fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

lunedì 28 maggio 2012

Gusto e alimentazione


Non contiamoci palle, il gusto piace a tutti!
Chiunque, tra un alimento poco gustoso ed uno saporito è propenso al secondo. E neppure la ritengo una deformazione prettamente umana: ho personalmente inseguito un cagnetto talmente drogato di crocchette che come prima azione, quando l'ho depositato in cortile appena rilevato dal canile, è stato dirigersi deciso, annusando l'aria, verso la prima ciotola di crocchette per gatti... a mezzo chilometro di distanza!
Bisogna riconoscere al gusto tutta la sua valenza sessuale, e bisogna riconoscere che in molti casi l'opposizione a certe scelte, razionalmente valutate come ragionevoli, è proprio espressione di queste tensioni. Il dire a qualcuno "cambia dieta" spesso vien preso come indelicata intromissione, un po' come dirgli "cambia gusti sessuali".
E' appunto da questa ammissione che possiamo ripensare al nostro atteggiamento verso il cibo: certo che se ho scarse occasioni sessuali al momento buono cercherò il piacere immediato dell'orgasmo, così come se fossi veramente affamato non starei a guardare gli ingredienti sull'etichetta; ma come chiunque è in grado di distinguere il piacere momentaneo dell'orgasmo dai benefici vantaggi che un rapporto sessuale può avere sull'intera nostra giornata, così per il cibo la ricerca del gusto va affiancata alla valutazione dell'effetto che fa: il gusto degli alimenti è abbinato alla qualità dei materiali. Non si nasce "imparati", da cuccioli si tratta solo di ricevere il cibo (si spera) ragionevolmente dispensato dagli altri, mentre è l'esperienza che ci rende adulti nella consapevolezza dei distinguo e nella valutazione degli effetti.
In questo, al massimo, possiamo trovare una differenza con gli animali, che si dimostrano spesso più ragionevoli di noi. Permettetemi un altro esempio: ho conosciuto una cagna, che aveva rubato tanto prosciutto da farne un'indigestione, rimanere così stupita dal malessere fisico da rifiutare poi quell'alimento per tutta la vita.
Non si può impedire di aver fame così come non si può impedire di desiderare. Il gusto, in entrambi i campi, è l'espressione individuale dei bisogni di un certo soggetto in un certo momento, è un indicatore importante della nostra condizione: non si tratta di reprimerlo ma anzi di coltivarlo affinandolo nel riferimento al portato sociale dei suoi effetti, al di là dell'immediato.
Per noi umani l'esplorazione del supermercato, alla ricerca compulsiva del gusto che più ci gratifica, è il "normale" esercizio dell'individualismo. Mentre il "tener conto degli effetti", nell'alimentazione così come nel sesso, sarebbe la ricerca del benessere e dell'efficenza, e quindi della socialità: il "tener conto degli effetti" è un elemento fondamentale per l'allevamento della specie e stabilisce le condizioni di un'intera popolazione, le sue scelte culturali ed i suoi comportamenti.
Qui servirebbe un termine per descrivere il "benessere diffuso" che l'attività sessuale o un pasto salubre regala e protrae per l'intera giornata. E' un aspetto che tutti conosciamo, questo degli "effetti che fa", anche se una società individualista come la nostra è portata a rimuoverlo.
Non si tratta di rinunciare al gusto ma di provare a trovarlo affiancato alla salute, che lo amplifica e lo rende complesso.
Sii più sessuale! dovrebbe essere lo slogan della dieta. Niente tristi rinunce: cerca il legittimo godimento ma valuta anche l'effetto che fa!


Il gusto è di natura sessuale


Proporre un cambiamento di abitudini alimentari è indebito, sarebbe come chiedere di cambiare il proprio desiderio


Si può solo proporre una miglior adesione tra gusto e sessualità


Tieni i tuoi gusti, coltivali, e nel valutare l'utilizzo di un alimento non prendere solo in considerazione la scelta di gusto/orgasmo, ma anche la condizione in cui viene a trovarsi il tuo corpo dopo la sua assimilazione.

1 commento:

  1. sembra scritto su misura per me, questa riflessione sul gusto: ha in effetti una componente sessuale, la compulsività che
    mi porta a lauti spuntini serali: i quali risultano sempre compromettenti, rispetto alla lucidità del giorno dopo!
    addirittura arrivano, dopo giorni o settimane di "svacco ripetuto", a generare un raffredore fuori stagione: come quello da cui sto uscendo a fatica in questi giorni...
    il malessere auto-procurato mi fa sempre incazzare, ma mi ricorda i limiti fisiologici e mi inchioda ben bene i piedi per terra
    stefano grangiun

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