fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

venerdì 28 settembre 2012

"Imagine"


If Religion is only a bad way to imagine another world,
Science is a bad way to build it!

But we know that another state of consciousness is possible:
between religion and science...
the top, for imagination, is to imagine reality.



Se la Religione è solo un modo sbagliato di immaginare un altro mondo,
la Scienza è un modo sbagliato di costruirlo!

Ma noi sappiamo che un altro stato di consapevolezza è possibile:
tra religione e scienza...
la massima aspirazione, per l'immaginazione, è di immaginare la realtà.


domenica 23 settembre 2012

Scuola libertaria?


Scuola libertaria? Scusate ma è un ossimoro.
Ieri sera, scorrendo annoiato la bacheca virtuale del web, mi soffermo su di un blog
di pedagogia alternativa e, vista la consonanza del termine "autonomia", sto per
inviargli la segnalazione del mio. Poi ci penso su e mi fermo: perché, nonostante ogni
lodevole intenzione degli autori, dei pedagogisti e di quegli insegnanti che ci
mettono veramente del loro, questi discorsi li trovo sempre estremamente poco
interessanti?



Lascio rispondere il me stesso bambino e i suoi ricordi di una banale scuola pubblica:
certo che riconoscevo la costrizione di quell'esperienza, come di qualunque altro
compito i miei genitori richiedessero, così come di altre esperienze di vita sociale coattiva
tipo la colonia estiva. Ero solo un bambino, ma non così cretino da prendere per buona
qualsiasi dichiarazione d'intenti!
Non ero d'altronde un mostro di autonomia, non facevo queste considerazioni perché
"precocemente" maturo o particolarmente favorito dall'ambiente o dalla storia di
famiglia. Semplicemente nessuno era riuscito a farmi credere che le parole
corrispondessero automaticamente alla realtà, e che la complessità di quest'ultima
potesse essere completamente circoscritta dai discorsi che si facevano intorno a me.
Mi sentivo in difetto di autonomia, come immagino ogni bambino di fronte agli adulti,
ma non per questo avrei apprezzato tentativi di edulcorare questa posizione di
dipendenza.
Sono diventato adulto non grazie alla scuola, o a qualsiasi altra cosa, ma maturando
il mio autonomo giudizio su quell'esperienza, valutando che attorno a me c'erano
persone più o meno schiette e più o meno capaci di elaborare giudizi autonomi. Sono
diventato autonomo crescendo, nonostante i difetti nel mio allevamento materiale e
nelle condizioni di salute, solo perché nessuno è riuscito a mischiarmi (troppo) le
carte.

Un bambino diverrà un adulto autonomo in base al grado di complessità organica
che gli adulti da cui dipende si saranno presi la responsabilità di offrirgli.

Per fare un esempio pensiamo alla capacità di camminare. All'adulto spetta alimentare
ragionevolmente un bambino perché non sia rachitico e abbia delle gambe forti e
dell'energia per muoverle, ci penserà poi lui da solo a "scoprire" la postura eretta e
a fare i suoi primi passi. Forse l'esempio gliene farà venire una voglia precoce o gli
faciliterà il compito, ma penso che un bambino imparerebbe a camminare anche venendo
allevato da una famiglia di zoppi... a patto che sappiano materialmente come
crescergli delle gambe buone.
Il linguista Chomsky, con la sua constatazione di una "grammatica universale" innata,
sta dicendo proprio questo: una caratteristica peculiare della specie, come il suo
linguaggio, si "estrinseca" spontaneamente ad un certo momento della crescita.
L'interferenza educativa è indebita, inutile e rappresenta un irrigidimento culturale.
Non si può "educare l'ineducabile" e, se il mondo pedagogico non ne ha ancora preso
atto, è solo perché troppo preso dal tentativo di giustificare il proprio lavoro.
Edulcorare o negare la dipendenza ha purtroppo il preciso effetto di creare degli
adulti inconsapevoli del loro infantilismo. E l'infantilismo riproduce se stesso
perché ovviamente non sarà interessato agli strumenti ed alle condizioni fisiche di
un'autonomia che neppure sospetta. La dipendenza è fisiologica solo nell'infanzia, il non
riconoscerla (di fatto abbandonando, non prendendosi cura di ciò che realmente serve a
"crescere in forma") la ripropone indefinitamente negli insani rapporti di dipendenza
che ci costringono alla cosiddetta vita civile.
Che gli insegnanti si tengano pure il loro stipendio per il compito materiale di
addestrare a leggere, scrivere e far di conto (anche se mi sembra irragionevole che
ogni adulto non si senta in grado di farlo da sé), ma che almeno non siano d'ostacolo, per
troppo zelo pedagogico, a che ogni bambino possa vedere in loro la realtà di un
esempio di dipendenza e, solo prendendone atto, possa fare il suo salto di autonomia.

lunedì 17 settembre 2012

Seitan


Una dieta ragionevole può sostituire le proteine della carne con quelle vegetali che
si trovano concentrate nei legumi. Un'altra fonte di proteine è il grano, da cui si
può ricavare il seitan.
Il seitan risulta dunque dalla separazione della parte proteica, il glutine,
dall'amido. Si può fare in casa, e con una spesa notevolmente inferiore al prodotto
già pronto. Da un chilo di farina di grano tenero ad alto tenore di glutine (nella
foto una marca abbastanza diffusa o, in genere, la varietà manitoba) si ricava circa
un mezzo chilo di seitan da cuocere, sufficiente per sei porzioni.
Impastate la farina con acqua fino ad ottenere una palla di pasta, asciutta per le
mani ma ancora morbida. Quindi copritela d'acqua e cominciate a lavorarla:
manipolatela senza disfarla infilandovi dentro le dita ma tenendo coesa l'intera
palla. Quando l'acqua vi sembra troppo bianca di amido cambiatela per continuare il
risciacquo. L'impasto poco a poco comincierà a presentare il colore giallo del glutine,
ancora frammisto a zone bianche di amido che cercherete di disfare e rendere
minoritarie. A questo punto la vostra palla sarà fatta quasi interamente di glutine,
elastica ed appiccicosa.
Nella pentola a pressione asciutta fate rosolare cipolla e carota e poi unitevi il
seitan tagliato in pezzi che coprirete d'acqua con salsa di soia, un pezzo di alga e
gusti a piacere. A metà cottura sarà gonfiato e potrete tagliarlo ulteriormente per
abbreviare la cottura. Ieri sera ho provato a guardare i tempi: mezz'ora per l'impasto
e mezz'ora per cuocerlo.
Un'altra modo è cuocerlo intero in acqua e salsa di soia per poi tagliarlo a fette e
ripassarlo in varia maniera, ci va più tempo ma se ne fate una maggiore quantità poi
potete tenerlo in frigo pronto da ripassare in cinque minuti.











Avvertenze:
-per chi è affetto da celiachia, essendo un concentrato di glutine, è ovviamente da
evitare
-per quelli che sono facili a sconfortarsi quando l'impasto gli si disfa tra le mani:
non rinunciate perché sia la pasta che il glutine sono più pesanti dell'acqua e
sedimentano dunque sul fondo della vostra bacinella, continuate a rimestarlo
leggermente e sciacquate via l'acqua lentamente, quando la concentrazione di glutine
sarà sufficiente tenderà ad incollarsi da solo e, continuando ad impastarlo, potrete
dunque recuperarne una porzione ancora dignitosa.

martedì 11 settembre 2012

Diagnosi del volto


Negli anni '70 Micho Kushi, il divulgatore della macrobiotica, propone uno strumento
di autodiagnosi che recupera, con un lavoro di "archeologia culturale", quella che
doveva essere la dotazione popolare del contadino cinese delle origini, uno strumento
che precede lo sviluppo dell'agopuntura e della complessa medicina tradizionale
cinese, uno strumento fondato sul presupposto che gli organi interni si rappresentino
in zone precise del nostro volto. Una concezione dialettica di yin e yang informa la
valutazione dei segni che vi possiamo riscontrare: un eccesso yin si presenta come
dilatazione, gonfiore, accumulo di liquidi, un eccesso yang come secchezza, righe
profonde, colore scuro o il rosso dell'infiammazione.



Partiamo dalla bocca che indica l'apparato digerente. La parte esterna del labbro
inferiore è riferita alle condizioni dell'intestino crasso: labbro spesso e gonfio
(come ad esempio molte fotomodelle) per un intestino crasso dilatato a causa
dell'eccesso di cibo e di alimenti troppo yin come la frutta, oppure labbro sottile e
quasi inesistente (vi ricordate Andreotti?) per alimenti troppo yang come la carne.
La parte interna, quella contro cui possiamo poggiare la lingua, è invece riferita
all'intestino tenue e può gonfiare e protendere il labbro. Ai margini della bocca la
zona che può screpolare o essere sede di herpes indica il duodeno, mentre lo stomaco
corrisponde al labbro superiore. Riguardo all'area circostante la bocca infine, Kushi
fa notare come le donne che presentano peli possono avere problemi all'apparato
riproduttore.
Le condizioni polmonari si rilevano dalle guance: gonfie indicano un accumulo di
muco, arrossate indicano uno stato infiammatorio. Lo stato dei bronchi si esprime
nelle narici, dove possono localizzarsi fastidiose pustole. L'emozione relativa ai
polmoni è la tristezza.
La punta del naso rappresenta il cuore: può essere gonfia o spigolosa, oppure può
avere un solco nel mezzo, indice di soffio al cuore. La sua emozione è la gioia.
Il dorso del naso per la parte cartilaginea corrisponde allo stomaco (emozione:
irritabilità), seguito dal pancreas in quella ossea. Kushi rilevava come le
popolazioni che si alimentavano tradizionalmente di farinacei presentassero la tipica
gobba del naso (come ad esempio gli ebrei, i nativi americani oppure gli italiani
settentrionali per una dieta troppo povera centrata sulla polenta).
I lati del naso, lì dove poggiano gli occhiali, e le tempie sono aree particolarmente
sanguigne, in attinenza alla milza ed alle sue funzioni ematiche. L'emozione relativa
a milza-pancreas è la capacità ideativa.
Sopra il naso, tra le sopracciglia, troviamo il fegato e le classiche rughe verticali
che caratterizzano un'espressione aggressiva (l'emozione del fegato è l'ira).
Lo stato delle occhiaie è in analogia con i reni: possono essere scure e ritratte per
una dieta troppo salata, oppure gonfie per un accesso di liquidi. La presenza in
queste zone di depositi di grasso (qualcuno si ricorda le occhiaie dell'ispettore
Derrick?) indica relativi accumuli nei reni. A dimostrazione del legame tra le
condizioni dei reni e la paura, valgano le eccezionali occhiaie di Dario Argento!
Sulla fronte si ripropongono gli intestini e poi, all'attaccatura dei capelli, la
vescica. La particolare sudorazione di quest'area corrisponde alla funzione vescicale
di eliminazione dei liquidi. La condizione dei capelli infine, capelli troppo radi o
sottili o le doppie punte, fa riferimento all'apparato sessuale e ai suoi problemi.

Per approfondire questi argomenti rimandiamo al libro di Micho Kushi "Medicina
Macrobiotica", ed. Mediterranee.

domenica 2 settembre 2012

Pasta-asciutta


Da buona protestante, mia madre tenne a darci una pratica educazione all'indipendenza. Così, fin da bambino, so come si cuoce una pasta. Poi certo, era la pasta di una donna piemontese, rigorosamente scotta (si faceva proprio attenzione... "che la pasta cruda non si digerisce") e leggermente rosata da una nostalgia di pomodoro...
Ma questo l'ho capito poi, crescendo e ricostruendomi una identità nazionale nel chiedere al mercato, ai banconieri meridionali, cos'erano tutte quelle verdure e come si cucinavano. Pasta alle cime di rapa, ai broccoli, al cavolfiore, in zuppa come pasta e fagioli o semplicemente aglio olio e peperoncino, che è il massimo per sentire il gusto della pasta. Se nell'idea di dieta mediterranea c'è qualcosa di ragionevole, questo è sicuramente l'importanza data alla pasta come primo piatto  quotidiano.
E' così che mi sono stupito, ultimamente, di aver trovato un altro modo ancora di cucinarla. Mi è stata descritta, la prima volta, come una ricetta napoletana di pasta e patate, con qualche pezzo di pomodoro fresco, cotta al vapore con un dito d'acqua al fondo. Poi ho trovato qualcosa di simile nella pasta risottata, che però è più un modo di insaporirla cuocendola in un brodo da consumare invece che nell'acqua da scolare via. Se qualcuno ha altre informazioni, mi ragguagli.
In ogni caso ho provato a sintetizzare tecnicamente qualcosa. Si tratta di cuocere la pasta "in asciutto" (forse che sia un uso originario da cui il termine pastasciutta?): pentola calda e pasta secca a tostare, girandola per qualche minuto, poi sale e un goccio d'acqua sufficiente ad inumidirla; verrà fuori un gran vapore e dopo un attimo comincerà ad attaccarsi, giratela o scuotetela con l'intera pentola, poi ripetete innafiatura e rimescolamento fino a cottura (non ci va più del doppio del tempo di cottura normale, ma in compenso non c'è il tempo d'aspettare che l'acqua bolla). Otterrete un effetto come ripassato al forno, variamente brunito e più consistente della normale cottura al dente. Il condimento si può unire in cottura (un esempio con ceci già cotti e coste crude, ma sbizzarritevi) oppure prima di servire.




"Non è la pasta che ingrassa, ma il sugo", e proprio per questo, per emanciparsi, è importante farsi un repertorio di condimenti gustosi ma leggeri.
Per molti il problema numero uno è il pomodoro. Il pomodoro è un problema quando non è occasionale, quando d'estate, al paese, si invasettano quei due o tre quintali di "passata" che, inevitabilmente, passeranno nel piatto per tutto il resto dell'anno... Ma concedetemi un prossimo post tutto dedicato ai danni del pomodoro.
L'altro problema è l'olio. Non discuto con chi lo considera un lubrificante, con gli altri si tratta di trovare dei modi ragionevoli di usarne il gusto e le proprietà senza farsi male con la quantità.
Al proposito vi suggerisco una versione dietetica di "aglio olio e peperoncino". Schiacciate in una tazza uno spicchio d'aglio crudo con una presa di sale e qualche goccia di olio al peperoncino (se è ben carico possono bastare anche solo 4-5 gocce a persona) allungando con un cucchiaio d'acqua bollente e poi togliendo l'aglio schiacciato.
Quella minima quantità d'olio, emulsionato nell'intingolo e versato sulla pasta fumante darà tutto il suo profumo mentre, per regolarci sull'umido, basterà tenere da parte un po' d'acqua bollente per eventuali correzioni. Lo stesso intingolo può essere la base per esaltare un qualunque aroma come salvia, timo o rosmarino.

P.S. Ricordiamoci comunque che la pasta è un farinaceo e che tutti i farinacei fanno lavorare indebitamente il pancreas. Una buona pastasciutta sarà sicuramente sempre meglio del pane (che ha un transito intestinale troppo lento) o di qualsiasi alimento confezionato e industriale, ma la pasta non è un cereale integrale e non può sostituirlo. A casa nostra abbiamo l'uso di proporla quasi ad ogni pasto (è anche la base dell'alimentazione dei nostri cani) in quantità limitata ma sempre affiancata ad un cereale integrale, perché ciascuno possa bilanciarla per come si sente.
Con questo metodo di cottura scoprirete una pasta che risulta più digeribile, esattamente come una pasta cotta al dente risulta più digeribile di una scotta. All'orientale si potrebbe dire che questo è un modo per riportare un po' di yang ad un alimento, il grano, reso yin dalla sfarinatura.
Il farinaceo conserva l'energia chimica del cereale, ma non la sua vitalità. Per fare un esempio basti ricordare la dieta dei cavalli: un cavallo che lavora può mangiare fino a diversi kg di avena al giorno, altrimenti può andare avanti anche solo a fieno e fioccati (magari non sfarinati ma sicuramente devitalizzati). Dando troppo cereale ad un cavallo a riposo si rischia di renderlo bizzoso ed intrattabile.