Caro sig. Faggin,
vengo subito al sodo: sto finendo di preparare un saggio dove affermo che il fenomeno biologico presuppone uno specifico campo che determina uno spazio germinativo comune per tutti gli esseri viventi, uno schema morfologico che ogni specie ed ogni individuo interpreta a suo libero ma analogo modo. Se lo trova interessante - come penso di aver capito dal suo lavoro sul mondo quantistico - vorrei semplicemente chiederle una prefazione.
Lei ha la stessa età di mio padre e avrei potuto chiederla a lui: ha iniziato giocando con la scuola radio elettra anche lui, ha fatto fisica ed ha insegnato all'università. Purtroppo ha scelto neoliberismo evoluzionismo riduzionismo eccetera e, nonostante personalmente gli auguri ancora tanti anni in salute, si è espressamente sottratto al dibattito culturale con suo figlio.
Solo ultimamente mi è capitato di immaginare il suo punto di vista sulla modernità: il dopoguerra e il boom, non solo economico ma fatto di scoperte scientifiche esaltanti, poderose, il DNA, i viaggi spaziali. La potenza tecnologica dunque, positivismo, ottimismo ed espansione.
Io della modernità, vent'anni dopo, ho colto il portato emancipatorio per la mia crescita personale, ho vissuto i movimenti sociali e la coltivazione dei soggettivismi. Entrambi abbiamo guadagnato dalla modernità e quindi proprio a noi spetta ora voltarci indietro per contabilizzare anche i danni e i limiti di questa esperienza, e per aiutare le nuove generazioni ad immaginare un "dopo".
In realtà forse mio padre non ha rifiutato me (razionalista e materialista tal par suo) quanto il "pericoloso" viaggio culturale iniziato trent'anni fa con quello che è stato il compagno della mia vita. Compagno e complice nella ricerca. Sua difatti, in questo lavoro che le presento, è tutta la capacità di analogia e la passione e la pazienza di rincorrere i particolari anatomici più disparati e tutte le fenomenologie strane che si possono trovare a spasso per il corpo umano.
Olismo, equivalenza esistenziale, coscienzialità. Per me è stato un percorso filosofico con il quale mi sono sentito in dovere di ripagare le responsabilità storiche della mia genìa protestante... ma anche e maggiormente è stato il bisogno interiore di una ricerca ontologica, portato fino al limite di provare ad immaginare una cosmologia ragionevolmente compatibile con quanto abbiamo scoperto del bioma e di noi stessi.
Due anni fa il mio compagno è morto e per me è venuta l'urgenza di sistemare il lavoro fin qui fatto per provare ad arrivare finalmente ad una fase di confronto e divulgazione. Dico finalmente perché questo non ci è stato finora permesso dal clima di completo ostracismo culturale che ci è stato riservato "in società". Una società che rischia di superare vecchie rigidezze dogmatiche... solo per una rivendicata stupidità. Ma i tempi cambiano e la speranza è sempre l'ultima a morire!
P.S. La presente potrebbe ovviamente anche rappresentare il caso di un folle che insiste con le sue idee bislacche e la sua invidia del grande Darwin... se è così mi aiuti lei a capirlo! La mia tesi, o meglio, il miglior argomento a sostegno della verosimiglianza delle nostre scoperte è questo:
"Se la vita sviluppa forme sempre analoghe, nell'esercizio di rappresentare il mondo manifesto in cui si trova scodellata... allora proprio nell'indagine di noi stessi, della nostra forma e del suo schema, possiamo trovare un orientamento per capirci nel cosmo."
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Provo qui a rileggere con i termini della fisica quantistica proposti da Federico Faggin la nostra ricerca sulla forma biologica.
Cominciamo a dire che la forma dell'essere vivente può mostrarci "come è fatto dentro" l'Uno. Noi abbiamo scoperto che quell'Uno si articola in una geometria circolare che rappresenta lo spazio germinativo embrionale comune a tutti gli esseri. Lo schema di questo cerchio è unitario e dialettico, potremmo anche definirlo "dinamico-olistico e desideroso di conoscere se stesso"; noi aggiungiamo che si descrive con un alfabeto fatto di dodici "qualia" (i pianeti) intessuti di significato secondo i rapporti di dialetticità e complementarità della sequenza piegata a W. Quindi i qualia sono sia vissuti in maniera insondabilmente soggettiva, sia comprensibili dagli altri perché condivisi.
Particelle atomi e molecole sono Seity elementari dotate di "semplice" coscienza e capaci "solo" di dimostrare la particolare vivacità-velocità di reazione metabolica nell'acqua in fase biologica come il citoplasma. Dotate di coscenza vuol dire quindi che sanno chi sono e chi vanno cercando, sentendo ed orientandosi nel mondo. Questo livello di coscienza appartiene dunque al mondo materiale dei sistemi col centro occupato, concentrici come atomo e sistema solare.
L'autocoscienza appartiene invece ai sistemi col centro libero, cioè gli esseri viventi, che si sviluppano sulla corona circolare, su di un territorio di confine tra il centro e la periferia: un territorio concavo e convesso al contempo, a seconda di come e di chi lo considera, una superficie limite come quelle rappresentate in astronomia da "orizzonte degli eventi" e "sfera di Hubble".
La seity della cellula zigote decide con libero arbitrio le sue future forme embrionali in un campo germinativo circolare, suddiviso in trentasei parti, ognuna caratterizzata da una di 12 possibili configurazioni (12 pianeti-qualia), in successione distribuite secondo uno schema che segue alcuni "postulati di informazione" (tre serie di dodici, valori diametralmente dialettici, etc.).
Ne origina un feto (analogo ad uno stato quantistico puro) che "decide" un certo momento per nascere (collasso della funzione d'onda) e dunque imprimersi col suo "cielo natale" la sua particolare individualità.
Quindi nell'essere reale che ho di fronte c'è sempre un aspetto determinato di corpo e creaturalità, ed uno indeterministico di libero arbitrio e creatività. Infine la complessità degli aspetti di un corpo (piani di simmetria, rapporto tra le parti, diversi ordini di grandezza, migrazioni cellulari interne...) trova analogia con la multidimensionalità descrivibile con gli spazi di Hilbert.
Ogni essere è analogo agli altri perché tutti insieme siamo rappresentazione del tutto, "parte-intero dell'uno", immagine olografica dell'universo.
Una seity si dà un corpo come simbolo vivo per comunicare ciò che sente (cioè se stessa, la configurazione di qualia per come li può sentire solo lei). La coscienza esce dall'astratto e decide un corpo (consuma un po' del suo libero arbitrio) per fare esperienza della vita.
Nell'approccio biologista consideriamo un terzo fattore tra corpo e coscienza per innescare la vita: la FORMA. Lo zigote potrebbe moltiplicarsi in una massa informe di carne (guardacaso un tumore) se non fosse "informata" di quanto serve per acquisire la somiglianza con la sua specie. Altrettanto la coscienza deve essere "informata" per acquisire una qualche personalità ed uscire dall'indistinto.
Noi diciamo che lo stesso SCHEMA dà forma sia al corpo che alla coscienza, facendone rispettivamente una "persona" ed una "personalità". Questa è la strutturazione degli esseri fatti al contempo sotto la giurisdizione della fisica classica e della quantistica.
Fare i conti col problema della morte significa capire bene cosa vuol dire essere vivi, cioè somma e commistione di corpo-forma-coscienza: accettarne la finitudine (della nostra individualità) ed attuarne la vocazione trascendente (riprodurre la specie). E' l'astratta coscienza cosmica che si reincarna continuamente in nuovi esseri, non noi! E' nel fare un figlio, o comunque operare nella creatività, che si fa onore alla coscienza del tutto: con nuovi corpi dove incarnarsi gli diamo sempre nuovo spazio-tempo per essere viva!
Se noi esseri autocoscienti possiamo scegliere se rappresentare (o falsificare) la realtà, rispetto invece a quella parte fondamentale del nostro essere che è l'influsso trascendente sul nostro ciclo di vita non possiamo che usare l'immaginazione: dobbiamo immaginare il cosmo come quanto ci permette di fare "la capriola all'indietro termodinamicamente" e rivitalizzarci ad ogni nuova nascita. Cioè abbiamo bisogno di ipotizzare un Cosmo come dimensione ulteriore rispetto all'Universo (tutto ciò che possiamo percepire), un Cosmo dunque come: variazione ciclica dei parametri che fanno questo spazio tempo (questo universo) configurato variamente come bigbang, come realtà euclidea e come dispersione entropica.
"Noi siamo" un uni-verso termodinamico, un individuo-tutto che corre nel ventre del cosmo esattamente come noi piccole coscienze. Condividiamo la stessa esperienza e forse dunque anche lo stesso modo di "ricaricarci" con qualcosa che sta al di là della nostra portata. Forse è questo quanto possiamo intravvedere nelle esperienze di confine limitrofe alla morte, un tunnel, una luce bianca, il vissuto interiore di una geometria cosmica che "a suo" modo crea e ricrea continuamente per noi il caldo habitat della vita.