fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

lunedì 17 febbraio 2025

Movimento autoconservativo

La pratica salutista dimostra che abbiamo la possibilità di trasformare intenzionalmente noi stessi e questo è in contraddizione col paradigma evoluzionista studiato a scuola per il quale la forma delle specie dovrebbe risultare dalla selezione naturale di mutazioni casuali.

Passare dal dolore, dalla debolezza o dalla malattia alla condizione in salute è sicuramente un percorso trasformativo, un fenomeno tangibile perché ha bisogno di un certo tempo ed è conseguente alla scelta di certe azioni. Ma dopo? Oltre la salute? Se mangiando bene cerchiamo di toglierci dalla "zona cancro", continuando a mangiare bene dove andiamo?

La risposta logica del paradigma evolutivo-transumanista è che oltre la salute si parte per il viaggio spaziale autopoietico di un umano che crede di poter decidere della propria forma e del proprio destino: banale delirio di onnipotenza anche quando animato dalle migliori intenzioni.

Purtroppo questo è l'approdo dove penso siano finite le energie del movimento salutista degli scorsi decenni: in effetti mi sembra che nei ristoranti macrobiotici ci sia andata l'élite a coltivare lo spirito d'impresa piuttosto che il popolo a coltivare la propria autonomia... E attenti perché forse il fenomeno è della stessa natura di quegli anni di particolare salutismo che precedettero il nazismo in germania. Ma torniamo al nostro tema che è la natura del percorso di una trasformazione che ci è possibile ma di cui va capito bene il senso.

In realtà il viaggio  trasformativo è piuttosto un "ritorno", un ritorno alla salute, il convergere verso un centro di forma, la forma della specie e di me individuo che è forma ricevuta, che è forma ricavata dal nostro rapporto con il piano trascendente dell'unitarietà cosmica. Ricevuta appunto e non creata: il cosmo crea e la vita ri-crea, rappresenta la realtà cosmica riproducendo la forma biologica ricevuta.

Oltre la propria forma si può "solo" coltivare lo stare in forma dei nostri figli e delle generazioni future. L'unico viaggio immaginabile è quello dell'aumentare la consapevolezza di noi stessi, ma è un "viaggio" di centratura e di equilibrio. Come esempio fisico possiamo immaginare la virtuosità delle nostre scelte salutiste come l'imprimere la nostra energia individuale in un grosso volano, un grosso giroscopio collettivo che conserva tutta l'energia biologica della specie, ciò che ci tiene in equilibrio sul nostro centro di forma per come l'abbiamo ricevuto.

lunedì 20 gennaio 2025

Silenzi


Il silenzio dell'apnea e quello del respiro trattenuto...

per il microfono della scienza sono uguali.

Ma per la musica interna del corpo

hanno sicuramente due timbri molto differenti:

l'uno il rilassamento, l'altro l'attesa.

sabato 18 gennaio 2025

Livelli di esistenza

 Ad un primo livello ci sono le origini concentrate che ipotizzano i fisici: tutto in uno... tutta l'energia e tutta la materia sono lì, roventi ed indistinte... e c'è poco da dire per definizione!

Poi c'è il livello della realtà quantistica, dove la dialetticità di un mondo di campi e particelle si rincorrerebbe all'infinito se un ulteriore fattore logico, la triplicità, non venisse a stabilizzare la realtà materiale dei protoni e neutroni, e poi di questi negli atomi.

Per questi ultimi comincia ad avere senso un concetto di tempo, il quattro della ciclicità, il respiro di vita, gli eventi che possono capitare a degli esseri viventi la cui forma, come abbiamo visto, sembra costruita con un  uno schema logico a dodici elementi.

Gli esseri riflettono il mondo con la loro coscienza. Il mondo rappresentato dalla coscienza si aggiunge dunque al dodici dello schema ed apre un ulteriore livello di esistenza, anche se più "sottile". Le parole, i nomi, le definizioni, i nostri discorsi... la cultura diventa realtà per il nostro esistere.

Ma oltre alla realtà rappresentata  possiamo subito aggiungere, con la stessa legittimità, anche la realtà immaginata, il sogno la creatività. L'inconsistenza di questo piano è pari ovviamente alla possibilità di falsificare, intenzionale o meno.

E possiamo ancora immaginare l'ineffabilità di un altro piano: quello delle cose dimenticate. Degli eventi ma anche delle persone. Esiste chi è ricordato ed ognuno persiste, potremmo voler pensare, in una grande comune memoria cosmica di cui ciascuno di noi rappresenta evidentemente un minimo e insopprimibile tassello.

Oltre, ed è come tornare allo zero, al nulla di partenza... ci sono le cose rimosse, quelle sepolte apposta come sembra essere il sito di Gobekli Tepe, cesure forse insondabili nella profondità della nostra storia.




martedì 14 gennaio 2025

La giusta prospettiva


Se è vivo il pensiero è cosa intera, quindi un dubbio è intero solo se sta assieme alla sua risoluzione: l’importante non è il pensare, di per sé, ma l’arrivare alle conclusioni.

Quindi un cane è più veloce (quindi più efficiente se ci interessa la rapidità) perché nella sua testa non perde tempo a verbalizzare, lancia il suo pensiero con un’occhiata… e siamo noi lenti a capirla, dircela, processarla… e finalmente rispondere.

Un batterio è più efficiente ancora… La coscienza cosmica è istantanea, senza tempo, senza sviluppi romanzeschi... Non puoi pretendere però che un batterio possa interessarsi ad un livello di manifestazione della realtà più al dettaglio del suo. Ci sono cose che ai cani non interessa sapere di noi, così come i nostri genitori adulti ci sono stati in parte sconosciuti finché non siamo cresciuti noi stessi.




Alternativi

Siamo l’alternativa antisistema, ma chi siamo? Chi è l’alternativo? Chi non si è fatto infinocchiare dalla propaganda holliwoodista, chi non crede più al babbo natale americano ed al lungo elenco di balle che ha imposto a tutto il mondo? Va bene, ma questo “noi” è puerile nell’attribuire alla controparte (dicasi élite), tutta la responsabilità, la colpa e la cattiveria di quel che accade.

“Noi” siamo anche i figli di quella modernità che oggi vediamo partorire mostri distopici. Prima che distruggerci nei corpi e nell’intelligenza per gli effetti del consumismo, la modernità ci ha emancipato in tanti campi: un’idea di insopprimibilità dell’individuo, in primis, ma anche il solidarismo sociale e quindi lotta di classe e sindacati e poi femminismo, ecologia, pacifismo, omosessualità etc. Diciamo che i decenni della nostra bella epoca senza guerre (a casa nostra!) li abbiamo impiegati in ogni movimentarismo possibile a dar voce a tutte le sfaccettature e criticità di un’umanità da riscoprire sotto le rigidezze dei tradizionalismi.

“Da sotto i tradizionalismi…” appunto! Sono quelli i precedenti storici da cui si è prodotto il mondo moderno, non possiamo pensare di tornare indietro. Realisticamente “noi” possiamo solo essere un soggetto moderno, che però è andato oltre, ha superato gli spigoli in cui la modernità si è incastrata. E se anche qualcuno sulla terra fosse davvero sfuggito al confronto con la modernità, allora siamo noi quel soggetto che DEVE (deve sottolineato!) dimostrarsi capace di spiegare senza traumi a chi ancora abita nei tradizionalismi quali indebite rigidità comporta il suo posizionamento.

Prima ancora dell’ambizione di definire l’orizzonte di senso della nuova esperienza è necessario che la rifondazione culturale si componga perlomeno della somma di tutti quei percorsi critici. Criticismi dei quali dobbiamo quindi essere in grado di studiare e capire il portato positivo e distinguere i fattori limite e dunque la versione tragicamente travisata che ne ha fatto il transumanesimo.

E’ assordante il silenzio di quei soggetti che negli scorsi decenni hanno proposto sincere esperienze di ecologia pacifismo o questioni di genere: per anni inascoltati ora di colpo i loro temi, stravolti, sono diventati le armi del nemico. Ma quel silenzio chiede solo un’interlocuzione: è il momento che i temi elaborati da specifiche soggettività diventino ora patrimonio comune.

Non possiamo ripudiare la modernità con cui ci siamo emancipati, ma dobbiamo essere qualcosa più che moderni, dobbiamo andare oltre usando anche gli strumenti della modernità proprio perché consapevoli dei limiti che presentano.

Concettualmente dobbiamo affinare i nostri strumenti capendo il ruolo deresponsabilizzante di atteggiamenti semplificati come il vittimismo o l’infantilismo. Dobbiamo imparare a riconoscere le complicità reali piuttosto che accomodarci a cercare sempre un colpevole in qualcun altro.

La situazione è semplicemente che le popolazioni occidentali accusano oggi gli effetti di uno stile di vita consumista in termini di immiserimento umano: semplificazione, stupidità, malessere. La risposta a questo disagio si chiama autolesionismo. E le élite non sono “cattive” ma semplicemente organizzano ciò che il malessere popolare chiede: guerra, distruzione, assurdità.

Noi temiamo la guerra ma la bomba è già scoppiata, l’incomprensione è lì: queste che ci circondano sono macerie umane (e noi nel mezzo!). Le élite, nei loro raffinati sadismi, hanno solo organizzato una grande lotteria cui tutti partecipiamo allettati dalla grande promessa implicita: i pochi sopravvissuti staranno più larghi!

Il transumanesimo  non ha la dignità di un reale progetto di umanità, è solo il delirio di un’agonia. Se ancora ci riconosciamo un minimo di vitalità allora troveremo di sicuro più interessante preoccuparci di pensare a cosa portare sulla scialuppa di salvataggio e come immaginare un futuro possibile. Facciamo un esempio.

Chi si è messo nell’ismo dell’ecologia si è chiesto dunque come inventarsi un modo ecologico di stare nell’ambiente, come abitare la provincia e custodire il territorio. Questi “neo-eco-villici” non sono più ovviamente la diretta continuazione di un passato tradizionale, ma neppure possono essere ridotti a mera espressione di scelte e gusti personali (come vorrebbe la versione moderna). No, essi sono e non possono evitare d’essere una denuncia  per l’altra opzione abitativa: la città!

Puzzoni ed esecrabili quanto volete i neovillici, ma quell’esperienza, se intenzionale e consapevole, segna un punto critico di non ritorno: di fronte all’esempio di un ecovillaggio nessuno può più rivendicare una legittimità alla vita cittadina, non ci sono ragioni perché qualcuno si sottragga al prendersi la sua parte di responsabilità per l’ambiente che lo nutre. Chiunque dovrebbe saper dire quale è il campo che lo nutre.!

Questo piccolo esempio per dire che dobbiamo chiarirci sul tema “verità”. Queste erano la cifra del passato, grandi verità rivelate o comunque assolutiste e rigide. Poi in tempi moderni ci eravamo quasi assuefatti all’idea che di verità non ce ne fossero più, un po’ come quando si smette di credere a babbo natale. E ora, cosa gli viene in mente al mondo alternativo? Che dobbiamo tornare ai vecchi valori: dio patria famiglia?

E’ evidente invece che dobbiamo maturare un nuovo rapporto con la verità. Le nuove considerazioni che tutti i movimentarismi portano, ciascuno sul suo campo specifico, non sono nuove ortodossie e imposizioni, ma semplicemente ammissioni di realismo, criteri di valutazione.

Al di là di ogni sofismo la realtà materiale, la realtà dei nostri corpi, è ancora un riferimento utile per la nostra comprensione del mondo.


lunedì 13 gennaio 2025

Vulgata storia

Di tutte le altre specie non conosciamo cosa avvenga in realtà al momento della nascita, e neppure possiamo chiederglielo. Per la nostra invece possiamo trovare tracce nella memoria storica che ci riportano alle origini se non della specie almeno del corso di una civiltà che potremmo definire tale proprio solo in ragione di questa continuità di coscienza e non per particolare superiorità morale.

Ecco allora che il primo dato sicuramente da registrare è quello di una cesura da un prima di cui sappiamo proprio poco: un disastro naturale, un meteorite o un'eruzione, un momento comunque segnato anche nel nostro genoma, il "collo di bottiglia" di una strettura demografica accentuata, la famosa "Eva mitocondriale" di cui tutti saremmo figli.

Un disastro che ci ha portati sull'orlo dell'estinzione e/o l'interferenza con esseri alieni di cui saremmo i figli in provetta, frutto di biotecnologia? Fatto sta che entrambe le vicende sono riportate nei nostri più antichi racconti e vanno dunque prese sul serio.

Così è per esempio per l'ebraismo che, se all'inizio racconta chiaramente dei rapporti con "esseri superiori", ad un certo punto comincia a rielaborarsi come monoteismo e, nel cristianesimo appieno, arriva a disegnare la figura di un dio unico, trascendente ed informe miscuglio di astratti principi cosmologici con edipiche vergogne.

Così fino agli ultimi secoli dove il monoteismo si esaurisce nelle opposte tendenze di umanesimo e scienza: l'umanesimo si chede chi siamo e se siamo speciali per qualcosa (ma in realtà è solo riuscito a porre la domanda e non a rispondervi), mentre la scienza si chiede se siamo davvero così potenti da autodeterminarci (ma in realtà è solo riduzionismo che provoca semplificazione e degenerazione).

Oggi i limiti di umanesimo e scienza sono superabili con una filosofia biologista che può finalmente rappresentare il raggiungimento o il ritorno al corretto posizionamento di tutti gli esseri riguardo alla loro dimensione creaturale, in quanto figli dei loro genitori, e alla dimensione creativa, in quanto parte della complessiva coscienzialità del cosmo.

In altre parole: di una coscienza cosmica perenne la vita è la versione creaturale perché con nascita e morte è adeguata al flusso termodinamico di questo universo.

sabato 11 gennaio 2025

Rivoluzione ecologica

 La civiltà ci alleva ad un ordine mentale romanzesco, al bisogno di sentirsi partecipi di una storia, e questo si riflette anche nella religione (la storia della salvezza) come nell'ideologia (il successo individualista o la lotta di classe, la liberazione).

Questo mi fa pensare che non sia lecito ipotizzare una qualche futura fine della civiltà. Abbiamo visto che la modernità va riassorbita e che si può uscire dalla storia, la civiltà allora può forse solo essere sopita, non debellata ma messa da parte,  senza mai dimenticarne il pericolo, sempre latente perché insito nei nostri limiti umani.

Dobbiamo cambiare immaginario. In un proposito ecologico non c'è lotta politica, non c'è storia della liberazione e non c'è promessa di salvezza. Nel riferirsi alla sua forma, l'umano può solo trovare il modo per scendere da quei treni in corsa... e tornare ad occuparsi della sua vita.

Maleducazione

 Alternare scienza ed umanesimo, ecco il trucco per fottere inventato da questa modernità. Potenza tecnologica o preziosità ontologica, vale l'uno o l'altra a seconda del momento.

Ecco al contempo il gioco preferito dai giovani di qualunque identitarismo aggressivo, vedi ebrei e protestanti per esempio: cambiare sempre le carte in tavola pur di vincere!

venerdì 10 gennaio 2025

Federico Faggin

 Caro sig. Faggin,

vengo subito al sodo: sto finendo di preparare un saggio dove affermo che il fenomeno biologico presuppone uno specifico campo che determina uno spazio germinativo comune per tutti gli esseri viventi, uno schema morfologico che ogni specie ed ogni individuo  interpreta a suo libero ma analogo modo. Se lo trova interessante - come penso di aver capito dal suo lavoro sul mondo quantistico - vorrei semplicemente chiederle una prefazione.

Lei ha la stessa età di mio padre e avrei potuto chiederla a lui: ha iniziato giocando con la scuola radio elettra anche lui, ha fatto fisica ed ha insegnato all'università. Purtroppo ha scelto neoliberismo evoluzionismo riduzionismo eccetera e, nonostante personalmente gli auguri ancora tanti anni in salute, si è espressamente sottratto al dibattito culturale con suo figlio.

Solo ultimamente mi è capitato di immaginare il suo punto di vista sulla modernità: il dopoguerra e il boom, non solo economico ma fatto di scoperte scientifiche esaltanti, poderose, il DNA, i viaggi spaziali. La potenza tecnologica dunque, positivismo, ottimismo ed espansione.

Io della modernità, vent'anni dopo, ho colto il portato emancipatorio per la mia crescita personale, ho vissuto i movimenti sociali e la coltivazione dei soggettivismi. Entrambi abbiamo guadagnato dalla modernità e quindi proprio a noi spetta ora voltarci indietro per contabilizzare anche i danni e i limiti di questa esperienza, e per aiutare le nuove generazioni ad immaginare un "dopo".

In realtà forse mio padre non ha rifiutato me (razionalista e materialista tal par suo) quanto il "pericoloso" viaggio culturale iniziato trent'anni fa con quello che è stato il compagno della mia vita. Compagno e complice nella ricerca. Sua difatti, in questo lavoro che le presento, è tutta la capacità di analogia e la passione e la pazienza di rincorrere i particolari anatomici più disparati e tutte le fenomenologie strane che si possono trovare a spasso per il corpo umano.

Olismo, equivalenza esistenziale, coscienzialità. Per me è stato un percorso filosofico con il quale mi sono sentito in dovere di ripagare le responsabilità storiche della mia genìa protestante... ma anche e maggiormente è stato il bisogno interiore di una ricerca ontologica, portato fino al limite di provare ad immaginare una cosmologia ragionevolmente compatibile con quanto abbiamo scoperto del bioma e di noi stessi.

Due anni fa il mio compagno è morto e per me è venuta l'urgenza di sistemare il lavoro fin qui fatto per provare ad arrivare finalmente ad una fase di confronto e divulgazione. Dico finalmente perché questo non ci è stato finora permesso dal clima di completo ostracismo culturale che ci è stato riservato "in società". Una società che rischia di superare vecchie rigidezze dogmatiche... solo per una rivendicata stupidità. Ma i tempi cambiano e la speranza è sempre l'ultima a morire!

P.S. La presente potrebbe ovviamente anche rappresentare il caso di un folle che insiste con le sue idee bislacche e la sua invidia del grande Darwin... se è così mi aiuti lei a capirlo! La mia tesi, o meglio, il miglior argomento a sostegno della verosimiglianza delle nostre scoperte è questo:

"Se la vita sviluppa forme sempre analoghe, nell'esercizio di rappresentare il mondo manifesto in cui si trova scodellata... allora proprio nell'indagine di noi stessi, della nostra forma e del suo schema, possiamo trovare un orientamento per capirci nel cosmo."

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Provo qui a rileggere con i termini della fisica quantistica proposti da Federico Faggin la nostra ricerca sulla forma biologica.

Cominciamo a dire che la forma dell'essere vivente può mostrarci "come è fatto dentro" l'Uno. Noi abbiamo scoperto che quell'Uno si articola in una geometria circolare che rappresenta lo spazio germinativo embrionale comune a tutti gli esseri. Lo schema di questo cerchio è unitario e dialettico, potremmo anche definirlo "dinamico-olistico e desideroso di conoscere se stesso"; noi aggiungiamo che si descrive con un alfabeto fatto di dodici "qualia" (i pianeti) intessuti di significato secondo i rapporti di dialetticità e complementarità della sequenza piegata a W. Quindi i qualia sono sia vissuti in maniera insondabilmente soggettiva, sia comprensibili dagli altri perché condivisi.

Particelle atomi e molecole sono Seity elementari dotate di "semplice" coscienza e capaci "solo" di dimostrare la particolare vivacità-velocità di reazione metabolica nell'acqua in fase biologica come il citoplasma. Dotate di coscenza vuol dire quindi che sanno chi sono e chi vanno cercando, sentendo ed orientandosi nel mondo. Questo livello di coscienza appartiene dunque al mondo materiale dei sistemi col centro occupato, concentrici come atomo e sistema solare.

L'autocoscienza appartiene invece ai sistemi col centro libero, cioè gli esseri viventi, che si sviluppano sulla corona circolare, su di un territorio di confine tra il centro e la periferia: un territorio concavo e convesso al contempo, a seconda di come e di chi lo considera,  una superficie limite come quelle rappresentate in astronomia da "orizzonte degli eventi" e "sfera di Hubble".

La seity della cellula zigote decide con libero arbitrio le sue future forme embrionali in un campo germinativo circolare, suddiviso in trentasei parti, ognuna caratterizzata da una di 12 possibili configurazioni (12 pianeti-qualia), in successione distribuite secondo uno schema che segue alcuni "postulati di informazione" (tre serie di dodici, valori diametralmente dialettici, etc.).

Ne origina un feto (analogo ad uno stato quantistico puro) che "decide" un certo momento per nascere (collasso della funzione d'onda) e dunque imprimersi col suo "cielo natale" la sua particolare individualità.

Quindi nell'essere reale che ho di fronte c'è sempre un aspetto determinato di corpo e creaturalità, ed uno indeterministico di libero arbitrio e creatività. Infine la complessità degli aspetti di un corpo (piani di simmetria, rapporto tra le parti, diversi ordini di grandezza, migrazioni cellulari interne...) trova analogia con la multidimensionalità descrivibile con gli spazi di Hilbert.

Ogni essere è analogo agli altri perché tutti insieme siamo rappresentazione del tutto, "parte-intero dell'uno", immagine olografica dell'universo.

Una seity si dà un corpo come simbolo vivo per comunicare ciò che sente (cioè se stessa, la configurazione di qualia per come li può sentire solo lei). La coscienza esce dall'astratto e decide un corpo (consuma un po' del suo libero arbitrio) per fare esperienza della vita.

Nell'approccio biologista consideriamo un terzo fattore tra corpo e coscienza per innescare la vita: la FORMA. Lo zigote potrebbe moltiplicarsi in una massa informe di carne (guardacaso un tumore) se non fosse "informata" di quanto serve per acquisire la somiglianza con la sua specie. Altrettanto la coscienza deve essere "informata" per acquisire una qualche personalità ed uscire dall'indistinto.

Noi diciamo che lo stesso SCHEMA dà forma sia al corpo che alla coscienza, facendone rispettivamente una "persona" ed una "personalità". Questa è la strutturazione degli esseri fatti al contempo sotto la giurisdizione della fisica classica e della quantistica.

Fare i conti col problema della morte significa capire bene cosa vuol dire essere vivi, cioè somma e commistione di corpo-forma-coscienza: accettarne la finitudine (della nostra individualità) ed attuarne la vocazione trascendente (riprodurre la specie). E' l'astratta coscienza cosmica che si reincarna continuamente in nuovi esseri, non noi! E' nel fare un figlio, o comunque operare nella creatività, che si fa onore alla coscienza del tutto: con nuovi corpi dove incarnarsi gli diamo sempre nuovo spazio-tempo per essere viva!

Se noi esseri autocoscienti possiamo scegliere se rappresentare (o falsificare) la realtà, rispetto invece a quella parte fondamentale del nostro essere che è l'influsso trascendente sul nostro ciclo di vita non possiamo che usare l'immaginazione: dobbiamo immaginare il cosmo come quanto ci permette di fare "la capriola all'indietro termodinamicamente" e rivitalizzarci ad ogni nuova nascita. Cioè abbiamo bisogno di ipotizzare un Cosmo come dimensione ulteriore rispetto all'Universo (tutto ciò che possiamo percepire), un Cosmo dunque come: variazione ciclica dei parametri che fanno questo spazio tempo (questo universo) configurato variamente come bigbang, come realtà euclidea e come dispersione entropica. 

"Noi siamo" un uni-verso termodinamico, un individuo-tutto che corre nel ventre del cosmo esattamente come noi piccole coscienze. Condividiamo la stessa esperienza e forse dunque anche lo stesso modo di "ricaricarci" con qualcosa che sta al di là della nostra portata. Forse è questo quanto possiamo intravvedere nelle esperienze di confine limitrofe alla morte, un tunnel, una luce bianca, il vissuto interiore di una geometria cosmica che "a suo" modo crea e ricrea continuamente per noi il caldo habitat della vita.

giovedì 9 gennaio 2025

Presentazione

 La forma di un piccolo embrione inscritto in un cerchio, ecco l'alternativa a Darwin e alla modernità.

L'alternativa ecologica alla modernità già esiste ma è silente e non solo perché il mainstream ha potenti mezzi di propaganda ma soprattutto perché manca all'alternativa un senso condiviso, un'idea comune di quello che stiamo facendo.

Eppure abbiamo tutto per iniziare un mondo nuovo. Un'alimentazione sana, l'attenzione per il territorio, la sperimentazione di nuove forme aggregative, una finanza etica, una logica nonviolenta... Mentre tutti sperimentavano il consumismo qualcuno si occupava di "partire da sé" e produrre appunto quella ricchezza di strumenti e pratiche tra cui cercare nuove e feconde interconnessioni come quella che qui presentiamo.

Molte persone conoscono l'alimentazione macrobiotica e l'astrologia. Qui abbiamo scoperto che la macrobiotica non serve solo a tenerci in salute così come l'astrologia non serve solo a descrivere il nostro carattere. Queste due pratiche ci raccontano anche del nostro corpo riconoscendovi la struttura di uno schema generativo comune a tutti gli organismi viventi.

La storia testimonia che l'idea di leggere il corpo in uno schema circolare è molto antica. Questo è il simbolo del Duat, a simboleggiare l'inversione dell'ordine delle cose nell'aldilà, ed è un termine teologico dell'antico Egitto.


Ancora dall'Egitto l'affresco nel tempio di Dendera rappresenta le 36 decadi del cerchio astronomico come altrettanti personaggi tutelari delle diverse parti del corpo.


La melotesia, l'attribuzione delle parti del corpo alla sequenza dei segni zodiacali, è poi stata un'abitudine costante di tutto il nostro medioevo e rinascimento.


E da Vitruvio e da Leonardo ancora raccogliamo il tentativo di descrivere le geometrie del corpo in età adulta.


Ma è con l'intuizione di attribuire la circolarità al corpo nel suo momento generativo che si parte davvero. L'essere si forma sempre in uno spazio raccolto: un nido, un guscio, un utero, il baccello di un seme. Il corpo adulto manifesta forse armoniche proporzioni ma è nel momento in cui siamo una piccola virgola embrionale che ricaviamo il disegno delle nostre forme.


Altrettanto antica è la convinzione di riconoscere dei rapporti e dei nessi interni al corpo. In questo senso la fisiognomica della medicina tradizionale cinese permette ai cultori dell'alimentazione macrobiotica di controllare ogni giorno lo stato dei propri organi interni nei tratti del volto.


Questo ci permette di identificare tre settori corporei: corpo e testa, legati appunto da questo rapporto di fisiognomica, e gli arti. Le tre parti riportate sul cerchio zodiacale mostrano rapporti frazionari semplici: l'intero del cerchio riserva una mezza parte al corpo, un terzo agli arti ed il sesto rimanente alla testa.


Ecco dunque che arriviamo all'attualità. Circa vent'anni fa nel nostro ecovillaggio abbiamo trovato interessanti queste idee ed abbiamo provato a verificarle usando il cerchio zodiacale nella versione dell'astrologa italiana Luisa Morpurgo.



A questo dettaglio lo schema ci ha permesso un'analisi decade per decade del corpo umano, l'approfondimento nella descrizione di organi e sistemi, e la comparazione con i principali gruppi di esseri viventi.

I risultati di queste ricerche ci sembrano interessanti anche se ovviamente necessitano ora di un confronto sia sul piano dell'informazione scientifica che su quello della pratica olistica. 

La capacità descrittiva di questo schema ci sembra andare oltre un semplice vago simbolismo configurandosi come un vero e proprio schema generativo delle forme biologiche. Se così fosse il "feto nel cerchio" potrebbe rappresentare quel riferimento ontologico che stiamo aspettando. Non il risultato conclusivo di una ricerca ma l'inizio di un nuovo modo di vedere ed interpretare il mondo.

Musica e matematica