fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

mercoledì 27 febbraio 2013

Educazione siberiana


Per quanto riguarda la letteratura io sono fortunato. Convivo con un accanito lettore
che mi filtra i libri da leggere in base a suoi criteri di valore letterario o, più
semplicemente, in base alla semplicità del libro. Ammetto di perdermi in trame troppo
complicate, troppi personaggi mi confondono...
Comunque, qualche anno fa, evidentemente alterato, mi sporge un libro - Educazione
Siberiana, di Lilin - col seguente commento: "Non ce l'ho col ragazzino russo che lo
scrive, per sopravvivere ha diritto di fare questo ed altro, ce l'ho con la casa
editrice Einaudi che pubblica questa merda: non è un libro! nessuna apologia può fare
letteratura!"
Non contento, quando io ho finito di leggerlo lo regala al figlio di una sua amica che
studia storia all'università. Si dimentica però di discuterne con lui e, dopo qualche
tempo, la sua amica si lamenta "hai creato un mostro, mio figlio è diventato un fan di
Lilin!" E' vero, ci sono pure i fans organizzati!!!
Il secondo romanzo - Caduta libera - lo vedo girare per casa ma mi viene interdetto:
"E' peggio del primo, è un videogame, ragazzi russi che fucilano ragazzi islamici...
per 200 pagine! non sprecare una serata, visto che l'ho già fatto io!"
Ieri, accompagnando al cinema i ragazzi della comunità dove lavoro, mi passano sullo
schermo il trailer di "Educazione Siberiana" di Salvatores. Arrivo a casa e me lo
ritrovo in versione radiofonica sparato per tutto il giorno da Radio Capital... Allora
cerco Lilin su google ed eccola lì, immancabile, la recensione di Saviano su
Repubblica:





<< Lilin è un discendente degli Urka siberiani e racconta proprio di gente come lui, gli
ultimi discendenti di questa stirpe guerriera, uomini che usano definirsi "criminali
onesti" atavici nemici dei "criminali disonesti". "Volevo raccontare storie che
rischiavano di perdersi, che conoscono in pochi, e renderle storie di molti. Le storie
della mia gente, distrutta dal capitalismo di oggi, gente che aveva regole sacre, che
viveva con dei valori". Per leggere questo libro bisogna prepararsi a dimenticare le
categorie di bene e di male così come le percepiamo, lasciar perdere i sentimenti come
li abbiamo costruiti dentro la nostra anima. Bisogna star lì: leggere e basta.

Tra gli Urka non si stupra, non si fanno estorsioni, non si fa usura. Si può rapinare e
uccidere, ma solo in presenza di un valido motivo. Si può truffare, ma solo lo stato e
i ricchi. E ci sono anche regole pratiche da osservare: le armi per la caccia, per
esempio, non devono essere messe accanto alle armi che servono per uccidere esseri
umani. E quando un'arma tocca l'altra per purificarla bisogna avvolgerla in un panno
con liquido amniotico, il liquido della vita. Seppellire il tutto e dopo un po' arriva
la purificazione. È assolutamente vietato agli uomini parlare con le forze dell'ordine.
In Educazione Siberiana ci sono pagine di arresti e retate in cui la polizia non riesce
a rivolgere la parola a nessun siberiano. Ogni Urka ha sempre al proprio fianco una
donna che faccia da tramite. Nelle comunità criminali degli Urka, diversamente da
quanto accade in Italia, esistono regole talmente forti da fermare il business,
vincolare il potere.

Sono regole che seppur calate in un contesto discutibile hanno profonde radici morali.
E gli anziani nel romanzo hanno un ruolo centrale. Non sono solo i depositari delle
tradizioni, ma tramandano di generazione in generazione le storie più avvincenti di
rapine e di sfide.

Nessun urka siberiano vorrebbe essere chiamato mafioso. La mafia russa è una categoria
generica, enorme, quasi inesistente. Ci sono le famiglie di Mosca, quelle di San
Pietroburgo, la mala cecena e quella georgiana potentissima in Usa, poi ci sono le
famiglie dell'Azerbaigian. I siberiani non si riconoscono in nessuna di queste
organizzazioni, non sentono neanche di essere gang, clan o organizzazioni. Il loro
codice di vita è la loro casa. "Una volta mio nonno mi ha raccontato che fu arrestato
un pedofilo, uno di quelli a cui piacevano molto le bambine piccole e anche i bambini.
Gli Urka quando fu arrestato lo trattarono con rispetto. Andarono da lui, gli diedero
una corda fatta con le lenzuola e gli dissero: 'Hai cinque ore per impiccarti, se non
lo fai ognuno di noi prenderà un pezzo di te e lo strapperà".

L'educazione siberiana è un'educazione antica quasi sciamanica, disciplinata. Chiedo a
Nicolai della morte, che per tutto il libro è sempre vista come una compagna di vita,
come qualcosa che sta lì pronta ad aspettarti né terribile né amica. C'è e basta. "Io
ho ucciso Roberto, ho ucciso un bel po' di persone. Ma non sento dolore, o meglio sento
che ero costretto a farlo, ero un militare in Cecenia, e dovevo sparare. Ho ucciso e ho
sentito la morte tante volte vicina a me. Ma anche su questo la mia gente mi ha
insegnato a capire la morte, a conoscerla e a non sentirla come qualcosa di strano. >>

Il ragazzo guerriero della mafia siberiana
3/aprile/2009 Roberto Saviano sul sito
http://www.repubblica.it/2009/04/sezioni/esteri/saviano-siberia/saviano-siberia/saviano-siberia.html


Intendiamoci, non sto dicendo che l'esperienza umana del sig. Lilin non sia degna di
interesse. Qualunque esperienza umana è interessante per un altro umano. Sto dicendo
che questo libro non è letteratura, intendendo letteratura la capacità di svelarla, la
fottitura, e non di indorarla come qui si fa espressamente!
Lilin riesce a scrivere due libri senza lasciar trapelare assolutamente nulla dei suoi
bisogni sessuali, ci presenta un femminile fatto di mamme e di zie con soli tratti
positivi, e ci presenta un maschile di criminali... sì ma onesti!
Lilin come Saviano sono semplicemente ridicoli nel presentarci un'enclave di criminali
che "non parla con la polizia" e quindi, secondo loro, non corrotti dal potere...
Certo, avranno pure il vezzo di parlare con la polizia solo col tramite delle loro
donne, ma il mafioso è tale proprio perché col potere ci traffica sempre.
Anche Riina aveva la Bibbia sul comodino, ma col potere, come sappiamo bene, era bravo
a parlarci.
Chiediamoci piuttosto quali lavori sporchi hanno fatto, questi baldi "criminali onesti", per i
vari poteri che si sono susseguiti in Russia... altrimenti la loro storia non risulta
per nulla credibile.

E ora Salvatores. Di lui avevo visto il film "Mediterraneo": oscar e tripudio di lodi
per il suo gruppo di soldati italiani, sperso in un isola greca, alle prese non con la
guerra... ma con l'esistenzialismo! Mi aveva colpito la totale astrazione dalla storia,
e dunque il contributo a quello stereotipo fetente dell'italiano buono che mantiene la
sua umanità ovunque, anche in guerra. E questa è la sinistra... Chi a suo tempo ha
apprezzato quel film, ora ha il dovere di correre in libreria e leggersi "Italiani
brava gente" dello storico Angelo Del Boca, ed. Neri Pozza 2008. Si rovinerà la serata,
ma si chiama giustizia!
E in questa "Educazione Siberiana" non c'è l'esistenzialismo di "Mediterraneo", ma c'è
la violenza... e presentata come valore! Certo la sopraffazione, elemento
imprescindibile di qualsiasi enclave armata, verrà presentata con una serie di
"tradizioni" a cui il regista avrà creato un certo fascino, c'è l'usanza dei tatuaggi
presentata come sorta di sciamanesimo, e il tutto condito dalla "saggezza" degli
anziani e dall'"amore" delle donne.

In sostanza, si poteva fare un altro libro e un altro film. Si poteva raccontare la
violenza subita da un bambino che nasce in una società che non lo rispetta, perché la
fottitura finisce sempre per scaricarsi sull'ultimo della fila, perché gli consente un
solo destino, una strada obbligata in cui tutto verrà prima di lui: una tecnologia di
violenza tramandata nei secoli, la "famiglia", il ruolo di un maschile aggressivo
perché menomato del suo aspetto sociale, un femminile esacerbato che ha perso il freno
della società delle donne... Tutto passa prima di lui!
Ma in questo senso non stupisce che l'Educazione Siberiana dimentichi qualsiasi accenno
al desiderio... sostituito, semplicemente, in questa infanzia ed in questa adolescenza
deprivata, dal sadismo.
Ed il sadismo non è un fatto privato del sig. Lilin, ma pubblico, dato il successo del
libro e quello prevedibile del film, per un voyerismo che molti italiani potranno
permettersi grazie alla "raffinata" operazione culturale dei nostri intellettuali.

E se davvero, come molta gente dice su internet, l'intera operazione è una "bufala editoriale",
nulla toglie alle valutazioni di cui sopra. Il sadismo è tale anche nelle intenzioni.
Lilin, la Einaudi, Saviano e Salvatores e chissà quanti altri... associati o meno, ci dimostrano
una precisa conoscenza del fottere (i lettori), resta solo da capire se per dolo o per semplice stupidità!


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