fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

martedì 30 luglio 2013

Cani e padroni moderni

Aneddoto:
Passate mezza giornata a casa di amici e il cane di un conoscente pensa che non sarebbe male cambiare padrone e farsi adottare da voi!
E' successo al mio compagno ieri. Stava lì a fare un lavoro e subito non gli ha dato importanza ma già si era accorto che il cane "gli montava la guardia". Accucciato lì vicino, un grosso pastore belga, giovane compagno solitario di un "ragazzo moderno", stava valutando un certo tipo di "consistenza" che forse non è prettamente umana ma più generalmente animale.
A pranzo la situazione si è fatta esplicita: attorno a tavola il cane va a sedersi dietro la sua schiena. Lui si accorge della scena ma, come prima, non gli presta grande attenzione.
Nel pomeriggio il ragazzo moderno saluta e sta per partire. Siede in macchina e chiama il cane, e questo arriva deciso ma non va da lui... va dal mio compagno che. a quel punto, si trova in imbarazzo per l'altro, per la figura che gli fa fare il suo cane!
Meno male che al secondo richiamo il cagnone, rincresciuto, finalmente si rassegna a tornare dal suo legittimo proprietario.



Meno male perché di cani a casa ne abbiamo già abbastanza, ma sorprendente come sintomo.
Certo, il cane  è proprio l'animale capace di un "affetto totale", se costretto ad una relazione téte a téte con una persona sola. Ma empatico non vuol dire incapace di riconoscere e valutare la "presenza" personale di qualcuno.
E oggi, anche se può sorprenderci, è addirittura possibile che un cane decida di "guardarsi attorno"...

mercoledì 24 luglio 2013

Opinioni

Una mezza Italia non si permette di avere un'opinione. E' una misera mezza Italia, una
provincia depressa, gente che non è abituata ad essere interpellata e che, se chiamata
alle urne, può anche votare un Berlusconi senza pensarci... e può rivotarlo, perché
dieci anni dopo non si chiede se quella "opinione" gli ha portato bene oppure no.
Ma siamo poi così sicuri che tutte queste opinioni siano un segno di salute? L'Italia è
anche il paese dove l'opinionista non manca mai: tanta, troppa gente sembra avere
opinioni su qualsiasi cosa, su cose di cui non ha alcuna esperienza e, più grave ancora,
sembra essere convinta che ciò corrisponda ad una responsabile partecipazione
democratica.



Tra questi estremi nessuno si accorge più che se l'opinione è un dato minimo di umanità,
questa facoltà è solo uno strumento per una maggiore comprensione della realtà... e che
quest'ultima non è questione di opinioni!
Alla verifica pratica della storia, la cultura che coltiva e permette le opinioni non ha
dato gran prova di sé. Pensiamo al primo atto dell'olocausto: nel 1934 comincia una
campagna a tappeto per l'eliminazione di pazzi e handicappati e l'intera classe medica
non solo non si oppone, ma pure la promuove e la attua. Oppure in casa nostra quando,
all'imposizione fascista della tessera per gli universitari, nessun accademico reagì,
salvo l'unica eccezione, a quel che ne so, di un certo filosofo Martinetti.
Questi sono esempi di come non basta andare a scuola per avere un'opinione in merito a
quello che si sta facendo. Oggi, una certa situazione di "sospensione" democratica per
la crisi dell' economia e delle istituzioni, mi sembra dello stesso, pericoloso segno.
Che senso ha decidere tra socialismo e liberismo quando entrambi mirano al consumismo?
Che senso ha la discussione etica sulle tecniche di fecondazione quando tutte sono solo
delle risposte ad uno stato di malattia? Che senso ha parlare di ambiente ai milioni di
italiani che già hanno scelto di vivere urbanizzati?
Non ha senso parlare di ambiente se non ne possiedi neanche un pezzetto, reale, notarile
e sudato! Così come non ha senso l'esercizio del diritto di opinione in un contesto che
ha già scelto l'essenziale.
Non ce ne frega niente dell'opinione di chi vive la vita moderna, è un esercizio
virtuale e avvilente, è una democrazia vuota e colpevole, sempre a rischio di feroci
populismi.



mercoledì 17 luglio 2013

Ormone maschile

Finito il post. Pubblica: clik!
Una piccola sensazione di compiaciuta soddisfazione, dura solo poche ore, dà magari il
tono ad una serata.
E' una sensazione che conosco: cento post in un anno, cento volte che la ritrovo. Una
piccola scarica di neurotrasmettitori, un certo assetto ormonale. Ma è la stessa, mi
sono accorto, di qualsiasi tipo di compito da eseguire, un lavoretto di poche ore,
l'attività di una giornata o una missione fuori casa.
Vivere delle piccole economie di una cascina permette di ritrovare la stessa dinamica in
mille diverse attività: tagliare la legna o bagnare l'orto, cucinare o scrivere un post.
E' la dinamica fisiologica dell'azione, l'alternarsi di certi dosaggi ormonali in una
ben determinata sequenza: la tensione delle aspettative, una completa presenza
nell'azione stessa e quindi la compiaciuta soddisfazione di cui si diceva... che poi si
stempera nel grigiore annoiato dell'attesa di un nuovo oggetto d'interesse!
Una ciclicità di stati psichici che mi sembra abbracciare ogni evento della vita, dalle
piccole battaglie quotidiane alle grandi manovre stagionali, come le annate scolastiche,
gli esami di pianoforte o la patente.
La vita intera, quella adulta perlomeno, come una successione di "missioni", ed il
ripetersi, continuo, di quella ciclicità. Come non pensare al ciclo della fertilità
femminile? Nell'azione, nel compimento di una missione, gli uomini vivono il loro "ciclo
mestruale"!



E allora non c'è "L'Uomo" ma ci sono tanti uomini, ciascuno sempre in un determinato
momento del suo ciclo, della sua attività. Così dunque ci possono essere uomini
sincroni, coordinati in un'azione comune.
Le donne sono spinte ad un determinato stato esistenziale dalla loro ciclica
dinamica ormonale, così gli uomini, ma inversamente, "spingono" i loro ormoni
organizzandosi la vita e gli impegni.
Se poi consideriamo la dinamica collettiva dei gruppi di genere, al maschile ci è
abbastanza facile constatare che "la socialità dell'azione sincronizza gli uomini". Nel
fare qualcosa assieme gli uomini costruiscono la società degli uomini.
Riguardo al femminile, la corrispondente affermazione dovrebbe risultare: "la
sincronicità ormonale delle donne le socializza e permette loro l'azione al femminile*".
Ricordando allora il dato, fisiologico studiato e documentato, dello spontaneo
sincronizzarsi del ciclo mestruale in gruppi di donne conviventi (come ad esempio
collegi o carceri), viene da pensare che solo un qualche tipo di "costrizione" possa
permettere la società delle donne, e che questa sia di necessità, al suo interno,
gerarchica.
E' questa l'ombra della madre, l'autorità femminile? E' questo il matriarcato?

* L'azione al femminile si configura come non-azione, la quiete indispensabile alla
stratificazione, alla preparazione dell'utero, la non-azione per la pro-creazione...
argomento per un prossimo post.

sabato 13 luglio 2013

L'amore molesto

Elena Ferrante, chi è?
Nessuno lo sa, uno pseudonimo che protegge la privacy di una scrittrice o di uno scrittore. Ma questo non ci interessa, il fatto che l'autore non voglia presentare una sua immagine pubblica non muta il valore della sua opera.
L'amore molesto, Il giorno dell'abbandono, La figlia oscura, L'amica geniale, La Frantumaglia, Storia del nuovo cognome.
A parte La Frantumaglia, libro-intervista sullo scrivere che non ho trovato molto interessante, tutti gli altri lavori sono romanzi di "genere", nel senso che l'autore indaga il genere femminile.
Ne L'amore molesto (da cui l'omonimo film di Martone) il rapporto madre-figlia si esprime all'ombra di un riferimento virile: tutte e due finiranno per cedere al fascino  del vecchio boss malavitoso.
Ne La figlia oscura una spiaggia e l'estate fanno da palcoscenico ad una violenta lotta di gerarchia femminile.
Ne Il giorno dell'abbandono (qui la versione filmica è di Roberto Faenza) la separazione di una coppia serve all'analisi del femminile e di ciò che ne resta, quando le viene sottratto il maschile.
L'amica geniale indaga il femminile e il suo ruolo nel contesto di mafiosità napoletana.
Devo ancora leggere l'ultimo, Storia del nuovo cognome, in cui ovviamente mi aspetto di trovare altri elementi ancora di questa sincera fotografia del femminile contemporaneo.
Di fronte a questo panorama il lettore non potrà che fare i complimenti all'autore per le sue capacità di svelare una condizione che sfugge, per lo più, alle donne stesse. Potrà anche spingersi oltre e identificare i tratti di questo femminile come i sintomi di una condizione nevrotica, come il prezzo della destrutturazione sociale del femminile. Gli uomini cioè, sciolti dal sociale, si disperdono in nulla, in effimere cazzonerie, mentre il femminile invece, fa quella roba lì: il quadro svelato dalla Ferrante, un panorama che non saprei definire altro che "disperato".
Ma questa è, fondamentalmente, la disperazione che già il postmoderno nasconde sotto il suo consumismo. Se vogliamo andare oltre dobbiamo affrontare il nodo di quella desocializzazione, e provare ad immaginare quindi una dimensione sociale della sessualità e della fertilità femminile. Ma per farlo è indispensabile, ovviamente, una percezione realistica del femminile e delle tensioni che lo muovono.
Per la fisiologia dei nostri corpi, se il maschile è da intendersi convergente, cooperativo e conviviale (al di là di ogni stereotipo, la scienza oggi è costretta a riconoscere questo nel comportamento degli spermatozoi), il femminile è allora da leggersi divergente e "parcellizzante" (nel senso che ad ogni utero interessa volgere a sé le risorse disponibili). E questa tendenza, che socialmente è una spinta ad una frammentazione familista, a livello individuale si presenta come un dato di pura e semplice violenza. La società delle donne può allora rappresentare il modo ragionevole di contenere quella violenza, di irregimentarla in una strutturazione gerarchica finalizzata a gestire la demografia.
Il maschile invece, alla violenza ci arriva quando si lascia desocializzare, sposandosi e quindi entrando nell'orizzonte della struttura gerarchica delle mogli e delle loro aspettative. Quell'uomo, ora aggressivo e competitivo, è disponibile alla violenza che gli deriva da quel tradimento. La gerarchia (sia quella interna ai ranghi di un esercito, sia quella tra gruppi sociali o etnici), proiettata sul maschile, diventa allora inevitabilmente un presupposto di massacri e genocidi.
La guerra è vecchia quanto... la monogamia!


martedì 2 luglio 2013

Esecutori e Mandanti - Gender Pollution

In un'ottica di genere, per ogni azione maschile dobbiamo cercare una corrispondente "motivazione" femminile.
Se il maschile costruisce dunque una società competitiva, lo fa solo perché ha "sposato" una motivazione femminile che gli chiedeva, evidentemente, di fare in tal senso.
La piramide gerarchica delle nostre società solo in apparenza è fatta di uomini, in realtà dovremmo immaginarvi, al loro posto, tutte le loro mogli e, soprattutto, tutte le richieste di quelle mogli!
La monogamia dissocia ogni uomo dalla dimensione collettiva e compositiva della fisiologia maschile, per ributtarvelo in senso competitivo ed individualistico.
Sposandosi, ogni donna permette ad un uomo di sentirsi un po' "capo", a qualunque gradino sociale si trovi, senza bisogno dunque di alcun reale confronto maschile, senza bisogno di "prendere le misure" della virilità di ciascun altro maschio. E se fa un po' la stupida... è solo per farglielo credere meglio!




Looking at gender, for each male action we must try to find correspondent female "motivation".
If masculinity builds a competitive society, it is because he "married" a female  motivation which is asking to do so.
Hierarchy pyramid of our society looks it is made by men, but in reality, we can imagine where men are there are always their wifes behind asking him to do things.
Monogamy disassociates every man from collective and compositive dimension of male physiology, moreover it reproposes them competitive and individualistic way.
Every married women authorizes men to feel himself a bit "leader", from whatever social class he came. Men doesn't need to "measure" themselves with other men. And if women looks like a bit stupid...it is only to make men to be sure of it!