Paradossalmente, molti che immaginano un ritorno alla natura, o addirittura
l'ecovillaggio, in realtà hanno in mente "la grangia" dei cistercensi.
L'ordine religioso dei Cistercensi, da Citaux il luogo di fondazione della prima
abbazia, nasce nel 1098 da una radicalizzazione di monaci benedettini che, richiamandosi
ad un originario principio di operosità "ora et labora", si mette a cristianizzare l'ex
impero romano fondando ovunque nuove abbazie ma soprattutto costruendo le "grange",
nuclei produttivi agricoli che si avvalgono delle tecnologie più aggiornate dei tempi,
tra cui l'uso massiccio della forza idraulica, per organizzare uno sfruttamento
razionale del territorio. In queste unità produttive vivono i "conversi", laici che si
aggregano all'ordine per un certo tempo o per la vita, e che lavorano in cambio di
vitto e alloggio; a questi si aggiungeranno poi dei lavoratori salariati, in seguito
alla forte espansione e al successo ottenuto dal modello per tutta l'europa.
Proviamo ad immaginare 20 giovani che rilevano un rustico e fanno vita comunitaria,
hanno un mulino per la farina, un torchio per l'uva o per le olive, si fanno l'orto ed
arano il campo con il cavallo, concimano solo con letame, allevano il maiale e qualche
capra per farsi il formaggio... sarebbero un ecovillaggio? No, sarebbero solo una
riedizione della grangia cistercense, anche rinunciando alla messa domenicale!
Questo per dire che al di là di ogni ideologia o, in questo caso, di religione che
possa far da legame ad un gruppo di umani, la società viene fuori da ciò che si
produce.
E le grange certo funzionavano, perché erano in grado di stravolgere l'economia di
sussistenza ed ogni tipo di sedimentazione culturale precedente, cioè i piccoli cereali
che non passando dal mulino consentono l'autoproduzione ed un forte grado di autonomia
locale. C'erano, nella colonizzazione messa in atto dai cistercensi, indubbie valenze
politiche: fermare l'eresia catara in primis, ma anche riconquistare un popolo ad una
gerarchia religiosa fortemente screditata e stabilizzare una penetrazione cattolica
nella aree marginali.
I cistercensi perdono gran parte del loro potere con l'avvento del protestantesimo,
quando il monopolio della gestione territoriale comincia a scontrarsi con le esigenze
di una nascente borghesia.
Scompaiono le abbazie ma restano i prodotti: olio, pane e vino, carne e formaggi... e
con essi il tipo d'uomo che vi si alleva, ed il tipo di società che quell'uomo può
costruire.
In questo senso i cistercensi sono ancora tra noi. Accendete la radio e godetevi Fede
e Tinto su radiodue a "Decanter" che passano ore intere a macinare pubblicità di vini,
oppure apprezzate il Consiglio dei Ministri che sponsorizza l'olio della LILT, la Lega
Italiana Lotta ai Tumori, o ancora considerate l'agricoltura biodinamica, dove i
protestanti non hanno che raffinato il metodo di un'agricoltura fondata
sull'allevamento e relativo letame.
Sono tutte tecnologie molto produttive, apparentemente, solo perché vanno a rispondere
a necessità impellenti di un umano insoddisfatto, e non si contabilizzano mai i
disastri che producono, sociali e sanitari. Per il pubblicitario il prodotto è sempre
buono sano e onesto, è il "prodotto tipico" che in quest'italia non manca mai... Ma in
tempi di crisi non possiamo più permetterci una scienza che asseconda le ragioni
dell'impresa e del commercio, i prodotti vanno valutati per il loro apporto vitale e
gravati di tasse "sanitarie" quelli insalubri, così come a terapie ed ospedali si
preferirà una ben più economica prevenzione.
Vi faccio un esempio banale, se da noi venisse un ragazzo a dirci "voglio lavorare con
voi", noi dovremmo "guardargli" in bocca perché, per fesso che sia riuscirà sempre a
produrre quei due-trecento euro che gli servono al mese, ma sono le migliaia del conto
di un dentista che non sapremmo dove prenderle! Non basta stare nella natura, dicci
cosa vuoi produrre, dicci quanto ti serve guadagnare al mese, e non intendo per i tuoi
sfizi ma solo per i tuoi limiti. "Quanto ti serve al mese" e quindi quale percentuale
di fottitura dovrai tirar fuori dalla tua impresa e dal tuo prodotto, questo dovremo
cominciare a chiederci in tempi di crisi.
Noi ad esempio, siamo diventati bravi con le melanzane: tra un mese ne metteremo 80 a
dimora nell'orto, produrranno un ottimo raccolto come tutti gli anni... e ci porteranno
dei soldi. Ma tutta l'acidità di questi bei frutti di solanacea diventerà malumore
nella pancia di tanti, e questo è un costo sociale, una fottitura, grande o piccola che
sia.
In conclusione, tornare a popolare il nostro territorio col modello cistercense
significa continuare a far finta che la fottitura non esista. I cistercensi hanno
colonizzato l'europa coi sacri simboli dell'olio del pane e del vino, e con la
materialità di quelle redditizie monocolture. L'uso del pane ha sconfitto l'autonomia
del miglio e ha reso l'agricoltore tassabile tramite il mulino, e non è stato un
episodio marginale della storia, vista l'enorme quantità di mulini presente sul
territorio in quell'epoca. Con la vite e con l'industria del vino si è diffusa nella
popolazione un'abitudine dannosa per la salute. Con l'allevamento industriale abbiamo
eletto la carne, da occasionale integrazione in una dieta cerealicola, a vero e proprio
stile di vita!
In questa cascina possiamo essere soddisfatti del rapporto energetico tra legno e
riscaldamento, buona parte del riscaldamento di quest'inverno è venuto dalla semplice
pulizia dei boschi. Ma la produzione dell'orto ci sembra sana solo in parte: certo noi
non facciamo che assecondare la richiesta dei nostri clienti, sono proprio loro a
preferire le melanzane a più salubri cipolle e carote...
In previsione di un cambiamento diventa urgente incontrarsi per valutare qual'è il
"tasso di fottitura" che possiamo socialmente permetterci. In questo caso la crisi può
rivelarsi positiva.
Mi spiace di non essere più stato in grado di rintracciarlo, ma solo poco tempo fa ho
visto un grafico della diffusione del cancro nel 1900 in Italia: una linea in costante
crescita, ma che aveva sul suo percorso un solo picco negativo, corrispondente agli
anni '44-'45, gli anni in cui gli italiani avevano mangiato di meno!
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