fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

venerdì 20 dicembre 2024

La Cosmologia Ciclica Conforme è "biocompatibile"

Tutto ha una sua ragion d'essere anche l'inferno e il paradiso. Sottratti al monopolio del discorso teologico, la fisica saprebbe come riqualificarli: dalle fiamme dell'inferno del big bang al noioso paradiso di entropia e dispersione delle stelle che si allontanano sempre più... Anche se in termini un po' estremi sono questi, mi sembra, i confini dell'universo conosciuto. Ma sono termini fisici e non religiosi, e il bello è ciò che sottendono e cioè il dipanarsi dello spazio-tempo del mondo materiale e della vita.

Allora non c'è da avere timore dell'inferno perché ne proveniamo: è il calore di una fucina o di un utero. Ma neppure c'è da augurarsi il paradiso perché ogni cosa ci va spontaneamente, come ogni sviluppo porta ad una conclusione ed ogni cosa che nasce morirà.

L'evoluzionismo ha fatto della scienza una religione. Ma già una religione della salvezza era assurda, come l'evoluzionismo, perché sono tautologie, perché il flusso della corrente va già in quella direzione e si chiama termodinamica e non ha bisogno di spinte o preghiere!

Piuttosto, se vogliamo occuparci di trascendenza, riconosciamole il suo ambito ragionevole e cioè il tentativo intuitivo e istintuale di comprensione, l'immaginazione laddove non arrivano i nostri strumenti tecnici e l'esperienza empirica. 

La scienza non sa cosa è la coscienza e come facciamo a risvegliarci ogni mattino, come nasciamo, come nasce una specie e come è nata la vita in generale. Non lo sappiamo come scienziati ma in quanto esseri viventi possiamo provare ad immaginarlo e a dire, con l'arroganza della soggettività, che se noi vita siamo così come siamo forse è perché rispecchiamo un contesto anch'esso ciclico riproduttivo e coscienziale.

E' così che da profani della fisica possiamo trovare interessante una ipotesi come quella della Cosmologia Ciclica Conforme del premio nobel Roger Penrose. A parità di mancanza di conti teorici e prove sperimentali il biologismo può offrire l'argomento della plausibilità logica e della concordanza estetica... Fatene buon uso!



Rivoluzione interiore o politica?

Finalmente, a 53 anni, un amico è riuscito a farmi leggere qualcosa di Osho: ho trovato una raccolta di suggerimenti di vita da cui pescare in senso ispirato, ho tirato a caso un paio di volte... e c'ha azzeccato! Bravo, lo sa fare. Così a naso direi che muove le sue riflessioni attorno ad un concetto di forma dell'umano che trovo condivisibile... ma devo ancora leggerlo, datemi il tempo.

Per ora mi interessa notare che il fenomeno di "insegnare a vivere" è molto attuale su internet (bravi o no che siano quelli che ci provano). Un fenomeno che mi viene da appaiare alla politica antagonista che purtroppo continuo a veder spiaggiata nella versione "eroico vittimista" (incapacità di vedere la complicità popolare nella merda in corso, nda).

Non voglio qui essere denigratorio nei confronti di nessuna di queste esperienze, sia ben chiaro, voglio solo cercare di cogliere la portata intera di quello che stiamo vivendo collettivamente.

Dunque abbiamo da un lato uno sprone personale all'ottimismo che avrebbe anche un portato conseguente di equità sociale, dall'altro un richiamo collettivo alla responsabilità politica che porterebbe i suoi buoni effetti anche sul nostro piano personale.

Bene, ma non devono essere alternative, se no non ne usciamo. Le due prospettive si arricchiscono a vicenda se sappiamo unirle, se divengono entrambe dotazione condivisa di un nuovo gruppo sociale.

E questo è proprio quello che qui proponiamo di fare grazie alla scoperta dello schema biologico: un nuovo paradigma "biologista" dovrebbe poter rappresentare un riferimento interessante e comune per entrambe le esperienze sopra citate.


Avvertenze

Il biologismo non può essere interessante per chi vuole una religione, infatti il nostro "dio" - l'ordine dell'universo, la legge naturale, lo schema cosmico - non è più vivo di noi, siamo noi piuttosto la vita di quello schema.

Il cosmo è il contenitore della vita, come la stufa è il contenitore della brace... e senza brace la stufa è un pezzo di ferro, freddo duro e spigoloso!

(...stupidi adoratori di stufe spente! potrebbe essere un nuovo irreligioso epiteto)


lunedì 9 dicembre 2024

Imperialismo protestante


E' vero che qualunque suprematismo può condurre a guerra e genocidio, ma oggi abbiamo da riconoscere le origini e le responsabilità di questa modernità globalizzante e di questo imperialismo occidentale.

Le religioni in generale possono essere intese come l'amministrazione della nostra piccolezza: sia come bambini di fronte ad un genitore, sia come manifestazioni di fronte al principio cosmico generante. Sono due questioni decisamente diverse che le religioni, mischiando, non ci aiutano a capire.

La nuova esegesi biblica proposta da Mauro Biglino e gli studi antropologici sui culti del cargo ci parlano della religione come rapporto con una concreta figura storica (gli alieni domesticatori e genitori biotecnologici del popolo ebraico, così come gli aviatori americani capitati sugli atolli del pacifico durante la seconda guerra mondiale). In questo caso è questione di edipicità ed infantilismo e richiede all'umanità una maturazione di tipo psicologico.

Nel secondo caso invece stiamo parlando di una questione più astratta e filosofica, ma non per questo meno carica di responsabilità di fronte al presente.

La nostra piccolezza di fronte alle leggi dell'universo è riflessione cara ad ogni orizzonte religioso. In una versione ragionevole l'Ego umano può trovare misura ed intima soddisfazione nel riconoscersi coincidente con l'Io cosmico (dalla contemplazione mistica al pragmatismo taoista, per esempio).

Nella versione protestante invece (ognuno di fronte a dio, senza mediazione), questo rapporto viene invertito, semplicemente, ed è l'egopatia umana a rivestire il principio cosmico, impossessandosene. Così ogni soggetto moderno si crede dio nella solitudine del suo individualismo, così l'umano non trova più la sua forma (il riconoscimento dello schema generativo delle forme biologiche) tra le leggi dell'universo ma, all'opposto, pensa lui stesso di dare forma all'universo e dunque esserne padrone.

Banalmente si chiama delirio di onnipotenza, ed è alla base non solo dell'imperialismo americano ma, più in generale, del posizionamento intrinsecamente pernicioso di chiunque adotti acriticamente lo stile di vita di questa modernità globalizzata.

domenica 8 dicembre 2024

Il biologismo è vegano e animalista

Non mi sono mai occupato del veganesimo perché ho da subito incontrato l'alimentazione macrobiotica i cui criteri di fatto lo implicano (la carne non è essenziale, ha pesanti effetti collaterali e possiamo evitarla con tutto vantaggio per la salute).

Così analogamente non ho mai riflettuto molto sull'animalismo perché il principio che qui abbiamo definito, il biologismo, anche qui di fatto lo contempla. Non ne origina perché non parte da una critica alla sofferenza, e non ne ha bisogno perché nasce in positivo come riconoscimento della centralità del principio vitale.

Nel 2007 non pensavo all'animalismo perché ero teso a cercare nuovi criteri euristici generali: "un modesto principio di compiutezza ed equivalenza esistenziale fra tutti gli organismi sarebbe lo strumento sufficiente quanto indispensabile per tornare a cercare delle strategie di vita umanamente più soddisfacenti ed ecologicamente più lungimiranti." (Stato di Grazia p.22)

Il biologismo è un "movimento metafisico" perché sovverte l'antropocentrismo di fatto, proponendo concretamente l'alternativa di uno schema generativo delle forme biologiche comune a tutti gli esseri.

Oggi colgo volentieri le tante suggestioni che mi arrivano dal movimento animalista. Laddove spiegavo la perdita di empatia all'origine della "civiltà del fottere" come semplice effetto dello stress neolitico (fatica cronica dei lavori agricoli rispetto alla vita sicuramente più sportiva del precedente raccoglitore), ecco mi perdevo l'occasione di spiegare quanto, ancora bambino, già sapevo: è l'allevamento il vero stress che rode l'empatia umana!

Certo è evidente, in termini logici e pratici, che da un lato per allevare con successo devi essere empatico per capire di cosa hanno bisogno i tuoi animali... poi però quell'empatia sei costretto a zittirla quando devi ucciderli! La pratica dell'allevamento è sicuramente un grosso fattore di semplificazione civilizzatrice che ha contribuito a forgiare la perniciosa predatorietà umana attuale così come fanno, più in generale, tutte le pratiche di tradimento dei nostri bisogni in senso industriale e commerciale. Abbiamo tradito il nostro rapporto empatico con la natura del nostro pianeta, non siamo più in grado di essere riconoscenti per le risorse che questo ci offre.

Cosa fare? Recuperare questa empatia, coltivare la forma della salute e socializzare la riscoperta complessità umana e biologica in generale... io penso che queste siano anche forme di politica congrue con il bisogno di trovare nuovi equilibri ecologici e sociali.

Nel movimento si sprona a "lavorare incessantemente e senza paure personali per innalzare le tensioni sociali all'interno del sistema antropocentrico, così da aumentare la probabilità del crollo..." (Leonardo Caffo, Animal Liberation Front, p. 64) Io, per parte mia, proprio nell'ascolto e nel rispetto delle mie paure,  preferisco lavorare per costruire l'alternativa biologista.