fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

venerdì 2 novembre 2012

Cos'è la filosofia per me


La filosofia è il rispetto per la coerenza dei propri discorsi. E' vero che una parola non è l'oggetto cui dà nome eppure, prima di qualsiasi raffinato discorso sulla validità della rappresentazione è doveroso il banale richiamo alla sincerità dell'interlocutore.
C'è bisogno di un'adultità che non conosciamo, fondata sull'autonomia personale relativa alle proprie capacità ed al proprio stato di salute, che possa stringere un patto alternativo a qualsiasi ideologia o interesse di parte. Questo patto, questo riconoscimento reciproco, non può essere fondato né sul familismo mafioso né sull'impersonalità democratica, che nell'irresponsabilità collettiva partecipa agli stessi danni della peggior delinquenza: decidere democraticamente di essere imperialisti...!
Per fuggire dal rischio di conflitto o di complicità due adulti possono soltanto trovare nella realtà il loro arbitro. Creare un'intesa sul realismo può comporre le forze efficacemente senza rischiare di mettersi assieme per fare la guerra contro qualcun'altro. Poter dare per scontato un presupposto di sincerità moltiplica esponenzialmente le capacità del gruppo o della rete di relazioni.
Ma "l'altro" in questo caso non è una figurazione astratta, è l'altro concreto col quale ci siamo misurati nello sforzo di riconoscere i nostri limiti, le nostre debolezze e dipendenze. L'altro "conosciuto" è partecipe di un'intimità sfacciata quanto può esserlo una relazione dove il desiderio non è costretto nella solita alternativa amico-amante, un'intimità che trasforma il soggettivismo da semplice limite dell'oggettività a preziosa "porzione di realtà", un'intimità garante del grado di consapevolezza personale raggiunta.




E' un patto virile? Un atteggiamento troppo duro, con se stessi e con gli altri? Troppo freddo, come un tentativo di astrazione? No, forse noi la vediamo così, noi figli del postmoderno, ma a vederla dall'altra parte, da parte della forma e della vitalità dell'ancestrale, questo è solo un incipit: la verifica della propria onestà intellettuale, la ricerca di eventuali compromissioni col privilegio e, in sostanza, la constatazione dei nostri limiti sono solo un presupposto di adultità. Il bello viene dopo: la vita, la soddisfazione dei bisogni e dei sensi, la ricerca di una maggiore consapevolezza. Qui sì è l'esercizio di quella spontaneità che tutti vorremmo avere, l'espressione della specificità personale, la complessità dell'intuito... ma tutto questo non ha bisogno di parole per viversi!
Qui ed ora, invece, il contesto dell'individualismo contemporaneo ha bisogno di critica, di battere il naso e di piangere. Non è colpa mia se la piena partecipazione alla vita, il coinvolgimento vitale che non conosce le rigidezze dell'ideologia, per i figli della civiltà è purtroppo solo un obiettivo. Avere pietà di noi stessi, in questo caso, non significa chiudere gli occhi sulla cruda realtà del nostro handicap di umanità, ma provare a sostenerne consapevolmente il peso per riuscire a scorgere un futuro, forse, ancora possibile.

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