fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

lunedì 18 marzo 2013

Sulla sedia


Un aspetto indubbiamente positivo della crisi è la possibilità di rivalutare le cose
che facciamo.
L'altra sera io e il mio compagno constatavamo la varietà di sedie che si erano
raccolte attorno al tavolo in cucina: la sedia pieghevole da 10 euro, la sedia alta e
stretta fine ottocento ma ancora stabile e perfetta, e quella ferro e plastica tipo
scuola anni '60.






La prima è la nostra sedia di casa, scelta in primo luogo perché consente di salirci
coi piedi ed accovacciarsi. La seconda serve ai bambini e ai bassi di statura. La terza
era lì a testimoniare il passaggio di un nostro amico handicappato che solo su quella
sedia rigida riesce a darsi un colpo di reni per tirarsi su da solo.
Tre buoni motivi per mettere in secondo piano la scelta, tutta estetica, delle sedie
tutte uguali.

Ma perché la posizione seduta?
In fondo il mondo si divide tra chi ha mantenuto la posizione accovacciata - indiani,
neri, asiatici... tutto il mondo "povero" - ed il mondo occidentale, che sembra non
poter più fare a meno di un posto dove posare il proprio sedere. Anche i primi hanno
concepito la sedia, ma l'hanno chiamata trono e ne hanno riservato l'ambiguo privilegio
ad uno solo!
Ambiguo perché un'apparente comodità presto si traduce in un indispensabile supporto
per i nostri limiti, che siano di pancia o di artrosi!
La posizione accovacciata invece, per chi se la può ancora permettere, rispetta la
nostra forma e fisiologia: riduce il nostro ingombro, conserva il calore del corpo e
riduce il percorso del sangue (ricordiamo che il cuore è aiutato da una "pompa passiva"
nel tallone), mentre la sedia costringe la colonna vertebrale ad un assetto innaturale.
Per la posizione seduta non restano quindi che motivazioni di un artificiale "decoro",
a cui bambini veniamo sottoposti fin dalla più tenera età: "stai seduto composto" è la
prima regola che impariamo!
In questa casa ci concediamo di salire con i piedi (preferibilmente scalzi o perlomeno
non con gli stivali pieni di fango!) sulla pieghevole da 10 euro, sedia di tutto
rispetto che Munari citava in un suo libro sul design, alternando tutta una serie di
posizioni degne di un pappagallo sul suo trespolo!
In piedi, accovacciati e sdraiati sono posizioni fisiologiche, tutto il resto è
cultura. Fai un esperimento: accovacciati all'aperto e scoprirai che in quella
posizione tu sei vicino alla terra, ma i tuoi occhi guardano il cielo!

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