Forse le istituzioni saranno le prime costrette ad un sano realismo sulle condizioni della forma delle persone loro affidate. Vi propongo qui un documento che la Comunità residenziale per disabili dove lavoro si è trovata costretta ad adottare quando, in qualche riunione con altri servizi, dei colleghi hanno cominciato a segnalarci che dei nostri utenti sei su sette potevano definirsi obesi....
PROTOCOLLO
ALIMENTARE
Tenendo
conto delle condizioni dell’utenza, per la maggioranza in
sovrappeso e gravata dalla non indipendenza alimentare,
dall’istituzionalizzazione e dall’uso di parecchi farmaci molti
dei quali di natura psicoattiva, questo protocollo si occupa di come
organizzare in pratica una cucina centrata sui cereali, di preferenza
integrali, che privilegi la proteina vegetale, che sia ricca in fibra
e a basso contenuto di grassi e zuccheri.
Alcune
questioni non riguardano la scelta quotidiana del menù risolvendosi
preventivamente al momento degli acquisti periodici settimanali. Si
esclude quindi l’approvvigionamento di:
- zucchero e dolcificanti. Come alternativa si suggerisce l’uso di malto di cereali per le bevande, di uva passa prugne o altra frutta secca per i dolci.
- caffè normale o decaffeinato. In alternativa caffè d’orzo.
- tisane di erbe, tè normale o deteinato. Alternativa il tè giapponese kukicha, normalmente privo di teina.
- pane bianco, biscotti e dolci preconfezionati. Alternativa di “crostini” neutri di varia natura come gallette di riso, pane tedesco in chicchi, crakers di segale, fiocchi di avena, corn flakes di mais senza zucchero.
- latte, burro, formaggi, yogurt, uova, salumi ed affettati in genere
- maionese, creme e sughi preconfezionati, dadi per brodo ed insapori tori addittivati.
- bevande alcoliche, zuccherine, gassate, succhi di frutta.
Per
contenere la quota lipidica ed evitare conservanti ed additivi in
genere, si consiglia di consultare sempre la lista degli ingredienti
ed il prospetto di composizione percentuale in
carboidrati-proteine-grassi fornito in etichetta per la maggior parte
dei prodotti. Sempre in merito agli approvvigionamenti, per un
semplice criterio di ecologia e di utilità, si esclude l’uso di
acqua minerale e di stoviglie di plastica usa e getta.
Colazione
e spuntini
Fornire
in thermos caffè d’orzo leggermente dolcificato con malto e tè
kukicha non dolcificato (eventuale latte di riso per correzioni è da
contingentare).
Fornire
tutto il repertorio di “crostini” neutri (eventuale frutta secca
e semi oleaginosi sono da contingentare).
Incentivare
una colazione sufficientemente ricca da evitare cali di zuccheri e
relativi spuntini in mattinata.
Questa
offerta di bevande calde e di “qualcosa da sgranocchiare” va
garantita per tutto il giorno (un caffè d’orzo dopo pranzo può
essere l’occasione di riempire nuovamente i thermos). L’eventuale
abuso di spuntini va ragionato direttamente con l’utenza
permettendole comunque di fare in quest’ambito scelte in autonomia.
Pasti
principali
Un
pasto si compone di un primo piatto (l’apporto principale di
carboidrati), di un secondo (proteico) e di un eventuale contorno di
verdura.
Una
condizione equilibrata comporta, in base all’appetito, una scelta
di quegli elementi in quell’ordine di priorità. Eventuali
preferenze alternative (richiesta di solo secondo piatto o di solo
contorno) vanno indagate per escludere sintomi di malessere (se
l’utente ha fatto una ricca merenda è comprensibile che possa
volere solo un po’ di verdura). Rispetto alla quantità è
importante e possibile lasciare all’utenza un certo grado di
autonomia, ma solo nel caso di preparazioni alimentari a basso
contenuto di grassi. Sempre allo scopo di incentivare scelte autonome
da parte dell’utenza, è possibile affiancare al cereale un primo
di pasta.
Il
cereale integrale è da considerare centrale nell’alimentazione e
deve essere proposto almeno una volta al giorno. Pane e pizza, per il
lento transito intestinale, non possono essere considerati una valida
alternativa al primo piatto. Mentre riguardo alla pasta si ricorda la
ricca tradizione mediterranea di paste alle verdure (broccoli, cime
di rapa, cavolfiori…) che può rendere saltuario l’uso di
condimenti al pomodoro. Riguardo al classico “risotto” si
raccomanda l’avvertenza di usare il prodotto integrale.
Come
secondo piatto l’apporto proteico vegetale può consistere in un
qualunque tipo di legume (fagioli, piselli, ceci, lenticchie) o di
preparazione derivata (tofu, temphè, seitan). Si ricorda che, mentre
il cereale può anche essere cotto poco, “al dente” come la
pasta, il legume va reso ben digeribile con una cottura prolungata.
La carne può essere somministrata al massimo due volte alla
settimana - ad esempio venerdì pesce e domenica carne - giorni fissi
possono aiutare gli operatori a contenere eventuali altre richieste.
Si preferisce l’uso di carni bianche (pollo e tacchino) e di pesce
azzurro di piccola taglia.
La
verdura può essere usata come contorno o come condimento. Per il
forte sbilanciamento nel rapporto Na-K, si sconsiglia l’uso di
solanacee (patate, pomodori, peperoni e melanzane), da considerarsi
al massimo come condimento occasionale. Si preferiscono metodi di
cottura senza grassi e si limita l’uso di olio, anche crudo. Nel
condire un piatto si ricorda che l’olio, nelle minime quantità
ammissibili, non può mai essere considerato per la sua funzione
lubrificante.
Si disincentiva l’assunzione
di frutta, soprattutto dopo i pasti, per il suo effetto fermentativo
e perché, in un’alimentazione centrata più sui cereali che sulla
carne, diventa eccessivo il suo effetto lassativo, contenendone l’uso
al massimo per una merenda pomeridiana, ed indirizzandosi a frutta
locale e di stagione.
Agli operatori si richiede una
formazione specifica sui metodi di cottura perché, in effetti,
legumi e cereali integrali se non preparati correttamente possono
risultare sgraditi.
Si ricorda che, per quanto
rigorosamente possa venir seguito questo protocollo, la nostra
possibilità di incidere sulle condizioni di salute dell’utenza è
comunque parziale per il limitato numero di pasti consumati in
Comunità Alloggio. Tutti gli alimenti qui esclusi saranno comunque
incontrati altrove. Proporre una dieta al 2-3% di grassi in questo
caso significa solo cercare di bilanciare quella al 20-30% che
l’utenza realizza di fatto all’esterno del servizio. Ad un
periodico controllo del peso corporeo e dei valori sanguigni si
rimanda la valutazione delle condizioni di salute generali
dell’utenza.
L’operatore che ha aiutato
l’equipe nella stesura di questo protocollo ha una pratica più che
decennale di cucina casalinga. Positiva è stata in generale la
risposta dell’utenza a questa pratica alimentare nel corso degli
ultimi due anni.
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