fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

sabato 29 dicembre 2012

Bambù


Dieci anni fa abbiamo cominciato a piantare cespi di bambù. Attualmente abbiamo dieci
varietà che vanno dal nano di 40cm, all'edulis che può arrivare fino a 23mt di
altezza.
Non abbiamo ragionato in termini di investimento economico ma, in effetti, da
quest'anno potremmo iniziare a riprodurli e a venderli perché, quando ci era toccato
comprarli, un vaso con un colmo spelacchiato di edulis l'avevamo pagato 50euro.




E' un sempreverde e d'inverno la sua massa verde sembra voler negare la stagione.
Indifferente alle basse temperature e alla neve - si corica sotto il peso senza
spezzarsi ed appena può si libera e si raddrizza da solo - con il suo impressionante
apparato radicale è un sostegno ideale per terreni franosi e minacciati dalle acque.








Queste doti le avevamo immaginate, invece ci ha sorpreso il rapporto che si è creato
tra il bambù e gli animali. Una delle caprette nane, Viola, ereditata da un contadino
della borgata ed arrivata da noi in pessime condizioni (grassa, era stata alimentata
più a biscotti che a fieno, puzzava in modo indescrivibile, zoppicava dall'artrite,
aveva una mastite ad una mammella ed era infertile)
lasciata libera di scegliere aveva
scoperto il bambù che le altre capre ignoravano,
pur pascolandoci liberamente in mezzo
tutti i giorni. Viola si era cibata di bambù per mesi
e aveva riacquistato la salute
sufficiente per fare ancora una bellissima figlia.
Inutile dire che da quel momento il
bambù è diventato patrimonio di tutto il gregge,
che lo usa evidentemente in senso
salutistico per bilanciare un pascolo troppo ricco, depurarsi e ripulirsi l'intestino.


Anche i cavalli si sono dimostrati estimatori del bambù ed ormai c'è un bel mucchio di
colmi di fianco al loro recinto. Il bambù, che è semplicemente una graminacea perenne,
un erba più grossa delle altre, è una fonte di quasi pura fibra che può avere un
effetto vermifugo ed aiutare la digestione particolarmente delicata dei cavalli.



Una precauzione: valutate la sua capacità invasiva e scegliete la varietà dell'altezza
adatta. Un nostro amico era particolarmente orgoglioso del suo impianto di una varietà
vellutata che cresceva rigoglioso con altezze sui 10mt. Ma quando i bambù hanno
raggiunto la strada, si è accorto che le sue radici erano in grado di alzare
l'asfalto... L'unica soluzione, a quel punto, è stato l'espianto con una draga delle
radici che, come si vede in foto, hanno circa il diametro dei culmi che vi crescono
sopra.

 

Esiste una varietà che non fa "correre" l'apparato radicale ed evita quindi i problemi
di invasione, ma ce l'hanno regalata quest'anno e non l'abbiamo dunque ancora visto
crescere.

 

Anche sull'uso alimentare non abbiamo ancora fatto esperimenti. La prossima primavera
proveremo a raccogliere i germogli della varietà edulis, che ormai superano i 5cm di
diametro, e ad usarli in cucina. Vi faremo sapere.


martedì 25 dicembre 2012

Del valore taumaturgico della bestemmia e della nudità




La bestemmia e l'oscenità, esempi estremi di soggettività,
vengono sanzionate dall'oggettività della legge.
E' vero, siamo in democrazia, ma quella che io intendo come pubblica piazza
non lo sarà mai veramente finchè s'imporrà questo galateo.
Rivendichiamo sempre queste "verità facili",
usiamole perlomeno come esercizio di pulizia mentale e di sincerità interiore.
Bestemmiamo e denudiamoci... finché ce ne sarà bisogno.
Perché, se anche non ci toccano personalmente per costrizione mentale ricevuta,
sono comunque una verifica doverosa della salute del nostro villaggio.
Bestemmiamo e denudiamoci per ricordare,
se anche non c'è un dio a guardarci le pudenda,
che i vestiti e le religioni sono una rigidezza per tutti,
un vilipendio all'umana specie,
ed una precisa offensiva indifferenza per la nostra persona!

Tante buone cose a tutti.

giovedì 20 dicembre 2012

Esperienze di riscaldamento a legna


Dopo un lustro di esperienze sul riscaldamento di casa con una stufa a legna, ci
sentiamo di trarre qualche indicazione che può interessare chi deve progettarsi una
nuova casa o chi ne deve ristrutturare una esistente. Una parte di queste indicazioni
sono state inserite nella progettazione dell'edificio (vedi il post Esperienze di
autocostruzione: casa in terra cruda) come la posizione centrale della stufa e del
camino.



Abbiamo realizzato il camino con mattoni di coltello, ottenendo una canna fumaria in
mattoni pieni in cui abbiamo inserito un tubo in materiale cementizio 30x20cm e, nel
primo tratto sopra la stufa, un tubo in acciaio da 20cm.



Abbiamo apprezzato fin dal primo inverno la capacità di questa canna fumaria, con i
suoi 5mq di superficie, di riscaldare le camere da letto del primo piano. Anche al
mattino, con la stufa ormai spenta, la canna fumaria resta tiepida.
L'unico limite era la stanza degli ospiti che, più distante dalla canna fumaria,
risultava più fredda. Abbiamo trovato la soluzione a questo problema realizzando un
condotto di legno di 20x15cm che recupera l'aria molto calda che c'è nella parte alta
del bagno, dovuta al retro della stufa che vi si affaccia.

Con un semplice sportello, comandato da un cordino in camera
da letto, apriamo o chiudiamo il condotto in legno. Se ci sono
ospiti apriamo lo sportello e l'aria calda del bagno, senza bisogno
di ventole, finisce in camera e l'effetto si sente in pochi minuti.
La chiusura del condotto ci consente invece di tenere la stanza
più fredda e risparmiare legname.
Un altro fattore si è rivelato interessante: il piccolo boiler elettrico
è stato posizionato in alto nel bagno ma appena dietro la stufa e,
anche da spento, recupera passivamente il calore di tutta la giornata
offrendoci dell'acqua tiepida che risulta molto gradevole ad esempio
per lavare i piatti. Di fatto accendiamo il boiler esclusivamente per
la doccia (la cui frequenza può ridursi notevolmente in ragione di fattori quali la vita campestre e l'alimentazione, ma ne parleremo in un prossimo post).
Inutile dire che il nostro bagno super caldo è invidiato da tutti: diverse volte
abbiamo assistito alla scena di qualche coppia in visita, magari vicini della borgata
con villoni da 300mq in laterizio e cemento, che dopo dieci minuti seduti nella nostra
cucina ci hanno messo in imbarazzo con la moglie che dice al marito "ma caro, come mai
in questa casa c'è un bel tepore e da noi fa freddo?"




Ancora qualche precisazione sulle canne fumarie. "Le case si incendiano dal tetto", e
la congiunzione tra canna fumaria e tetto deve essere eseguita con particolare cura.
Le canne fumarie possono incendiarsi (anzi, l'incendio con l'apposita pastiglietta che
si compra dal ferramenta è un metodo per pulirle), ma se il tetto è in legno non deve
esserci legno infilato troppo vicino alla canna fumaria. Altra precisazione è di
evitare il gasbeton nella realizzazione di una canna fumaria, perché le alte
temperature di un incendio lo sbriciolano.
Una precauzione è quella di mettere qualcosa contro l'intrusione degli uccelli (mio
padre aveva a suo tempo salvato un paio di allocchi finiti nella canna fumaria). Una
rete non funziona perché la fuliggine finisce per intasarla, ed una stufa che non
sfoga può anche ammazzarti. Per impedire agli uccelli di passare bastano due bacchette
di ferro ben distanziate.

Augurandoci un inverno mite, buone feste a tutti.

venerdì 14 dicembre 2012

Il mio amico etero




Io non sono competitivo perché il maschile lo trovo più interessante di così,
mentre lui evita la competizione... perché il maschile non gli interessa!
E non è la stessa cosa.
Un maschio etero può essere succube delle richieste femminili fino al punto da
impersonarne il soggetto e femminilizzarsi a sua volta, nei comportamenti e nei pensieri.
Così come le donne possono subire il fascino della cazzoneria al punto da rifiutare
il proprio corpo per indossarla meglio.
Le parti sono virtualmente rispettate, ma il totale è zero: gli uomini non imparano
a far figli, né le donne dimostrano maggior ponderatezza e senso di responsabilità nel
loro attivismo.
La postmodernità è transgenere perché ricuce infertilmente la ferita dei soggetti
con relazioni sessualmente invertite in un non-tessuto sociale individualistico.

domenica 9 dicembre 2012

Lattofermentazione


E' in questa stagione che conviene farsi i crauti.
Quest'anno abbiamo avuto una buona produzione di cavoli. Ne avevamo piantati 150
riuscendo ad indovinare l'epoca giusta per l'impianto, la fine di luglio. Sono venuti
tutti e di ottima pezzatura, nessun problema a venderli, ma sei chili ce li siamo
tenuti per l'inverno. Conservati tramite il processo di lattofermentazione, i crauti
rappresentano un ottimo integratore per l'inverno. Una forchettata al giorno è
sufficiente a migliorare le condizioni della flora batterica e della digestione,
offrendo al contempo una copertura di vitamine e di piccole sostanze preziose per il
nostro organismo.
La fermentazione è una pratica millenaria, può essere usata per quasi tutte le verdure
e rappresenta un ottima tecnica per utilizzare gli eventuali esuberi di una produzione
orticola. Si possono fare dei misti ed usare tagli diversi o addirittura verdure
intere, si possono usare diverse spezie per insaporire a piacere. Qui vi presentiamo
la ricetta base per i crauti.


 

 


Affettate i cavoli, salateli (circa al 1%, un cucchiaio di sale ogni chilo di cavolo)
e pigiateli nel contenitore, eliminando il più possibile le bolle d'aria fino a
sommergerli nel loro stesso succo. A questo punto è solo questione di tempi e
temperature. Due giorni a 20-22°C, due o tre settimane a 15-18°C e poi a 0-10°C per
continuare la maturazione e per la conservazione (a questo punto si possono
invasettare e mettere in frigo).
L'utilizzo di un apposito contenitore in terra è una bella comodità ma non è
essenziale. Il coperchio fa sifone nell'acqua del doppio bordo e permette l'accumulo
dell'anidride carbonica che impedisce lo sviluppo di muffe e marciumi superficiali.
Senza questo strumento si può usare qualunque altro contenitore ma bisognerà ripulire
quotidianamente il coperchio, la superficie del liquido ed i pesi, meglio ancora
facendoli bollire. Anche l'affettatoio non è essenziale, ma affettarsi a mano sul
tagliere sei chili di cavoli può essere già una bella noia...

mercoledì 5 dicembre 2012

Giudizio e valutazione


Nel proporre la condivisione culturale degli strumenti per l'autonomia (gestire la
propria salute, l'alimentazione, le forme sociali) ci si trova troppo spesso di fronte
ad una reazione contrappositiva che denuncia la fondamentale paura
dell'individualismo: la paura di essere giudicati.
Ed è vero che l'affermare qualcosa, in un certo senso, vuol dire negare qualcos'altro.
Così, ad esempio, la ricerca di un'alimentazione corretta comporta inevitabilmente
anche la valutazione realistica delle scelte alimentari scorrette: zucchero, latte,
alcool, caffé, etc. sono la chimica sbagliata per il nostro corpo, ed assumere queste
sostanze è e deve tornare ad essere considerato un evidente atto di autolesionismo che
discende e comporta un assetto psicologico antivitale. Punto! Questa è la
valutazione "sociale" da fare, il patrimonio di un contesto realmente alternativo che
possa dare una misura all'individuo e ai suoi comportamenti. Poi c'è da fare i conti
dentro di sé con le ragioni di quell'autolesionismo, ma questo è pertinenza del
singolo, dei suoi tempi di maturazione e delle sue personali capacità di reggere un
certo livello di consapevolezza. La valutazione realistica di criteri alimentari
validi per tutti non corrisponde ad un giudizio sulla persona e sulla sua maturità.
Ciascuno è quello che è, ovviamente, ed il prenderlo in quanto tale è la prima mossa
irrinunciabile di un sano realismo.
La valutazione esprime interesse per qualcuno che è già con noi. E' il giudizio invece
quell'atto preventivo, estremo ed irrevocabile per cui si sceglie con chi avere a che
fare, chi va bene e chi no "in quanto tale". La selezione: rifiuto dell'altro o
accettazione.
Se queste definizioni sono corrette possiamo allora cercare di attribuire alla diversa
esperienza di genere questi atteggiamenti.
Il giudizio è delle donne. E' il femminile che decide l'opportunità di una gravidanza,
è il femminile che può rifiutare la tetta o minacciare l'abbandono. Quelle sono le
scelte irrevocabili. Il giudizio rappresenta un'opzione estrema da usarsi nei casi
limite. Nelle società tribali per esempio, oltre che nel controllo delle nascite, lo
possiamo immaginare usato come massimo strumento di dissuasione di atti criminosi (la
matriarca ti maledice e tu te ne vai senza appello), come decisione di vita o di morte
degli anziani di fronte ad una carestia, come rottura dei rapporti diplomatici e
dichiarazione di guerra.
Normalmente però si valuta, dando per scontata e salda un'accettazione di base. Anzi,
quanto più è sincera l'accettazione, tanto più profonda e magari dolorosa può
permettersi d'essere la critica. Maschile è la valutazione realistica dell'amico: è
proprio perché ti accetto, perché ti prendo per quello che sei, che ho interesse a
valutare bene "cosa" sei. La valutazione sprona a migliorare lavorando sui propri
limiti, porta efficacia e consapevolezza all'agire maschile dove invece la paura di un
giudizio potrebbe essere solo lo stimolo di un'inconsulta cazzoneria, deleteria ma
usabile strumentalmente per i soliti fini di comodità femminile.
E difatti le cose possono non andare nel verso giusto. Il femminile può abusare della
sua dotazione giudicante: ricorrere al giudizio troppo spesso, o minacciarlo ad ogni
occasione, depotenzia ovviamente quest'arma in mano alle donne, ma soprattutto produce
individui o viziati o insicuri e dunque sempre "a disposizione" di aspettative altrui.
Vivere sotto la minaccia costante d'essere giudicati, ed arrivare a ritenerlo normale,
è all'origine della fondamentale solitudine dell'individualismo: qualcuno che ritiene
d'essersi liberato dall'altrui giudizio... solo perché l'ha fatto suo, costruendosi
un'immagine di sé cui rispondere, inconsapevolmente, per il resto dei suoi giorni.
Le donne patiscono il pettegolezzo perché, in effetti, dalle altre donne sono abituate
a ricevere giudizi, ed interagiscono agli estremi della fusionalità (l'amica del
cuore) o della dominanza e sottomissione, così costruendo complicate quanto gratuite
strutture gerarchiche in ogni loro luogo di ritrovo.
Gli uomini invece possono socializzarsi "solo se" liberi dalla paura del giudizio,
altrimenti questa li spinge all'individualismo. E l'individualismo non può aprirsi
perché, se anche non è questione di soldi, uno sta sempre sulla difensiva. "Perché non
vuoi far parte del gruppo? Cosa pensi di avere di così prezioso da difendere?"
L'individualista ha da difendere l'immagine che si è fatto di se stesso, dalle
critiche e dal realismo cui la promiscuità del branco l'esporrebbe!
Potremmo dire che l'eterosessualità, la famiglia e la società nascano quando la
passione delle donne si spegne nell'opportunismo: "ti amo perché sei adeguato, perché
sai fare l'uomo e mi porti i soldi a casa". Viceversa sono io donna che sono fuori da
ogni sorta di critica proprio perché facendo coppia con lui mi sono liberata dal peso
a dal controllo della gerarchia femminile. L'altro non può essere di riferimento ad
una donna che ragiona nei termini: se mi critichi, se non mi apprezzi è perché sei
"cattivo", e se sei cattivo io posso sempre abbandonarti! Mentre forse è lì quella
particolare gratificazione che frutta la vita matrimoniale: è l'apprezzamento che
riceve dalla sua donna che dà all'eterosessuale quel senso di "beata" inconcretezza
adolescenziale ed irresponsabilità che fa della famiglia il primo fattore globalizzato
di inquinamento.
Ma la paura del giudizio non si supera negandolo, perché così facendo ci precludiamo
anche ogni possibilità di una ragionevole "valutazione". E questa è forse la
dimensione postmoderna dove la vita urbanizzata, che aveva permesso di scappare dal
giudizio della gente del paese, solleva da ogni critica l'individuo che ora è chiamato
ad "autoaccettarsi": vado bene così, vado bene così... come un mantra, fino ad
illudersi che sia così davvero e fino ad imparare a portare con noncuranza i propri
limiti, anche se sono incipienti come una pancia gonfia.
Il giudizio è delle donne, impariamo a restituirglielo; la coppia e la famiglia sono
solo il modo di trovare reciproca copertura di limiti, vizi e illusioni. Solo
prendendone coscienza possiamo cercare seriamente un'alternativa e chiedere alle
nostre relazioni quella complicità creativa che oggi manca e che è basata
sull'accettazione realistica dell'altro.
Questo maschile può allora ritrovare tutta la sua capacità di profonda accettazione
dell'altro, ma solo a a patto di poter "Valutare", e senza fare sconti, e col miglior
grado di realismo di cui siamo capaci, la propria e l'altrui condizione.