Caro dott. Aurelien Barrau,
le scrivo dopo aver visto il suo intervento su youtube in difesa di Derrida. Mi sono detto: ecco, il decostruttivismo è proprio il nostro esercizio di critica culturale e la pratica di vita di questi ultimi venti anni che ho raccontato nel blog "La Civiltà del Fottere" (giovanni-jalla.blogspot.com). Spero che lo troverà interessante ed ho piacere di comunicare la nostra esperienza ai nostri vicini d'oltralpe.
Nel tentativo di capire la crisi del mondo moderno abbiamo identificato il problema principale nel rapporto tra i sessi, nel modo culturale di intenderli e nella semplificazione dei modelli dell'individualismo e della famiglia.
Per riassumere le molte riflessioni che troverà sul blog, posso così descriverle il modello sociale che ci sembra proponibile per il mondo futuro: piccoli insediamenti locali ecologici dove vivono gruppi di uomini e di donne organizzati in società maschili e femminili. Le persone prima maturano la loro adultità, non individualista ma socievole, nel confronto all'interno delle loro società di genere, e solo dopo si incontrano tra loro nel villaggio, sia per le relazioni amorose sia per la gestione politica (scegliere quanti figli fare in base alle risorse disponibili). In questo modello si evitano i limiti della famiglia, si offre una ricca complessità sociale alla crescita dei figli e si riconosce un ruolo alle persone omosessuali come "tutor" delle rispettive società di genere.
Il primo frutto dell'ecologia di questo modello di vita è la coltivazione della forma umana, quindi della sua salute e complessità, sapendo che tutte le pratiche di una sana alimentazione e di un corretto stile di vita portano al centro di Una forma sana rispetto alle mille di possibili malattie.
Un concetto di forma diventa così il nuovo paradigma alla base di una visione complessa e realistica della strutturazione sociale del potere, così come di un superamento, in campo non solo scientifico e biologico, del concetto di evoluzionismo.
Il potere non è una condanna misteriosa e metafisica ma solo il portato molto concreto delle nostre debolezze, cioè della perdita di forma. La modernità ha emancipato le popolazioni occidentali dalle vecchie rigidezze tradizionali, ma le ha anche indebolite nella semplificazione da contadino a operaio a impiegato urbanizzato. Oggi i figli degli impiegati inquinano i loro corpi al supermercato, non sanno più fare niente ed hanno bisogno di una società che sempre più li tuteli. L'élite ovviamente organizza i suoi interessi ma il vero mandante e complice è il popolo, a causa delle sue paure, delle sue debolezze ed incapacità. L'abbiamo visto tragicamente con l'imposizione dei vaccini così come con la propaganda bellica. E' vero che si è creato anche un movimento di resistenza ma, almeno in Italia, il concetto di complicità popolare è del tutto assente tra gli opinionisti della libera informazione, e tutta l'attenzione è volta alle trame dei potenti che sono considerati i soli "cattivi".
L'idea di una forma biologica è anche l'unica alternativa alla semplificazione e ai limiti della teoria evoluzionista, le riporto una parte di un mio intervento al riguardo:
"Con Darwin abbiamo accettato di abbandonare un concetto di forma, umana e biologica, come riferimento. Darwin, invece della sua stupida tautologia del "chi non muore si rivede" della selezione naturale, poteva limitarsi a dire "lasciamo un attimo da parte il senso complessivo della realtà, che è difficile da cogliere, ed analizziamo ogni singolo aspetto separato dagli altri".
Va bene, non è il demonio, è solo lo strumento del riduzionismo come strategia tecnica e scientifica, quello strumento che ci ha dato le "potenti" leve della società occidentale e della somma delle sue conoscenze.
Il riduzionismo tecno-scientifico è solo uno strumento, quindi dobbiamo considerare che quei dati sono per definizione insensati, cioè muti e ciechi, e che spetta a noi la responsabilità di sapere cosa farne alla luce di una coscienza di un senso complessivo della realtà che possiamo solo ricavare altrove. In quel "altrove" sta, ovviamente, l'ammissione della necessità di una cosmogonia. E qualcosa di più serio e di più fondato di tutto quell'olismo inconcludente che rischia, come tutti i movimentarismi critici finenovecenteschi, di farsi fottere dalla rilettura elitarista e tragica del transumanesimo.
Cosmògoni di se stessi, dunque: guardiamoci sapendo che è nella nostra forma che dobbiamo cogliere la rappresentazione del tutto."
Qui può partire una interessante ricerca dello schema delle forme biologiche, cosa che abbiamo cominciato a fare provando a combinare assieme antichi reperti archeologici culturali come lo schema dell'astrologia mediorientale e la medicina tradizionale cinese. I risultati di questa ricerca avrebbero bisogno di una lettera ben più corposa di questa. Qui mi basterebbe incuriosirla con una ipotesi: se le forme della vita manifestano tensioni sottese alla realtà, allora quelle stesse forme potrebbero suggerire quali modelli cosmologici preferire come più coerenti e verosimili... La biologia riletta con attenzione ecologica potrebbe forse dare indicazioni ontologiche agli astrofisici che vorrebbero "chiudere il cerchio" della gravitazione quantistica!