fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

martedì 11 giugno 2013

Il motorino

Stavo lì a preparare la miscela per il decespugliatore e l'odore di benzina non mi ricordava solo il suo effetto cancerogeno, c'era un ricordo bello assieme, una sensazione... l'indipendenza!
Quattordici anni e la miscela del motorino, che allora era il Ciao. Rosso, nuovo, tutto smontabile, tutto comprensibile: carburatore, frizione automatica, cinghia di trasmissione... Andare a spasso, sudore e salite sconfitte, il raggio d'azione della bicicletta decuplicato!




Che bello ricollegarsi al passato, sono cuciture a ricordarmi che quello ero io, che sono sempre io. Ma che tristezza...
Tristezza perché il ragazzino d'allora interpretava come indipendenza quel che in realtà era il tragico assuefarsi alla "rarefazione sociale umana".
Petrolio e solitudine. Il petrolio a permettere di non stupirci della dispersione delle poche persone che riteniamo interessanti da frequentare, ma altrettanto petrolio a permetterci l'assurdità di lavorare lontano da casa o di trasportare cibo da un continente all'altro. Mangiamo petrolio e ci facciamo compagnia, anche, col petrolio!
Certo, c'era poi sicuramente la componente sessuale. Dal bambino affascinato dalla tecnica, con la pubertà si passa al fascino per chi la cavalca o all'apprensione per la propria immagine di cavaliere.
E che tristezza riconoscere quindi, nella forma o anche solo nel contorno del nostro desiderio, ancora e sempre l'odore del petrolio: l'odore di una tecnologia.
E prima era carbone, era lo sfruttamento dei braccianti, dei servi della gleba, gli schiavi... ogni epoca partorisce la sua "tecnologia", la sua forma di sfruttamento, umano o ambientale che sia. Ed i suoi effetti si accumulano, come il mercurio nei pesci, come le tare genetiche. Sul fisico come sulla cognizione. Ogni tecnologia materiale sposa la sua ideologia e, alla fine, di stupidità in stupidità, ci troviamo a dar per scontata una vita talmente domesticata da farcene quasi perdere il senso
Domesticata da noi stessi, certo. Si dice che l'umano è bestia culturale proprio per questo, perché sembra "decidere", coi processi culturali e storici appunto, dove andare, cosa essere, e che forma assumere...
No, forse quella non è davvero cultura, forse sono solo derive culturali. Ogni dove si perda il riferimento al proprio specifico adattamento ambientale locale (questa la cultura in senso legittimo), lì ecco che nasce il focolaio di una futura Grande Cultura e dei suoi prevedibili esiti storici.
Allora, l'oggetto del motorino sarà squalificante, a livello filosofico, ma è pur vero che è la "tecnologia" su cui tutti siamo seduti oggi.
Ma il tragico è che se io ero un ragazzino che, pur subendone il fascino, in fondo ne sospettava, molti altri invece se ne vestivano in pieno: la differenza che passa tra il formarsi  gli anticorpi o prendersi una brutta malattia!
Ora, il paragone tra un processo di omologazione culturale ed il decorso di una malattia potrà sembrare azzardato, come e più dell'oggetto del motorino... ma forse può darci un'utile indicazione: se i "tribali" di tutto il mondo conservano la residua forma della specie e ciò che resta del pianeta, noi "disfatti occidentali" questo potremmo offrire, quando mai uscissimo vivi dalla nostra malattia: la testimonianza di un anticorpo ed una speranza immunitaria per il futuro dell'umanità e del pianeta.


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