fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

sabato 21 giugno 2014

Cereali nell'orto





Sorgo. Con difficoltà sono riuscito a far germinare due chicchi da un pacchetto di semi decorticati, le piantine hanno subito accestito, l'anno prossimo avremo del seme intero da seminare  .




Quinoa rossa. Anche questa dal pacchetto in dispensa ma, da integrale qual'è, con una germinazione vigorosa. Per ora la pianta non si differenzia molto dal farinaccio (la sua varietà spontanea autoctona) che infesta l'orto.




Miglio, varietà Eleusine coracana. L'abbiamo assaggiato una sola volta l'anno scorso perché non ne avevo molto oltre al seme. Più gustoso del miglio che si trova in commercio, ha il pregio di non essere ricoperto da quel guscio duro e non ha dunque bisogno di decorticatura.




Teff (Eragrostis tef). Dall'Etiopia un seme microscopico ed una pianta che non si distingue dall'erba del prato... Vedremo se ha voglia di crescere anche qui, seminato comodo nel terriccio e bagnato, perché in teoria è abituato alla siccità ed è capace di scendere a 5 o 6 mt a cercarsi l'acqua in profondità. Non l'abbiamo ancora mai assaggiato.



Amaranto. Nato spontaneo in mezzo al mais da un cumulo di sfalci di giardini. Potrebbe essere una varietà usata in senso decorativo.





Mais ottofile rosso. Non è un piccolo cereale anzi, forse è il più grosso che ci sia, ma è autoproducibile in piccola quantità nell'orto e, se usato come tortillas, non necessita di alcun macchinario.



venerdì 13 giugno 2014

Akhenaton il faraone moderno


Questo è un post "visivo": il confronto tra due modi di rappresentare il corpo umano nelle raffigurazioni dei Faraoni dell'antico Egitto.
Questi primi sono esempi dell'iconografia tradizionale, e sono l'espressione canonizzata e tramandata per tutto il lungo corso trimillenario dell'impero d'Egitto.





Mi sembra evidente, in tutti questi esempi, un tratto estetico che raccoglie le caratteristiche individuali per fonderle con una idealizzazione della forma umana: c'è la tensione ad una forma perfetta.
Adesso guardate invece queste rappresentazioni di Akhenaton (amato dal sole), il Faraone che regnò per meno di vent'anni intorno al 1300 a.C.





In questo caso nessuna forma ideale, anzi. Il Faraone è rappresentato per quello che realmente è, con tanto di pancia, testa oblunga, grosse labbra e due braccine ridicole... Come spiegarsi questo repentino cambiamento di parametri estetici?
Tutto il lungo corso della civiltà egizia è fondato su di una visione del mondo che è improprio definire religiosa: l'ordine dell'universo, che la dea Maat impersona, è costantemente minacciato nel suo equilibrio e qui la funzione "religiosa" è tenere lontano il caos. Una classe sacerdotale ottempera a riti a ciò finalizzati (per farsi vedere dal popolo il dio esce una sola volta all'anno dal tempio).
Non siamo ancora decaduti alla semplificazione morale di bene-male. Ad esempio Seth, divinità del caos e del deserto, tutte le notti aiuta Ra, la divinità solare, a combattere i mostri che gli impedirebbero di sorgere. Il potere negativo dunque, imbrigliato a fin di bene... un pensare ancora dialettico.
Per fare la sua "rivoluzione" Akhenaton assunse il monopolio spirituale, chiuse i templi di tutte le altre divinità ed impose il culto unico di Aton, il disco solare. Per il ventennio del suo regno si può parlare propriamente di religione: la divinità solare resta sola e perde ogni attributo dialettico, la complessità dell’ordine universale cede il passo alla semplificazione di un unico dio e l’estetica cambia. Guardate Akhenaton che gioca con la moglie e le sue prime tre figlie: è un quadretto famigliare dove nel realismo fisico traspare anche il tratto psicologico e l’indole individuale, non è più il Faraone alla testa del suo esercito, non è più la raffigurazione dello schema generale della forma umana… Ed infatti, all’improvviso, il Faraone muore e con il suo successore, il famoso Tutankamon, insediato al trono da bambino, i maggiorenti egiziani distruggono i templi costruiti da Akhenaton e ripristinano i vecchi culti.
A proposito di questo quadretto famigliare, a quanto pare unico nella storia millenaria dell’Egitto, di un Faraone che gioca con i suoi bambini, Erodoto spiega che gli Egizi potevano permettersi di fare molti figli perché non costavano nulla, mandandoli in giro nudi e addestrati a nutrirsi di tuberi e di germogli di bambù…

sabato 7 giugno 2014

Fotti tu che fotto anch'io


Questa mattina su Radio Capital ho sentito l'intervista allo scrittore veneto Francesco Maino, vincitore del Premio Calvino 2013 con il libro "Cartongesso". Interpellato sulla novella tangentopoli del nordest, e non lontano dal pensiero dei grillini, è arrivato a proporre la formazione di un nuovo CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) nell'intento di una resistenza popolare all'egemonia del malaffare.




Allora, se c'è qualcosa di buono nell'epoca in cui mi sono trovato a vivere, è proprio la fortuna di non aver incontrato questo genere di processi di piazza. E la critica che mi viene da muovere non è solo alle forme del fare giustizia, ma all'impossibilità di affrontare il nocciolo della questione: il fottere, perché fottere, e perché soprattutto ci stupiamo che, in un mondo dove tutti fottono, il politico debba essere da meno!
Ad ipotizzare un processo popolare al fottere quello che più si fatica ad immaginare è la formazione della giuria. Il cittadino urbanizzato fotte il contadino, chi ha ereditato soldi e privilegi fotte chi invece non ha ereditato nulla, chi è andato in pensione a quarant'anni con la complicità del sindacato fotte le nuove generazioni... Dovremmo portare in tribunale anche mogli e figli di tutti gli imprenditori e politici corrotti? Mogli e figli in qualità di complici e mandanti?
L'indegno Craxi a suo tempo si giustificò, di fronte alla Camera dei Deputati, con un biblico "chi è senza peccato scagli la prima pietra". Ed è vero perché il peccato è anche l'accettare lo sconto del dentista sorvolando sulla fattura, o pagare in nero il lavoretto del rumeno di turno... sarebbe veramente difficile, oggi in Italia, formare una giuria popolare di cittadini davvero onesti.
L'ultimo secolo è stato speso nello sforzo, encomiabile di per sé, dell'emancipazione dell'individuo: dagli ultimi privilegi aristocratici, dalla famiglia, da religione e tradizione. Ci è piaciuta l'idea di una società che garantisca la piena libertà individuale. Ci è piaciuta talmente che ora non riusciamo più ad immaginare nulla di più complesso di un atomismo consumista!
L'individualismo può cedere, e relativamente, solo di fronte alla necessità della continuità della specie: è proprio difficile far figli da soli! Ma anche qui ci stiamo impegnando, pensate alla fecondazione assistita o ai sussidi statali (negli USA, a quanto ne so, molte madri single, nere e povere, preferiscono crescere i figli con l'aiuto dello stato piuttosto che con il partner disoccupato). L'egoismo della coppia monogama, in sostanza, non è meglio dell'individualismo del singolo. Pensate che in Italia, per arginare l'invadenza criminale del familismo mafioso, stiamo sperimentando l'efficacia (ed è questo il portato dei coraggiosi Falcone e Borsellino) del sequestro di interi patrimoni famigliari costruiti nell'illegalità.
In alternativa ad improbabili processi popolari possiamo concepire un pubblico dibattito sul nostro assetto individualista, dove non ci sono imputati da accusare ma c'è la presa di coscienza che a questo gioco, chi più chi meno, abbiamo partecipato tutti. Certo, i più volenterosi e ostinati hanno votato per vent'anni Berlusconi, che del fottere è la perfetta icona, e pure certificata da parecchi tribunali! Ma la sinistra ha anche fatto la sua parte: richiamandosi ad un presunto valore morale, la politica come servizio, ha falsificato la natura delle istituzioni. La gestione del potere in realtà è sempre gestione della debolezza, e la debolezza - cioè i limiti di una cultura, di uno stile di vita, i limiti umani, fisici e cognitivi di una popolazione - è all'origine di quella delega in bianco che il politico professionista non aspetta altro che raccogliere e trasformare in potere.
Allora, tribunali e processi non possono cambiare questo genere di cose. Il cambiamento, forse, può solo arrivare dal riconoscere l'individualismo come limite, handicap umano: l'individualismo che cede solo alla complicità di genere o che, per meglio dire, da questa si origina; perché l'individualista è sempre figlio di una famiglia e a questa può, al massimo, tornare a riferirsi, portare il bottino; perché la famiglia in realtà non è mattone di alcun ordine sociale, bensì impedimento di qualunque forma di complessità che vada al di là di un misero consumismo. Fino a poco tempo fa sembrava che il politico rubasse per il suo partito, oggi è evidente a tutti che il politico ruba per sé e per la sua famiglia... ma è anche quello che fanno tutti! Il legame sociale si è spezzato.
Se vogliamo metterla su di un altro piano non stiamo a parlare di quanto è sparito dalla cassa, ma parliamo dei valori di umanità di cui ci siamo deprivati con questa impostazione. Il fattore di genere c'è, maschi e femmine sono fisiologicamente diversi e diverso è il modo di fottere ma per tutti, alla fine, è un fottere che si ritorce su se stessi. Al mafioso e al politico corrotto possiamo solo ricordare che sono loro le prime vittime del fottere, che sono succubi della loro stessa famiglia.
Questo è l'assetto che impedisce quella comunanza di genere che è invece fondamentale in una specie sociale come la nostra. E' il matrimonio, è l'incontro complice tra due modalità del fottere che fa questa Italia criminale che oggi ci stupisce tanto: desocializzandoci dal nostro gruppo di genere, il matrimonio produce un malessere generalizzato che poi, per compensazione, ci fa sembrare normale una società basata sul fottere!
In sostanza, dovremmo considerare il politico che ruba o il criminale mafioso come un soggetto con un grave handicap umano, bisognoso quindi di assistenza: un essere che ha perso la capacità sociale, il cui individualismo lo porta ad una vita misera, lui e la sua famiglia contro al mondo intero!
Un soggetto da reintegrare nel branco umano... Peccato che il branco ancora non ci sia e che tutti, in varia misura, condividiamo la sua miseria.

domenica 1 giugno 2014

Una spolverata di gusto


Un condimento secco in polvere, da mettere sulla pasta o sul cereale, per gratinare delle verdure al forno o quant'altro.
Ingrediente essenziale i fiocchi di avena tritati nel macinacaffé, assieme a semi di girasole, lievito di birra alimentare e sale.
Preparatene un po’ da tenere in frigo per qualche giorno (il grasso dei semi di girasole tritati può irrancidire), avrete una soluzione per risolvere una pasta all’ultimo minuto o per condirvi un “baracchino” sul lavoro.

Questa è una base salata e sipida ma generica di gusto. Potete abbinarvi le spezie che volete. Ve ne suggerisco una: sostituite noci ai semi di girasole ed aggiungete aglio e timo.