Complessità e semplificazione si alternano nella storia.
La descrizione di queste calzature fa invidiare i tempi antichi (la mummia ritrovata nei ghiacci alpini risale circa al 3300 a.C.) se
ricordiamo che invece, ancora tra le due guerre, c'erano bambini allevati in
alta montagna che non venivano dotati di scarpe. Sono ancora vivi dei vecchi
che possono testimoniare l'uso dei bambini di pisciarsi sui piedi per
scaldarseli.
"Come i gambali, anche le scarpe di Ötzi sono le più antiche del
mondo nel loro genere. Queste calzature, formate da una scarpa interna e da una
esterna (tomaia), sono il frutto di una raffinata lavorazione.
La scarpa interna – formata da una rete di corde vegetali – tiene ferma
l’imbottitura di fieno, che isolava il piede dal freddo. La tomaia è in pelle
di cervo e, come la rete vegetale, è fissata con lacci di cuoio ai bordi della
suola ovale in pelle d’orso. La pelle è stata impiegata in modo diverso per
tomaia e suola: nel primo caso il pelame
è rivolto all’esterno, nel secondo all’interno.
La parte alta della scarpa veniva stretta alla caviglia con corde in
fibre vegetali. Sotto la suola della scarpa, infine, si intersecava una
striscia di cuoio, che doveva fornire al piede una certa presa sul terreno. Gli
esperimenti fatti con ricostruzioni di queste calzature hanno dimostrato che la
striscia di cuoio impedisce effettivamente di scivolare su terreni sassosi. Le
scarpe sono, inoltre, sorprendentemente comode e calde, ma poco adatte per
camminare sotto la pioggia, perché per nulla impermeabili."
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