E al mattino i caprioli tornano nel bosco...
LA CIVILTA' DEL FOTTERE
critica al fondamentalismo della modernità
venerdì 8 marzo 2019
giovedì 23 novembre 2017
Eros e Priapo
Né crediate ch’io voglia far dello spirito: queste ch’io vo
annotando le son verità vere a Dio padre manifeste, e da me portate e patite
nel mio fegato porco ora in ora: verità psicologiche, verità storiche. Sono “fatti
accaduti” nella serie fenomenica. Ne consegue “un secondo tempo” sessuologico
che lega l’idea della mobilitazione alla psiche delle Marie Luise: il felice
pandemonio della mobilitazione filotudesca è desiderato per sé stesso, perocché
comporta un numero di possibili incontri e congiungimenti (accoppiamenti o
copule o coiti detti altresì chiavate) molto maggiore di quanti non ne consenta
la vita d’ogni giorno, la vita del “tempo di pace”. La sarabanda pazza (…)
agisce sui riflessi vagatonici della femminilità patriottarda e sul latente e
represso vagovulgismo delle Marie Luise con un senso di liberazione dai vincoli
ordinari: morali, religiosi, ecc.: vincoli di fatto: economici e famigliari (…)
Certe Marie Luise noiate stucche per tutta un’adolescenza
sui tappeti e tra i mobili santi appié i Lari di via Brisa, che hanno dovuto
dir “sì sì paparino: il papà ha sempre ragione” (come il Predappiofesso) al
loro nerobaffuto tiranno da voi celebrato paterfamilias, che hanno dovuto secondarne
le bizze, le gelosie, le rancure, la vanità proibitiva e castrativa per tutti
quei tragici anni che decorrono dal 13° in poi di loro età, non gli par vero
che una bella guerrona piena di carneficine e di bombazze le involi nel
calderone della carne, le tiri in crocerossa a medicar la pancia (basso ventre:
mito adonico) a’ feruti: di scheggia o di palla. Palle a parte, non è facile
per una Maria Luisa borghese milanese, regolarmente battezzata cresimata comunicata
potenziata dal kuce e finalmente hitlerata, che crede regolarmente in Cristo,
in Hitler e nel siluro volante, non è facile uscir dall’uggia di tutta una
adolescenza pianofortistica piena di paternoster e madreperla, libretto da
messa in tartaruga, <…>, coroncine di mughetti e di veli bianchi e di
gigli e di altri emblemi dell’imene indelibato: e andar pel mondo, libera finalmente
da’ rompicoglioni di genitori, a girar gli spedali e a vedere de’ bei maschi in
camicia (…)
Dico dunque che le Marie Luise-Vispo Terese bramavano la
mobilitazione e l’andirivieni-casino che le consegue perciocché la molteplicava
le buone occasioni e cioè gli incontri de’ duo sessi. Nel tramestio te tu
sgusci più facilmente di mano al Gran Veto: e dall’acque torbide te tu peschi
fuora il tu’ pesce, un bel tencone grasso ancor tutto saporoso di fango. E ne
deduco senz’altro argomentare i teoremi duo:
1° Teorema. La mobilitazione eccita le femmine che la
vagheggiano per cagioni sessuali (moltiplicato passaggio di joni maschili entro
la loro spera di percezione nell’unità di tempo; allentamento dei vincoli
inibitivi ossia ritentivi) e sono grate al destino o a quella testa di cavolo
(re, kuce, o poppolo) che gliela procura. (Teorema riguardante un dato di
fatto: un fatto della psiche e del costume: enunciato storico.)
2° Teorema. In una società ben ordinata, cioè in una società
morale, deve essere impedito a le femine Marie Luise, e a tutti coloro che si
comportano e agiscono con la leggerezza vacchesca delle Marie Luise, di
scatenare la guerra per ottenere facilità sessuali. (Enunciato parenetico).
Carlo Emilio Gadda, “Eros e Priapo”, pp. 88-93, Adelphi 2016
(1945)
giovedì 22 ottobre 2015
E' possibile avere una società libera e insieme consapevole?
La modernità rappresenta il matrimonio fra liberismo e consumismo:
l’imprenditore saccheggia il mondo per foraggiare la massa consumatrice.
Questa sciagurata unione ci ha però regalato anche qualcosa: la
modernità libera l’individuo dalle vecchie strutture famigliari e tradizionali,
la piena cittadinanza è il portato positivo dei regimi democratici.
Purtroppo quest’individuo è stato liberato in pessime condizioni di
salute, in condizioni cioè di individualismo, castrato sotto il profilo
sociale, empaticamente deprivato, tendente all’autolesionismo, all’autismo e,
soprattutto, alla bulimia consumistica compensatoria di tale stato alienato.
Due secoli di sforzi democratici hanno quindi corrisposto al rapido
sviluppo dell’industrializzazione e all’improvvisa fiammata di buona parte del
carbonio fossile dell’intero pianeta.
Ora, di liberismo abbiamo già parlato: le scelte dell’imprenditore non
possono essere considerate scelte personali, perché hanno ricadute per tutti e
dunque, per questo, pubblicamente vanno valutate. Libera impresa allora, ma nei vincoli
dell’interesse collettivo, esplicitando a bilancio i costi sanitari ed
ambientali e sottostando ad una magari anche forte tassazione compensativa sui
consumi (oggi tassiamo il lavoro!).
Qui mi interessa invece considerare la posizione del consumatore, perché
è sua la scelta, questa prettamente individuale (nei costi come negli effetti,
almeno in prima battuta), che va a comporre i comportamenti di massa che ci
stanno inquinando. Perché, se diamo per acquisita la libertà di ciascun adulto
di fare le sue scelte, giuste o sbagliate che siano, allora dobbiamo
riconoscere a quelle scelte l’importanza di un voto alle urne: gli italiani
continueranno a consumare cosa e quanto hanno democraticamente scelto di
consumare!
E allora, davvero non saremo in grado di cambiare nulla neanche di
fronte alla malattia conclamata?
Probabilmente i costi crescenti di una crisi variamente coniugata – climatica,
economica, sanitaria, sociale - potrebbero costringerci a fare con tutto come con
le sigarette - IL FUMO UCCIDE - ricordare cioè, nero su bianco, la necessità di
una valutazione dei rischi.
Vinta una per una ogni resistenza di categoria, le confezioni dei
prodotti si copriranno di avvertenze: etichette sui rischi sanitari del vino,
del latte, del caffè; di alcuni prodotti magari si impedirà del tutto la
commercializzazione (lo zucchero non ha nessuna giustificazione ed è un
disastro dal punto di vista delle spese mediche correlate, tra cure dentistiche
e diabete invalidante), mentre di altre si consiglierà un uso ragionevole (l’olio
di oliva di per sé è un ottimo prodotto che, se ne usate solo una bottiglia
all’anno, diventa anche economico).
Non penso però che servirà un gran che, le informazioni sono tutte
disponibili da tempo ed oggi, con internet, tutti possono trovarle. Penso
semplicemente che quella consumistica sia già una scelta, a suo modo,
consapevole ed orientata. Orientata purtroppo nel verso di una libertà
individualistica, astratta, non coniugata in alcunché. Una libertà da e non una
libertà di o per fare qualcosa in positivo.
Questa libertà è probabilmente ciò che tanti migranti dall’Africa islamica
vengono a cercare in Europa ed apprezzano. Quando però i loro figli trovano il
nulla, nei centri commerciali e nelle periferie consumistiche delle nostre
città, molti provano a difendersi ripescando il fondamentalismo della vecchia
religione, con tutto l’odio e la violenza che autorizza. Paradossale e
grottesco il risultato: il suicidio del martire al supermercato, in mezzo alla
folla dei consumatori autolesionisti che stanno coltivando il loro personale cancro con il
carrello della spesa!
E’ ambigua allora, questa libertà scoperta dall’occidente: ne siamo
andati fieri come fosse la prova di un inevitabile progresso della storia,
quando invece e banalmente ha rappresentato solo il cedimento di precedenti
rigidezze, la libertà come condizione indispensabile all’economia di mercato.
Ne siamo però l’avanguardia: questa “libertà da convalescenti”, ancora
fragile e incerta, è stata pagata a caro prezzo con i nostri corpi e con
l’ambiente di tutti, e questo ci apre la prospettiva e insieme la
responsabilità di usarla per cercare altre strade.
mercoledì 9 settembre 2015
L'impotenza non si nasconde più dietro la religione
La morale sessuale cattolica ha sempre rappresentato un fattore di
sovraccarico della sessualità, uno stimolo artificiale che ha nascosto il
reale fenomeno in atto: le popolazioni che si modernizzano… perdono la voglia
di scopare!
Peace & Love e gli anni ’70 hanno davvero rappresentato una
liberazione - la liberazione dalla
sessualità – ed oggi qualcuno comincia a rivendicare anche quel punto di vista.
mercoledì 26 agosto 2015
La società delle donne è finita nel bordello
L’uomo, allevato in maniera desocializzante, individualisticamente trova
applicazione nel matrimonio. Nella coppia etero si trovano dunque abbinate una
fisiologia maschile, per cui il desiderio può essere il frutto quotidiano di
una giornata di sano attivismo, ed una femminile che invece segue il ritmo del
suo ciclo di fertilità.
Risultato? Lui ha voglia di scopare tutti i giorni, lei una sola volta al
mese… mettiamo pure una settimana al mese, comunque sempre solo una volta su
quattro: i conti non tornano, o meglio, il conto della “serenità” famigliare
torna solo se inseriamo un fattore compensatorio prostitutivo!
Vediamo ora il femminile. Nella famiglia allargata le donne erano costrette
a prendere posizione in una gerarchia di suocera figlie nuore: una donna uscita dalla vita riproduttiva
che raccoglie un gruppo di donne giovani e ne gestisce la fertilità.
Questa però, che potrebbe essere una buona definizione astratta di gerarchia
femminile, è anche il preciso organigramma di un qualunque bordello!
Proviamo invece ad immaginare che il lavoro del gruppo di donne fosse
coltivarsi l’orto e lavare i panni dei lattanti, e che solo una volta al mese
queste femmine si fossero interessate all’esterno per il sesso, ecco questa
potrebbe tornare a darci un’immagine positiva della società delle donne.
Devo poter immaginare che una donna veramente in salute potrebbe trovare
interessante e corrispondente ai suoi bisogni il riferimento ad una donna più
anziana e la sicurezza dell’inserimento in una gerarchia femminile.
lunedì 3 agosto 2015
Economia della contraddizione
Bandiera dell’individuo,
il liberismo in realtà, con la sua offerta di prodotti di consumo,
svilisce l’attitudine a fare da sé e, soprattutto,
ignora che se ne possa trovare soddisfazione!
domenica 19 luglio 2015
... il fondo del barattolo!
“Io credo che non si rispettino abbastanza le vecchie puttane, invece di
perseguitarle quando sono giovani. Io se fossi in grado mi occuperei unicamente
delle vecchie puttane perché le giovani hanno dei prossineti ma le vecchie non
hanno nessuno. Prenderei solamente quelle che sono vecchie, racchie e non
servono più a niente, sarei il loro prossineta, mi occuperei di loro e farei
regnare la giustizia. Sarei il più grande poliziotto e prossineta del mondo e
con me nessuno vedrebbe mai più una vecchia puttana abbandonata piangere al
sesto piano senza ascensore.”
“Il mio paese doveva essere qualcosa come l’Algeria o il Marocco, anche
se io non figuravo da nessuna parte dal punto di vista documentario, Madame
Rosa ne era sicura, non era per suo piacere che mi tirava su da arabo. Diceva
anche che per lei queste cose non contano, siamo tutti uguali quando siamo
nella merda, e se gli ebrei e gli arabi si spaccano la faccia è perché non
bisogna credere che gli ebrei e gli arabi sono diversi dagli altri, è proprio
la fraternità che fa fare così, eccetto forse per i tedeschi dove c’è dell’altro.”
“A discolpa di Madame Rosa come ebrea posso dire che era una santa
donna. Certo, ci dava sempre da mangiare le cose che costavano di meno e col
ramadan me ne faceva vedere di tutti i colori. Venti giorni senza mangiare,
pensate, per lei era la manna dal cielo e aveva un’aria di trionfo quando
arrivava il ramadan e io non avevo più diritto al gefilte fish che preparava lei stessa. Quella bastarda rispettava
la credenza degli altri, ma io l’ho vista mangiare del prosciutto. Quando le
dicevo che al prosciutto non aveva diritto, si faceva una risata e tutto finiva
lì. Non potevo impedirle di averla vinta quando c’era il ramadan ed ero
costretto a rubare dai banchi del droghiere nei quartieri dove non mi
conoscevano come arabo…”
Romain Gary, “La vita davanti a sé”, Neri Pozza ed.
sabato 4 luglio 2015
Per un desiderio sostenibile
Dopo un po' di pausa estiva voglio tornare al nostro tema
conduttore. Vediamo di riassumere.
Il mondo va a rotoli perché l’umano ha trovato comodo vivere fottendo:
le risorse il territorio gli altri e, in ultima istanza, se stesso. La
religione non può risolvere il problema del fottere perché, con lo strumento
della morale, è costretta ad affermare che il fottere è male e, di conseguenza,
in un’iperbole insostenibile, male risulta dunque il corpo, il desiderio, la
riproduzione della specie… la vita! In deroga a questo, per gentile
concessione, le forme istituzionalizzate di matrimonio famiglia e conseguente
miseria sociale. Ma il ’68 e la liberazione sessuale ci sono già stati, mi
direte voi, sì ma in senso solo critico e non costruttivo perché la sessualità
individualista, liberata dai vincoli e dalle rigidezze sociali, è diventata
oggetto di consumo e non ha costruito legami sociali di alcun genere.
Ripetiamo allora che, secondo noi, il problema non è il fottere, che di
per sé stesso è un sanissimo desiderio ed intimo segno di salute, ma le sue
mille forme distorte frutto della pedagogia edipica familista.
Realismo e laicità dovrebbero allora risultare battaglie non solo
doverose, ma anche molto interessanti, nell’aspettativa
di una riscoperta della propria complessità.
Conclusioni?
Sì, penso proprio che il pianeta e tutti gli esseri che ci vivono sopra
sarebbero contenti che i nostri orgasmi tornassero ad esprimere salute e voglia
di vivere piuttosto che rabbia e frustrazione!
sabato 6 giugno 2015
Granivori!
The role of starchy plants in early hominin diets and when the culinary processing of starches began have been difficult to track archaeologically. Seed collecting is conventionally perceived to have been an irrelevant activity among the Pleistocene foragers of southern Africa, on the grounds of both technological difficulty in the processing of grains and the belief that roots, fruits, and nuts, not cereals, were the basis for subsistence for the past 100,000 years and further back in time. A large assemblage of starch granules has been retrieved from the surfaces of Middle Stone Age stone tools from Mozambique, showing that early Homo sapiens relied on grass seeds starting at least 105,000 years ago, including those of sorghum grasses.
http://www.sciencemag.org/content/326/5960/1680.full
Una ricerca pubblicata su Science 18 dicembre 2009
domenica 31 maggio 2015
domenica 17 maggio 2015
Potere femminile
Quando non c’è alcuna missione da compiere il potere maschile si svuota,
diventa inconsistente,
il potere femminile invece è congenito, si esercita sempre… anche se non
serve a niente.
Il potere è questione di donne,
riportatevelo a casa!
mercoledì 6 maggio 2015
Sistema sanitario nazionale
Ho lavorato qualche anno nell'assistenza domiciliare, accompagnavo gli anziani del quartiere anche nelle loro visite mediche e, tra farmacie, ricoveri e ambulatori, alla fine avevo l'impressione di seguire una grande liturgia, oggi tizio iniziava la sua via crucis (quale che fosse la malattia, mettiamo il diabete) ed io conoscevo già l'iter, medico, specialista, gli esami, l'insulina, avevo in mente altri in altri punti del percorso, le gambe gonfie, la perdita della vista, il peggioramento che sarebbe venuto... Sembrava un contagio di fronte al quale tutti reagivano in solitudine. Nessun vecchietto avvertiva gli altri del condominio, "attento a cosa mangi, guarda cosa sto diventando io!", ma ciascuno partiva per il suo pellegrinaggio personale quasi con un senso di importanza, finalmente questo mi riguarda, ora è il mio turno, ora sono io al centro della scena...
Altro dato. Sento alla radio i risultati di una ricerca: le regioni sicilia e puglia vincono su tutte per il numero di parti cesarei, in tre parti su quattro interviene il chirurgo! Evidentemente al sistema sanitario nazionale pervengono delle richieste che non sono prettamente sanitarie, ma riguardano dati culturali quali un certo approccio alla malattia o, come in questo caso, la ricerca di comodità di un certo assetto del femminile.
Nell'organizzare la sanità, quella tra pubblico e privato non può essere considerata un'alternativa.
Certo gli sprechi non fanno bene a nessuno e l'efficienza è sempre un obiettivo onorevole, ma il dibattito in corso (la voglia di privatizzare proprio quando in America Obama sta cominciando a ripensare al pubblico!) ha solo l'effetto di nascondere la vera questione: la sanità non deve limitarsi ad evitare gli sprechi, ma deve dimostrarsi realmente produttiva di qualcosa!
Qual'è il prodotto? La salute, certo, ma quale? Quella di qualcuno che esce dall'ospedale "sanificato" ma del tutto inconsapevole di quanto accaduto e, soprattutto, incapace di evitarlo una prossima volta? Questo è quanto cerchiamo, con difficoltà, di garantirci oggi.
Ma la salute non è soltanto l'essere sani adesso, è qualcosa di più. Salute è la capacità di tenersi sani anche domani e dopodomani, salute è la capacità di allevare nuove generazioni vitali, efficienti nel corpo e consapevoli di sé e dei propri limiti. E la differenza non è da poco.
La medicina preventiva e l'educazione sanitaria sono oggi giusto un contorno, dovrebbero essere invece lo strumento principale per produrre una popolazione sana, cioè capace di tenersi in salute autonomamente. L'efficacia, la produttività di questa politica sarebbe subito evidente a tutti nel drastico ridursi del bisogno di ospedali, medicine, interventi invasivi e relativi costi.
Purtroppo la questione non è così semplice perché non è solo un problema di bilancio ma quello, molto più serio, di un "cambio di paradigma", di una rivoluzione nell'orizzonte culturale e complessivo di un'intera civiltà.
Purtroppo ma non a caso proprio sul nodo della malattia e della sofferenza, si gioca l'alternativa crudele tra una reale pratica medica ed una pratica religiosa. Perché religiosa e scaramantica risulta nei fatti l'attenzione medica limitata all'immanenza del dolore personale (in un orizzonte mentale dove le nostre vite sono affidate a dio o al caso), mentre una pratica medica onesta, nella prevenzione e nell'educazione per il futuro potrebbe addirittura riconoscersi un aspetto di trascendenza.
In sostanza tra sanità pubblica e privata non si gioca alcuna reale alternativa.
La medicina più efficace oggi può solo essere quella che ne farà diminuire il bisogno domani.
lunedì 4 maggio 2015
Storia della "donna" perduta
“… basta, ma’, è inutile, non posso più stare con Pietro, voglio bene a
un altro. Fu un errore. La conoscevo, aspettava solo una piccola provocazione.
La sua litania s’interruppe, le cose cambiarono in un lampo. Mi colpì con uno
schiaffo violentissimo urlando a raffica: zitta, zoccola, zitta, zitta, zitta…”
Se un maschio diventa un uomo adulto quando arriva a riconciliarsi col
padre, alla pari con gli altri maschi, nella società degli uomini, al femminile
mi sembra diverso.
Il femminile può divenire adulto solo nel riconoscere l’autorità della
madre, questa le permette una qualche forma di strutturazione, altrimenti è una
mina vagante!
La Ferrante, così come il suo personaggio alter ego e molte donne
contemporanee, davvero hanno creduto di intravvedere il loro essere donna…
quando invece sono solo riuscite a fare quelle mine vaganti.
domenica 19 aprile 2015
Chi zappa non migra
Di solito chi zappa non "migra". Chi è povero scappa da un contesto e da una cultura che lo stanno fottendo, mentre
chi è ricco parte alla conquista di
nuove ricchezze.
Spesso però, chi scappa da un posto asfissiante è anche molto debole e
trova necessario riassociarsi al gruppo di origine per affrontare il nuovo
contesto.
Ecco dunque popolo ed élite ricongiungersi in terra straniera e formare una
nuova comunità: che al suo interno svilupperà le stesse dinamiche e le tensioni
da cui si fuggiva, ma che all’esterno sarà capace dello stesso imperialismo,
promuovendone la diffusione.
domenica 12 aprile 2015
I migranti islamici e la conversione al consumismo come religione della modernità
Quando un migrante islamico arriva in Europa può fare una certa
esperienza della libertà, la libertà per come la intende l’occidente, cioè
libertà di consumo. Purtroppo questa pratica comporta un danno ambientale che
risulta non più sostenibile e che chiede, urgentemente, di cercare delle
alternative.
Questa libertà comporta anche, almeno nella nostra esperienza, un certo
grado di alienazione cui parte di loro risponde rifugiandosi nel
fondamentalismo d’origine.
Ora, il sistema socioeconomico occidentale – democrazia ed economia di
mercato – si basa sul fatto che la maggior parte della popolazione assume una
posizione laica piuttosto che fondamentalista (uno prima si considera cittadino
del suo stato e poi, solo dopo, seguace della sua religione o delle sue
convinzioni), questo è un requisito cui difficilmente si può rinunciare senza
far venir meno le condizioni per quella stessa libertà che sono venuti
cercando.
Inoltre, se guardiamo con attenzione lo stile di vita della modernità, dai
più è vissuto in maniera omologante ed acritica cioè, sostanzialmente: il
consumismo rappresenta la pratica religiosa reale ed universalizzante
dell’occidente, anche senza bisogno di un clero o di una teologia esplicita.
Dunque il richiamo che i fondamentalisti fanno al loro popolo in
migrazione è, in effetti, corretto: attenti, immagino dicano tutti, attenti che
lo stile di vita degli infedeli vi porterà fuori della grazia di dio. Ed è vero,
la tentazione dell’occidente rappresenta davvero la possibilità di convertirsi ad
un’altra religione, e non quella cristiana ma quella della modernità
consumista, e semplicemente, attraverso l’inaspettata ritualità di uno stile di
vita.
I nostri fondamentalisti vorrebbero quest’occidente ancora cristiano, ma
non è vero, non è più vero. I progressisti dovrebbero dire che ormai siamo un
paese compiutamente laico, ma neanche questo è vero perché, in realtà, siamo
già pienamente assorbiti nella dimensione religiosa della modernità.
L’opportunità della cittadinanza in un paese democratico sembra allora offerta
al prezzo dell’adesione alla religione del consumo. E’ vero, ma non è
obbligatorio, non è ancora religione di stato! Il supermercato è comodo ma
costa, il supermercato fa ammalare e prima ancora annoia e sono in molti, oggi,
quelli che cominciano a cercare delle alternative più salutari e più
interessanti!
L’Italia era ancora contadina nella prima metà del novecento, poi è
stata operaia in fabbrica, e poi solo più genericamente “impiegata” nel settore
terziario. Che vuol dire? Servizi, logistica, commercio, tecnici specializzati,
assistenza, istituzioni… Riassumendo vuol dire che compriamo le merci, le spostiamo,
le consumiamo… e ci facciamo assistere! Chi produce? Boh, forse è anche per
questo che siamo in crisi.
Un ciclo per noi è finito. Abbiamo colonizzato e rubato risorse, poi
abbiamo trasformato il bottino nei beni che volevamo consumare e poi ce li
siamo spartiti… fino all’ultima briciola! Oggi l’Italia non è più il paese del
boom economico, delle industrie e del posto fisso, gli stipendi sono finiti e
restano solo le ultime pensioni dei vecchi, ma da spartire con le badanti.
Oggi l’Italia è il paese del disastro, sociale e ambientale. Oggi
l’Italia è un paese che deve ricominciare a considerarsi povero e che ha
urgenza di ricostruire tutto: ritrovare una sua autonomia produttiva agricola, immaginare
una gestione del territorio un po’ più lungimirante che in passato e, condizione
essenziale, tessere una nuova rete sociale capace di fare tutto ciò.
Accomodatevi, in questo senso c’è un sacco di lavoro per tutti, oriundi
e migranti!
mercoledì 1 aprile 2015
Gli interpreti dei sogni
<< Disse che si sarebbe messo al servizio del capitalismo (un
sarcasmo, o forse la chiamano ironia). La cosa non lo sorprese. Perché Elias
non dubitava che Johan Corneliussen fosse ancora marxista, e che cosa avrebbe
dovuto farsene? Possedeva in effetti una conoscenza unica, il marxismo, che gli
forniva una capacità superiore di interpretare i sogni della gente, visto che,
in fin dei conti, per ora stanno tutti dove stanno, cioè in questa società.
Solo mettendosi al servizio del capitalismo poteva realizzare quelle sue doti,
perché il capitalismo è in fondo l’unico capace di mettere a frutto quei sogni
e, soprattutto, di adoperare gli interpreti dei sogni. >>
Dag Solstad, Timidezza e dignità,
1994
mercoledì 25 marzo 2015
Proibizionismo
Criminalizzare sesso e droga è solo una strategia di marketing: l'economia di mercato sottolinea gli estremi del desiderabile per evidenziare l'intero catalogo dei prodotti di consumo.
Altra spiegazione potrebbe essere che, della triade sesso-droga-rockandroll, il rock è l'unico che non rischia di sfuggire al businnes, dipendendo elettricamente dal sistema.
mercoledì 4 marzo 2015
Torniamo a scuola
Quando un adulto non sa coltivarsi l’orto e non sa fare a meno del posto
fisso e del supermercato, allora la pedagogia ha da cambiare. A scuola devono
tornare gli adulti, a discutere di come si sta al mondo, cosa bisogna mangiare
per tenersi in salute, cosa vogliamo coltivare e produrre.
Sono gli adulti che devono decidere quale storia e quale scienza
insegnare ai loro figli. Sono gli adulti a decidere il grado di sincerità che
possono permettersi, e che segnerà l’esperienza della prossima generazione.
mercoledì 25 febbraio 2015
Eraclito: Il mondo è uno, dialettico, dinamico... e incomprensibile per l'uomo civile!
La realtà è unitaria:
Fr.50 “Ascoltando non me, ma il logos, è
saggio convenire che tutto è uno.”
dialettica e dinamica:
Fr.67: “Il dio è giorno notte, inverno
estate, guerra pace, sazietà fame, e muta come <il
fuoco>, quando si mescola ai profumi e
prende nome dall’aroma di ognuno di essi.”
Fr.80 “Bisogna però sapere che la guerra
è comune (a tutte le cose), che la giustizia è
contesa e che tutto accade secondo
contesa e necessità.”
e ciclica:
Fr.103 “Comune infatti e il principio e
la fine nella circonferenza del cerchio.”
Consapevole del limite imprescindibile che quell’uno rappresenta per
chi ci vive dentro, come origine del cosmo, come biogenesi:
Fr.18 “Se non spera, non troverà
l’insperabile, perché è introvabile e inaccessibile.”
O di difficile comprensione, come alcune ipotesi cosmogoniche
presentate dalla fisica moderna: l’armonia di un campo primario che
porta in sé la tentazione a rompersi, la “rottura spontanea della simmetria”, e
ad aprirsi nella realtà.
Fr.51 “Non comprendono come, pur
discordando in se stesso, è concorde: armonia
contrastante, come quella dell’arco e
della lira.”
Consapevole del gioco della relatività tra spazio e tempo:
Fr.52 “Il tempo è un fanciullo che gioca
spostando i dadi: il regno di un fanciullo.”
Consapevole del verso antientropico degli esseri viventi:
Questa è la ragionevole cosmologia ancora immaginabile ai tempi di
Eraclito, intuitiva, naturalistica. Poi basta, Platone sottrae l’anima alla gretta
realtà materiale, e quelli dello spirito diventeranno proprio i discorsi che
Eraclito cominciava a lamentare nei suoi contemporanei, retorici, ideologici,
opportunisti:
Fr.2 “Bisogna dunque seguire ciò che è
comune. Ma pur essendo questo logos comune,
la maggior parte degli uomini vivono come
se avessero una loro propria e particolare
saggezza”.
Così facendo l’umano vorrebbe dimenticare una realtà cui però non può
sottrarsi:
Fr.16 “Come potrebbe uno nascondersi a
ciò che non tramonta mai?”
Risultato, l’alienazione che accompagna il corso di ogni grande
civiltà e la storia delle sue ideologie:
Fr.70: “Da questo logos, con il quale
soprattutto continuamente sono in rapporto e che
governa tutte le cose, essi discordano e
le cose in cui ogni giorno si imbattono essi le
considerano estranee”.mercoledì 4 febbraio 2015
La cosmologia non è poi così importante
Gli egizi costruivano enormi piramidi, noi il CERN. La ricerca del senso
della vita può rivelarsi anche molto costosa! Il bisogno di vestire un’ipotesi
cosmologica è molto forte ed accomuna cose molto diverse tra loro. Sotto questo
punto di vista il fisico nucleare ed il terrorista islamico sono equivalenti:
entrambi cercano di imporre la loro ipotesi cosmologica, anche se l’uno con l’evidenza
empirica della prova sperimentale e l’altro, tragicamente, con le bombe.
Ma la cosmologia non è poi così importante. Ad orientare i nostri passi,
a pensarci bene, è sufficiente il modesto obiettivo della sopravvivenza:
respirare, bere, mangiare, tenersi in salute e coltivare la complessità della
specie.
La fisica classica ci qualifica come sistemi antientropici (nell’universo
l’energia si disperde, il bioma invece la raccoglie e l’organizza). La
relatività ci avverte che lo spazio-tempo euclideo, squadrato e rassicurante
che conosciamo… è solo l’esperienza limitata del nostro ordine di grandezza. La
meccanica quantistica, infine, ci ricorda che la materialità è pura apparenza, il
frutto del gioco dialettico di punti senza dimensione. Tutti questi dati non
cambiano il verso biofilo che abbiamo da imprimere alle nostre esistenze, lo
confermano piuttosto, lo contestualizzano, lo arricchiscono di un dato
cognitivo interessante ma non fondamentale ai fini del nostro inserimento
ecologico nell’ambiente.
Anche per quel che riguarda le religioni tradizionali (quelle con un Dio
creatore per intenderci) il discorso è analogo. Non abbiamo bisogno di un
codice morale a dirci che è bene vivere, possiamo arrivarci da soli! Il
problema si pone quando, di astrazione in astrazione, gli articoli di quel
codice arrivano ad interferire con ciò che avrebbero dovuto invece solo
interpretare, cioè con i nostri bisogni ed i nostri desideri.
Storicamente, la ricerca cosmologica segnala non la nascita di un
particolare interesse per le grandi strutture dell’universo, ma l’alienazione, la
debolezza di non capire più il senso di un’esistenza o la forma di un corpo
nelle economie più larghe di un sistema complesso.
venerdì 23 gennaio 2015
Pesto di rucola
Cari lettori, su internet ho trovato parecchie ricette di sugo alla rucola (qui vi presento la mia alternativa salutista), comunque la questione principale è ricordare che il basilico è cancerogeno e quindi il suo uso intensivo e concentrato nel pesto alla genovese immagino risulti particolarmente pericoloso: un perfetto esempio di come convenga sempre considerare "l'effetto che fa" prima del gusto!
100gr di rucola fresca tagliata
100gr di tofu
10 noci
1 cucchiaio d'olio d'oliva
il succo di due spicchi d'aglio, un po' di zenzero, sale
frullate il tutto non troppo fine aggiungendo un po' d'acqua e poi addensate con due o tre cucchiai di lievito di birra alimentare.
martedì 13 gennaio 2015
giovedì 1 gennaio 2015
WWOOF e stili di vita
Ho provato a fare una ricerca fra le fattorie aderenti al WWOOF
(l’associazione che permette a giovani di tutto il mondo di fare esperienze
formative in agricoltura biologica). Grazie al motore di ricerca ho vagliato le
schede di presentazione delle cascine ospitanti ed ho selezionato quelle che
hanno usato i termini: vegetarian, vegan, macrobiotic, gay. Per fare un
confronto ho poi cercato gli stessi dati nell’elenco delle fattorie tedesche.
in Italia: vegetarian 50%, vegan 10%, macrobiotic <1% , gay <1%
in Germania: vegetarian 40%, vegan 5%, macrobiotic 0%, gay 0%
Da questi dati emerge, forse con sorpresa, un’Italia all’avanguardia
nella ricerca di una cultura ecologica e salutare. Allo stesso tempo il
raffronto fra i diversi criteri alimentari adottati denota la gran fatica a
pervenire ad un pieno realismo e ad una sincera valutazione delle proprie
produzioni come delle proprie scelte di gusto. Si evidenzia una palese
contraddizione: formaggio vino e carne che sembrano essere le possibilità
produttive di quest’Italia non più industriale (a conferma l’expo di Milano che
si è incentrato sull’alimentazione), sono anche i prodotti che ci riempiono gli
ospedali.
I numeri evidenziano un lento percorso di consapevolezza di cui,
malgrado tutto, sembriamo essere all’avanguardia, l’Italia potrebbe essere il
primo paese europeo in cui può definirsi una valutazione più realistica del
fenomeno economico, una valutazione in cui finalmente si tenga conto degli
effetti e dei disvalori economici, in cui si potrà cominciare a parlare dei
costi sociali relativi alle produzioni.
Quanto alla rarità del termine gay (ed il dato non indica agricoltori
omosessuali dichiarati, ma genericamente posti “gay friendly”), sembra dire che
il mondo agreste ancora non brilla per sperimentazione sociale. Eppure, se
cerco di immaginare le aspettative dei tanti giovani che ho visto passare qui
da noi in questi tre anni di attività WWOOF, credo che l’interesse per un dato
sociale di maggiore complessità accompagni strettamente la ricerca di ecologia
ed autonomia grazie al tramite essenziale della salute.
domenica 21 dicembre 2014
L'estetica del dominio
Nella "signorilità",
termine col quale vorremmo distinguere una certa saggia compostezza
dalla sfacciata aggressività dei nuovi ricchi, non c'è altro, in realtà,
che la dimenticanza dell'origine fraudolenta del privilegio.
domenica 7 dicembre 2014
Intelligenza naturale
La comprensione rappresenta il movimento inverso a quello per cui
da uno schema unitario si genera la multiformità del reale.
L'intelligenza è la risposta allo sviluppo del cosmo,
è l'esercizio faticoso
di risalire la corrente
per ricongiungersi alla fonte delle potenzialità,
riaccorpare i termini,
cogliere le analogie...
Purtroppo, la nostra moderna idea di progresso
non mi sembra andare in
questa direzione.
giovedì 27 novembre 2014
Platone e la Società degli Uomini
<< Intendiamo ora affermare che gli uomini sposati nulla meno
dovranno consumare i pasti nei banchetti comuni; cioè come prima, quando non
erano sposati. Indubbiamente questo provvedimento apparve strano, quando, la
prima volta, fu introdotto nei vostri paesi certo in occasione di qualche
guerra (e la guerra ne impose la necessità); oppure anche in occasione di
qualche altro flagello di pari importanza. Comunque sia, erano momenti in cui
ci si trovava in grande scarsezza d’uomini; si fece esperienza di tale
istituzione e, perché costretti per forza a ricorrervi, si vide che
l’istituzione d’altronde era molto giovevole alla città. Insomma, press’a poco
in questo modo si venne a stabilire presso di voi l’usanza dei pasti in comune
(…)
Invece, per quel che si tratta delle donne, ne è stata abbandonata
l’organizzazione, senza stabilir nulla per legge. E questo non va bene. Insomma
non è stata istituita apertamente l’usanza
dei pasti in comune per le donne, mentre appunto il sesso femminile in
genere è più chiuso e più portato a nascondersi che non sia il sesso dell’uomo.
E tale natura della donna, inclinata a far uso d’astuzia per la sua stessa
debolezza, fu appunto abbandonata senza disciplina da parte del legislatore,
con evidente errore di calcolo. Per questo abbandono del sesso femminile, molte
cose da voi non andarono bene, che certo sarebbero andate meglio di oggi, se
queste cose avessero trovato le leggi convenienti. Per il benessere, dunque,
dello stato è molto meglio riprendere questo punto e stabilir bene, con precise
disposizioni, le norme della vita in comune di uomini e di donne (…)
E in qual modo potrebbe evitare il ridicolo chi tentasse di costringere
le donne a mangiare e a bere in comune, così da esser sotto gli occhi di tutti?
E questa è la cosa che riuscirebbe certo più sgradita al sesso femminile. La
donna è abituata a viver nascosta e nell’ombra; la conduci alla luce, e
riluttando con tutte le sue forze finirà per avere piena ragione del
legislatore. Le donne, come dissi, in altri luoghi non accetterebbero nemmeno
questa giusta proposta; sarebbe un coro di proteste e di grida. >>
Platone, Dialoghi Libro VI
Reminiscenze di un lontano passato o nuovi protocolli militari? Platone
non sembra aver le idee chiare in proposito… Ci sembra comunque importante come
testimonianza dell’esistenza delle società di genere. Interessante la notazione
della non specularità, e quindi del diverso apprezzamento che ne potevano avere
uomini e donne.
sabato 8 novembre 2014
Il Fascismo del Gusto Universale
Avevamo appena parlato del Salone del Gusto criticando espressamente la
scelta culturale di privilegiare il gusto all’effetto del cibo sulla salute, ecco
che un amico mi riporta sul tema raccontandomi la visita all’”Università delle
Scienze Gastronomiche”, prestigiosa istituzione, accreditata dal Ministero
della Pubblica Istruzione ed attiva da 10 anni a Pollenzo, vicino a Bra in
Piemonte.
“Sono andato a trovare la mia ragazza che studia lì, l’ho aspettata alla
fine delle lezioni, abbiamo mangiato alla mensa e poi mi ha fatto visitare il
posto. Alla mensa si poteva scegliere un piatto tra diverse alternative:
tagliatelle al sugo, zuppa di patate, tajarin al tartufo (ma per questi c‘era
un sovrapprezzo di 25 euro!), polpettone di carne o frittata (di spinaci e con
le uova, ovviamente, ma anche adagiata sopra un letto di majonese!), insalata
(del supermercato) e pane (industriale).
Dopo pranzo abbiamo visitato l’orto, gestito da studenti del secondo e terzo
anno: 150 mq per ospitare qualche cavolfiore, sei peperoni e una decina di finocchi,
due o tre melanzane, una pianta di cetrioli e qualche aromatica.
Tre ore di lezione al mattino più una serie di laboratori al pomeriggio,
tre anni di corso a 14mila euro l’anno!”
Lei pensa realisticamente di usare il suo futuro titolo di studio per
trovare lavoro?
“Lo spera ma non è sicura, lei fruisce di una borsa di studio come la
gran parte degli studenti stranieri (un 40% circa), ma tutti gli altri sono
ragazzi italiani a retta intera, che vengono qui come a fare un normale corso
di studi universitari finite le scuole superiori…”
Allora, eccoci di nuovo di fronte alla stessa questione: abbiamo da
vendere il prodotto italiano e qualcuno lo pubblicizza. Enogastronomia
carnivora ed ipercalorica, grassi e zuccheri senza alcun criterio, latte e derivati…
Lo ribadiamo, nel momento in cui le popolazioni industriali cominciano a far
fronte ai danni del loro stile di vita, e la priorità delle istituzioni
dovrebbe diventare la salute pubblica, il perdurare di forme corporative di
tutela degli interessi commerciali di alcuni settori merceologici diventa
sempre più sfacciato ed inaccettabile.
Se è scandaloso il prestarsi di tanti medici e scienziati nella
costruzione di inverosimili facciate di salubrità per i nostri “prodotti tipici”,
la responsabilità politica delle istituzioni è ancora più grave!
Che la pubblicità è lì per fotterci tutti se lo aspettano. Ma che l’Università
proponga a titolo di universalismo questi battuage pubblicitari, pagati con le
stesse tasse che dovrebbero curare gli infarti e le cirrosi, i diabeti e gli
alzeimer che con quei cibi ci procuriamo… beh questa è circonvenzione di incapace, questo è fascismo... e fascismo di pessimo
gusto!
venerdì 24 ottobre 2014
Effetto Alimentare contro Salone del Gusto
Scegliere tra il gusto e l’effetto, o meglio, scegliere quale priorità
dare.
Oggi è il gusto che tira. Il gusto sopra ogni ragionevolezza, prima di
qualsiasi segnale del nostro corpo. C’è chi non smette di mangiare il
parmigiano finché non è riuscito a sfondarsi le emorroidi, o chi aspetta la
cirrosi o un infarto per smettere di bere. Questo vuol dire che proprio solo la
malattia conclamata, e spesso neanche quella, frena un poco la corsa
autolesionista della modernità.
E così una scelta, prettamente individuale ed edonista come quella del
gusto, ci rende collettivamente complici dell’industria del danno, che sia il
vino, l’olio o la vacca ed i suoi derivati. Estimatori del gusto, produttori,
dottori e scienziati, tutti presi in un gran carosello commerciale
autogiustificazionista.
Invertiamo i termini, prima scegliamo gli alimenti che ci procurano la
salute, quelli etici, quelli che ci sembra ragionevole produrre. Poi il gusto
viene da solo, come piacevole esercizio, qui allora anche istintuale, di
ricerca di equilibrio ed efficienza.
Abbiamo bisogno urgente di ridefinire la cura della salute e della
complessità della specie, e distinguerla chiaramente dal campo del fottere a
dai suoi frutti tentatori.
martedì 21 ottobre 2014
젠더 오염
(Gender Pollution)
젠더의 관점에서 보면, 각 남성의 행동에서 그에 상응하는 여성의 “요구”를 찾아야 한다.
남성이 경쟁 사회를 구축하는 것은, 그를 경쟁적으로 만드는 여성의 요구와 "결혼"했기 때문이다.
사회계층 피라미드는 남성에 의해 만들어진 것처럼 보이지만, 남성의 뒤에는 그들을 움직이게 하는 아내가 언제나 있다는 것을 생각해볼 수 있다.
일부일처제는 남성 생리학적으로 협력하려는 남성들을 경쟁적이고 개인주의적으로 만들어 집단으로부터 분리시켰다.
모든 기혼 여성은 남성을 그가 여느 사회계층에 속해있던지 간에 스스로 “리더"임을 느낄 수 있게 만든다. 남성은 다른 남성과 비교하여 자신을 ”평가“하지 않아도 된다.
그리고 여성이 조금 백치미를 더한다면... 그것은 오직 남성이 더 확실히 그렇게 믿도록 놔두려는 것이다!
trad. by Sujung and Yoona from Seul, Corea.
Anche questa volta la traduzione è un regalo dei nostri ospiti stranieri che arrivano qui grazie al WWOOF (l'associazione internazionale di scambio culturale e ospitalità)
mercoledì 15 ottobre 2014
Cavoli neri
Cavolo nero, toscano, lancinato. Eccolo quasi a maturazione, vuole ancora prendere un po' del freddo invernale per essere al meglio come gusto.
Assaggiatelo nella "Ribollita", famosa zuppa toscana che esalta le sue qualità e che qui vi suggerisco nella sua versione essenziale: cavolo farro e fagioli cannellini.
Delle foglie si usa il verde che va stracciato a mano tenendo stretta la costa. Buttatelo in pentola, abbondante, con eguale quantità di farro e di cannelini. Tanta acqua, un pezzetto di alga per la cottura dei fagioli, sale ed almeno un'ora di pentola a pressione.
Dal nome stesso si desume che la seconda volta che lo mangiate sarà ancora più buona... un pizzico di peperoncino a piacere, un goccio d'olio toscano e qualche pezzo di pane duro cotto dentro.
Buon appetito!
mercoledì 1 ottobre 2014
Il senso (termodinamico) della vita
Dall'atomo al sole: la materialità che conosciamo nelle forme estreme della struttura costitutiva e del suo sovrordine stellare. Due sistemi analoghi, due schemi con qualcosa al centro.
Il sole irraggia e disperde la sua energia. Questa, passando, crea vortici che invece concentrano, selezionano, organizzano. Identità, metabolismo e riproduzione sono i caratteri distintivi del vortice biologico, che non ha centro ma "si produce al centro". Una membrana racchiude questo piccolo cosmo citoplasmatico e la sua continuità testimonia nel tempo la sua origine, soggettivamente indefinibile.
La biologia consiste nel lavoro termodinamico di esporsi al sole per raccoglierne l'energia e proteggersi, di notte, per evitare di disperderla.
La realtà dialettica produce la vita e la vita rispetta la dialettica della realtà. Il fenomeno biologico consiste proprio nella capacità di comprendere e cavalcare la realtà materiale ed il suo schema; altrimenti, banalmente, si estingue.
Non solo, quindi, siamo fatti della stessa materia dell'ambiente, ma anche, e fondamentalmente, dobbiamo giocare gli stessi giochi: questa la consustanzialità. "Come siamo consustanziali", questa dovrebbe essere la domanda centrale di ogni nostro desiderio di conoscenza.
lunedì 22 settembre 2014
L'ultimo chiude la porta
Lo storico o il filosofo sono figure possibili solo all’interno di una
civiltà poiché,
in una popolazione “semplificata” dallo stile di vita relativo
ad una certa tecnologia,
ad essi è delegata la formulazione della relativa copertura
ideologica.
Non servono invece in una popolazione in forma dove ciascuno, per la propria
consapevolezza, potrebbe essere parte di una grande e spontanea “rete” culturale
basata sulla condivisione
di tale realismo.
Cosicché, all’interno di una civiltà ormai arrivata al suo apogeo, lo
storico o il filosofo
capace di svelarne l’inganno sarà consapevole di rappresentare
l’ultima parola possibile…
anche se irriconosciuta ed irriconoscibile.
venerdì 12 settembre 2014
Ecumenismo
"Io sento parlare di ben settanta religioni sulla terra,
ma la vera religione è quella dell'uomo che ama il suo simile."
Omar ibn Ibrahim "Chaijan", Persia 1045
lunedì 1 settembre 2014
La tecnologia della purezza . Technology of Purity
La nascita di un concetto di anima spegne la consapevolezza ancestrale
di consustanzialità tra l'essere ed il cosmo, tra l’umano ed il suo ambiente.
Che sia l'idea greca, la sua riedizione cristiana o la sua origine egizia,
vantare un'anima comporta sempre un "tirarsi fuori", schifato, dai
visceri della vita: ecco la "tecnologia della purezza", la strategia
opportunista di ogni gruppo che si "tenga fuori" da un contesto
sociale per giocarvi, se possibile ovviamente, un ruolo privilegiato.
Fondamentalista va definito allora chiunque metta la sua religione, o la
sua appartenenza culturale, davanti alla cittadinanza, e questo rappresenta un
grosso problema di convivenza per tutte le moderne democrazie.
La soluzione potrebbe essere semplicemente quella di chiedere a ciascuno
di riservare le sue opinioni, fedi ed appartenenze, alla sfera personale.
Questo non è però possibile perché, purtroppo, la pratica consumista dei paesi
industrializzati si configura anch'essa come pratica religiosa. Una religione
omologante ed elusiva, che non ha alcun interesse a dichiarare la sua teologia,
bastandogli il successo commerciale, ma dunque anche completamente impotente ed
impossibilitata a respingere le concorrenti.
Solo la presa di coscienza di una filosofia di specie può superare la
capacità disgregativa che deriva dall’adozione di un concetto di purezza. Diamo
quindi per scontata l’irrisolvibilità di conflitti, come ad esempio quello
israelo-palestinese, dove assistiamo allo scontro tra due “purezze” concorrenti.
La stessa dinamica dell’olocausto va riconsiderata da questa prospettiva: un
posizionamento che rende incapaci di difendere i propri figli rappresenta una
forma di complicità storica di cui mai nessuno parla. La tecnologia della purezza prevede anche il
sacrificio.
The birth of a concept of soul turn off the ancestral knowledge of
consubstantiality between being and the cosmos, between the human and his environment.
Although is the Greek idea of soul, its Christian revival or the Egyptian
origin, boast a soul always involves a "pull out", disgusted, from
the viscera of life: this is the "technology of purity," the
opportunist strategy of each group that "take out" itself from a
social context for playing, if possible of course, a privileged role.
Fundamentalist must be defined then whoever puts his religion, or his cultural
belonging, ahead of citizenship, and this is a big problem of coexistence for
all modern democracies.
The solution may be simply to ask everyone to reserve their opinions,
beliefs and affiliations, to the personal sphere. But this is not possible
because unfortunately, the consumist practice of industrialized countries is
also configured as a religious practice. A religion approval and elusive, which
has no interest to declare its theology, satisfied by commercial success, but
then also completely helpless and unable to fend off competitors.
Only the awareness of a philosophy of species may exceed the disruptive
capacity arising from the adoption of a concept of purity. So we think
unsolvable conflicts, such as the Israeli-Palestinian, where we witness the
clash between two "purity" competitors. The same dynamic of the
Holocaust should be reconsidered from this perspective: a positioning that
makes unable to defend their children is a form of historical complicity of
which nobody ever talks about. The technology of purity also provides the
sacrifice.
domenica 17 agosto 2014
Le scarpe di Otzi
Complessità e semplificazione si alternano nella storia.
La descrizione di queste calzature fa invidiare i tempi antichi (la mummia ritrovata nei ghiacci alpini risale circa al 3300 a.C.) se
ricordiamo che invece, ancora tra le due guerre, c'erano bambini allevati in
alta montagna che non venivano dotati di scarpe. Sono ancora vivi dei vecchi
che possono testimoniare l'uso dei bambini di pisciarsi sui piedi per
scaldarseli.
"Come i gambali, anche le scarpe di Ötzi sono le più antiche del
mondo nel loro genere. Queste calzature, formate da una scarpa interna e da una
esterna (tomaia), sono il frutto di una raffinata lavorazione.
La scarpa interna – formata da una rete di corde vegetali – tiene ferma
l’imbottitura di fieno, che isolava il piede dal freddo. La tomaia è in pelle
di cervo e, come la rete vegetale, è fissata con lacci di cuoio ai bordi della
suola ovale in pelle d’orso. La pelle è stata impiegata in modo diverso per
tomaia e suola: nel primo caso il pelame
è rivolto all’esterno, nel secondo all’interno.
La parte alta della scarpa veniva stretta alla caviglia con corde in
fibre vegetali. Sotto la suola della scarpa, infine, si intersecava una
striscia di cuoio, che doveva fornire al piede una certa presa sul terreno. Gli
esperimenti fatti con ricostruzioni di queste calzature hanno dimostrato che la
striscia di cuoio impedisce effettivamente di scivolare su terreni sassosi. Le
scarpe sono, inoltre, sorprendentemente comode e calde, ma poco adatte per
camminare sotto la pioggia, perché per nulla impermeabili."
lunedì 11 agosto 2014
Imperialismo
Prima abbiamo stabilito che c'erano dei valori universali,
poi siamo andati a cercare dov'erano.
Erano a casa nostra... oh che coincidenza!
poi siamo andati a cercare dov'erano.
Erano a casa nostra... oh che coincidenza!
sabato 2 agosto 2014
Környezetszennyező nemek
Grazie ad Agi, la nostra nuova amica wwoofer (l'ass. di scambio con fattorie bio di tutto il mondo), ripresento qui in ungherese il discorso sulla complicità di genere, già apparso nelle altre lingue col titolo Esecutori e Mandanti o Gender Pollution.
Ha a nemekről gondolkodunk, minden férfi cselekvés megértéséhez szükséges, hogy megtaláljuk a megfelelő női "motivációt".
Ha a férfiasság versenyképes társadalmat épít, azért teszi, mert "házassága" a női motivációval erre kényszeríti.
Társadalmunk hierarchia-piramisát úgy tűnhet, a férfiak építették, de a valóságban láthatjuk, hogy a férfiak mögött mindig ott állnak feleségeik, akik cselekvésre ösztönzik őket.
A mononogámia minden férfit elválaszt a férfi pszichológia a kollektivitásától és egységességétől, ráadásul általa versenyszellemre és individualitásra törekszenek.
Minden házas nő felhatalmazza a férfit egy kisebb vezető szereppel, társadalmi osztályától függően, igy a férfinak nincs szüksége arra, hogy más férfiakhoz mérje magát. És ha nő egy kicsit hülyének látszik... a férfit csak megerősiti mindebben!
In un'ottica di genere, per ogni azione maschile dobbiamo cercare una corrispondente "motivazione" femminile.
Se il maschile costruisce dunque una società competitiva, lo fa solo perché ha "sposato" una motivazione femminile che gli chiedeva, evidentemente, di fare in tal senso.
La piramide gerarchica delle nostre società solo in apparenza è fatta di uomini, in realtà dovremmo immaginarvi, al loro posto, tutte le loro mogli e, soprattutto, tutte le richieste di quelle mogli!
La monogamia dissocia ogni uomo dalla dimensione collettiva e compositiva della fisiologia maschile, per ributtarvelo in senso competitivo ed individualistico.
Sposandosi, ogni donna permette ad un uomo di sentirsi un po' "capo", a qualunque gradino sociale si trovi, senza bisogno dunque di alcun reale confronto maschile, senza bisogno di "prendere le misure" della virilità di ciascun altro maschio. E se fa un po' la stupida... è solo per farglielo credere meglio!
Du point de vue du genre, pour chaque action masculine nous devons chercher une correspondante «motivation» femminine.
Donc si le mâle construit une société compétitive, il le fait parce qu'il c'est «mariée» a une motivation femminine cela induit d'etre competitif.
La pyramide hiérarchique de notre société en apparence seulement est composée d'hommes, nous devrions imaginer à la place de ces hommes toutes leurs femmes et, surtout, toutes les demandes de ces dernières!
La monogamie dissocie chaque homme de la collectivite masculine, pour le mettre en situation concurrentiel et individualiste.
Une fois marié, chaque femme permet à un homme de se sentir un peu «patron», et ce peut importe le niveau social de celui si, sans aucune réelle comparaison masculine, sans la nécessité de «prendre la mesures» de la virilité de chaque male. Et si la femme joue un peu la stupide ... c'est juste pour mieux le lui laisser croire!
Looking at gender, for each male action we must try to find correspondent female "motivation".
When masculinity builds a competitive society, it is because he "married" a female motivation which is asking to do so.
Hierarchy pyramid of our society looks it is made by men, but in reality, we can imagine where men are there are always their wifes behind asking him to do things.
Monogamy disassociates every man from collective and compositive dimension of male physiology, moreover it reproposes them competitive and individualistic way.
Every married women authorizes men to feel himself a bit "leader", from whatever social class he came. Men doesn't need to "measure" themselves with other men. And if women looks like a bit stupid...it is only to make men to be sure of it!
Ha a nemekről gondolkodunk, minden férfi cselekvés megértéséhez szükséges, hogy megtaláljuk a megfelelő női "motivációt".
Ha a férfiasság versenyképes társadalmat épít, azért teszi, mert "házassága" a női motivációval erre kényszeríti.
Társadalmunk hierarchia-piramisát úgy tűnhet, a férfiak építették, de a valóságban láthatjuk, hogy a férfiak mögött mindig ott állnak feleségeik, akik cselekvésre ösztönzik őket.
A mononogámia minden férfit elválaszt a férfi pszichológia a kollektivitásától és egységességétől, ráadásul általa versenyszellemre és individualitásra törekszenek.
Minden házas nő felhatalmazza a férfit egy kisebb vezető szereppel, társadalmi osztályától függően, igy a férfinak nincs szüksége arra, hogy más férfiakhoz mérje magát. És ha nő egy kicsit hülyének látszik... a férfit csak megerősiti mindebben!
In un'ottica di genere, per ogni azione maschile dobbiamo cercare una corrispondente "motivazione" femminile.
Se il maschile costruisce dunque una società competitiva, lo fa solo perché ha "sposato" una motivazione femminile che gli chiedeva, evidentemente, di fare in tal senso.
La piramide gerarchica delle nostre società solo in apparenza è fatta di uomini, in realtà dovremmo immaginarvi, al loro posto, tutte le loro mogli e, soprattutto, tutte le richieste di quelle mogli!
La monogamia dissocia ogni uomo dalla dimensione collettiva e compositiva della fisiologia maschile, per ributtarvelo in senso competitivo ed individualistico.
Sposandosi, ogni donna permette ad un uomo di sentirsi un po' "capo", a qualunque gradino sociale si trovi, senza bisogno dunque di alcun reale confronto maschile, senza bisogno di "prendere le misure" della virilità di ciascun altro maschio. E se fa un po' la stupida... è solo per farglielo credere meglio!
Du point de vue du genre, pour chaque action masculine nous devons chercher une correspondante «motivation» femminine.
Donc si le mâle construit une société compétitive, il le fait parce qu'il c'est «mariée» a une motivation femminine cela induit d'etre competitif.
La pyramide hiérarchique de notre société en apparence seulement est composée d'hommes, nous devrions imaginer à la place de ces hommes toutes leurs femmes et, surtout, toutes les demandes de ces dernières!
La monogamie dissocie chaque homme de la collectivite masculine, pour le mettre en situation concurrentiel et individualiste.
Une fois marié, chaque femme permet à un homme de se sentir un peu «patron», et ce peut importe le niveau social de celui si, sans aucune réelle comparaison masculine, sans la nécessité de «prendre la mesures» de la virilité de chaque male. Et si la femme joue un peu la stupide ... c'est juste pour mieux le lui laisser croire!
Looking at gender, for each male action we must try to find correspondent female "motivation".
When masculinity builds a competitive society, it is because he "married" a female motivation which is asking to do so.
Hierarchy pyramid of our society looks it is made by men, but in reality, we can imagine where men are there are always their wifes behind asking him to do things.
Monogamy disassociates every man from collective and compositive dimension of male physiology, moreover it reproposes them competitive and individualistic way.
Every married women authorizes men to feel himself a bit "leader", from whatever social class he came. Men doesn't need to "measure" themselves with other men. And if women looks like a bit stupid...it is only to make men to be sure of it!
venerdì 25 luglio 2014
Tempus fugit
Tutte le civiltà sembrano iniziare con un grande lavoro di osservazione
astronomica. Cinesi, caldei, indiani, egizi e amerindi: tutti sono stati in
grado di identificare le stelle fisse e dunque sfruttare il preciso
orientamento geografico che esse permettono.
La stella polare indica il nord e, con buona approssimazione, questo può
essere bastato ad orientare il cammino nei tempi lunghi dell'evoluzione degli
ominidi.
La volta celeste ruota attorno alle stelle fisse, un po' ogni giorno, ed
in un anno completa il giro. Un qualsiasi riferimento naturale - una roccia, un
albero, la cima di una montagna - è sufficiente per rilevare quel movimento e
permettere, precisamente un anno dopo, di tornare in quello stesso luogo ad
apprezzare la conclusione di un ciclo stagionale.
Non serve matematica né telescopio, il raccoglitore guarda il cielo ed
ogni sera verifica l'approssimarsi delle stagioni: giorno più o giorno meno, non
fa grande differenza.
Le piramidi invece, o le zigurat, i templi atzechi o i menhir, rivelano
una specifica osservazione, una capacità di calcolo e previsione che vanno ben
oltre l'interesse del raccoglitore. Grandi sforzi per erigere quei monumenti
ovviamente, ma anche un "clero" capace di amministrare un calendario
astronomico precisissimo, di impressionante precisione se teniamo conto, ad
esempio, che un piccolo moto, piccolo ma essenziale nei calcoli, come la precessione
degli equinozi rappresenta un ciclo di 25800 anni! A che pro?
Quale utilità pratica poteva avere questa grande attenzione alle stelle?
Grande domanda questa, evitata però dagli storici, che sembrano dare per scontata la
bontà intrinseca di un progresso storico e dei suoi inizi.
Possiamo provare a rispondere che l'astronomia serviva semplicemente ad
autogiustificare il clero e le istituzioni che rappresentava. E questa mi sembra
essere la principale ragione pratica a spiegare la nascita di tale disciplina.
Ma anche testimonianza di un'attenzione che si sposta dall'interno all'esterno.
Dall'interno del cerchio della vita, delle sue forme e ciclicità, all'esterno
del contesto cosmico. Dall'autopercezione corporea e dalla profonda
comprensione della realtà che ne può derivare, all'osservazione del cielo che,
invece, conduce ad una conoscenza astratta e ad una potenza di calcolo da
sfruttare tecnologicamente.
Allora se è vero che non c'è civiltà senza calendario, forse, più
precisamente, non c'è civiltà senza la perdita, gravissima, della capacità di
guardarsi dentro: un tradimento di sé che paghiamo caro e che ci lascia,
confusi sotto le stelle, a guardar scorrere via il tempo!
sabato 19 luglio 2014
Grandine
Per dieci anni il nostro orto non ha subito danni da grandine, quest'anno invece siamo alla seconda grandinata, che è stata particolarmente intensa ed ha letteralmente maciullato tutto.
Tutto azzerato? No, qualcosa ha patito molto ma altre cose hanno subito danni tutto sommato relativi. Ad esempio il sedano per la sua struttura verticale regge bene la grandine, mentre le foglie larghe delle melanzane sono risultate essere un bersaglio perfetto.
La cosa interessante è considerare l'influenza del terreno di coltura rispetto alla capacità di ripresa della pianta.
Queste foto mostrano la stessa varietà di pomodori tondi: in serra, dove la grandine non è arrivata; su di una normale proda con un po' di letame; su di una proda alta al primo anno, ottanta centimetri di catasta di tronchi e legno marcescente.
Come potete vedere, a cinque giorni dalla grandinata, la reazione delle piante è ben diversa. Quella della proda classica è praticamente morta, ha perso foglie e frutti ed ha sviluppato un'accentuata virosi. Quella della proda alta invece, cresciuta vigorosa quasi come quelle in serra, al momento dell'evento era ben più robusta, non ha ancora sviluppato virosi e forse ha qualche probabilità di riprendersi.
Tutto azzerato? No, qualcosa ha patito molto ma altre cose hanno subito danni tutto sommato relativi. Ad esempio il sedano per la sua struttura verticale regge bene la grandine, mentre le foglie larghe delle melanzane sono risultate essere un bersaglio perfetto.
La cosa interessante è considerare l'influenza del terreno di coltura rispetto alla capacità di ripresa della pianta.
Queste foto mostrano la stessa varietà di pomodori tondi: in serra, dove la grandine non è arrivata; su di una normale proda con un po' di letame; su di una proda alta al primo anno, ottanta centimetri di catasta di tronchi e legno marcescente.
Come potete vedere, a cinque giorni dalla grandinata, la reazione delle piante è ben diversa. Quella della proda classica è praticamente morta, ha perso foglie e frutti ed ha sviluppato un'accentuata virosi. Quella della proda alta invece, cresciuta vigorosa quasi come quelle in serra, al momento dell'evento era ben più robusta, non ha ancora sviluppato virosi e forse ha qualche probabilità di riprendersi.
lunedì 7 luglio 2014
L'airone in giardino
Aironi, ci è difficile distinguerli, ma pensiamo siano almeno due, novelli. Da diversi anni, a primavera, mamma e papà airone ci lasciano "in custodia" uno o due piccoli.
Dodici anni fa, all'inizio dell'insediamento, il bosco sotto casa era completamente soffocato dai noccioli e la presenza di uccelli attorno a casa era sorprendentemente scarsa, un effetto da "deserto verde": condizioni dei boschi così estreme da ridurre la presenza vitale. La pulizia dei boschi ed il rispetto per gli animali, in una decina d'anni hanno capovolto la situazione. La presenza di molti specchi d'acqua, anche di piccole dimensioni (attualmente ne abbiamo sette!), unito all'inserimento di boschetti di bambù, hanno moltiplicato la presenza di uccelli. Picchi di tutte le razze, cuculi, nidiate di codirossi quasi fin dentro casa (svariate volte abbiamo rimesso nel nido piccoli codirossi caduti dal nido, costruito sul muretto del box delle capre, un posto in cui passavamo tutti i giorni), pettirossi, cinciallegre e tutte le varietà di piccoli uccelli che non conosciamo perché bisogna essere appassionati per conoscerle tutte... ci dimostrano quanto poco tempo è sufficiente per ricostruire una complessità.
Certo, l'airone "non ci serve a niente", anzi ha un pessimo carattere (è già successo che si mettesse a urlare di notte perché disturbato dalla luce accesa in cucina, oppure capita che ci volteggi sopra l'orto sonoramente incazzato della nostra presenza), ma anche lui ha la sua utilità per esempio per ridurre la presenza di roditori. Ovviamente mangia anche le rane, che invece potrebbero esserci utili, e i pesci che potremmo volere per noi ne mangiassimo... ma il discorso è che l'airone, come tutti, fa parte del ciclo e che l'orto, alla fine, è frutto del lavoro collettivo di un bel numero di animali.
sabato 21 giugno 2014
Cereali nell'orto
Sorgo. Con difficoltà sono riuscito a far germinare due chicchi da un pacchetto di semi decorticati, le piantine hanno subito accestito, l'anno prossimo avremo del seme intero da seminare .
Quinoa rossa. Anche questa dal pacchetto in dispensa ma, da integrale qual'è, con una germinazione vigorosa. Per ora la pianta non si differenzia molto dal farinaccio (la sua varietà spontanea autoctona) che infesta l'orto.
Miglio, varietà Eleusine coracana. L'abbiamo assaggiato una sola volta l'anno scorso perché non ne avevo molto oltre al seme. Più gustoso del miglio che si trova in commercio, ha il pregio di non essere ricoperto da quel guscio duro e non ha dunque bisogno di decorticatura.
Amaranto. Nato spontaneo in mezzo al mais da un cumulo di sfalci di giardini. Potrebbe essere una varietà usata in senso decorativo.
Mais ottofile rosso. Non è un piccolo cereale anzi, forse è il più grosso che ci sia, ma è autoproducibile in piccola quantità nell'orto e, se usato come tortillas, non necessita di alcun macchinario.
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