<< La modernità laicista e tecno-scientista, quella che ha dato il
colpo di grazia al Dio cristiano – quanto meno a livello sociologico, fatta
salva l’individualità della scelta di fede – pure ne ha conservato in vita
l’eredità più coercitiva, ovvero la nozione di tempo lineare. Non è più la
Provvidenza a guidare i nostri passi, bensì il Progresso. Che non va verso Dio,
oramai defunto, anzi non sa proprio in che direzione andare. Va e basta. Il suo
è un andamento – apparentemente – rettilineo. Procedere innanzi, sempre innanzi
è la parola d’ordine della téchne, della legge dell’utile e del profitto che
scandisce le opere e i giorni della nostra quotidianità sociale. Produci,
consuma, crepa: ma non chiederti perché. È superfluo.
È opinione comune che la dimensione del “mistico” si collochi in un al
di là inarrivabile alla maggior parte di noi, in una sorta di regno fatato in
cui si trastullano santi monaci e matti da legare. Eppure, a ben guardare, è
qui, è sempre stato davanti ai nostri occhi. È nel presente. E se provassimo a
mettere a tacere per un po’ la nostra filodiffusione mentale, finiremmo col
prestargli ascolto. Ma parliamo troppo – io per primo – e abbiamo dimenticato
come si ascolta. Chi non sa ascoltare non sa dialogare. Non si connette, non si
“volge in giro”, va per la tangente. E la sfericità del Tutto non ammette
scorciatoie.
L’ipotesi di un tempo esistenziale ad anello, ad esempio, ci
costringerebbe a ripensare – in sede di analisi autobiografica – la comune
nozione di “senso di colpa” relativa al nostro passato, o di “ansia di
prestazione” volta al futuro.
Se il tempo è circolare, come canta Zarathustra, tutto quello che stiamo
vivendo ora, lo abbiamo già vissuto e tornerà in eterno sempre identico a se
stesso. Non abbiamo alcun peccato originale da espiare, nessuna meta da
raggiungere, salvo l’essere presenti a noi stessi. Torniamo ad essere innocenti
come bambini, creativi coi colori che abbiamo dentro, puri con tutto il nostro
bagaglio di ricordi, quieti con il nostro travaglio. >>
Caro Francesco,
è con piacere che ospito il tuo intervento perché mi aiuta a presentare
un tema che mi sta molto a cuore: la circolarità, che è la grande assente nel
panorama mentale della modernità, lanciata com’è nella sua folle corsa, appunto
lineare ed autodistruttiva.
Mi fa piacere condividere un’impostazione realistica, perché è
l’impostazione che conta: immagina quanti inutili sforzi mentali sono stati
invece spesi nel cercare un senso dove il senso non c’è per definizione, laddove
nella direzione materiale di una freccia si riassume anche ogni suo significato
esistenziale…
Apprezzo il pragmatismo della tua offerta professionale, una consulenza
filosofica servirebbe a moltissimi nostri contemporanei, forse anche un TSO
filosofico non guasterebbe (Trattamento Sanitario Obbligatorio… la camicia di
forza!). Tu ci avrai messo, immagino, interesse e vocazione, io mi sono messo a
studiare un po’ di filosofia solo perché mi serviva per parlare di ecologia e
di stili di vita, ma fa lo stesso. Tutti decidiamo i nostri comportamenti in
base a qualche criterio, si tratta solo di renderli espliciti per poterci
ragionare su onestamente. Nel desiderio di questo confronto, a mio parere, sta
la natura sociale della nostra specie.
Spero vorrai aiutarci anche tu nello sforzo di una continua revisione,
di un controllo tecnico e specialistico, dei percorsi mentali che stiamo qui cercando
di solcare. In cambio troverai sicuramente molto materiale attorno alla pratica
della cura di sé che spero potrà esserti utile.
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