Saranno più di quindici anni che dai recessi della Cina rurale sono
spuntati i Mosuo: finalmente una cultura matriarcale!
Le donne gestiscono in prima persona l'organizzazione sociale e
famigliare, alla matriarca la responsabilità di ogni decisione importante.
Libertà sessuale, nessuna convivenza: di sera l'amante appende il cappello alla
porta della donna che l'ha ricevuto ed al mattino se ne riparte, i figli
saranno della famiglia della donna ed i suoi genitori ed i fratelli li accudiranno.
Nessuna gelosia, le relazioni vengono interrotte senza drammi, almeno
all'apparenza:
"I Mosuo non hanno la minima intenzione di far coincidere nella
stessa persona affetto, famiglia e casa. La famiglia, per rimanere salda, non
deve mai essere fondata sulla coppia, che secondo loro rende il gruppo
altamente instabile. Il sistema delle visite, come modalità di vita sessuale,
consente ai membri della famiglia consanguinea di restare uniti e li dispensa
dal dover coabitare con un estraneo. Questa è una delle ragioni fondamentali
per cui la figura paterna è sconosciuta. Quando resta incinta, la donna non può
stabilire con assoluta certezza con chi ha concepito e, se anche lo sapesse,
potrebbe comunque astenersi dal dirlo al figlio.”
Non è il primo libro sui Mosuo che leggo ma, alla fine di una
descrizione più o meno idilliaca di questo diverso assetto sociale, mi resta
sempre in testa una domanda: e i finocchi? In una popolazione di 25mila
persone, e contando una percentuale fisiologica anche solo del 2%, dovremmo
trovarne 500. Come mai di questi nessuno mi ha mai parlato?
Anche in questo libro l’argomento non viene affrontato direttamente. E’
vero, l’autore tenta di indagare la condizione maschile, ma con scarso
successo. Il maschio Mosuo non risponde volentieri alle domande sul suo assetto
sessuale. Inoltre l’autore si trova di fronte un soggetto con scarso peso
sociale, un uomo abituato a ricevere ordini da parte delle donne del gruppo,
che passa buona parte del tempo a giocare a carte con gli amici… L’autore
arriva al punto di chiedersi se non è il caso di invitare le madri degli
intervistati, vista la scarsa propensione di questi uomini a sviluppare delle
opinioni personali.
In sintesi, provate ad immaginare l’orizzonte mentale della nostra casalinga
anni ’50, dedita esclusivamente alla cura di casa marito e figli: semplicemente
questa condizione limitata, nella cultura Mosuo, è toccata all’uomo! Una
società delle donne che, strutturata dal potere della matriarca, non viene
bilanciata da una società degli uomini. La foto di copertina del libro parla
più dello scritto: cinque uomini accovacciati in fila guardano una donna che, nella
tipica posizione del capo con le mani dietro la schiena, a sua volta controlla
il lavoro di altri uomini.
Evidentemente non basta un po’ di libertà sessuale a cambiare le cose
nella sostanza, e questa impostazione sociale probabilmente si spiega più come
influenza religiosa che come residuo di antiche storie matriarcali. I Mosuo
infatti sono di origini tibetane ed hanno ereditato un buddismo tantrico dalla
conquista dei mongoli.
L’esercizio del potere, così come l’espressione di una qualsiasi religione,
anche quella buddista che al potere potrebbe sembrare antitetica, è sempre
frutto di una delega, espressione di debolezza e non di complessità.
A che serve liberare l’energia di Kundalini… se poi metà della
popolazione, in questo caso i maschi, viene allevata in condizioni di
programmata minorazione? L’esclusivismo sessuale è il problema del familismo che conosciamo, ma
le cose non si risolvono se, all’opposto, viene alzata la bandiera dell’”indifferenza”
sessuale. Perché di questo si parla, quando le donne non trovano nulla da
eccepire nei loro partner. Sono felici, complessi, umanamente sviluppati? Se lo
chiederanno mai le donne Mosuo incontrando i loro amanti?
Mi sa che dei Moso tu non abbia capito quasi nulla. Ti consiglio il sito di Francesca Rosati Freeman che è stata lì personalmente.
RispondiEliminaSi è un articolo senza capo né coda, pieno di proiezioni e conclusioni stiracchiate.
RispondiEliminaFrancesca Freeman può aiutarti a capire di cosa stai parlando
Luisa Vicinelli