"Che cos'è questa pianta?" chiedo al mio compagno che sta togliendo erba nell'orto,
alza gli occhi e dice prontamente "nocciolo!"
Non può sbagliarsi, ne ha piantati una ventina qui da noi (scelta sbagliata, su questi
terreni producono nocciole che non sanno di nocciola) e ne ha affettati centinaia
di selvatici (stavano soffocando il bosco). E invece si sbaglia, gli dico di
guardare meglio: ha le spine, è un rovo che "fa il nocciolo".
Questa è la prima delle osservazioni. In seguito, avendo usato nell'orto della
terra contenente radici di rovo, ne spuntano qua e là. Allora rintracciamo il rovo
che "fa la carota" (cresce alto come le carote, ne imita il colore e pieghetta le
foglie), e quello in mezzo ai pomodori (che cresce alto come i pomodori ed
evidenzia i getti ascellari come fanno loro).
Evidenti doti di mimetismo, ma come fa il rovo a "conoscere" la forma della carota
o del pomodoro? Possiamo solo immaginare che ne "annusi" la chimica, e che questa
chimica si riferisca anche ad un repertorio di forme, repertorio a cui apparteniamo
tutti. Dobbiamo ipotizzare la capacità di scegliere l'altezza: il rovo in mezzo al
prato dove pascolano le capre non supera i 20-30 cm dell'erba; un esemplare record
si è infilato in un castagno e spunta in alto a più di 7 mt.
Il rovo è l'incubo del nostro insediamento (incubo già registrato nella bibbia)
e predilige terreni già coltivati in passato (tendenzialmente proprio quelli che si
compera il nuovo insediato!). La sua radice è resistente al fuoco e più lo tagli
più cresce; ma si esaurisce da solo ed il suo ciclo dura 6-7 anni.
Eliminarlo è un lavoro ingrato ed i primi anni la sua presenza sui nostri terreni
era così pervasiva che sul tavolo in cucina c'è ancora l'ago che ci è servito
quotidianamente a togliere le sue spine, di dimensioni insignificanti ma in grado
di dare un vero e proprio tormento.
Se possibile non si combatte, lo si lascia sfogare riconoscendogli, nel "corpo
vegetale", la funzione che nel nostro corpo svolgono le piastrine: cicatrizzare le
ferite.
Da noi, qualunque taglio del bosco produce un focolaio di rovi che chiudono per
primi la ferita della terra, di fatto preparando il sottofondo che permetterà la
nascita di una varietà più complessa.
Ma il rovo non solo è intelligente, ha anche evidenti comportamenti collettivi,
di squadra, quando ad esempio cerca di chiudere una strada. Quelli di destra vanno a
sinistra e quelli di sinistra vanno a destra, alla faccia di quello che hanno
attorno e alla posizione del sole. Fa rabbia, se sei quello che cerca di tener
pulita la strada, vedere i loro rami esploratori protendersi gli uni verso gli
altri nell'evidente intento di congiungersi nel mezzo...
Con gli anni abbiamo imparato a sfruttare questa intelligenza: piuttosto che
potarli con il faticoso decespugliatore (non serve, dopo la potatura ributtano più
vigorosi di prima e sono capaci di farlo almeno tre se non quattro volte in
un'estate!) ci limitiamo a bastonarne le cime con una qualunque bacchetta, tutte le
volte che passiamo... ed è così bello vedere, dopo pochi giorni, che i nuovi getti
hanno imparato la lezione e si dirigono dalla parte opposta!
Oggi vegetariani, vegani e affini stanno puntando al riconoscimento dei diritti degli animali.
Evidentemente sta cambiando la percezione del mondo biologico, e le posizioni sono le più
disparate. Per fare un esempio molti biologi sostengono che i pesci non provano dolore
perché non hanno, a loro avviso, un apparato nervoso così complesso da consentire una
simile percezione.
I rovi sicuramente non hanno il sistema nervoso ma sembrano ciononostante esprimere
comportamenti intelligenti. Forse che la categoria biologica di "intelligenza" viene prima
del nostro modo animale di esprimerla con un sistema nervoso?
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