fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

mercoledì 18 aprile 2012

Virilità Antagonista

Ho trovato la risposta di Devis-Pecoranera alle tante critiche ricevute dopo un'intervista sul Corriere della sera. La trovo fondamentale, per tutti:

<<Amici miei finisco ora di leggere i commenti all'articolo uscito sul sito del Corriere, e il cuore mi batte forte mentre scrivo questa risposta. Dai più sono etichettato come un figlio di papà proprio perché ammetto di vivere in una casa di proprietà. Altri mi danno dell'evasore, chi del furbo parassita che succhia i servizi senza pagare le tasse, altri ancora mi mettono in guardia contro gli acciacchi dell'età. Ebbene sì, cari detrattori, tutte le critiche che mi si muovono sono plausibili ma riscontro l'atteggiamento tipico dello stolto che guarda il dito mentre il dito indica la luna. La mia esperienza è parziale proprio perché si tratta della vita di un singolo, di un giovane di ventisette anni che per forza di cose non può aver messo in ordine il mondo né aver dato risposta a tutti i problemi della vita. Ma rifiutare la riflessione che propongo significa precludersi delle possibilità, vivere del motto «tanto il mondo va così, che ci vuoi fare».

VIVERE DA SFIGATI - Nel mio piccolo mondo di figlio di papà appena maggiorenne ho capito qual era il mio percorso e per dieci anni ho proseguito in un'unica direzione, quella di cambiare stile di vita. Ho rinunciato a studiare agraria all'università per lavorare per cinque anni come tecnico informatico (ad oggi ho pagato cinque anni di contributi pieni su nove, a ventisette anni), dunque conosco bene il significato della parola lavoro. È con questi stipendi che mi sono comperato un pezzo di terra, due serre, un motocoltivatore e tutto il necessario per fare il contadino. È con questi stipendi che ho messo da parte una riserva di emergenza per il temuto dentista. Sono anche riuscito a starmene lontano dalla città, a capire che in montagna ci sono molte risorse fisiche e spirituali, la stessa montagna abbandonata dove vivere è da sfigati. Salvo nel mio caso in cui il giudizio vira a privilegio di pochi. A questi sono seguiti i quattro anni da disoccupato dove la mia nuova occupazione è stata il lavoro nei campi che mi ha fatto apprendere il significato della parola fatica ben più che il lavoro d'ufficio. Zappando la terra, non ci crederete, si ottiene del cibo e divengono rade le visite al supermercato. Lavorando a quattro passi da casa ho potuto vendere l'auto e iniziare un'altra attività part-time: pedalare.

PEDALARE - Proprio così, pedalare è un lavoro perché genera mobilità, la stessa mobilità per cui paghiamo profumatamente la benzina, l'autostrada, il bollo, l'assicurazione, l'ammortamento e la manutenzione di carrozze sempre più care. Ecco che le mie gambe sono diventate belle grosse e se prima andavo come una cinquecento ora scatto come una berlina. Da bravo figlio di papà ho una casa bella calda grazie alla fiamma che brucia nella cucina a legna sulla cui piastra cucino di tutto. E da grande privilegiato possiedo anche un boiler per l'acqua calda della doccia, sempre a legna. Il fuoco va acceso e tenuto vivo, non basta girare la manopola del riscaldamento. E non c'è bolletta da pagare, quella di Zar Putin per cui il nostro amato ex-premier faceva tanti viaggi in Russia. Io mi rivolgo ai boschi e vi assicuro che gli alberi non camminano fino a casa mia, né un ciocco si spacca per telecinesi. Ma non leggete queste parole come polemiche, piuttosto cercate di intuire la mia carica di ragazzo che ragiona e s'incazza per le critiche proprio perché comprende che sono plausibili ma anche venate di disfattismo. Nel mio libro, titolato appunto«Pecoranera», ho cercato di raccontare con sincerità la mia esperienza e proporre degli spunti di riflessione anziché dogmi ecologici, sociali o politici. Solo una cosa: non dite mai che io non so cosa significhi la parola fatica perché altrimenti vi invito a passare qualche giorno da me per convincervi del contrario! >>
Devis Bonanni dal Corriere 26/3/2012

Allora, possiamo pensare che sia ragionevole che Devis si paghi i contributi per la pensione e che debba ancora sforzarsi per ampliare un poco la sua dimensione d'impresa (contributi minimi circa 2000 euro/anno, che gli consentono un minimo di introiti senza obbligo di fatturazione di 7000 euro/anno, pari quindi a
583-166= 417 euro/mese netti per vivere, la legge italiana gli consentirà di costruirsi casa sui suoi terreni agricoli e potrà sposarsi e fare tanti agnellini neri, o perlomeno maculati)... ma una cosa è certa, le sue parole ed il tono della risposta dimostrano la validità della sua esperienza:

Mettere la virilità nel fare cose evita l'atteggiamento antagonista con gli altri.

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