fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

domenica 1 ottobre 2023

Individualismo come normalizzazione della solitudine

 In questo scorcio di vita mi tocca riflettere, crudelmente direi, sulla natura dell'individualismo. La perdita del mio compagno mi riporta alla solitudine delle tante persone che non cercano o non riescono a trovare qualcuno.

Come la salute presenta una sola forma di contro alle mille facce delle malattie possibili, altrettanto penso che esista una forma di sano desiderio di socialità di contro a mille modi differenti di adattarsi, per quanto possibile, alla solitudine.

Personalmente approfitto della prospettiva realistica del ritorno a casa di un nostro amico e convivente, costretto per vari motivi ad una assenza di qualche mese, per affrontare la questione in termini di semplice sopportazione e paziente attesa.

Nell'esperienza del branco (la dimensione che ritengo fisiologica per la forma umana) tanti particolari aspetti delle relazioni sono analizzabili più distintamente che nella compulsione della moderna alternativa single-accoppiato.

L'affetto sedimentato col tempo, l'impronta di un corpo che hai abbracciato ogni notte per venticinque anni, la condivisione di un pensiero per non rischiare di perdere una qualunque idea che ti è sembrata anche minimamente meritevole... così come il lavorare assieme, il gioco o la provocazione o anche i tanti contrasti sempre possibili tra le stelle di cieli differenti... sono tutti aspetti che ringrazio di aver potuto vivere almeno con una persona, ma che più ancora rappresentano la ricchezza e la potenzialità di una vita condivisa da un intero gruppo di persone.

Venendomi d'improvviso a mancare questa dimensione, anche se solo temporaneamente spero, mi trovo a chiedermi quali forzature siano indispensabili a qualcuno che alla solitudine invece si adegua.

Penso alla deriva un po' nevrotica di un'amica che si chiude in casa, come il fenomeno degli ikicomori giapponesi, o allo studio fine a se stesso di un altro amico arrivato alla terza laurea... penso a delle compensazioni, a degli hobby, a delle sostanze o a delle abitudini usate come droga per stordirsi un po'... Questo mi sembra essere l'individualismo a cui non voglio lasciarmi andare: la mostruosità di normalizzare la perdita di forma. Persone costrette, dal contesto o dalla propria incapacità, a trovare il modo di sopravvivere lo stesso.

E purtroppo non è solo una strategia individuale perché la civiltà che conosciamo vi si fonda e al contempo promuove: dio-patria-famiglia, ma poi anche la modernità industriale ed oggi i deliri del transumanesimo.

Per quanto feroce o crudele possa risultare questa critica è ineludibile se vogliamo costruire una reale alternativa e darle un senso compiuto.

sabato 30 settembre 2023

Tutto possiamo fare per l'autonomia salvo che il "branco di se stessi"

 Nell'ecovillaggio siamo ormai abituati a "fare da sé", dal "medico di se stessi" in poi ogni campo può essere affrontato con la medesima prassi... tutto salvo il branco: salta subito all'occhio l'assurdità, l'ossimoro della definizione del "branco di se stessi".

Purtroppo, anche se assurda, la definizione del branco di se stessi è molto frequentata perché, se ci pensiamo bene, è la definizione stessa di individualismo. Quando il branco collassa sull'individuo, ecco, proprio lì si crea la condizione dell'individualismo, la normalizzazione dell'informe.

Dentro un branco umano sano non c'è potere e non ci sono soldi. Il potere, al massimo, è la disparità del genitore che alimento il cucciolo, o il potere del saper fare. E lo scambio economico si riduce al massimo alla riconoscenza, allo scambio di aiuto reciproco.

Questi problemi sorgono fuori dal branco, e branchi sani dovrebbero saper gestire ragionevolmente soldi e potere come strumenti per fare delle cose utili consapevoli dei limiti intrinseci.

Gli individualismi invece (cioè i branchi collassati sugli individui) li elevano a fini e creano di conseguenza la società di merda che conosciamo come flusso di invidia e gerarchia di dominio.


Segni dei tempi che fanno ben sperare... 

L'élite neoliberista che spinge al massimo il divario economico e la concentrazione di ricchezza rischia di arrivare all'estremo di bruciare i soldi come tensione sociale e oggetto di invidia. Letteralmente sottraendo i soldi dal mercato costringe a ripensare alla loro funzione di strumento di scambio e al senso del bene scambiato.

L'ammissione dell'esistenza di ufo alieni e quant'altro (per quanto possa essere fatta nell'ottica emergenzialista per aumentare coercizione e controllo, come l'11 settembre, per chi considera la tesi dell'autoattentato) rischia di contrasto di far crollare il fascino del potere umano. Se un piccolo alieno sconosciuto è più potente dell'airforce... forse sarà più saggio tornare ad occuparci del nostro umano saper fare!

martedì 26 settembre 2023

Complotti dell'élite e complicità popolare

 Se "complottismo" è definibile, ed apprezzabile, come l'attenzione a identificare le indiscutibili trame dell'élite che lavora ai suoi interessi quando trova il molle che glielo consente... "complicismo" andrebbe aggiunto al nostro al nostro repertorio di strumenti cognitivi come l'attenzione ad identificare la complicità popolare nella merda in ragione della progressiva degenerazione dovuta alle condizioni della società industriale e della modernità che noi stessi abbiamo voluto e costruito. La modernità ed i potenti mezzi tecnici sono stati anche strumenti di emancipazione... basta avere la consapevolezza che in quanto strumenti hanno inevitabilmente dei limiti che oggi vediamo al massimo grado.

commento alla puntata di "Levante" del 26/09/2023 su youtube

giovedì 21 settembre 2023

Stoicismo come coltivazione dell'umano

 Bravo Michele, condivido in pieno il proposito stoicista della coltivazione dell'umano, noi oggi possiamo cercare di farlo per esempio in un ecovillaggio, dove la cosa principale non è tanto coltivarsi della verdura sana ma sono delle relazioni che permettano di sostenersi reciprocamente nell'essere realisti ed evitare ideologie e preconcetti. Cambiare stile di vita perché è proprio la partecipazione al consumismo di questa società industriale ed individualista che ci rende deboli, paurosi e, come dici tu, fanatici, ciao

Commento al video su youtube di Casa del Sole TV del 21/09/2023 "Michele Putrino: la nascita dell'occidente e la demonizzazione dell'alterità"

martedì 19 settembre 2023

Difetto di "Complicismo"

 Basta con l'additare un'élite cattiva che sevizia un popolo buono, guardiamo anche l'altra faccia: sono gli italiani che non hanno voglia di fare figli e che non sono più in grado di fare tanti lavori. E questo per la complicità nella merda: siamo tutti moderni ma è proprio la compromissione con quello stile di vita che ci rende malaticci deboli e paurosi. Un popolo idiota per un'élite altrettanto idiota. L'alternativa va creata fuori dal tragico teatrino contro i deliri del transumanesimo. Siamo noi gli imprenditori, i capi e i progettisti di noi stessi, nella ricerca e nella costruzione di un nuovo stile di vita. Dobbiamo trovare in noi stessi questa ambizione. E se già crediamo di "mangiare sano"... dobbiamo mangiare meglio, non vedo altra strada, dobbiamo coltivare la nostra complessità quanto basta per riuscirci!

commennto a 100 giorni da leone su youtube del 19/09/2023

venerdì 15 settembre 2023

Educatori e terapisti di se stessi

 Quasi casualmente qui nel villaggio si è instaurata un'esperienza interessante che potremmo definire di autoterapia. Dunque vediamo, ci sono due casi umani che provo così a sintetizzare.

Il primo è un'amica, simpatica e anche carina ma con degli evidenti problemi di socializzazione: se la inviti a cena, a fronte di un sincero desiderio di venire, poi alla fine cede alle sue insicurezze e trova sempre modo di svicolare. Ormai ha più di quarant'anni, vive da sola e si mantiene facendo la babysitter.

L'altro caso è un ragazzo di vent'anni, sovrappeso: i suoi lamentano che da due anni, da quando ha finito la scuola, non fa niente e neanche cerca lavoro, passa il tempo coi videogiochi.

Bene, che fare?

Lui avrebbe bisogno di un "progettino" di questo tipo: visto che da quando è mancato Piero non fa che chiedermi se ho bisogno di aiuto, allora mi è venuto in mente di chiedergli una cosa molto semplice: la domenica mattina ti alzi presto e dalle otto alle dieci mi pulisci tre box dei cavalli per venti euro, se poi vuoi approfittarne ti fermi ad un salutare pranzo macrobiotico e ti godi la domenica sociale del villaggio.

A lei, dopo che per una provvidenziale cistite ha paccato l'ultimo invito a cena (non era assolutamente buon cuore, era solo che mi sentivo maledettamente solo!) mi è venuto da proporgli formalmente questo: niente intimi tète a tète ma una piena immersione sociale coi pranzi domenicali del villaggio... per te al modico prezzo di 20euro! (modico se confrontato al prezzo di una qualunque seduta terapeutica...)

Tanto entra quanto esce: solo a questo punto ho realizzato quanto davvero solo un ecovillaggio, solo una comunità realmente viva possa realizzare l'unico valido approccio terapeutico possibile, quello che si svincola dalla civiltà del fottere: lei ha bisogno, pagando (come ogni psicoanalisi che si rispetti!), di rendersi consapevole dei limiti e della tristezza dell'individualismo; lui ha bisogno di un calcio in culo per svegliarsi e di un po' di sane abitudini per provare a riscoprire un po' di forma...

Tanto esce quanto entra e così il villaggio non si immerda di denaro sporco!

E per tutti la riflessione che il denaro è sporco sempre quando viene e si alimenta del bisogno e della debolezza altrui.

Buona domenica e buon appetito

giovedì 14 settembre 2023

Mi spiace dirtelo...

 Caro M.,

mi deludi, passati i trent'anni, a girare per cascine a spasso per il mondo. Sarà un po' più ecologico ma mi sembra una altrettanto modernissima sradicatezza di quanti banalmente vivono in città e comprano il loro cibo al supermercato.

Sei una bella persona ed egoisticamente avrei voluto che scegliessi questi posti per "accasarti". Siamo stati bene assieme, per quel poco a pelle che posso dire, nel lavoro e nella compagnia. Ma tant'è che le bestioline selvatiche quando fanno un passo indietro non puoi seguirle, partono per il bosco e non le rivedi più.

Addio non è un saluto fuori luogo perché, per certe scelte, l'età è un discrimine. Quante volte Piero ed io abbiamo letto annunci o direttamente ricevuto richieste da parte di cinquantenni esausti che cercavano un simpatico resort in cui riparare alle intemperie della vita... quasi una meritata pensione.

No mi spiace, non può essere quella la consistenza umana di un ecovillaggio. Quella è piuttosto la quintessenza di un estenuante modernismo che è la reale complicità popolare nella china degenerante della società industriale: quella è la perfetta controparte, pensaci, del teorico del transumanesimo...


Grazie M. della tua risposta (non la riporto qui perché lunga e personale, nda), grazie di non avermi lasciato in sospeso. Mi fa piacere sapere che hai trovato, anche se altrove, un po' di quella che io chiamo adultità. Mi fa bene sapere che da qualche parte nel mondo c'è un uomo con cui mi sono trovato alleato nel realismo, e che se ci incroceremo non avremo bisogno di farci la guerra, un alleato per star fuori dalla civiltà del fottere! Una rete di relazioni sincere fondate sul realismo sarebbe proprio il migliore tessuto internazionalista che potremmo augurarci tra gli ecovillaggi di tutto il mondo.
Ciao
P.S. Permettimi di mantenere invariata le riflessione iniziale del post che è comunque dedicata a tutti quelli che, con tristezza ho visto mancare a quella crescita.

Barriera contro i ghiri

 Forse con questa idea abbiamo risolto il problema dei ghiri nel tetto: una striscia da 25 cm di lamierino che fascia tutta la casa, una barriera liscia verticale e spero insormontabile che gli permette ancora di andarsene (fuori a cercare cibo) ma non di tornare!


Non so se in futuro escogiteranno qualche diabolica alternativa ma, per adesso è una settimana, sembra funzionare: la prima notte con la barriera è stata completamente silenziosa! (il problema non è ovviamente solo l'insonnia ma il rischio che oltre al legno si mettano a rosicchiare  i fili elettrici e che finiamo tutti arrosto)

L'insonnia spesso non è causata dal disturbo dei vicini di casa (o di tetto) ma è problema soggettivo dell'insonne. In questo caso è il silenzio assordante che alimenta i pensieri del sottoscritto: in questo silenzio disperato delle intere cucciolate di piccoli ghiri stanno morendo di fame.

Questa è ovviamente l'unica conclusione razionale se fino alla sera prima potevamo sentire il gran casino ed il pigolare concitato di quando i genitori rientravano col cibo per i piccoli.

In analogia la prole umana continua a fare lo stesso e dunque a far conoscer prima, pezzo a pezzo, per interposti genitori, tutti gli elementi-alimenti che scopriranno direttamente appena usciti dalla tana.

Nella versione della moderna società industriale è lo stesso, solo che là fuori non c'è più il mondo naturale, ma quello artificioso dei prodotti di consumo. Il genitore lavora otto ore e poi torna a casa col catalogo di ciò che può comprare col suo stipendio. E su quel catalogo, se glielo proponiamo, sulla pubblicità, sulla televisione i cuccioli esercitano dunque la medesima e naturale richiesta e incitamento: compra, compra, compra... ! E così quel mondo si riproduce ed amplifica nella sua perversa spirale anti-biotica!

Bisogna interrompere quel gioco e sono dei genitori non stupidi, ovviamente, che possono farlo decidendo loro a quale mondo riferirsi.

Abbandonare la televisione è il primo consapevole gesto che tutti dovrebbero fare per cominciare... fasciatela con un bel pezzo di lamierino!

giovedì 7 settembre 2023

Proibizionismo e debolezza

 La dicotomia vitalità-malattia, con cui possiamo facilmente leggere il posizionamento possibile ad un individuo o ad un gruppo, è utile anche per interpretare la realtà sottesa alla vasta questione delle dipendenze, anche intese in senso largo nella moderna società industriale (dipendenza e richiesta di qualsiasi prodotto di consumo).

Nella versione di malattia o debolezza avremo per prima cosa un corpo sociale e delle istituzioni propense ad esprimere regole e leggi sui comportamenti altrui, in un senso paternalistico ed importuno che ben travalica il tentativo di impedire l'offesa tra i cittadini, leggi che vorrebbero normare i comportamenti individuali, le leggi "che non si fanno i cazzi propri" potremmo definirle!

In questa versione avremo anche cittadini che reagiranno introiettando lo stigma sociale con la conseguenza di amplificare il danno per sé (scegliendo magari un dannosissimo ma legale alcool piuttosto che farsi le canne proibite) o di estremizzare "gratuitamente" il portato della sostanza scelta (carcere e delinquenza non sono strettamente legati alla chimica degli oppiacei).

Va da sé che in questa versione è il corpo sociale stesso, abbrutito e semplificante che, come mandante, "chiede" alle istituzioni di legiferare con pugno duro ed in senso non razionale ed oggettivo sulle diverse sostanze ma evidentemente succube di pregiudizi culturali ed interessi commerciali (la lobby enologica piuttosto che il plusvalore delinquenziale del mercato clandestino).

In una versione vitale invece, di fronte all'antipatico arbitrio delle regole sociali "che non si fanno i cazzi propri", l'individuo potrà reagire con un più sano e semplicemente opportunistico atteggiamento in grado di discernere tra le diverse sostanze ed eventualmente organizzarsi per fruirne "senza farsi beccare".

Allo stesso tempo molte persone vitali si confronteranno con queste regole intrusive pervenendo ad una riflessione più generale e politica sulla natura delle stesse leggi e magari si attiveranno culturalmente nel tentativo di modificarle.

Ovviamente una popolazione vitale non esprimerebbe un corpo giuridico che crea il problema intasando le carceri di ragazzini che si fanno le canne... ma noi siamo lì, banalmente!

La regola è insita nel corpo sociale: semplicemente una persona sana l'intende come criterio valutabile e modificabile mentre la persona debole la teme come dura legge e se ne lascia soggiogare.

In sostanza, qualunque operatore che non proponga una sana alimentazione macrobiotica ai suoi tossici nel proposito di rafforzarsi ed arrivare a vederla in maniera diversa... deve ritenersi parte del problema e complice della filiera che dal narcotrafficante porta alla vena del suo utente!

giovedì 31 agosto 2023

... scusate lo sfogo

 Per la gente di sinistra l'ecovillaggio ha da essere una sfida di destra e, ovviamente, per la gente di destra una sfida di sinistra. Solo così possiamo pensare di arruolare un equipaggio capace di un ambizioso viaggio nel futuro: la sopravvivenza a questa merda montante!

Per la gente di destra il discorso è abbastanza semplice. E' intuitivo che alla rigidezza reazionaria dei soldatini farebbe bene confrontarsi con discorsi un po' più larghi del loro orizzonte visivo: socialità, buonumore, ecologia... dai rilassatevi, peace and love!

E' per la gente di sinistra che il discorso si fa più interessante. Perché il socialismo non ha riempito spontaneamente quell'altra ipotesi di stile di vita che l'ecovillaggio, come qui lo intendiamo, può rappresentare?

Perché quei bei discorsi sono in realtà retorici: vi siete fatti piacere l'individualismo, in realtà, ve ne state chiusi nelle vostre famiglie di merda, coi vostri gusti, coi vostri tempi per l'evoluzione personale... Carissimi, siete senza coglioni (e senza ovaie per essere inclusivi) cioè sterili e biofobi. Siete delle mezzeseghe che immerdate tutto ciò che toccate, svicolate ad ogni serio confronto con tutta la viscidezza che vi è possibile. Dietro la maschera dei buoni sentimenti c'è solo la paura e l'incapacità di diventare finalmente adulti ed affrontare le sfide della vita.

Guardate che la Macrobiotica non è solo il rispetto della vita delle bestioline, ma è il principale strumento di autocostruzione di sé. Rendersi conto che con l'alimentazione ognuno di noi può portarsi alla massima vitalità e complessità che gli è possibile: questa è la sfida. L'autocoltivazione di sé è di destra, evidentemente, significa realizzare concretamente quello spauracchio di "superuomo" da cui ci si è tanto sentiti in dovere di rifuggire.

La superumanità che può coltivarsi in un ecovillaggio è semplicemente la vita, che certo primeggia, ma non per delirio di onnipotenza, ma solo perché tutti gli altri, idioti, hanno fatto un passo indietro!

Buonpro vi faccia


P.S. E adesso non usate la solita scusa che ho già sentito mille volte: "eh ma non basta, anch'io ho mangiato macrobiotico, tanto tempo fa"... No cari, la pratica di quei criteri non è una religione salvifica come vi piacerebbe tanto, ma solo uno strumento. Dovete guardare il fine: uscire dall'individualismo, e se non ci riuscite continuate quanto basta. E se davvero non basta... ebbè che si compia il vostro infausto destino! (cattivissimo augurio di destra!)

P.S.2 Vi sento già, che provate addirittura a scusarmi pur di pararvi il culo: "eh dobbiamo capirlo, è solo lo sfogo per il suo lutto..."

P.S.3 Cionontoglie, rispetto a quanto prima, che anche i superuomini non abbiano una superpaura fottuta che gli amici si allontanino per aver superato la "dose critica sostenibile"...

martedì 29 agosto 2023

Ennesima riformulazione della filosofia dell'ecovillaggio globale...

 Se possiamo pensare che la coscienza cosmica dà forma al mondo, le nostre piccole coscienze individuali al massimo possono ambire a con-formarsi al mondo, cioè comprenderlo il più realisticamente possibile in misura dell'unico strumento euristico a nostra disposizione: la relazione tra soggettività.

Questo strumento penso quindi possa soltanto essere il corretto posizionamento sociale che ci è connaturato e cioè la socievolezza. La cifra delle nostre relazioni può allora essere: lo sprone reciproco al massimo realismo che ci è possibile a riguardo di noi stessi e del mondo.

Dicendo questo sto ovviamente anche tacitamente commentando il fatto che, in alternativa a questa conformazione alla nostra forma ideale sana e complessa, si possa essere individualisti cioè cognitivamente in un falsopiano ideologico - quale che sia tra i mille possibili - e concretamente in lotta con noi stessi e tra di noi, nel mondo consueto che purtroppo conosciamo e che potremmo definire la modalità del fottere, della guerra, della competizione.

La civiltà come storia del fottere porta allora ad un epilogo sempre modernista: cioè questa nostra società industriale e globalizzata - figlia di un certo percorso che dall'europa porta i puritani ad infestare il continente americano e da lì distruggere tutto il mondo in un delirio di onnipotenza...- è solo una delle mille possibili, e probabilmente già occorse in una storia reale e misconosciuta,  è solo la normale forma di degenerare dell'umano.

Se però l'esperienza umana può contemplare anche la sua malattia, diciamo l'inciampo, l'esperienza sbagliata da cui imparare... allora la speranza e la tensione di un umano sano e ragionevole potrà essere soltanto post-moderna cioè qualcuno che perviene a più miti consigli, ad una vita ecologica che non nega l'esperienza fatta e gli strumenti anche tecnologici o sociali acquisiti, ma li socializza positivamente e nelle giuste proporzioni rispetto ad un fine di vitale riproduzione e cognitiva riconoscenza nell'alveo del grande flusso del cosmo.


(in dialogo con Mirco Mariucci dopo aver visto il video del canale Border Night su youtube: https://www.youtube.com/watch?v=xJsTsJhnvrM

e letto succintamente il lunghissimo... articolo sul suo blog utopiarazionale.blogspot.com "Dalla Distopia all'Utopia: come realizzare una società ideale trasformando l'utopia in realtà")

lunedì 21 agosto 2023

Vittimisti e reazionari

 Il diritto naturale invocato per difendere la famiglia dai deliri del transumanesimo è una posizione a ben vedere molto debole perché, come al solito, non identifica la complicità popolare. Sulla non voglia di far figli da parte dei più... molto si può disquisire, mentre risulta sicuramente più chiaro se facciamo l'esempio sull'agricoltura:

Il diritto naturale di mangiare un cibo sano autoprodotto localmente crolla non tanto e non solo per l'attacco, innegabile, del liberismo multinazionale, quanto piuttosto perché dagli anni '50 in poi siamo tutti andati a vivere in città e a comprare al supermercato. Quindi siamo tutti complici perché siamo tutti moderni e, soprattutto, siamo tutti moderni perché le vecchie strutture avevano anche dei limiti.

Non possiamo dunque invocare acriticamente familismo e provincialismo, dobbiamo piuttosto essere capaci di andare oltre e ripensare le nostre strutture sociali e territoriali in senso inevitabilmente postmoderno!

domenica 20 agosto 2023

I fantasmi

 Il problema, coi propri fantasmi,

è stabilire se sono reminiscenze...

o premonizioni!

giovedì 17 agosto 2023

Fondando qualcosa di nuovo

 Cara E.,

per me il paragone naturalistico non è sminuente. Noi siamo animali e questa è la base di realismo d'ogni nostro discorso, l'umano è una specificazione di quel discorso non un'alternativa spiritualizzante che rischia di alienarci dal mondo naturale. Anche perché quale mondo può esistere al di fuori della realtà naturale? Al massimo l'incomprensione della stessa, cioè il falsopiano ideologico in cui molto spesso ci capita di inciampare...

E allora posso dirti che La Maltenuta è stata fondata con l'intento di ospitare il fantomatico "branco umano" che io presuppongo debba corrispondere alla nostra forma, per quanto storicamente ci possa sembrare oggi di difficile definizione in base alle nostre povere esperienze molto culturalizzate e tragicamente molto poco realistiche.

Ma non possiamo teorizzare astrattamente, ed allora alla Maltenuta vedrai qualcosa che somiglia ad un single se destino vuole che rimarrò solo. Così come prima Piero ed io potevamo sembrare banalmente una coppia. Oppure io e te (separata col tuo bambino a carico) potremmo sembrare una famiglia; e se ci fosse anche per esempio tuo fratello e mio nipote potremmo sembrare una famiglia allargata...

In sostanza dobbiamo essere realistici anche a guardare noi stessi, contestualmente, oggi, per come siamo combinati. Ma senza dimenticare uno sguardo più largo e comprensivo che è indispensabile per non chiudere la nostra capacità cognitiva sul qui ed ora.

Da qui le considerazioni per esempio che la Maltenuta, la logica di branco cioè, è  incompatibile con la tradizionale famiglia fondata sull'egoismo (fosse anche teso soltanto al semplice allevamento della prole): la Maltenuta  non può essere un ecovillaggio di famiglie!

Se poi M. ed altri amici ed amiche volessero partecipare allora potremmo cominciare a ragionare in termini di due "società di genere", dove in un'esperienza davvero collettiva si comincia a sentire il bisogno di esprimersi e fare le cose associati "alla maniera degli uomini" e "alla maniera delle donne", arrivando così ad indagare seriamente quelle specificità che invece oggi il transumanesimo, diciamo "transessualizzante", sta semplificando e confondendo!

Ciao

domenica 23 luglio 2023

La finestra di Overtone: un gioco da bambini

 

La finestra di Overtone, quella strategia per cui le élite e le istituzioni inesorabilmente promuovono le loro pratiche di controllo, va approfondita perché è sbagliata, per lo meno per come viene intesa attualmente dalla controinformazione. E' sbagliata la visione non dialettica di uno strumento di oppressione in mano ad un soggetto ontologicamente "cattivo".

Certo le élite operano espressamente il loro gioco ma questa visione semplificata, tra bene e male, impedisce la comprensione della reale complicità in gioco. La finestra di Overtone non è difficile da spiegare a qualunque bambino, perché è banalmente la strategia che adopera sempre, almeno in certe famiglie, per farsi comprare qualcosa, magari non un gelato o un giocattolo qualsiasi per cui bastano un po' di frigne, ma qualcosa di più impegnativo, qualcosa che sai già ti negherebbero, e che allora bisogna preparare il terreno, cominciare a girarci intorno...

La finestra di Overtone è semplicemente il gioco della complicità sociale tra una massa infantilista che anela i giocattoli del consumismo, ed un'élite paternalista che nel negarli si fa grande.

venerdì 14 luglio 2023

Ecovillaggio: diamoci dei nomi...

 Gay è troppo anglofono, non c'entra niente con me. Ma, nella logica della società degli uomini, se io vorrò farmi chiamare ricchione o frocio o quant'altro gradisca farmi chiamare*, voi dovrete farvi chiamare "eterossessi"... che dite?

*termini popolari quindi corposi e veritieri, di reale umana considerazione che, anche se in origine magari denigratori, è sufficiente ribaltare con spirito e schiettezza!


Ciao Piero



giovedì 29 giugno 2023

PIUCHEMODERNI

 Il telefonino in tasca è stata una rivoluzione nell’idea di individuo: la raggiungibilità! Una volta potevi sentire la mamma rispondere al telefono, quello fisso attaccato al muro del corridoio, "no Pierino non c'è, deve finire i compiti...” Oggi invece stiamo cominciando ad assistere agli effetti avversi della connettività globale.

Un po’ come la storia degli antibiotici. La loro scoperta da parte della medicina occidentale ha permesso una tappa di modernità indiscutibile ma il loro abuso rischia, con il fenomeno dell’antibioticoresistenza, di ributtarci improvvisamente indietro a quando si moriva di una banale infezione.

Come reagiscono le persone ragionevoli? Di base cercheremo di evitarne l’uso grazie alla prevenzione con un corretto stile di vita e di alimentazione, all’occorrenza possiamo rivolgerci alle sostanze antibiotiche naturali, patrimonio di tante culture tradizionali, ed infine se proprio necessario saremo ben contenti di usare i prodotti in commercio e di essere figli della nostra epoca!

Non potremmo, banalmente, fare la stessa cosa con telefonini e smartphone? Mettetevi in gruppo, andate a vivere assieme, una lavatrice condivisa da dieci persone è più sostenibile (e da tutti i punti di vista evidentemente, ecologico ed economico, anche se oggi è un discorso che rischia di venire risucchiato dal transumanesimo...)

Non c’è bisogno di avere ciascuno la nostra identità virtuale, il nostro numero di cellulare o la nostra email. D'altro canto non c’è bisogno di rinunciarvi, sono gli strumenti di questa società industriale, sono i nostri strumenti, li abbiamo voluti e inventati e costruiti, sono fantastici ed i loro frutti ci sembrano subito connaturati quando ne adottiamo l’uso.

Il problema è appunto che gli strumenti sono sinonimi di protesi e molto facilmente rischiamo di diventarne dipendenti.

Ma l’abuso è facilmente evitabile, basta averne una fruizione sociale e condivisa: il computer può aspettarci a casa ed il cellulare possiamo portarcelo dietro quando serve senza la necessità di un numero individuale. Tra l’altro chi ha voglia di vivere con gli altri non ha in genere tanto tempo e interesse per la fruizione individualistica di internet o per coltivare la sua immagine virtuale sui social.

Non si può pensare di fuggire dalla modernità facendo semplicemente un salto indietro alle vecchie tecnologie e alle vecchie religioni. Così si rischia solo di trovarsi senza antibiotici salvavita o sotto il controllo totale della peggior distopia…

Basta associarsi. Basta volerlo!

sabato 24 giugno 2023

L'Italia fuori dalla guerra, perché siamo già stati colpiti!

 C'è un'unica, solida ed evidente ragione per chiamarsi fuori dal conflitto in corso: il Covid era una bomba e gli italiani hanno saputo come amplificare al massimo i danni.

Ora dobbiamo contare i morti ed occuparci degli effetti avversi e di come sia possibile ridurre il numero di sicure vittime che l'inoculazione provocherà ancora in futuro.

Questa è l'unica cosa che potrebbe provare a dire la nostra Meloni allo Zio Sam... sperando di non fare la fine di Moro o Mattei.

mercoledì 7 giugno 2023

Il tempo non torna indietro

 

Il mondo ha guardato con interesse il vento di novità del sessantotto, poi però ha assistito a cosa l’occidente ha saputo farsene di quella libertà: 50 anni di abbrutimento consumistico!

Ma i germi di un’alternativa ci sono, basta raccoglierli: dal portato critico dei più disparati emancipazionismi, ormai novecenteschi, e dalle differenti mondialità che stanno rianimandosi venuto meno l’unipolarismo americano.

Cosa vuol dire in pratica? Significa riconoscere il dato di novità portato da ciascuno distinguendolo dalla versione collaborazionista col mainstream transumano.

Per essere chiari facciamo un esempio. Il semplice dato di realtà portato dal movimento omosessuale è, ovviamente, che le persone omosessuali esistono! Che esistano per fruire individualisticamente dell'enorme produzione di porno-romanticismo melenso che il mainstream gli sta dedicando… questa è la deriva transumanista. Chi cerca invece un'alternativa alla modernità dovrà immaginare modelli di socialità, inclusivi della componente omosessuale, più sani e complessi della sfittica famiglia edipica ed escludente.

Ma questo sforzo creativo non può essere solo occidentale. Tutte le diverse culture del pianeta hanno da esprimersi sull’argomento, l’occidente in questo caso ha solo portato la questione all'ordine del giorno delimitando l’ambito della discussione nel ricordare l'insopprimibile rispetto dell'individuo e delle sue qualità.

giovedì 25 maggio 2023

Mainstream

 dalla   SOVRANITA' POPOLARE   alla   POPOLARITA' SOVRANA ...

il piano inclinato della democrazia!

mercoledì 29 marzo 2023

Piccolo regime quotidiano

 

Da qualche mese al lavoro, “di ritorno” dalle peripezie della stagione Covid, non ho ripreso le mie mansioni assistenziali con l’utenza ma temporaneamente (?) sono stato parcheggiato negli uffici del Servizio Sociale: un computer da guardare per stare buono, rispetto l’orario e accondiscendo a richieste tipo fotocopie e bassa cancelleria…

Non posso dire di lamentarmi, con quel che succede al fronte, ma ieri ho colto il commento sfuggito suo malgrado ad una collega.

Passando davanti al mio ufficio (dico mio perché sono rimasto da solo in una stanza abbastanza grande da ospitare, negli altri casi, due o tre assistenti sociali) una giovane appena arrivata fa alla collega “e quello lì da solo… è in punizione?”, l’altra tossisce imbarazzata… e tira dritto!

Bene, posto qui il cartello che avrei dovuto e voluto affiggere alla porta del mio ufficio (ma che tutte le simpaticone mi possono comunque leggere in faccia!)

 

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! ATTENZIONE !

 

Non permettetevi di dire che sono io che sono in burn-out, che sono un care-giver frusto, un operatore sociale da buttare… in realtà:

MANIFESTAMENTE mi rifiuto di fare qualunque cosa professionalmente valida finché non si tornerà a parlare e ragionare normalmente (… come si faceva una volta tra adulti, vi ricordate?)

Sono in AUTOPUNIZIONE volontaria finché questa demenza collettiva non sarà finita.

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sabato 25 marzo 2023

Eutanasia e Protestantesimo

 

Cara Barbara,

            il tuo video è una denuncia coraggiosa, e mi dà l’occasione di proporre questa riflessione che temevo accusabile di astrattezza o revisionismo o cissàchealtro…

Dr. Barbara Balanzoni “Ancora sui decessi INDOTTI…” 15/02/2023

https://www.youtube.com/watch?v=B1o3Ex2k3Qc

Hai ragione, e tutti noi semplici cittadini siamo già colpevoli per non aver reagito finora! Era inevitabile, non doveva stupirci, tutti abbiamo sentito l’odore di morto nel vederci sbarrare le corsie di un ospedale, allo stupore di vederci separati dai nostri cari ed impediti di sapere e di decidere…

Forse non sono stato ancora abbastanza chiaro: il nazismo è figlio del protestantesimo. Vediamo di argomentare questa scomoda affermazione.

E’ vero che qualunque suprematismo può condurre a guerra e genocidio, ma oggi abbiamo da riconoscere le origini e le responsabilità di questa modernità globalizzante e di questo imperialismo occidentale.

Tutte le religioni in generale possono essere intese come l’amministrazione della nostra piccolezza: sia come bambini di fronte ad un genitore, sia come manifestazioni di fronte al principio cosmico generante. Sono due questioni decisamente diverse che le religioni usano mischiare, rendendole incomprensibili.

Per cercare degli esempi, la nuova esegesi biblica proposta da Mauro Biglino e gli studi antropologici sui culti del cargo ci parlano della religione come rapporto con una concreta figura storica (gli alieni domesticatori / genitori biotecnologici del popolo ebraico, gli aviatori americani capitati sugli atolli del pacifico durante la seconda guerra mondiale). In questo caso è questione di edipicità ed infantilismo e richiede all’umanità una maturazione di tipo psicologico.

Nel secondo caso invece stiamo parlando di una questione più astratta e filosofica, ma non per questo meno carica di responsabilità di fronte al presente.

La nostra piccolezza di fronte alle leggi dell’universo è riflessione cara ad ogni orizzonte religioso. In una versione ragionevole l’Ego umano può trovare misura ed intima soddisfazione nel riconoscersi coincidente con l’Io cosmico (dalla contemplazione mistica al pragmatismo taoista, per esempio).

Nella versione protestante invece (ognuno di fronte a dio, senza mediazione), questo rapporto viene invertito, semplicemente, ed è l’egopatia umana a rivestire il principio cosmico, impossessandosene. Così ogni soggetto moderno si crede dio nella solitudine del suo individualismo, così l’umano non trova più la sua forma tra le leggi dell’universo ma, all’opposto, pensa lui stesso di dare forma all’universo e dunque esserne padrone.

Banalmente si chiama delirio di onnipotenza, ed è alla base non solo dell’imperialismo americano ma, più in generale, del posizionamento intrinsecamente pernicioso di chiunque adotti acriticamente lo stile di vita di questa modernità globalizzata.

La debolezza ci rende tutti complici della violenza, ma ricordiamoci che il nazismo e il transumanesimo non hanno respiro, non sono vera forza vitale ma solo il potere deflagrante di quella debolezza accumulata: il potere della morte non corrisponde alla potenza della nascita!

martedì 21 marzo 2023

COVID per tutti!

 Possiamo provare a riassumere qualcosa sulla vicenda covid?

1° merda - la manovra geopolitica - Qualcuno ingegnerizza un virus e manipola l'informazione: dicendo che il virus è di origine naturale in primis; e poi mettendo tutta l'attenzione sulla possibile letalità per distoglierla da quello che è forse l'obiettivo vero, cioè diffondere il più possibile tra la popolazione la proteina spike con tutti i suoi noiosi, inconsueti e forse cronicizzanti effetti. (l'esplosione della "bomba" serve solo per distribuire meglio l'agente tossico)

2° merda - la complicità popolare - Popolazioni fiaccate dalla modernità buttano nel cesso la Costituzione e si costruiscono, e si ingabbiano in un nuovo stato di polizia: quello dell'emergenzialità. Tutti danno il peggio di sé ed un'infezione non pericolosa (tranquillamente curabile a domicilio da normali medici ancora in grado di intendere e volere) diventa invece l'occasione di permettersi un po' di stuzzicante sadonazismo sanitario, ed ecco i morti di covid: polmoniti non curate ed intubazioni omicide.

3° merda - gli interessi commerciali - All'apice del neoliberismo più sfrontato, improvvisamente le multinazionali farmaceutiche ribaltano ogni principio di libero mercato per imporre l'acquisto di Stato(!) a condizioni sconosciute (!) di un prodotto dagli ingredienti sconosciuti!!! Un prodotto che non fa quel che promette ma i cui effetti avversi, in compenso, saranno sicuramente la nostra preoccupazione per parecchi anni a venire!

Se la terza guerra mondiale è davvero cominciata, quella del covid mi sembra la prima bomba.


mercoledì 1 marzo 2023

Battezziamo la nave e salpiamo!

 Caro Paolo Borgognone,

te e i tuoi colleghi maitre a penser dovreste accorgervi, prima o poi, che tutto è pronto e manca solo qualcuno che dia il la, che definisca cioè la cifra il senso il nome di questa nuova esperienza umana di alternativa al transumanesimo. 

La verità esiste e può essere cercata, ed usata utilmente. Certo non è quella vecchia e assoluta, imposta per forza o tradizione, ma neppure quella evaporata o liquefatta nella modernità. 

Guardiamo piuttosto, in ogni campo, alle scelte realistiche: cos'è che la forma del mio stomaco chiede da mangiare? Cos'è che la vita dei nostri gameti suggerisce ai nostri modi sociali?

Allora il risultato critico dei diversi movimentarismi degli scorsi decenni può essere  colto nel suo vero portato critico e non per la versione tragicamente deformata dal transumanesimo.

Per esempio l'affermazione che dobbiamo mangiare cereali e legumi dà fastidio al "liberi tutti" consumista. Dà fastidio perché è la verità della forma della nostra digestione, sempre discutibile certo ma anche dunque sempre riaffermabile col riferimento del nostro corpo. Non è una verità da imporre per tradizione, come succede ad esempio per il mangiare carne o bere vino, ma non è neppure velleitaria come una scelta etica vegana o soggettiva ed individuale come l'adozione di una qualunque dieta alla moda.

Lo stesso in tema gender. Non possiamo continuare a sostenere la tradizione familista dopo il femminismo ed il movimento omosessuale, punto, questo è fuori discussione! Il problema è riuscire ad immaginare un altro quadro sociale più complesso, arricchito dalla componente omosessuale e dall'autodeterminazione femminile.

E' possibile accogliere il portato critico e destrutturante di questi movimenti senza cascare nel delirio transumanista?

Certo, è possibile farlo alla stessa maniera che sull'alimentazione: guardare il nostro corpo e cercare nelle nostre forme il senso dei comportamenti che gli sono appropriati. L'ovulo uccide le tre cellule consorelle figlie della meiosi, mentre gli spermatozoi sono fertili solo nella pluralità del gruppo.

Queste banali nozioni di biologia della scuola superiore cozzano con la visione stereotipa di un femminile buono ed un maschile competitivo, e dovrebbero portarci a rivalutare altri modelli antropologici come ad esempio le società di genere testimoniate da tante culture tribali sparse per il mondo.

Quindi basta dio-patria-famiglia, e basta col vittimismo, siamo tutti in questa storia, siamo tutti al contempo popolo ed elite, siamo tutti moderni, basta con una mentalità morale o con nostalgie cavalleresche...

Se siamo stati capaci di denunciare il vicolo cieco di questa civiltà, allora dobbiamo anche avere i coglioni per dare nome alla prossima nascente.

martedì 6 dicembre 2022

Agamben - Patto di complicità senza il reo

 

Vorrei condividere con voi qualche riflessione sulla situazione politica estrema che abbiamo vissuto. E se un giorno gli storici indagheranno su quello che è successo sotto la copertura della pandemia, risulterà, io credo, che la nostra società non aveva mai raggiunto un grado così estremo di efferatezza, di irresponsabilità e di  disfacimento.

Ho usato a ragione questi tre termini, che sono oggi legati in quello che si chiama un nodo borromeo, cioè un nodo in cui ciascun elemento non può essere sciolto dagli altri due. E se, come alcuni non senza ragione sostengono, la gravità di una situazione si misura dal numero di omicidi e delle uccisioni, credo che anche questo indice risulterà molto più elevato di quanto si è creduto o si finge di credere.

Prendendo in prestito da Lévi-Strauss un’espressione che lui usava per l’Europa nella seconda guerra mondiale, io credo che si potrebbe dire che la nostra società: “ha vomitato se stessa”. Per questo io penso che non vi è oggi per la nostra società una via di uscita dalla situazione in cui è caduta, a meno che qualcosa o qualcuno non la metta da cima a fondo in questione.

Ma non è di questo che volevo parlarvi, mi preme oggi piuttosto interrogarmi insieme a voi su quello che abbiamo fatto finora e su quello che possiamo continuare a fare in una tale situazione. Io condivido infatti pienamente le considerazioni contenute in un documento, che qualche giorno fa è stato fatto circolare, quanto all’impossibilità di una rappacificazione. Il fatto è che non abbiamo davanti a noi semplicemente degli uomini che si sono ingannati, che hanno sbagliato  o hanno professato per qualche ragione delle opinioni erronee che noi potremmo cercare di correggere. Chi pensa questo si illude: abbiamo di fronte a noi qualcosa di diverso, una nuova figura dell’uomo e del cittadino, per usare due termini famigliari alla nostra tradizione politica. Si tratta in ogni caso di qualcosa che ha preso il posto di quella coppia - l’uomo e il cittadino -  e che vi propongo di chiamare provvisoriamente con un termine tecnico del diritto penale: il “complice”. A patto di precisare che si tratta di una figura molto particolare di complicità, complicità per cosiddire assoluta nel senso che cercherò ora di spiegare.

Nella terminologia del diritto penale il complice è colui che ha posto in essere una condotta che di per sé non costituisce reato, ma che contribuisce all’azione delittuosa di un altro soggetto: il reo.

Noi ci siamo trovati e ci troviamo di fronte a individui, anzi a un intera società che si è fatta complice di un delitto il cui reo è assente o comunque, per essa, innominabile. Una situazione cioè paradossale in cui vi sono solo complici ma il reo manca. Una situazione in cui tutti, dal Presidente della Repubblica al semplice cittadino, dal Ministro delle salute al semplice medico, tutti agiscono sempre come complici e mai come rei. Credo che questa situazione ci può permettere di leggere in una prospettiva nuova  il senso del punto a  cui siamo: il contratto sociale ha assunto cioè oggi la figura, vera estrema figura, di un “patto di complicità senza il reo”, e questo reo assente coincide con il sovrano il cui corpo è formato dalla stessa massa dei complici, e non è perciò altro che l’incarnazione di questo generale “esser complici”, cioè “piegati assieme”.

Una società di complici è più oppressiva e soffocante di qualsiasi dittatura, perché chi non partecipa delle complicità - il non complice - è puramente e semplicemente escluso: non esiste, non ha più un luogo nella città.

C’è però anche un altro senso in cui si può parlare oggi di complicità ed è la complicità non tanto fra il cittadino e il sovrano, quanto anche e piuttosto, fra l’uomo e il cittadino. Voi ricorderete che Hannah Arendt ha mostrato quanto la relazione, così importante, fra questi due termini - l’uomo e il cittadino - sia ambigua: nella dichiarazione dei diritti, lei ha mostrato, in realtà in questione è l’iscrizione della nascita cioè della vita biologica dell’individuo nell’ordine giuridico e politico dello stato-nazione moderno. I diritti sono attribuiti all’uomo solo nella misura in cui questo è il presupposto, immediatamente dileguante, del cittadino: l’uomo deve diventare il cittadino, l’uomo esiste se diventa cittadino.

Ora l’emergere in pianta stabile nel nostro tempo (Arendt usa la figura del “rifugiato”) dell’uomo come tale, cioè dell’uomo spogliato del carattere di cittadino, è la spia di una crisi irreparabile in quella finzione dell’identità fra l’uomo e il cittadino su cui si fondava la sovranità dello stato moderno.

Quel che noi oggi abbiamo di fronte è una nuova configurazione di questo rapporto: in cui l’uomo non trapassa più immediatamente e dialetticamente nel cittadino ma stabilisce con questo, col cittadino, una particolare relazione: nel senso che l’uomo, con la natività del suo corpo, col suo corpo, fornisce al cittadino la complicità di cui ha bisogno per costituirsi politicamente, e il cittadino da parte sua si dichiara complice della vita del corpo di cui assume cura. 

Avrete capito che questa complicità di cui sto parlando è la biopolitica: realtà che ha oggi raggiunto la sua estrema e speriamo ultima configurazione.

Ecco allora che la domanda che volevo porvi è questa: in che misura noi possiamo oggi ancora sentirci obbligati in questa società? E se, come credo malgrado tutto, ci sentiamo in qualche modo ancora obbligati, secondo quali modalità ed entro quali limiti possiamo rispondere a questa obbligazione, e quindi parlare pubblicamente?

Non ho una risposta esauriente a questa domanda, posso soltanto dirvi come il poeta, ricordate: codesto solo oggi posso dirvi quel che non siamo, posso soltanto dirvi quel che so di non poter più fare. Ecco, quel che io oggi non mi sento più di poter fare: io non posso più, di fronte a un medico o a chiunque denunci il modo perverso in cui è stata usata in questi due anni la medicina, ecco non posso non mettere innanzitutto in questione la medicina stessa. Se non si ripensa daccapo a che cosa è progressivamente diventata la medicina, e forse l’intera scienza di cui questa vuol far parte, non si potrà in alcun modo sperare di arrestarne la corsa letale.

E ancora: io non posso più, di fronte ad un giurista o a chiunque denunci il modo in cui il diritto e la costituzione sono stati manipolati e traditi, ecco io non posso non rimettere in discussione la stessa Costituzione e lo stesso diritto. E’ forse necessario, per non parlare del presente, che vi ricordi che ne’ Mussolini ne’ Hitler ebbero il bisogno di cambiare le costituzioni che vigevano in Italia e Germania, ma trovarono anzi in esse i dispositivi di cui avevano bisogno per instaurare i loro regimi.

E’ possibile cioè che il gesto di chi cerca oggi di fondare sulla Costituzione e sui diritti la sua battaglia sia già sconfitto in partenza. Se ho evocato questa mia duplice impossibilità non è infatti in nome di vaghi principi metastorici o filosofici, ma al contrario come la conseguenza inaggirabile di un’analisi della situazione storica. Dobbiamo analizzare bene la situazione storica in cui ci troviamo. E’ come se certe procedure o certi principi in cui si credeva o piuttosto si fingeva di credere, avessero ora mostrato il loro vero volto che non possiamo omettere di guardare. (Sia chiaro non intendo con questo svalutare o considerare inutile il lavoro critico che abbiamo svolto e che certamente anche oggi, nella riunione odierna si continuerà a svolgere di sicuro con rigore ed acutezza. Questo lavoro può essere utile, ma solo tatticamente: sarebbe dar prova di cecità identificarlo con una strategia a lungo termine).

In questa prospettiva resta molto ancora da fare e potrà essere fatto solo lasciando cadere senza riserve concetti e verità che davamo per scontati. Il lavoro che ci sta davanti può cominciare, secondo una bella immagine di Anna Maria Ortese: solo là dove tutto è perduto, tutto perduto, senza compromessi e senza nostalgie.

 

Giorgio Agamben: intervento all’incontro “Le faux sans réplique” organizzato da Generazioni Future il 28/11/2022 a Torino

giovedì 24 novembre 2022

L'origine della morale

Quando, di fronte alla selvatichezza di un animale, il nostro tentativo di avvicinarlo provoca fuga o aggressività questo ci può deludere, possiamo pensare che l'animale "ce l'abbia con noi", che siamo in qualche modo "sbagliati".

La volta successiva capita invece che un gesto più misurato ha l'effetto voluto e riusciamo così ad incuriosire, ad "agganciare" il nostro animaletto.

Questa semplice esperienza mi sembra illustrare bene l'origine della Morale, cioè del modo che hanno molti di vivere irrigiditi da regole di qualunque natura purché alternative ad un sano realismo.

Come la debolezza produce il potere, così l'incapacità relazionale produce l'orizzonte della morale e del discorso etico, la complessione del senso di colpa e l'ineluttabilità delle leggi...

Il mio rapporto col mondo è morale o realistico? Questa è la domanda fondamentale che ciascuno può fare a se stesso.

La salute non ha bisogno di norme esteriori: evito di ucciderti non perché una legge me lo impedisce ma semplicemente perché sono socievole!

E' destino dunque che l'individualismo confligga eternamente nell'orizzonte morale che esso stesso produce.

sabato 27 agosto 2022

venerdì 8 luglio 2022

Aspettando l'apocalisse

 Se è vero, come raccontano tanti OOPart*, che a più riprese l'umanità sia incorsa in brusche interruzioni della sua storia, ecco questa volta sembra semplicemente che l'èlite abbia deciso di anticipare quel catartico meteorite.

Cosa può pensare l'ecologista radicale che imboscato scruta il gonfiarsi del delirio modernista? Che non è più il tempo di cercare proseliti, certo, ma è meglio correre in casa e chiudersi bene ad aspettare che il temporale faccia la sua sfuriata. E poi si esce a vedere, e se ha grandinato forte... pace, pianteremo qualcosa di nuovo!

Questo è il bello del partito "della vita" o "della realtà", che qualunque cosa succeda il programma non cambia: la vita se può ci riproverà sempre. E la realtà dal canto suo non si piegherà mai alla morale, il bello o brutto tempo se ne sbatte dei nostri scongiuri e dunque è inutile protestare ed opporsi alla meteora dell'èlite genocitaria, questa farà il suo sporco mestiere e libererà il pianeta dall'enorme massa di stupidi che l'ammorba... e chi potrebbe dargli torto!

Questo sembra quanto la storia ciclicamente propone: la civiltà lentamente cresce per poi essere azzerata dal cataclisma di turno. In realtà noi sappiamo che ad accrescersi è il livello di supplenza delle capacità umane: la tecnologia materiale e sociale che ci permette di vivere sul pianeta da strumento creativo diventa protesi accomodante che indebolisce ulteriormente... fino ad un inevitabile crollo!

Questo cui stiamo assistendo sembra dunque la precisa rappresentazione scenica di quello che avrebbe potuto essere un disgraziato evento naturale. Salvo che, in questo caso, è intenzionalmente ed arbitrariamente costruito ed autosomministrato.

C'è da chiedersi se questa dinamica "per estremi" sia davvero connaturata alla nostra forma o se invece, questa forma, non sia possibile imparare a gestirla. Il "reciproco richiamo al realismo" sul quale potrebbe essere fondata la relazione umana ed il patto sociale di una nuova cultura questo sarebbe: saper usare assieme freno ed acceleratore, la capacità di tenerci in equilibrio.

Questa è l'alternativa complessa alla semplificazione morale: la consapevolezza che la tecnologia ci è connaturata per sopravvivere (come le penne degli uccelli o le foglie degli alberi) e che per considerarsi adulti possiamo imparare a gestirla riconoscendone i limiti.


(*Chi frequenta internet alla faccia di Eco conosce la sigla Out Of Place Artifacts)

domenica 5 giugno 2022

Definiamo la nuova umanità, quale altro compito per un filosofo?

In questi due anni molte persone si sono impegnate in diversi filoni di critica commento ed informazione alternativa, questo è stato preziosissimo ed essenziale, purtroppo ovunque trovo la stessa modalità di naufragare quando si arriva al momento di dare un "respiro di senso" ai discorsi. E lì casca l'asino e rispunta fuori di tutto: vecchi valori tarlati, dalla parrocchia alla cavalleria, le tradizioni, la famiglia... Basta, non siamo ridicoli, non possiamo fondare il nuovo sul vecchio!

Il pensiero frutto della debolezza è una tendenza ad ideologizzare il punto di vista dei propri limiti ed interessi, col risultato di mille soggettività divergenti, arbitrariamente identitarizzanti e ciascuna al suo interno totalizzante, inevitabili premesse al bellicismo.

Un pensiero nuovo potrà essere invece convergente se le persone, abbandonato l'individualismo e consapevoli del proprio punto di vista, useranno il riscoperto desiderio sociale per richiamarsi reciprocamente al realismo.

Questa la definizione della nuova umanità sopravvivente al disastro in corso: sapete darmene un'altra?

Certo è pesante da portare perché il reciproco richiamo al realismo è un processo doloroso quanto più profondamente le nostre identità si erano irrigidite intorno alle nostre debolezze, ma quello è responsabilità di ciascuno, diventare adulti!

venerdì 27 maggio 2022

Costretti a rinascere

La modernità non è solo l'avvento storico di una tecnologia particolarmente invasiva, ma è, molto più gravemente, il cascare nell'autodefinizione modernista. Il fare dell'oggi un "ismo" è il risultato della debolezza e dell'alienazione dell'umano dalla realtà del suo corpo e del pianeta.

Questo, secondo me, ci viene esemplarmente segnalato da un personaggio come Umberto Eco che in un romanzo come "Il pendolo di Foucault" si prende la briga di sfottere chi se la smena ancora coi discorsi sull'Uno.

Ovviamente ha ragione ad irridere il ciarpame raccolto nei secoli dagli esoteristi di tutto il mondo... ma è una critica crudele e ingiusta. Crudele perché vera, e passi, ma ingiusta perché non riconosce la sostanza, e cioè il primo e fondante di quei discorsi: la "verità" della nostra forma, la forma biologica della specie umana ed il modo che abbiamo oggi di intenderla.

Possiamo capire cosa è in gioco se consideriamo che la modernità ha bisogno di, o meglio ancora si genera dal sopprimere il desiderio sociale. Possiamo infatti riconoscere che con l'inizio della modernità si inaugura la dimensione individualistica: l'individuo emancipato è anche tragicamente solo!

Mentre fino ad allora c'era sempre stato un contesto sociale di appartenenza in cui giocare un ruolo, foss'anche quello dell'ultimo sfigato o dello schiavo, con l'avvento della modernità industriale ed urbana l'individuo si trova come nudo in un contesto disumano,  praticamente incarcerato dalle sue stesse istituzioni.

Ecco, questa è la prima delle verità inscritte nella forma della specie umana che la modernità individualista ha bisogno di negare. 

Prima avevi voglia degli altri e con gli altri eri creativo, tanto magari da organizzarti per fare assieme delle cose più grandi di quelle che può fare uno da solo.

Ti inventi così delle istituzioni che all'inizio vanno bene, sono solo degli strumenti per fare qualcosa di più con la forza della collettività.

Poi ti abitui a dipendere dal servizio che quelle istituzioni ti offrono e ti trovi irreggimentato in esse. E' vero, sei un po' meno libero... ma ci stai ancora perché, tutto sommato ti riconosci ancora socievole.

La modernità comincia invece quando nasci in quel contesto, ma ulteriormente indebolito, e cioè senza più desiderio sociale: è a quel punto che ti trovi ridotto ad una povera bestiola deprivata, desocializzata e rinchiusa in una gabbietta dalla quale, se uscisse, morirebbe... e "lo sa" e questa è la sua "viltà inconscia" del farsi piacere le sbarre!

I pochi dell'élite, in compenso, si montano la testa nel delirio di onnipotenza di fare come fosse tutto loro, e come di fatto è, il "tutto" essendo stato tradotto nei termini di quella ricchezza che oggi, almeno nominalmente, è quasi arrivata ad appartenergli per intero.

Solo che così finisce il gioco perché da quel "tutto" che hanno in mano è sparita l'unica cosa preziosa, e cioè l'umanità.

E questa idea di umanità, di forma e di unitarietà che sopravviveva, prima della modernità, proprio nelle forme eso-teriche di tutte le scuole e le sette sfottute da Eco, ora dopo l'avvento della modernità può solo diventare eso-specie, cioè può solo sopravvivere nella scommessa di una rinascita.

E non una semplice rifondazione culturale o un riposizionamento filosofico, no, qui "ha da nascere" una nuova specie biologica, con una sua nuova consapevolezza, originale, espressa e volutamente separatista.

E se anche la vitalità umana non sarà ai suoi massimi livelli, oggi, per fare una scelta del genere... ci sarà comunque costretta perché è la modernità, con la sua deriva ogm e transumana, a costringere al bivio ed alla speciazione.

Pensate: la nascita di una nuova specie... il sogno di ogni biologo, una cosa che in realtà nessuno ha mai visto succedere ma che ora, proprio noi, potremo apprezzare, in diretta ed in prima persona!


Bene, ora per tornare un po' coi piedi per terra potremmo chiederci, operativamente, come distinguere una semplice alternativa culturale rispetto alla nascita di una nuova specie?

Sicuramente si dovrà assistere ad una serie di scelte culturali nette, e purtroppo divisive, ma ineludibili perché riguardano tutto ciò che concerne la coltivazione della forma della specie, e cioè scelte di comportamenti e di tecnologie: agricoltura o allevamento, vegan o carnivori, radicati territorialmente o urbanizzati, promotori del proprio sistema immunitario o dipendenti da antibiotici e vaccini, socializzati come realmente potremmo scoprire di desiderare o pedissequi riproduttori del modello famigliare edipico...

Ma soprattutto sono sicuro che il segno inequivocabile di aver preso la strada giusta non potrà che essere l'entusiasmo sui volti. L'entusiasmo di un adolescente di fronte ad un mondo da costruire, l'entusiasmo di un cucciolo di fronte alla vita che l'aspetta.


mercoledì 19 gennaio 2022

Dovevamo farlo prima noi con desiderio...

Il mondo nuovo dovevamo farlo prima noi, mezzi vivi, con quel po' di entusiasmo che ci restava... ora invece lo stanno facendo i mezzi morti, e lo fanno a modo loro!

Una società che sposa consumatori e liberisti è ovviamente concorde nell'inquinare il pianeta con scelte di vita stupide, stupide per definizione, mancando l'individualismo di una rete sociale che possa valutarle.

Ora l'elite sta progettando, a sua detta, un modo per impedire queste scelte insostenibili. Ma, se anche fosse vera l'intenzione, è l'elite malata di un corpo sociale malato, e si è innescato un processo infiammatorio del tutto in linea con le malattie del progresso: infarti, cancro, diabete...

C'è un'unica alternativa al mostruoso modello autoritario che si sta delineando: autogestione su tutto il possibile. Rendersi autonomi in tutti i campi come indicava, ad esempio, la "scuola macrobiotica" fin dagli anni settanta, riguardo alla salute che possiamo gestire con l'alimentazione: diventare dei bravi medici di se stessi, e poi degli agricoltori capaci di nutrire le proprie famiglie con del cibo sano e vitale, e poi via via analogamente su tutti i campi, la scuola, l'informazione, l'assistenza, la difesa... 

Autodeterminazione reale, basata sulle reali capacità e sulla complessità che saremo in grado di mettere assieme sulla scialuppa di salvataggio. Resilienza l'avremmo chiamata, allora negli anni ottanta, ed era il termine tecnico con cui il "movimento della decrescita" voleva indicare quelle capacità di autonomia e radicatezza territoriale che potevano rendere una popolazione più sicura di fronte alle intemperie della natura quanto della storia.

RESILIENZA! è invece diventato tragicamente il motto che il nostro drago condottiero invoca oggi per le masse... sì ma nel senso di un'ebete sottomissione alla fottitura! Vi ricordate, Piero Angela ci ricordava tutto il tempo quanto avremmo dovuto diventare  flessibili e versatili, sempre a scuola e pronti a cambiare lavoro... Oggi è solo la continuazione di quel ritornello!


                                                            "giochiamo al guinzaglio?"

martedì 30 novembre 2021

Umberto Eco ha spiegato al popolo che non doveva fidarsi di internet...

Che tristezza accorgermi che mio fratello si beve l'informazione generalista e monocorde del mainstream mediatico (e ad essa tragicamente offre le sorti sue e della sua famiglia).

Che peccato che non venga a chiedermi quali informazioni alternative io trovi sulla rete, quale ricchezza di interventi, di competenze tecniche e di testimonianze siano lì a disposizione di tutti... certo bisogna applicare un minimo di discernimento... e questo sì è a carico del fruitore del web, e costa una certa fatica.

Una fatica che l'umano non sembra più in grado di reggere. E' solo l'effetto di Idiocracy (vi ricordate quel film demenziale... ), cioè di un generalizzato calo del QI e relativo rincoglionimento medio, o c'è di più?

Umberto Eco denunciava che su internet stavano fiorendo bufale di ogni sorta e deliri complottistici, e che mai la rete avrebbe potuto sostituire la centralità del riferimento accademico. Ascoltate qui per esempio come sproloquiava su praticamente tutti i grandi temi controversi - dagli americani sulla luna alle ragioni dell'11 settembre - addirittura sentendosi in dovere di gettare merda sul forse unico vero giornalista di inchiesta di questi anni che è stato Giulietto Chiesa... una certa caduta di stile per una lectio magistralis qual'era l'occasione del suo discorso!

Ecco chi ha spiegato a tutti i figli della sinistra (e proprio quelli che abbiamo fatto studiare) come buttare via quel po' di strumenti critici costruiti negli anni. Col '68 l'università diventava democratica, ma nel senso che semplicemente l'elite trasferiva altrove il luogo di formazione identitaria dei propri rampolli. Ora certamente resta depositaria degli strumenti del dominio scientifico del mondo, ma l'ideologia infusa ai suoi studenti è di sottomissione, semplici tecnici acritici, applicatori di protocolli crudeli ma decisi da un presunto principio di realtà che si impone davanti a tutto: la realtà dell'emergenza!

Ecco il prodotto di vent'anni di vita spesa sui banchi di scuola: poveri dottorini sottomessi al principio d'autorità, una banda di vigliacchi dominati dalla paura... sgherri del potere, si sarebbe detto una volta, non certo lo spirito elitario dei padroni del mondo!

venerdì 19 novembre 2021

DIVIDIAMOCI

La modernità si sta dimostrando un mondo di vacche al macello ed in effetti la maggioranza sembra darsi volontariamente a questo gioco, in complicità con quei pochi mandriani che organizzano la mattanza e ne caveranno i loro interessi: a questo si è ridotta la sostanza delle più moderne democrazie!

Bene, forse è davvero questa l'unica cura efficace per l'ecologia del pianeta: ormai che è stata prodotta che futuro potrà mai avere una tale massa abbruttita e disumanizzata? Se una popolazione ha deciso di suicidarsi, con le sue istituzioni e i suoi politici,  con i suoi imprenditori e coi sindacati, la sua chiesa la sua cultura... come possiamo interferire contro tanta autodeterminazione genocitaria?

Attenti però. Non tutti sono vacche! Tanta gente ha colto l'occasione per darsi una mossa, per risvegliarsi dal rincoglionimento televisivo.

Tanta gente che è semplicemente ancora viva, e che da adulta sa che la vita continua e che bisogna occuparsi di lavorare per guadagnarsela, per allevare dei figli da poter guardare con speranza e per custodire un territorio che è il solo che può garantirci autonomia ed onestà.

E' un mondo urbano, impiegatizio, tutelato, quello che va all'estinzione. La modernità con la sua ideologia del progresso è in realtà un fine corsa. Non c'è una prossima tappa, mettetevi il cuore in pace: le masse contadine sono diventate masse operarie, e poi masse di consumatori e masse di medicalizzati... ora è solo venuto il momento della pillola finale! Dopo aver delocalizzato le fabbriche ora quelle masse non servono più. Schiavi? No, penso che le elites preferiscano farsi servire dai robot.

Le mura della città si sono chiuse e chi ne è restato fuori guarderà con orrore e pietà quegli amici e famigliari che vi si sono soggiogati. Ma ciò non potrà avvelenare la riscoperta voglia di vivere e tutto l'entusiasmo di fronte al compito immane ma necessario di inventarci un nuovo modo di stare al mondo.

sabato 29 maggio 2021

Potere offresi!

La questione del potere è fondamentale nel chiedersi quale parte abbiamo nel grande gioco del fottere. Chi non affronta l'argomento, semplicemente se ne lascia comandare, eterodiretto! Da qui deriva un'idea di potere come mistero trascendente fatalisticamente calato sulle nostre esistenze.

Ad indagarlo invece si può giungere a concepire il potere come legame di complicità. Questo è il presupposto, ad esempio, di tutti i ragionamenti che cerco di sviluppare su questo blog. Il potere è l'inevitabile rapporto tra chi non è più capace a fare qualcosa da sé e chi invece si specializza nel fornirglielo. Questa relazione immiserisce entrambi instaurando un circolo vizioso tra infantilismo e paternalismo: potere come espressione di debolezza dei tanti di fronte all'arroganza del mafioso di turno, o del capitalista, o anche semplicemente della più neutra ed anonima istituzione.

Un potere molto forte dunque, perché radicato in noi stessi, generato dalla nostra debolezza, ma anche di facile contrasto da parte di chiunque trovi interessante l'idea di farsi le cose da sé come qui si suggerisce in mille forme...

Fin qui nulla di nuovo. Ora però il novello regime sanitario richiede un approfondimento, perché diventa sempre più difficile seguire le trame del potere in una situazione come questa dove si intrecciano plurimi e variegati interessi ed attori.

Allora mi sembra che abbiamo da porre attenzione al legame della complicità e distinguervi due aspetti: la masse "delegano" il potere che l'élite "richiede", uno spinge e uno tira! Ed allora possiamo immaginare due condizioni:

da un lato, finché le maestranze umane sono ancora sufficientemente sane e ruspanti, la delega di potere è minima e le élite dovranno inventarsi sempre nuovi modi coercitivi per estorcere taglieggiare o tassare;

dall'altro lato invece, con la modernità, le masse industrializzate arrivano a generare una quantità tossica di potere perché, urbanizzandosi, perdono il controllo del territorio e l'autonomia alimentare.

Ci troviamo quindi in una situazione dove la delega di potere è preponderante sulla richiesta. Le masse dei paesi democratici aumentano bisogni e consumi in uno stile di vita sempre più autolesivo e nessuno glielo impone!

C'è per l'aria più potere di quanto le élite possano raccogliere, le multinazionali hanno già tutto: energia, farmaci, informazioni... I pochi ricchi sono ormai così ricchi da trascendere il piano del bieco interesse economico per mettersi a progettare transumane genti e pessimi mondi da fantascienza di serie B.

Forse non sarà più la guerra mondiale la forma di genocidio che ci aspetta, perché già vediamo scatenarsi tra gli individui tutto il fanatismo igienista sufficiente ad estinguere la specie.

giovedì 20 maggio 2021

guerra batteriologica

 Una malattia virale ha due aspetti: uno reale, i morti contagiati, e l'altra fobica, la paura d'essere in quella percentuale di morti.

L'aspetto fobico non è meno deleterio perché molto reali sono i comportamenti che scatena.

In un caso come ebola risulta forse preponderante l'aspetto epidemico. Ma in un caso come il covid si dimostra in maniera esemplare quanto l'aspetto fobico sia una reale arma usabile contro popolazioni "fruste", indebolite dallo stile di vita moderno.



Servo & Sterzo, fratelli, 
vittime da vaccino canino ma contenti di stare al mondo 
anche se non riescono a mettersi in piedi

sabato 8 maggio 2021

Mi hanno trasferito!


Il mio lavoro di Operatore Socio Sanitario si è interrotto bruscamente. Da quando mi sono rifiutato di continuare a fare un tampone ogni mese, sono stato sospeso da quel servizio. Ovviamente accesso negato alla struttura e non ho neppure più avuto modo di salutare i miei utenti...

Comunque, anche se nel pubblico impiego ancora non rischiamo il posto, la nostra professione l'abbiamo persa, per legge? per sempre?

Eccomi dunque demansionato a "prendere la temperatura" nell'atrio degli uffici centrali: in attesa di destinazione! Tempo per pensare e per tornare, costretto dagli eventi, alla politica.

Ecco il frutto dei miei pensieri, la lettera è rimasta affissa, di fianco alla macchinetta del caffè, solo dieci minuti perché mi hanno subito detto che non c'era spazio per comunicazioni personali tra colleghi...

 

<<Care colleghe e cari colleghi, vorrei presentarmi perché non tutti mi conoscete (…)

In venticinque anni di esercizio di questa professione ho usato altre volte l’istituto del trasferimento come strumento consapevole e concordato per indirizzare il mio interesse professionale.

Questa volta no, non sono qui per scelta ma per effetto di questo modo emergenziale di affrontare un virus. La questione riguarda tutti: nessuno è esente dalla paura, e nessuno può dirsi così sano da non sentirsi interpellato. Ma dopo un anno e mezzo di questo vivere paradossale dovremmo essere in grado, e proprio noi professionisti del sociale e del sanitario, di iniziare una riflessione su quanto stiamo vivendo.

Il tema è quello sociale e politico dell’imposizione terapeutica: è compatibile col vivere democratico?

Il tema è quello scientifico: da quando nel dopoguerra abbiamo avuto gli antibiotici abbiamo purtroppo anche cominciato ad abusarne, vogliamo fare lo stesso coi vaccini?

Il tema è quello della cautela: vogliamo davvero fare le cavie di un esperimento genetico dove inoltre lo sperimentatore ha un evidente conflitto di interessi?

Il tema è filosofico ed intimo al contempo perché qualunque forma di imposizione è incompatibile col termine salute, perché la salute non può arrivare da fuori ma solo essere il frutto di un apparato immunitario correttamente coltivato e di uno stile di vita che abbiamo tutti da ripensare… e questo sì, finalmente, come portato a suo modo positivo di questo virus.

I temi di riflessione qui lanciati sono alti ed in certo modo astratti, è vero, ma la concretezza della crisi economica in arrivo, la perdita di così tanti posti di lavoro ed il dolore per le troppe vittime di una sanità impazzita e di terapie forse sbagliate… tutto questo è materiale di una discussione urgente che mi piacerebbe iniziare qui con voi.

Torino, maggio 2021  >>

 

Ma un collega l'ha prontamente rilanciata... e così la comunicazione "personale" è rimbalzata su tutto l'indirizzario dei Servizi Sociali!!!


<< Ti ringrazio di aver fatto girare queste mie parole sulla mail del lavoro, adesso sì che mi sento ascoltato...

Comunque adesso vorrei che si parlasse del virus e non di me. Per esempio sarebbe bello raccogliere e far girare del materiale "ottimista", utile sia per i colleghi che per l'utenza, come ad esempio le associazioni di medici che offrono terapia domiciliare, l'elenco delle terapie disponibili alternative all'intubazione, un commento serio dei numeri e delle dimensioni del fenomeno quanto dell'effetto distorsivo dei media... etc.

Ed ancora una riflessione: lavorando noi proprio nel settore della debolezza, del bisogno, dovremmo avere una particolare attenzione al tema della gestione della paura, individuale, sociale, di tutti i tipi: in fondo dal linciaggio di un individuo alle camere a gas collettive sono tutti esempi di come la paura può sfuggire e provocare tragedie. 

Buonanotte >>

 


mercoledì 28 aprile 2021

Essere GAY

Essere gay - il modello "americano" intendo, moderno esplicito senza inibizioni - in una certa interpretazione astrologica viene descritto come rapporto tra Venere ed Urano: affetto ed opportunismo.

Facile capire come i due termini calzino perfetti allo stereotipo di uno scopatore seriale e compulsivo. Un poco più sottilmente, e mi ci riconosco, significa anteporre un profondo bisogno di relazioni sociali alla necessità individuale di un partner o di un innamoramento.

I gay devono certo trovarsi un partner, come tutti, ma poi, per il resto, il loro "opportunismo affettivo" dovrebbe applicarsi nelle amicizie della società degli uomini.

domenica 18 aprile 2021

La fine della politica e l'inizio della speciazione

Mezzi Morti o Mezzi Vivi, è il momento di scegliere da che parte ci si sente, e poi dividersi perché le due ipotesi non sono compatibili.

Si tratta di capire prima di tutto se è possibile farlo pacificamente, perché le due parti non sono simmetriche: mentre i Mezzi Vivi continuano a vedere il malato alla vecchia maniera, cioè un bisognoso da aiutare, i Mezzi Morti vedono i sani con l'astio del sofferente che vorrebbe tutti patiscano con lui, o con la paura di fronte all'untore, col desiderio comunque di cancellare, perseguitando gli ultimi vivi, ogni pericoloso richiamo alla realtà.

Ma prima ancora si tratta di verificare se le due ipotesi sono valide o, per dirlo in termini naturalistici, se le due specie si dimostreranno vitali o meno: i Mezzi Morti, i transumani del futuro, devono ancora dimostrare di sopravvivere alle condizioni del loro allevamento intensivo nelle gabbie della società della tutela, come galline OGM tra pesticidi antibiotici e vaccini. Mentre l'altra parte Mezza Viva, pur rappresentando la specie d'origine, con la sua intrinseca giustificazione, da lungo tempo s'è fatta rubare la parola ed oggi è costretta a rifondarsi sui dati della nuova storia e della nuova biologia che su internet stanno soppiantando la vecchia accademia. Novità culturali fondamentali ma decisamente fragili perché socializzate con "gli strumenti del nemico", nella virtualità di quel mondo elettronico e dei suoi meccanismi di controllo.

Il nuovo paradigma, o il vecchio riscoperto o l'unico possibile, cioè il radicamento al reale, non può quindi limitarsi ad essere una risposta teorica astratta, ma deve essere incarnato in una reale esperienza sociale ed ambientale. Le due forme dovranno spartirsi il territorio e stabilire forme di relazione e rispetto reciproco...

Se questo potrà mai accadere prima della completa distruzione del pianeta, non lo so. Ma è proprio lì, nel rischio di morire, il bello della vita!



Oscar, due anni, figlio di Penelope e Ladro di Cuori

venerdì 8 marzo 2019

Vita notturna

 Ecco le nostre volpi, al lavoro tutta la notte.



E al mattino i caprioli tornano nel bosco...



giovedì 23 novembre 2017

Eros e Priapo

Né crediate ch’io voglia far dello spirito: queste ch’io vo annotando le son verità vere a Dio padre manifeste, e da me portate e patite nel mio fegato porco ora in ora: verità psicologiche, verità storiche. Sono “fatti accaduti” nella serie fenomenica. Ne consegue “un secondo tempo” sessuologico che lega l’idea della mobilitazione alla psiche delle Marie Luise: il felice pandemonio della mobilitazione filotudesca è desiderato per sé stesso, perocché comporta un numero di possibili incontri e congiungimenti (accoppiamenti o copule o coiti detti altresì chiavate) molto maggiore di quanti non ne consenta la vita d’ogni giorno, la vita del “tempo di pace”. La sarabanda pazza (…) agisce sui riflessi vagatonici della femminilità patriottarda e sul latente e represso vagovulgismo delle Marie Luise con un senso di liberazione dai vincoli ordinari: morali, religiosi, ecc.: vincoli di fatto: economici e famigliari (…)
Certe Marie Luise noiate stucche per tutta un’adolescenza sui tappeti e tra i mobili santi appié i Lari di via Brisa, che hanno dovuto dir “sì sì paparino: il papà ha sempre ragione” (come il Predappiofesso) al loro nerobaffuto tiranno da voi celebrato paterfamilias, che hanno dovuto secondarne le bizze, le gelosie, le rancure, la vanità proibitiva e castrativa per tutti quei tragici anni che decorrono dal 13° in poi di loro età, non gli par vero che una bella guerrona piena di carneficine e di bombazze le involi nel calderone della carne, le tiri in crocerossa a medicar la pancia (basso ventre: mito adonico) a’ feruti: di scheggia o di palla. Palle a parte, non è facile per una Maria Luisa borghese milanese, regolarmente battezzata cresimata comunicata potenziata dal kuce e finalmente hitlerata, che crede regolarmente in Cristo, in Hitler e nel siluro volante, non è facile uscir dall’uggia di tutta una adolescenza pianofortistica piena di paternoster e madreperla, libretto da messa in tartaruga, <…>, coroncine di mughetti e di veli bianchi e di gigli e di altri emblemi dell’imene indelibato: e andar pel mondo, libera finalmente da’ rompicoglioni di genitori, a girar gli spedali e a vedere de’ bei maschi in camicia (…)
Dico dunque che le Marie Luise-Vispo Terese bramavano la mobilitazione e l’andirivieni-casino che le consegue perciocché la molteplicava le buone occasioni e cioè gli incontri de’ duo sessi. Nel tramestio te tu sgusci più facilmente di mano al Gran Veto: e dall’acque torbide te tu peschi fuora il tu’ pesce, un bel tencone grasso ancor tutto saporoso di fango. E ne deduco senz’altro argomentare i teoremi duo:
1° Teorema. La mobilitazione eccita le femmine che la vagheggiano per cagioni sessuali (moltiplicato passaggio di joni maschili entro la loro spera di percezione nell’unità di tempo; allentamento dei vincoli inibitivi ossia ritentivi) e sono grate al destino o a quella testa di cavolo (re, kuce, o poppolo) che gliela procura. (Teorema riguardante un dato di fatto: un fatto della psiche e del costume: enunciato storico.)
2° Teorema. In una società ben ordinata, cioè in una società morale, deve essere impedito a le femine Marie Luise, e a tutti coloro che si comportano e agiscono con la leggerezza vacchesca delle Marie Luise, di scatenare la guerra per ottenere facilità sessuali. (Enunciato parenetico).


Carlo Emilio Gadda, “Eros e Priapo”, pp. 88-93, Adelphi 2016 (1945)

giovedì 22 ottobre 2015

E' possibile avere una società libera e insieme consapevole?


La modernità rappresenta il matrimonio fra liberismo e consumismo: l’imprenditore saccheggia il mondo per foraggiare la massa consumatrice.
Questa sciagurata unione ci ha però regalato anche qualcosa: la modernità libera l’individuo dalle vecchie strutture famigliari e tradizionali, la piena cittadinanza è il portato positivo dei regimi democratici.
Purtroppo quest’individuo è stato liberato in pessime condizioni di salute, in condizioni cioè di individualismo, castrato sotto il profilo sociale, empaticamente deprivato, tendente all’autolesionismo, all’autismo e, soprattutto, alla bulimia consumistica compensatoria di tale stato alienato.
Due secoli di sforzi democratici hanno quindi corrisposto al rapido sviluppo dell’industrializzazione e all’improvvisa fiammata di buona parte del carbonio fossile dell’intero pianeta.
Ora, di liberismo abbiamo già parlato: le scelte dell’imprenditore non possono essere considerate scelte personali, perché hanno ricadute per tutti e dunque, per questo, pubblicamente vanno valutate. Libera impresa allora, ma nei vincoli dell’interesse collettivo, esplicitando a bilancio i costi sanitari ed ambientali e sottostando ad una magari anche forte tassazione compensativa sui consumi (oggi tassiamo il lavoro!).
Qui mi interessa invece considerare la posizione del consumatore, perché è sua la scelta, questa prettamente individuale (nei costi come negli effetti, almeno in prima battuta), che va a comporre i comportamenti di massa che ci stanno inquinando. Perché, se diamo per acquisita la libertà di ciascun adulto di fare le sue scelte, giuste o sbagliate che siano, allora dobbiamo riconoscere a quelle scelte l’importanza di un voto alle urne: gli italiani continueranno a consumare cosa e quanto hanno democraticamente scelto di consumare!
E allora, davvero non saremo in grado di cambiare nulla neanche di fronte alla malattia conclamata?
Probabilmente i costi crescenti di una crisi variamente coniugata – climatica, economica, sanitaria, sociale - potrebbero costringerci a fare con tutto come con le sigarette - IL FUMO UCCIDE - ricordare cioè, nero su bianco, la necessità di una valutazione dei rischi.
Vinta una per una ogni resistenza di categoria, le confezioni dei prodotti si copriranno di avvertenze: etichette sui rischi sanitari del vino, del latte, del caffè; di alcuni prodotti magari si impedirà del tutto la commercializzazione (lo zucchero non ha nessuna giustificazione ed è un disastro dal punto di vista delle spese mediche correlate, tra cure dentistiche e diabete invalidante), mentre di altre si consiglierà un uso ragionevole (l’olio di oliva di per sé è un ottimo prodotto che, se ne usate solo una bottiglia all’anno, diventa anche economico).
Non penso però che servirà un gran che, le informazioni sono tutte disponibili da tempo ed oggi, con internet, tutti possono trovarle. Penso semplicemente che quella consumistica sia già una scelta, a suo modo, consapevole ed orientata. Orientata purtroppo nel verso di una libertà individualistica, astratta, non coniugata in alcunché. Una libertà da e non una libertà di o per fare qualcosa in positivo.
Questa libertà è probabilmente ciò che tanti migranti dall’Africa islamica vengono a cercare in Europa ed apprezzano. Quando però i loro figli trovano il nulla, nei centri commerciali e nelle periferie consumistiche delle nostre città, molti provano a difendersi ripescando il fondamentalismo della vecchia religione, con tutto l’odio e la violenza che autorizza. Paradossale e grottesco il risultato: il suicidio del martire al supermercato, in mezzo alla folla dei consumatori autolesionisti che stanno coltivando il loro personale cancro con il carrello della spesa!
E’ ambigua allora, questa libertà scoperta dall’occidente: ne siamo andati fieri come fosse la prova di un inevitabile progresso della storia, quando invece e banalmente ha rappresentato solo il cedimento di precedenti rigidezze, la libertà come condizione indispensabile all’economia di mercato.

Ne siamo però l’avanguardia: questa “libertà da convalescenti”, ancora fragile e incerta, è stata pagata a caro prezzo con i nostri corpi e con l’ambiente di tutti, e questo ci apre la prospettiva e insieme la responsabilità di usarla per cercare altre strade.

mercoledì 9 settembre 2015

L'impotenza non si nasconde più dietro la religione


La morale sessuale cattolica ha sempre rappresentato un fattore di sovraccarico della sessualità, uno stimolo artificiale che ha nascosto il reale fenomeno in atto: le popolazioni che si modernizzano… perdono la voglia di scopare!

Peace & Love e gli anni ’70 hanno davvero rappresentato una liberazione - la liberazione dalla sessualità – ed oggi qualcuno comincia a rivendicare anche quel punto di vista.



mercoledì 26 agosto 2015

La società delle donne è finita nel bordello


L’uomo, allevato in maniera desocializzante, individualisticamente trova applicazione nel matrimonio. Nella coppia etero si trovano dunque abbinate una fisiologia maschile, per cui il desiderio può essere il frutto quotidiano di una giornata di sano attivismo, ed una femminile che invece segue il ritmo del suo ciclo di fertilità.
Risultato? Lui ha voglia di scopare tutti i giorni, lei una sola volta al mese… mettiamo pure una settimana al mese, comunque sempre solo una volta su quattro: i conti non tornano, o meglio, il conto della “serenità” famigliare torna solo se inseriamo un fattore compensatorio prostitutivo!
Vediamo ora il femminile. Nella famiglia allargata le donne erano costrette a prendere posizione in una gerarchia di suocera figlie nuore: una donna uscita dalla vita riproduttiva che raccoglie un gruppo di donne giovani e ne gestisce la fertilità. Questa però, che potrebbe essere una buona definizione astratta di gerarchia femminile, è anche il preciso organigramma di un qualunque bordello!



Proviamo invece ad immaginare che il lavoro del gruppo di donne fosse coltivarsi l’orto e lavare i panni dei lattanti, e che solo una volta al mese queste femmine si fossero interessate all’esterno per il sesso, ecco questa potrebbe tornare a darci un’immagine positiva della società delle donne.

Devo poter immaginare che una donna veramente in salute potrebbe trovare interessante e corrispondente ai suoi bisogni il riferimento ad una donna più anziana e la sicurezza dell’inserimento in una gerarchia femminile.