spiegarlo, proprio con quei termini e quegli esempi e quelle immagini che sento che ogni volta vengono diversi proprio perché l'interlocutore è diverso...
Stiamo inaugurando un nuovo eclettismo dove veramente ora un bambino sano rischia di aver più termini, e pertinenti, di un filosofo o di un fisico...
buonanotte

Fenomenologia della fottitura

Stamane ti regalo l'esperienza del passaggio (litigarello ovviamente) di due cacciatori dietro la finestra della cucina... Come sempre in queste occasioni ho la precisa percezione del fenomeno della fottitura di cui ora ti voglio proprio parlare. Cominciamo con due affermazioni delle mie...

1 Il gusto degli ormoni è il sentore del popolo cellulare interno, d'altra parte ogni cellula pensa: chissà cosa sta pensando l'essere superiore?

2 La fottitura è il gusto dell'adrenalina senza lo sfogo dell'azione

L'adrenalina "legittima" è quella implicata dal buttarsi in una azione o nel reagire ad uno stimolo improvviso.
Invece il nevrotico piacersi del gusto dell'adrenalina di per sé (un film horror per esempio) è alla radice del fenomeno sociale della fottitura e quindi, in ultima istanza, dell'intera struttura degenerativa della nostra civiltà.
Scegliere l'altro come risorsa (decidere di fottere qualcuno!) o patire impotenti la fottitura (quella di stamane dei cacciatori come quella implicita nel commercio, o quella interrogatoria di un professore o la paletta delle forze dell'ordine...) sono posizioni analoghe e complementari: implicano adrenalina e ci rendono complici della civiltà del fottere.
... a me non piace, sinceramente, proprio quel gusto e quel senso di pancia rattrappita che l'adrenalina lascia quando appunto lo sfogo dell'azione non c'è, e questo non è solo autogestione esistenziale personale ma diventa dirimente perché è la domanda fondamentale da porre ai nostri nuovi interlocutori: vi piace il gusto dell'adrenalina?, non avete ancora concluso quell'esperienza?, non vedete che danni fa?, per favore fate in fretta che qui bisogna passare ad altro...!
A me non piace perché l'incontro con l'altro maschio vorrei che fosse condito di altri ormoni e questa è anche la fondamentale "funzione" (concedimi la licenza funzionalista... proprio a me!) dei finocchi nel corpo sociale ed in specifico nella società degli uomini: rendere più complessi i giochi!

(Ecco finalmente che dopo mezz'ora di scritto ed aver lavato i piatti... il gusto dell'adrenalina regalatomi dai cacciatori è andato via! )
Questa dell'adr. è un esempio di analisi fenomenologica attinente, direi in questo caso, al significato di Marte-azione nella sua dialettica con Venere-comodità. Non è ancora l'analisi anatomica di parti del corpo in una certa decade, ma solo l'abbinamento "sinottico" dell'adrenalina alle caratteristiche marziane e le concordanze che ne discendono.
Allora, fino ad ora avevo dato del rapporto gusto-effetto dei cibi una definizione molto pratica: prima si considera l'effetto che fanno i cibi con cui riempiamo la dispensa e solo poi il gusto può dettare con l'istinto la scelta giusta giorno per giorno.
Ora posso approfondire l'analisi ed affermare che:
in prima battuta il gusto serve a distinguere i cibi tra di loro per non avvelenarsi
in seconda battuta si ragiona cosa mangiare in base all'effetto che vogliamo ottenere per noi stessi 
ed infine ecco forse arrivare il gusto-piacere comunemente inteso: come premio per la scelta giusta, cioè giusto la verifica della coerenza tra come vogliamo stare e cosa abbiamo mangiato per arrivarci

Ecco che con questo esempio di una piccola analisi fenomenologica (Usserl, se vogliamo, ma con in più le capacità di lettura dello schema) ti ho mostrato perché lo schema è molto importante anche per una comprensione dell'attuale: proporre al prossimo di rileggersi con i nuovi strumenti cognitivi significa chiedergli di prendersi la sua responsabilità politica! Fatti complesso e non generare altro potere nefando! 

Figli di uno schema

Oggi con te vorrei parlare dell'atteggiamento funzionalista con cui ci hanno insegnato a guardare il bioma.

Se, come Lui disse, gli organismi sono la sommatoria di pezzi arrivati per caso e selezionati dalla storia, allora ad ognuno di quei pezzi dovremo riconoscergli una funzione...
Se poi penso che le energie psichiche di tutti i giovani che hanno approcciato la biologia da metà dell'ottocento ad oggi è andata in fumo dietro a questo sport apparentemente brillante ma in realtà idiota...
Sì, idiota, perché mi sembra che ostinatamente non si sia voluto accorgersi della forzatura che questo esercizio di pensiero comporta: ogni pezzo è usato da diversi animali in maniere plurime diverse e specifiche, ma anche creative ed inventabili oppure non usato o addirittura controproducente per la sopravvivenza. Un arto ha ricche possibilità d'uso: movimento e azione, ma anche protezione, calore, bilanciamento, espressione, danza, mimica, gestualità... C'è una funzione principale e le altre accessorie? e chi lo stabilisce quali sono? quel pezzo è nato per una funzione, e poi lo si è usato per qualcos'altro? possiamo sapere che non sarebbe sopravvissuto
se non avesse avuto quel pezzo fatto così?... Appena uno si pone due domande tutto crolla!

Ricordo che la domanda fondamentale della ricerca sulla vita è: come mi risveglio ogni mattina ricordandomi chi ero il giorno prima, come sono nato assortito con la mia insopprimibile individualità, come nasce una nuova specie vivente, come nasce il bioma sulla terra, come nasce la vita nell'universo...
Ecco, visto che su questi temi non sappiamo un granché, allora le due ipotesi sono paritetiche: figli del caso in progressione nella storia, o sempre nuove e analoghe stampe dello stesso conio-schema?
Ti voglio fare un esempio. Pensa a quando la cellula si riproduce: tutti hanno in mente l'immagine dei cromosomi in forma di bastoncello, sono impacchettati e chiusi come in valigia, pronti a dividersi in due squadre sul fuso mitotico di partenza... bene, e se loro sono in valigia chi comanda il processo? Proprio nel momento più importante della sua vita la cellula sembra lasciare il comando e lascia che a dirimere la spartizione dei cromosomi (e nella meiosi ovviamente anche l'assortimento genetico della prole) tutto sia lasciato al caso...

Bene, noi diciamo che proprio questo è il momento principe in cui la trascendenza gioca il suo ruolo, nel momento della riproduzione la tensione dello schema detta una nuova ma sempre analoga conformazione e la riedizione fresca e rinnovata della vita ogni volta lo testimonia.
Usciti dalla nebbia evoluzionista ora ogni organismo può sfoggiare tutta la sua manifesta particolarità: nasco, guardo i pezzi che l'ordine cosmico mi ha dato e poi mi invento come usarli. La concordanza in questo caso è una tensione sempre accesa: l'ala e la pinna trovano la loro forma concordante rispettivamente con l'aria o con l'acqua non perché il rischio di precipitare o di annegare ha selezionato le forme che più aiutavano in quel verso, ma perché amministrate dalla medesima dialettica, in questo caso direi  Y-Nettuno, rigidezza e fluidità, cioè l'arto avrà la possibilità di modulare il suo aspetto in un'escursione di forme che risulteranno sempre in concordanza con la consistenza di un mezzo più o meno denso. C'è un legame fenomenologico d'origine (forma dell'arto anteriore e consistenza del mezzo fisico da attraversare sembrano dunque nella stessa casella di una tavola sinottica) e c'è il legame ontologico, rinnovato da parte dell'animale che si valuta e che decide liberamente come usare quei pezzi in mezzi di diverse densità.
La fenomenologia dell'ambiente è la medesima di quella organica, lo stesso schema genera gli esseri animati ed i contesti materiali dove vivono.

scienza e trascendenza

E' da un po' che scambio con voi queste mail per cercare di socializzare la ricerca sullo schema. A questo punto devo fare didattica, personalmente ne ho voglia ed a questa si aggiunge la necessità di sottoporre a verifica quanto Piero ed io rischiamo di esserci solipsisticamente montati nella solitudine culturale di questi decenni.

Ho bisogno di verificare se questo modo di vedere la vita possa diventare strumento di quella nuova umanità postmoderna che attendiamo.
Voglio dire che penso che questo sia il linguaggio possibile e corretto per tutti per capire e parlare delle cose naturali (ontologia, olismo), poi "quelli che hanno studiato" aggiungeranno anche l'esercizio di un rigoroso metodo per ricavare informazioni con un certo grado di validità (scienza, riduzionismo). Va da sé che ritengo che la conoscenza sia l'ontologia, e che tutti debbano occuparsene. Mentre penso che i ricercatori specializzati nel metodo scientifico abbiamo patito questi due secoli del rischio di perdere di vista il vero piano della comprensione umana con l'idea che si potesse descrivere e parlare del mondo con l'invenzione di un "linguaggio scientifico"...
No, no, no... 
La scienza definisce paletti di informazioni che l'ontologia deve rispettare per restare nel limite del plausibile: questa è la definizione corretta dei reciproci rapporti tra comprensione ontologica della realtà e ricerca scientifica! 
L'ontologia riguarda tutti, il metodo scientifico riguarda chi va alla ricerca di informazioni particolari.
Per questo io non chiedo una revisione scientifica ma umana ed ontologica. Certo qualche "paletto" di informazione scientifica posso averlo citato e usato male, chissà quanti ne ignoro!, ma non è questo il problema perché non è scientifico il confronto. Questa roba non è scienza perché è inverificabile, ma neppure è spazzatura creazionista per bambini idioti, attenti.
Questa è invece l'alta comprensione ontologica possibile ad una sana popolazione,  che dunque chiede ai suoi scienziati di tornare a considerarsi semplici tecnici della raccolta dati.
Questa è la fondazione di un nuovo linguaggio realista e socializzabile a tutti, internazionale perché riferito al corpo e per tutti metafora di un modello cosmico.

Difetti di forma

Dobbiamo capire come funzioniamo rispetto alle "mancanze" dalla forma della specie.
Dato: la pezzatura dei sacchi considerati normali da movimentare è scesa dai 100 kg di inizio novecento ai 50 e poi ai 25 attuali. Non si tratta solo di emancipazione popolare, la forza fisica media della popolazione è diminuita, ci sta bene o cerchiamo di correre ai ripari?
Per farlo bisogna esserne consapevoli: riconoscere un senso di colpa o di mancanza rispetto alla forma "che dovremmo avere" (tesi opposta all'evoluzionismo) è essenziale, ma è anche l'opposto di  quanto si sforza di fare il modernismo: accettarsi per quello che si è... diversamente sani, diversamente belli!
No, deboli, malati e brutti dobbiamo riconoscerci! Solo accusando il colpo e patendo quel che c'è da patire nello scoprirci mancanti possiamo metterci a fare qualcosa di costruttivo per noi o per i nostri figli.
Così è anche sul cognitivo. Banalmente la lunghezza delle poesie che si pretendeva che i bambini dovessero essere in grado di imparare a memoria si è notevolmente ridotta nell'arco di poche generazioni.
Ora, anche il "so di non sapere" ha dei limiti: encomiabile per dire lo sprone al cercare, esecrabile se fa diventare tabù il trovare una qualunque cosa... Ecco il Tabù mi sembra di aver sperimentato questi anni: uno scomposto fuggi fuggi di fronte a quelle che dovrebbero essere banalità per un umano che fa esperienza della salute e della complessità.
Certo è brutto e fa male accorgersi delle proprie defaillances, ma è il dolore inevitabile per uscire dal guscio protetto e tutelato e infantilizzante della modernità. Chi però affronta questo dolore e questa solitudine, poi può accorgersi con sollievo che la soluzione è implicita nella nostra riscoperta forma e dunque nel suo desiderio di socialità.
Tutti assieme riportiamo ad interezza ciò che è possibile all'umano: nella comunità intera, se davvero riesce ad interagire intimamente, può manifestarsi appieno la forma che dovremmo avere tutti a riferimento.

mercoledì 9 ottobre 2024

Depopolamento

 Che triste vivere in un paese che muore. Non ci sono giovani, non c'è curiosità, uno impara presto a sentirsi vecchio. Se ti viene una buona idea... non trovi nessuno a cui dirla.

Bisogna fare attenzione, nel provare a formulare una nuova teoria politica in tale contesto, a non inquinarla del cattivo umore imperante. Questo si traduce infatti nella debolezza cognitiva di non vedere la propria complicità nel collettivo autolesionismo contemporaneo.

martedì 8 ottobre 2024

Esercizi di posizionamento...

 Lasciando da parte ogni velleità spirituale dovrebbe essere possibile una semplice meditazione "posizionale", leggersi cioè all'interno della geometria dello schema:


Esercizio di Meditazione posizionale:
Spento il terzo (la terza parte, gli arti) con l'inazione
resti tu (il sesto della testa) con i tuoi organi (il mezzo del corpo),
che sei come dio con i suoi esseri,
cosmo e manifestazione, pensiero e respiro,
la fisiognomica cinese quindi è cosmogonia
e noi organi siamo quindi le emozioni del dio-cosmo!


Mi sembra interessante  accompagnare questa tecnica di rilassamento con una riflessione fatta dieci anni fa sempre su questo blog

Intelligenza naturale:
La comprensione rappresenta il movimento inverso a quello per cui
da uno schema unitario si genera la multiformità del reale.
L'intelligenza è la risposta allo sviluppo del cosmo,
è l'esercizio faticoso di risalire la corrente
per ricongiungersi alla fonte delle potenzialità,
riaccorpare i termini, cogliere le analogie...
Purtroppo, la nostra moderna idea di progresso
non mi sembra andare in questa direzione.

Insegnante

 <<Il primo dovere dell'insegnante è di scuotere ben bene l'allievo. E quando il tumulto che ne nasce si sarà sedato, tutto allora sarà probabilmente andato al suo giusto posto. Oppure non ci andrà mai!>>

dal Manuale di armonia di A. Schonberg 

lunedì 30 settembre 2024

cosmo vivente

Attenta umanità bambina,
non sei tutto...
ma sei intera come il tutto:
il tutto è intero in tutte le sue parti, per definizione,
mentre tu, individuo, devi essere intero per essere vivo!

Il cosmo - se così definiamo l'intero universo termodinamico e la ciclicità delle condizioni che lo permettono -
è cosmo vivente,
e non in senso accessorio (nel c. può svilupparsi la vita),
ma in senso stretto:
IL COSMO E' LA VITA

Il cosmo fa come lo zigote cioè si fraziona, morula in infiniti fenomeni ed esseri

e questi interagiscono tra loro: tutto in uno.

Non siamo soli nel cosmo, la socievolezza è insita nel cosmo e gli esseri la manifestano con l'empatia.

L'individualismo non è previsto, un cosmo che si sente solo è un cosmo che sta male!


venerdì 27 settembre 2024

Triadi

 La Politica e la Cultura                                                                                                                               non costruiscono la salute del corpo,                                                                                                      quella dipende dallo stile di vita.

D'altronde anche il salutismo                                                                                                                       non è raggiunto appieno                                                                                                                            senza responsabilità politica e ricerca culturale.

giovedì 26 settembre 2024

La tensione dello schema

 dall'art. Forma - Harry Manelli, Manfredo Massironi - Universo del Corpo (1999) - Treccani


Una classe particolare di geni, i geni della specificazione regionale o geni del pattern, codifica la posizione relativa delle parti del corpo. Essi sono stati identificati in metazoi appartenenti a tutti i phyla; sono omologhi e conservano lo stesso pattern spaziale di espressione. Questo rappresenta una caratteristica comune, chiamata zootipo, praticamente invariabile fra gli animali e quindi potenzialmente in grado di definirli. Un animale è un organismo che esprime lo zootipo. Il periodo di massima espressione di quest'ultimo è anche il periodo di massima somiglianza morfologica fra tutti gli embrioni di ogni phylum. Tale periodo fu scoperto da K.E. von Baer per i Vertebrati ai primi dell'Ottocento, ma in seguito si dimostrò che uno stadio di sviluppo analogo esiste in tutti gli altri phyla animali (Sander 1983). Questo stadio è detto filotipico perché in esso gli embrioni di ogni phylum non solo si somigliano, ma hanno tutti la morfologia tipica del phylum. L'embriologia descrittiva ha dimostrato quindi che tutti gli animali hanno uno stadio filotipico e l'embriologia molecolare che in quello stadio essi esprimono il pattern comune dello zootipo. Gli animali si possono definire come gli organismi che esprimono lo zootipo, perché questa espressione è associata, in tutti i phyla, al processo di costruzione del piano generale del corpo. Anche se i piani corporei sono diversi, lo zootipo resta costante e rappresenta una struttura altamente conservata durante l'evoluzione dei metazoi.

Biologia e termodinamica

La vita ha qualcosa di peculiare nel distinguersi dal destino termodinamico degli oggetti materiali, cavando proprio da quel flusso l'energia per fare "la capriola", per risvegliarsi al mattino, per riprodursi, per essere autocoscienti. E' il cosmo che si rende cosciente tramite noi esseri viventi:

lo Schema è reso manifesto dalla Forma biologica in tutte le sue possibilità

le diverse forme biologiche, gli esseri viventi, traducono tra loro lo Schema mangiandosi, con la catena alimentare


L'evoluzionismo non è falso, è solo vuoto come una tautologia

 L'evoluzionismo non è falso, è solo vuoto come una tautologia perché se la vita ha qualcosa di peculiare è proprio il distinguersi dal destino termodinamico degli oggetti materiali, cavando proprio da quel flusso l'energia per fare "la capriola", per risvegliarsi al mattino, per riprodursi, per essere autocoscienti:

è il cosmo che si rende cosciente tramite noi esseri viventi

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Fin qui è il presupposto dal quale dovrebbe partire ogni ricercatore sincero. Per capire poi cosa voglia dire, da parte della vita, "opporsi al destino termodinamico"... questo è il bello del nuovo posizionamento biofilo: dopo Eisenberg l'indeterminazione quantistica non deve farci arrendere ad un distacco incolmabile con la realtà, anzi ci richiede espressamente l'onere di una "comprensione coinvolta" che parta dalla nostra diretta e condivisa esperienza di forma e salute. 

Attenti a non scivolare sulla strada della trascendenza

Attenta umanità bambina,
non sei tutto...
ma sei intera come il tutto:
il tutto è intero in tutte le sue parti, per definizione,
mentre tu, individuo, devi essere intero per essere vivo!

Il cosmo - se così definiamo l'intero universo termodinamico e la ciclicità delle condizioni che lo permettono -
è cosmo vivente,
e non in senso accessorio (nel c. può svilupparsi la vita),
ma in senso stretto:
IL COSMO E' LA VITA

domenica 22 settembre 2024

Socializzare l'indipendenza

 Nel riassociarsi attorno al nuovo paradigma biofilo si tratta di alimentare un vero e proprio sovraorganismo.

Se la famiglia edipica riduce semplicisticamente la propria potenziale creatività nella carne di un figlio (quando ancora ci riusciva), un branco sano  dovrebbe essere invece direttamente produttore di società, e non succube d'essa.

Pensate ad una società fatta solo di momenti di festa o, quando serve, di occasioni di solidarietà. Questo è il tessuto sociale in un territorio popolato di branchi, se questi tendono all'autonomia non resta altro motivo per incontrarsi:

socializzare le informazioni per essere indipendenti

martedì 3 settembre 2024

Byologismo: tra Byopotere e Byopotenza


 Attenti ad evitare il byopotere, diceva Foucault.

Attenti a coltivare la byopotenza dobbiamo aggiungere noi!


Le forme estreme del moderno potere sulla biologia, sulla natura e sui nostri corpi sono proprio ciò che il mondo alternativo ha cercato di capire e di spiegare agli altri in questi anni di pandemenze, bellicismi e genocismi... ma non basta.

Dopo aver scoperto che il potere delle élite e delle istituzioni origina dalla debolezza personale di ciascuno di noi, possiamo anche scoprire  che la prima delle forme politiche per reagire a tutto ciò non è la lamentela né la contrapposizione ma piuttosto l'autonoma coltivazione della propria vitalità, cosa che sola può darci la complessità di corpo e pensiero sufficiente a sottrarci al gioco di complicità con i nostri carnefici o, più direttamente, col nostro autolesionismo.

Eviteremo di originare potere altrui quando saremo in grado di costruire potenza nostra, fatta di salute natura socialità.

Perfetto ma anche l'elitarismo transumanista progetta interventi volti a plasmare l'umano e deciderne il futuro, cosa ci distingue da quella pericolosa deriva eugenetica?

Il transumanesimo rappresenta il delirio autopoietico evoluzionista di un soggetto che scopre di poter influire sul proprio corpo, ma per andare dove?

Noi diciamo che la fantascienza transumanista è fuori rotta perché l'interferenza con la biologia della nostra specie non è creativa e ci porta anzi sicuramente verso una delle infinite malattie possibili. Mentre noi pensiamo di non rischiare la deriva eugenetica perché una corretta coltivazione di sé - a partire da una sana alimentazione ed uno stile di vita equo ed ecologico - può solo condurci al centro, riportarci in equilibrio sul nostro centro di forma.



Rivendichiamo dunque la pratica politica di uno stile di vita che ci riporta al centro della nostra forma biologica, consapevoli al contempo che la comprensione e la coltivazione della stessa rappresentano anche una più ragionevole forma di rapporto con il piano della trascendenza e dell'ontologia rispetto alle ideologie storiche e alle religioni tradizionali.



mercoledì 28 agosto 2024

BIOLOGISMO un manifesto per superare Darwin

  


A parte il tempo che passa per tutti...

la vita non evolve, non va da nessuna parte,

ma sta, sta al centro della sua forma.





E con Biologismo non si intende  una qualche metaforica somiglianza tra biologia e fenomeni umani, spesso giustificazione naturalistica di pessime pratiche sociali e di pregiudizi tutti nostri.
Biologista è piuttosto la radicale affermazione che per una autentica comprensione della realtà sia indispensabile conoscere lo schema che genera le forme della vita.

Il Biologismo è un nuovo paradigma:
non è scienza perché è solo comprensione olistica, interpretazione,
e non è religione perché non ha bisogno di presupporre alcun nuovo elemento
nella spiegazione della realtà come anima o spirito.

Il cosmo ha nella vita la sua autocoscienza

martedì 27 agosto 2024

BIOLOGISMO


 A parte il tempo che passa per tutti...

la vita non evolve, non va da nessuna parte,

ma sta, sta al centro della sua forma.





lunedì 1 aprile 2024

Capire la debolezza per formulare un'alternativa al regime transumanista

 Salutisticamente consideriamo la debolezza una condizione limite prodotta dalla modernità e dalla quale prendere le distanze con pratiche virtuose.

Se ci chiediamo invece il senso del parametro debolezza nel sistema vivente siamo portati a cercarne una funzione positiva (costituente del sistema stesso, un po' come rigidezza ed elasticità sono le componenti dialettiche della consistenza di una materiale).

Paragoniamo ad esempio formica e grillo (la cicala ci svierebbe verso considerazioni morali sull'operosità che qui non ci interessano). La singola formica è molto debole e non solo sotto la suola delle nostre scarpe ma in quanto parzialità e specializzazione (il singolo individuo non si riproduce e non può vivere senza gli altri perché i corpi sono segnati da ruoli sociali molto diversi). In compenso l'intero formicaio è molto forte e tutti sanno che è impossibile liberarsene la cucina appena arriva la primavera... Se invece prendiamo il grillo il singolo individuo è grosso modo completo perché determinato solo nelle sue due varianti di genere: grillo e grilla si somigliano pure ed ognuno di loro nel riprodursi partecipa direttamente alla sopravvivenza della specie. E' l'individuo ad essere molto forte in questo caso, "sa far tutto", si industria una vita autonoma e si spartisce il territorio scavando le sue tipiche tane nei prati e relativi concerti estivi. La specie è più "debole" perché, in teoria, individuando i singolo buchi ed eliminando i singoli grilli potrei arrivare ad estinguere la grillitudine dal mio metro quadro di prato... e fare finalmente un po' di silenzio!

Ci arrivate da soli o devo suggerirvelo io che l'intera società industriale somiglia al formicaio e che invece la figura del grillo descrive meglio l'individuo di un qualunque gruppo di cacciatori-raccoglitori ancora sopravvivente in qualche angolo del pianeta? Così possiamo definire intrinsecamente più debole, perché specializzato e dipendente, l'individuo urbanizzato della società industriale a confronto con un più autonomo eclettico e resiliente individuo agreste.

Dobbiamo considerarli paritetici, sono due strategie di sopravvivenza egualmente rappresentate in natura, non dobbiamo valutarle moralmente per sceglierne una. Certo oggi tendiamo a considerarle ai loro estremi: la poesia delle culture tribali che cantano i loro melanconici addii nei documentari su Netflix, di contro all'abiezione della modernità che li sta schiacciando!

In realtà è proprio la fragilità sociale dei tribali che permette alla cieca insensibilità dei "civilizzati" di dilagare imperialisticamente. Così come per onestà dobbiamo ammettere che le grandi civiltà agricole del passato sono state possibili anche senza l'inquinamento della chimica e del petrolio.

Spesso poi l'esperienza di sé come individuo forte o debole rispetto alla società lo vediamo alternarsi durante il corso stesso della vita: un bambino è un individuo forte al centro della considerazione della sua famiglia e casa sua è il centro del mondo; la vita adulta poi ti porta fuori casa, piccolo individuo fra tanti, la scuola ti specializza, occuparti di qualcuno o diventare genitore ti limita e ti costringe ad un ruolo; poi infine l'anziano che sia riuscito a tenersi sano può tornare a considerarsi forte cioè indipendente, libero dalle precedenti responsabilità, guarda caso a molti viene in mente di tornare al paese e farsi l'orto...

Oggi assistiamo ad una quasi guerra civile che vede contrapporsi un montante regime di tutela e dipendenza di contro alla riscoperta dei valori dell'autonomia e dell'attenzione a forma e salute. Questo discorso sulla debolezza ci può far capire che sono appunto possibili e legittime due soggettività e che queste devono: ciascuna trovare il modo migliore di realizzarsi e, assieme, il modo migliore di armonizzarsi in una comunità umana organica e non contrappositiva.

La prima riflessione che mi viene in merito è che le due parti non sono speculari e simmetriche: l'una è generativa e centrale, l'altra è accessoria. Ogni "agreste" per quanto sano si coltivi può sempre rompersi una gamba ed aver bisogno di un centro specializzato, mentre nessuno, che sia "urbanizzato" proprio per fornire quei servizi, può però rivendicare di farci la vita intera in quella città. I figli si allevano in campagna, la roba che mangi viene dai tuoi parenti in provincia e da vecchio probabilmente ti verrà voglia di tornarci.

E allora? E allora vuole semplicemente dire che si applica al tema lo stesso ragionamento che dovremmo fare sul cibo: tra i due criteri possibili per scegliere cosa mangiare (cioè il gusto o l'effetto che fa un certo alimento) abbiamo da anteporre un principio all'altro e non l'inverso. Così sul cibo uno è il caso dei più che si fanno male affidandosi al gusto senza curarsi degli effetti nefasti che quelle scelte gli provocano, mentre più ragionevole  risulta certo fare l'inverso cioè prima riempire la dispensa con cibi sani e ragionati e poi ogni giorno scegliere con gusto ed istinto!

Ed allora sul dove vivere si può fare l'analogo ragionamento: non è sana una civiltà urbana che sfrutta il territorio circostante solo come fonte di cibo o magari di svago; è sana invece una civiltà agreste che arriva a dotarsi degli strumenti tecnici e culturali di cui ha bisogno e che le interessano per i fini che è lei stessa a dover dettare.

Per riassumere: la cultura e la specializzazione tecnica non possono che essere riferiti ai fini della coltivazione della specie altrimenti, fini a se stesse, diventano semplicemente mostruose cioè "fuori della forma" della nostra umanità e ai limiti della vita, mortifere.

martedì 6 febbraio 2024

Il ragazzo sotto la quercia e l'ermellino che gioca con i cavalli

 Oggi è passata un'anziana signora, a passeggio con un'amica, e mi ha raccontato dei campi e delle vigne che c'erano prima degli anni cinquanta, prima che tutti questi paesi si spopolassero.

E poi ha guardato la nuova casa, che abbiamo costruito 25 anni fa, cercando di ricordare i vecchi edifici e l'aspetto dell'antica cascina: c'era una vasca, diceva, fatta di pietre e interrata, e c'era stato nascosto un ragazzo per dei mesi durante la guerra, forse dopo l'8 settembre, lui si ficcava lì sotto e poi coprivano tutto con un mucchio di frasche o di fieno...

L'avevamo incontrata quella vasca facendo i lavori, era fatta con le pietre tonde del posto ed era mezza crollata ma ancora riconoscibile, un pozzetto circolare di un metro di diametro per uno e mezzo di altezza o poco più, incrocio di due altri canali di pietra, forse lo scolo e la raccolta dell'acqua piovana... comunque un grosso mucchio di pietre che so di custodire nel mio cortile e che una bella quercia mi ricorda tutti i giorni. Guardate come è cresciuta in soli trent'anni, affondando le radici nell'antico nascondiglio!



 Poi è passato un amico rumeno che mi ha raccontato un'altra storia. Stavamo guardando i cavalli e Oscar in particolare che aveva nella criniera qualche nodo e una grossa treccia aggrovigliata. Sono degli animaletti che le fanno, mi racconta, vengono di notte e corrono sulle schiene dei cavalli, si divertono a fare le trecce e i cavalli li lasciano fare perché anche a loro fa piacere. Non so come si chiama questo animale in italiano... E si mette a scorrere lo schermo alla ricerca della "piccola fauna dei boschi europei".

Ma è una favola, chiedo io, parli di gnomi o di elfi? No no, risponde, è un animale vero, io li ho visti, hanno una pelliccia che cambia colore e d'inverno diventano tutti bianchi... Eccolo! E mi gira il telefono a farmi vedere: l'ermellino!



mercoledì 24 gennaio 2024

Vi aspetto: piano piano ci state arrivando...

 Bravo Franco Fracassi, ci stiamo avvicinando...

Ci serve una teoria del potere che ne identifichi la genesi nella debolezza popolare: sono le popolazioni occidentali che per prime storicamente ci fanno vedere gli effetti dello stile di vita industriale, una degenerazione che è stata segnalata da Nietzsche come da Pasolini.

Noi popolo ce lo siamo voluti il transumanesimo, è stato però anche un effetto secondario di una tensione positiva, quella per cui la modernità è stata per tutti l'occasione di emanciparsi dalle vecchie rigidezze dio-patria-famiglia.

Ora, bisogna ringraziare l'emancipazione moderna ed andare oltre, ricostruire nuove e più complesse versioni di trascendenza, legame col territorio e gruppo sociale... dobbiamo confrontarci su quale idea abbiamo della forma umana e tornare a farci un'idea di possibile salute e complessità.

commento a https://www.youtube.com/watch?v=P_COp1oy1uI

100 giorni da leoni - puntata del 24/01/2024 "La sveglia" con Franco Fracassi





sabato 20 gennaio 2024

La vera biologia non può che essere trascendentale

 La Biologia della Complessità (storicamente: il futuro e inevitabile post-evoluzionismo) non può che essere Biologia Trascendentale. Sì, proprio quella dei biologi ottocenteschi arresisi alla tautologia darwiniana (il meccanismo della selezione naturale non aggiunge nulla al semplice detto "chi non muore si rivede", è una banalità che però funziona come vizio logico che fa dimenticare la connessione unitaria del reale ed apre al riduzionismo).

Oggi, chi torna alla complessità di considerare l'organismo vivente un sistema, deve riconoscere che gli esseri non sono la semplice somma delle parti ma anche il peculiare modo di stare tra loro di quelle parti. Questo "rapporto tra le parti" è un dato di natura immateriale, sono informazioni che quindi trascendono la materialità e che dettano le forme degli organi e degli organismi, informazioni che traducono lo "schema del possibile" nelle forme delle specie, diciamo noi, in una continua coerenza ontologica, prima che la storia degli eventi possa scolpire coi tratti del caso la scultura morta dell'idea darwniana di vita!

Le specie, per semplificare, continuano a riproporsi con tratti riconoscibili e coerenti non solo perché sono parenti ma per un fattore che viene prima ancora della parentela: perché continuano ad esprimere, ogni specie ed ogni individuo alla sua nascita, una diversa formulazione (irriducibile tra le infinite possibili) dello stesso schema generativo. Esattamente come una legge fisica si traduce infinite volte in eventi del tutto analoghi.

La sistemicità come apertura al trascendente dunque: l'informazione che trascende la materialità, tanto da organizzarla in tutte le sue tassonomie di somiglianze e specificità, sarebbe costantemente generata e rieditata dall'ordine cosmico e solo secondariamente sarebbe conservata dal genoma e trasmessa dalla parentela.

Basta, sono due secoli che pervertiamo le menti dei giovani scienziati col dubbio nevrotico su ogni pezzo del corpo "se è stato selezionato ci sarà un perché... a qualcosa servirà di sicuro..."

Le strutture, gli organi,  i colori e le forme dei corpi non "servono" a qualcosa ma "manifestano" qualcosa, un qualcosa che ci interessa perché riguarda la realtà tutta e noi assieme ad essa: uno schema generante che sarebbe stupido non presupporre, e che anzi è possibile percepire ed indagare usando proprio il nostro corpo come sestante e mappa geografica.

giovedì 18 gennaio 2024

Libero o Servo Arbitrio? Che stupidaggine...

 La storica e religiosa contrapposizione tra libero e servo arbitrio mi sembra fondamentalmente stupida. Un ragazzino a scuola impara a lezione di scienze che la sabbia dentro un coperchio posto su di un amplificatore e sottoposta a diverse frequenze manifesta geometriche figure ed organizzati disegni. Cosa può pensare? Che ogni granellino di sabbia dal suo piccolo punto di vista si sentirà libero di spintonarsi e rimbalzare dove meglio crede, ma tutti insieme comporranno, evidentemente e con grande obbediente precisione, la figura specifica di una tensione sottesa, un onda sonora in questo caso. Allora è libero? è servo? Entrambe le cose evidentemente.

Lo svelamento, tanti anni fa, di questo piccolo principio fisico mi ha oggi felicemente predisposto al lavoro di Mauro Biglino che, assieme alle centomigliaia di persone che ne seguono i lavori sul web e per tutto il mondo, ci riporta al testo biblico come oggetto di archeologia e ci apre ad una finalmente seria indagine sul nostro passato.

La prima cosa che viene da pensare è che nell'idea di Dio vi sono perlomeno due visioni: da un lato l'astratto principio cosmico, dall'altro il dominatore alieno che plasma la nostra forma domesticata per i suoi intendimenti. Sono evidentemente due soggetti tanto diversi da rendere pura verbosità qualunque discorso teologico: impersonali leggi fisiche da un lato, e dall'altro lato psicanaliticamente fangose edipicità con i misteriosi esseri artefici delle nostre origini. Nel conto, aggiungo io, dobbiamo anche tener conto della parentela con le specie di ominidi selvatici terrestri o di varie umanità precedenti che sono state usate per la nostra ibridazione: forme e psicologie più terrestri e naturalistiche, direi.

Cosa trascende un fenomeno fisico? Adesso, con l'esempio di prima, possiamo dire che ciò che trascende un fenomeno fisico è semplicemente la legge che ne detta il modo di verificarsi.

Analogamente, cosa trascende un essere vivente? Il suo genitore. Genitore da intendersi sia come antenato di sangue sia come diretta espressione della genetica della specie (la "legge" che ne detta la forma). Allora se Io Figlio (l'umana specie) sono trasceso dal Padre (la specie che mi ha preceduto, in questo caso sia l'alieno sia l'antenato ominide terrestre) ed entrambi siamo trascesi dalla legge del genoma di cui siamo espressione... possiamo chiamarlo Spirito Santo a questo punto? Tutto 'sto giro per riscoprire il trinitarismo...? E se anche fosse?

Scienza e trascendenza non sono alternative nella testa di chi è ancora capace a pensare. Ecco dunque che abbiamo distillato una formulazione alternativa al catechismo evoluzionista, per tutti gli usi:

IO DISCENDO DAL PRINCIPIO COSMICO

NELLA FORMA DELLA SPECIE

TRAMITE I MIE GENITORI

Il riferimento trascendentale alla forma della specie, alla legge biologica generale e alla sua diretta derivazione dal principio cosmico è una risposta alla deriva semplificatoria ed inevitabilmente imperialista dell'evoluzionismo. Ne vedete altre?



martedì 16 gennaio 2024

L'universo fisico dentro l'organismo cosmico

 Se chiamiamo "Universo" il complessivo di tutto ciò che riusciamo ad osservare intorno a noi, abbiamo allora bisogno di un termine più generale per nominare le condizioni che lo permettono, questo universo osservabile.

Propongo di usare il termine "Cosmo" per indicare quelle condizioni, quei parametri fisici e quelle costanti universali che dettano legge nella nostra esperienza empirica, ma che sappiamo anche deformarsi, relativizzarsi e quantizzarsi ai margini dell'immaginabile.

Uni-verso dice bene il complessivo flusso termodinamico dei fenomeni e ci descrive in uno spazio-tempo evolutivo tra l'origine di un big bang concentrato ed un destino di dispersione entropica. Coscienti di noi stessi, "sappiamo" cosa abbiamo fatto durante la nostra giornata, dal mattino alla sera, dal risveglio al sonno e dalla nascita alla morte.

Ma non sappiamo nulla di quell'altro verso dell'esistenza: cosa c'è tra l'addormentarsi e il risveglio, la notte, la morte ed il mistero del rinnovarsi e del rinascere.  Cosa c'è dopo la morte termica dell'universo? E cosa c'è prima del big bang?

Sono questioni fisiche e cosmogoniche ma che ignoriamo completamente al pari della fondamentale questione della biologia: come nasce la vita?

L'evoluzionismo pensa che siamo figli del caso e che le forme che abbiamo preso nel tempo non abbiano nulla di particolare da dirci.

Noi invece pensiamo che la biologia prenda le mosse ed ingeneri il suo sistema ad imitazione della natura cosmica e che, di conseguenza, le nostre forme non siano casuali ma abbiano invece molto da dirci per immaginare la forma di quell'orizzonte che ci è altrimenti troppo largo da percepire.

Il cosmo non può dunque essere il contenitore statico delle nostre esperienze, non avrebbe paragoni in natura, sposta solo il problema: chi ha costruito quelle pareti e di cosa sono fatte?

La vita, invece, immagina e rappresenta il cosmo come il contenitore naturale di un vortice, lo spazio raccolto di un flusso ciclico, di un utero che ciclicamente propone un terreno fertile ed equilibrato.

Un cosmo come un organismo che propone in sé le condizioni della vita, e la vita come rappresentazione coscienziale del cosmo.

Un cosmo unico che diventa autocosciente grazie alle infinite e irriducibili versioni che ogni singolo e prezioso essere vivente rappresenta.

lunedì 15 gennaio 2024

Provincialismo come tecnologia di vita

 Il provincialismo non è solo un difetto, cioè una mancanza della dimensione internazionalista, ma una espressa "tecnologia" di vita scelta da chi ritiene che ci sia del merito a stare a livello locale e lì organizzare le proprie economia di vita. Purtroppo essendo noi tutti in questo frangente storico le proprie economie di vita (come mantenere la mia famiglia) di fatto sono le strategie per fottere e fottersi nelle consuete forme della reciproca fottitura economica, commerciale o lavorativa: mentre i "Signori" fottono in città, nel mondo largo e misterioso che continua là oltre la loro voluta ignoranza. Perché è voluta quell'ignoranza. quella chiusura! E' una tecnologia di vita: noi siamo quelli che rifiutano gli strumenti che ritengono della controparte, le informazioni di chi ha studiato, le esperienze di emancipazione permesse dalla vita moderna, e così spingono a fare del provincialismo la bruttura quasi estenuata che conosciamo.

Guardare al largo mondo o al proprio orticello sono due ottiche permesse entrambe dal nostro apparato visivo (apertura e chiusura, il grandangolo o il teleobiettivo), le conosciamo purtroppo nella loro forma degenere ma dobbiamo invece cercare di immaginarle nella loro versione migliore: e allora gli aspetti di apertura vorremmo fossero i socialnetwork, le reti di relazioni, gli scambi culturali e non gli apparati imperialisti e aggressivi di popoli indeboliti, e nazionalismi malati; e gli aspetti di chiusura vorremmo intenderli piuttosto come di "raccoglimento" per coltivarsi, l'attenzione e la cura di sé di una intera collettività, lo stato sociale banalmente.

Ecco, allora non vorremmo che dall'ambiente alternativo della controinformazione la scelta di "vivere in campagna" venga banalizzata e, di fatto stigmatizzata, come l'espressione comoda ed egoistica di chiudersi in un eremo dorato fuori dal mondo...

Anzi, l'ecovillaggio vorrebbe essere proprio il tentativo di organizzare quelle forme di autonomia indipendenza e creazione di una nuova cultura che tutto il mondo stufo della modernità vorrebbe.

L'ecovillaggio come forma di localismo sano, l'accogliente contenitore di una nuova umanità in sintonia con l'ambiente e responsabilmente collegata dai legami di una rete sociale fondata sul desiderio umano e non sulla fottitura.

sabato 11 novembre 2023

La città deve tornare ad essere solo uno strumento

 Ho trovato interessante l'intervento "La casa per tornare umani" di Stefano Serafini su Casa Del Sole TV  (https://www.youtube.com/watch?v=sy4CjyKIs1E) sul tema della bioarchitettura. Serafini ci avverte dei rischi del "green-washing" (l'attuale tendenza della speculazione green che riedita i vecchi palazzoni aggiungendo due alberelli sul tetto), e ci informa sulle potenzialità di autocostruzione, tecniche ecologiche e forme alternative di autodeterminazione architettonica ed urbanistica delle comunità locali.

Mi piacerebbe arricchirlo di questa riflessione: non diamo per scontata la natura della città e delle motivazioni che portano a volerci vivere. Se diamo invece per assunto, almeno in questa sede, che un umano ragionevole sano e complesso non è concepibile senza un buon rapporto col territorio, con la comunità locale, e con l'autoproduzione del proprio cibo e delle sue necessità primarie... allora cosa può giustificare il vivere in città, scelta che inevitabilmente spezza il legame col territorio ed ingenera, con i suoi consumi, l'irresponsabilità dell'economia di mercato?

Motivi tecnici specialistici amministrativi, ok un raggruppamento urbano può giustificarsi come centro dei servizi per un certo territorio: un ospedale, una scuola, una istituzione pubblica, servizi industriali e commerciali, quindi ovviamente anche gli alloggi di chi vi lavora, e i relativi servizi e svaghi... e il relativo troiaio che ha sempre affascinato e promosso le grandi città di tutto il mondo!

Qualunque città è moderna.

Fin qui va bene, il problema è di volerci fare figli ed insediarcisi per la vita! E' ragionevole che tutti dalla vita di provincia debbano avere l'opportunità di fare un'esperienza di urbanesimo per i motivi più vari: un periodo di carriera professionale, un servizio pubblico temporaneo, qualche anno di stipendio... lo sfizio suo! Tutto va bene ma non è ragionevole che per fare quello uno debba buttare via il suo riferimento locale e gli amici di casa, e tanto meno ragionevole il farci nascere qualcuno: perché noi saremmo stati delle persone ancora radicate nella realtà che hanno fatto un'esperienza di modernità, degli umani completi quindi degli agricoltori anche capaci di urbanesimo ed internazionalismo, mentre loro non potranno che essere degli urbanizzati tesi ad un internazionalismo aggressivo, dei nativi urbani, degli alienati.

E, peggio ancora, mentre qui si discute di ritrovare la ricetta di un individuo un po' più sano, in realtà la fuori ci aspetta la nuova generazione dei nativi digitali, dall'urbanizzazione al web, un ulteriore salto verso l'irrealtà!

giovedì 2 novembre 2023

Vaccinati contro mafia e altre debolezze?

 Siamo arrivati ad ammettere che il potere delle élite è generato dalla debolezza popolare? Bene, ma non basta! Se il mondo è nella merda è anche perché ciascuno di noi che vorremmo un'alternativa è impastoiato in qualcosa che lo frena. Ognuno di noi deve trovare quel blocco dentro di sé e superarlo... Autocoscienza compagni!

No, non c'è bisogno di pagare un terapista, spesso basta guardarsi attorno e lasciarsi interrogare dalle esperienze altrui. Lasciamoci contaminare, se vogliamo essere comunità non solo l'altro deve essere ovviamente libero di fare le sue scelte, ma quelle scelte e quelle esperienze devono interrogarmi.

Facciamo un esempio pratico: qualcuno nel villaggio "dei risvegliati" si interessa di produzioni biologiche e qualcun altro di sana alimentazione.. e cosa facciamo con l'amico che alleva le capre macella i capretti e fa il formaggio tradizionale?

Il libero mercato salva capre e cavoli, tutto è buono da vendere! Io copro te che tu copri me... Qui no, qui dobbiamo dircele senza sconti, realismo: caro amico allevatore, il villaggio ha deciso di escludere la carne rossa dalla dieta quindi inventati un altro mestiere.

Non c'è da girarci intorno, questo è il punto principale. Poi potremo inventarci altri modi di usare la sapienza tradizionale dell'allevamento con animali da utilità di vario genere... ma non possiamo più considerare legittima e difendibile la pubblicità di carne latte e formaggi, quand'anche biologici e di antiche tradizioni.

Il soggetto alternativo è davvero alternativo quando sa affrontare le critiche che lo pungono sul vivo e sa reagire creativamente.

Quindi sotto con l'autocritica... dio patria famiglia: la voglia di parrocchia è una parodia di un legittimo interesse al trascendente, il sovranismo incrosta di simboli e soffoca il più sincero genius loci di qualunque luogo, la famiglia è una triste semplificazione di un sano gruppo sociale; e ancora la vita cittadina è un'indifendibile deroga al risiedere responsabilmente sul territorio; la vita virtuale nello spazio digitale è la rinuncia ad un indispensabile principio di realtà; l'adesione a ruoli di genere stereotipati e la rassegnazione ad una dimensione individualistica sono il prezzo ed il rituale autolesionistico per l'appartenenza alla tribù della società industriale e al suo implicito e inesorabile decadimento umano... ognuno trovi il suo!

martedì 31 ottobre 2023

Lettera ad un astrofisico impegnato

 Caro dott. Aurelien Barrau,


le scrivo dopo aver visto il suo intervento su youtube in difesa di Derrida. Mi sono detto: ecco, il decostruttivismo è proprio il nostro esercizio di critica culturale e la pratica di vita di questi ultimi venti anni che ho raccontato nel blog "La Civiltà del Fottere" (giovanni-jalla.blogspot.com). Spero che lo troverà interessante ed ho piacere di comunicare la nostra esperienza ai nostri vicini d'oltralpe.
Nel tentativo di capire la crisi del mondo moderno abbiamo identificato il problema principale nel rapporto tra i sessi, nel modo culturale di intenderli e nella semplificazione dei modelli dell'individualismo e della famiglia.
Per riassumere le molte riflessioni che troverà sul blog, posso così descriverle il modello sociale che ci sembra proponibile per il mondo futuro: piccoli insediamenti locali ecologici dove vivono gruppi di uomini e di donne organizzati in società maschili e femminili. Le persone prima maturano la loro adultità, non individualista ma socievole, nel confronto all'interno delle loro società di genere, e solo dopo si incontrano tra loro nel villaggio, sia per le relazioni amorose sia per la gestione politica (scegliere quanti figli fare in base alle risorse disponibili). In questo modello si evitano i limiti della famiglia, si offre una ricca complessità sociale alla crescita dei figli e si riconosce un ruolo alle persone omosessuali come "tutor" delle rispettive società di genere.
Il primo frutto dell'ecologia di questo modello di vita è la coltivazione della forma umana, quindi della sua salute e complessità, sapendo che tutte le pratiche di una sana alimentazione e di un corretto stile di vita portano al centro di Una forma sana rispetto alle mille di possibili malattie.
Un concetto di forma diventa così il nuovo paradigma alla base di una visione complessa e realistica della strutturazione sociale del potere, così come di un superamento, in campo non solo scientifico e biologico, del concetto di evoluzionismo.
Il potere non è una condanna misteriosa e metafisica ma solo il portato molto concreto delle nostre debolezze, cioè della perdita di forma. La modernità ha emancipato le popolazioni occidentali dalle vecchie rigidezze tradizionali, ma le ha anche indebolite nella semplificazione da contadino a operaio a impiegato urbanizzato. Oggi i figli degli impiegati inquinano i loro corpi al supermercato, non sanno più fare niente ed hanno bisogno di una società che sempre più li tuteli. L'élite ovviamente organizza i suoi interessi ma il vero mandante e complice è il popolo, a causa delle sue paure, delle sue debolezze ed incapacità. L'abbiamo visto tragicamente con l'imposizione dei vaccini così come con la propaganda bellica. E' vero che si è creato anche un movimento di resistenza ma, almeno in Italia, il concetto di complicità popolare è del tutto assente tra gli opinionisti della libera informazione, e tutta l'attenzione è volta alle trame dei potenti che sono considerati i soli "cattivi".
L'idea di una forma biologica è anche l'unica  alternativa alla semplificazione e ai limiti della teoria evoluzionista, le riporto una parte di un mio intervento al riguardo:

"Con Darwin abbiamo accettato di abbandonare un concetto di forma, umana e biologica, come riferimento. Darwin, invece della sua stupida tautologia del "chi non muore si rivede" della selezione naturale, poteva limitarsi a dire "lasciamo un attimo da parte il senso complessivo della realtà, che è difficile da cogliere, ed analizziamo ogni singolo aspetto separato dagli altri". 
Va bene, non è il demonio, è solo lo strumento del riduzionismo come strategia tecnica e scientifica, quello strumento che ci ha dato le "potenti" leve della società  occidentale e della somma delle sue conoscenze.
Il riduzionismo tecno-scientifico è solo uno strumento, quindi dobbiamo considerare che quei dati sono per definizione insensati, cioè muti e ciechi, e che spetta a noi la responsabilità di sapere cosa farne alla luce di una coscienza di un senso complessivo della realtà che possiamo solo ricavare altrove. In quel "altrove" sta, ovviamente, l'ammissione della necessità di una cosmogonia. E qualcosa di più serio e di più fondato di tutto quell'olismo inconcludente che rischia, come tutti i movimentarismi critici finenovecenteschi, di farsi fottere dalla rilettura elitarista e tragica del transumanesimo.
Cosmògoni di se stessi, dunque: guardiamoci sapendo che è nella nostra forma che dobbiamo cogliere la rappresentazione del tutto."

Qui può partire una interessante ricerca dello schema delle forme biologiche, cosa che abbiamo cominciato a fare provando a combinare assieme antichi reperti archeologici culturali come lo schema dell'astrologia mediorientale e la medicina tradizionale cinese. I risultati di questa ricerca avrebbero bisogno di una lettera ben più corposa di questa. Qui mi basterebbe incuriosirla con una ipotesi: se le forme della vita manifestano tensioni sottese alla realtà, allora quelle stesse forme potrebbero suggerire quali modelli cosmologici preferire come più coerenti e verosimili... La biologia riletta con attenzione ecologica potrebbe forse dare indicazioni ontologiche agli astrofisici che vorrebbero "chiudere il cerchio" della gravitazione quantistica!

6 Il cambio di paradigma

 Se anche fosse solo di natura didattica, la forte corrispondenza che si dimostra tra uno schema astratto e le forme biologiche ci permette un radicale cambio di paradigma nella considerazione degli esseri.

La forma di una qualunque specie non sarà più dunque solo la sommatoria di una serie di funzionalità frutto del caso e selezione della storia, come dice l'evoluzionismo, ma la sempre diretta manifestazione di una legge generale, di uno schema comune che in ogni specie e in ogni individuo realizza un esemplare unico.

In un paradigma, che sia più complesso dell'evoluzionismo, le specie per prima cosa nascono col loro particolare assetto, ricavato da logiche interne, e solo poi si confrontano col mondo trovando creativamente un qualche uso per ogni loro parte, o anche no...

L'evoluzionismo ha dovuto ansiosamente cercare una funzione per ogni carattere, ma in questa prospettiva non è necessario. Le ali delle farfalle sono colorate perché esprimono un intrinseco carattere di una parte del cerchio... poi qualche specie di farfalla troverà utile quel carattere, altre magari solo l'impaccio.

I ragni producono seta per loro assetto intrinseco. Molte specie troveranno un qualche uso (dei più diversi, tra l'altro) per quella particolare vocazione, altri semplicemente riempiranno il mondo di inutili e noiose ragnatele "perché è nella loro natura"!

I testicoli stanno appesi fuori dal corpo perché devono stare a temperatura leggermente inferiore... salvo che nelle specie che li ritengono all'interno! Dovrebbe bastare un esempio di avvitamento logico come questo a far capire come la spiegazione evoluzionista sia stata un inutile ma costante spreco di energia mentale in intere generazioni di scienziati.

Smettiamola, rassegnamoci al fatto che il riduzionismo permette fantastici approfondimenti nei dettagli, ma è del tutto incapace di ridarci un senso complessivo delle cose. Quello dobbiamo riconoscerlo da noi, nell'autocoscienza del nostro stesso schema costitutivo.

5 La conferma del corpo nel cerchio

 Così, come per sfida, può cominciare la verifica delle attribuzioni anatomiche di un povero corpo inserito "simbolicamente" in un astratto cerchio zodiacale...

Solo che, con stupore,  una per una sembrano quadrare: una bocca gioviale nel segno del toro si trova proprio diametralmente opposta ad un ano mercuriale il quale, guarda caso, è proprio in scorpione tra le decadi di un marte fallico ed un plutone testicolare...


                        (schema del feto con le attribuzioni planetarie di Luisa Morpurgo)


Subito si apre ovviamente la questione del glossario di riferimento, molte delle accezioni planetarie sono nel vocabolario normale col riferimento ai miti greci come gli aggettivi marziano e venereo, e trovano diretta corrispondenza col pene e gli organi femminili, altre sono connessioni logiche molto evidenti come il senso di centralità solare rispetto al carattere del nostro Io (è la posizione del sole il giorno della nascita a dettare il segno zodiacale). Altre sono invece di nuova e più difficile attribuzione ed è maggiore il suggerimento logico che arriva dallo schema piuttosto che dalla loro funzione di aggettivo della realtà.

Il dettaglio al quale può arrivare la descrizione anatomica del corpo tramite una griglia di valori disposti secondo lo schema logico e geometrico del cerchio zodiacale, dipende forse solo dall'approfondimento che vi si vuole dedicare, ed apre in realtà un intero campo di studi.

Qui ci basta ricordare come l'indagine scientifica riduzionista era arrivata ad identificare una comunanza genetica fondamentale, e sembra condivisa da tutti gli esseri pluricellulari, con i cosiddetti "geni architetto", una serie di geni molto antichi che sono alla base della struttura dei primi abbozzi embrionali in tutte le specie. In questa prospettiva anche questi geni sembrano figli necessari dello schema e non fortuiti inventori dello stesso.

4 Schema zodiacale moderno

Dicevamo che il feto nel cerchio, per parlare davvero, deve ancora incontrare lo schema completo delle trentasei decadi nella ricostruzione che ne ha fatto l'astrologa italiana Luisa Morpurgo a partire dagli anni '70. Perché? Perché fino ad allora lo schema era sempre stato incompleto!

L'antica pratica astrologica da tolomeo in poi si è dovuta adeguare ogni volta che aguzzando un po' la vista e poi col telescopio si è arrivati agli otto pianeti oggi conosciuti oltre alla terra. Con l'aggiunta del sole e della luna siamo a dieci e ancora non basta... Nei lunghi secoli del medioevo non avevano che sette misere perline da infilare nelle trentasei decadi del cerchio... Nonostante questo, caparbiamente, tutti hanno sempre cercato di attribuire il senso di un qualche pianeta ai singoli settori del cielo. Molte di quelle attribuzioni trovano riscontro ancora oggi dimostrando una certa validità anche del metodo empirico.

Comunque, la signora Morpurgo, per capacità sue logiche personali (e in modi anche interessanti da seguire leggendo le sue opere, a partire dall'Introduzione all'astrologia del 1971) ha fatto principalmente due cose: ha pensato che i nostri pianeti conosciuti fossero solo una parte di quelli che dovevano invece essere, per intrinseche logiche naturalistiche, una serie di dodici; e poi ha pensato che tre di quelle sequenze fornivano la perfetta attribuzione planetaria a tutte le trentasei decadi del cerchio astronomico secondo una certa ipotesi di disposizione.

Ne risultava quindi una corona circolare caratterizzata da un disposizione puramente geometrica o matematica delle trentasei decadi. Perfetto... e quindi, almeno in teoria, sicuramente incompatibile con delle forme organiche...

3 Reperti di archeologia culturale

 Gli schemi di antiche culture possono aiutarci nel continuare l'indagine dei biologi trascendentali di metà ottocento: il tentativo cioè di identificare uno schema generativo comune a tutti gli esseri. Noi qui abbiamo trovato interessanti i suggerimenti della medicina tradizionale cinese e dell'astrologia mediorientale.

La medicina tradizionale cinese non solo ci offre  uno schema della corrispondenza tra gli organi interni e le parti del volto, ma permette pure la verifica empirica della sua validità (a chiunque voglia praticare l'alimentazione macrobiotica ed i suoi criteri di autodiagnosi). 

L'apporto della tradizione cinese non si ferma certo qui, ma a questo, ad una concreta pratica di uno stile di vita come per esempio l'alimentazione, sta l'esperienza fondamentale di un altro tipo di percezione del proprio corpo che con l'evoluzionismo, non so come dire... fa proprio a pugni!

La seconda, l'astrologia (dalla quale discende ancora oggi il tentativo previsionale e caratteriale della rubrica da rotocalco) ha antiche origini mesopotamiche ed egizie, e ci fornisce una griglia, uno schema del cielo in cui provare ad infilare il corpo.

Gli egiziani attribuivano differenti parti del corpo a ciascuno dei trentasei decani, divinità tutelari del cerchio celeste.

(foto dell'affresco: cielo nel tempio di dendera)

Nel medioevo si rappresentava spesso il corpo umano in piedi con l'indicazione didascalica dei segni zodiacali.

(dipinti medievali come esempio di melotesia figura in piedi e figura incurvata)

E a volte si "torceva" un corpo adulto nel cerchio zodiacale, cosa che tra l'altro già gli egizi facevano, ed in un segno-concetto teologico per loro fondamentale come la rappresentazione del duat, l'adilà.

(geroglifico con la barca del duat ed il corpo piegato a cerchio)

Ancora oggi si pratica di fatto la melotesia, cioè il tentativo di attribuire le parti del corpo ai segni zodiacali. Qualcuno ha finalmente anche centrato la questione fondamentale dell'età, notando che è proprio il corpo nelle sue proporzioni embrionali che si trova più a suo agio nelle dimensioni interne di un utero-cerchio zodiacale, quello essendo ovviamente il suo momento formativo.

(schema del feto nel cerchio con i dodici segni)

Ma non basta perché fino a lì, dall'attribuzione dei segni al corpo caviamo poco, giusto qualche indicazione simbolica. Il feto nel cerchio, per parlare davvero, deve ancora incontrare lo schema completo delle trentasei decadi nella ricostruzione che ne ha fatto l'astrologa italiana Luisa Morpurgo a partire dagli anni '70.