fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

giovedì 12 aprile 2012

No Tav


Caro Federico,

ci conosciamo appena. Sei o sette anni fa avevo visitato la tua
azienda agricola: 1500 mq di serre con una coltivazione gestita
alla Fukuoka e vendita diretta ad una clientela affezionata.
Sono anni che abbiamo problemi con la virosi del pomodoro ed ora ci
siamo rassegnati a metterli in serra. Per questo, onde evitarmi la
ricerca di mercato, ti telefono:
Come va? Mica tanto bene, rispondi, ho fatto venti giorni di
carcere e adesso sono agli arresti domiciliari, posso andare
nell'orto sono quattro ore al giorno...
La cosa mi sorprende, in una frazione di secondo sono costretto a
rivedere l'immagine che mi ero fatto di te, evidentemente non più
adeguata. L'immagine di una persona gentile, a mio avviso non
sufficientemente "contro", che mischia un orto biologico al moderno
turismo invernale... lascia il posto ad un X difficile da
tracciare.
Ti chiedo come mai e tu mi rispondi: No Tav!
Le maglie si sono ristrette ed il potere ne ha pigliati 27 nel
mucchio e gli ha appioppato accuse di resistenza e oltraggio a
pubblico ufficiale. Il personaggio che mi sembrava fin troppo
moderato, prende le tinte virili dell'attivista.

Allora parliamo di virilità, di quella tua, concreta, che potrebbe
risolvere la necessità di verdura per un villaggio di cento persone
e che invece è girata in impresa economica. Non te ne faccio una
colpa, neppure io ho abbastanza gente attorno da poter pensare
seriamente all'autoproduzione e così, come quasi tutti, mi vendo.
Purtroppo dico, perché è un limite.
Così, invece di una fioritura di ecovillaggi per tutta la Val Susa,
noi vediamo quella virilità misconosciuta, spodestata dall'altra
versione, quella alla Che Guevara, e dal conseguente
contraddittorio con la forza pubblica.
La No Tav è una piccola guerra che va avanti da vent'anni. Una
vallata alpina "resiste" ad una ferrovia che punta a collegare il
norditalia all'europa. Ma, una volta, non era proprio il treno
quello ecologico?
Certo, voi dite che la valle è già stata sfregiata dalle autostrade
ma, non più di un mese fa, avete fatto una riunione coi proprietari
degli impianti di risalita preoccupati che i blocchi stradali
penalizzassero gli introiti.
Questo mi sembra dimostrare che non abbiate elaborato una nuova
ipotesi di stile di vita - e quella di un nuovo stile di vita mi
sembra l'unica forma di reale militanza alternativa: non siete un
nascente villaggio in grado di dare un nuovo senso ad una valle
alpina che non sia quello del turismo.
Certo, vi siete riempiti di strade, ma quelle strade, all'epoca in
cui nevicava ancora, erano soldi su cui nessuno sputava. Se
facciamo il confronto con le adiacenti a "fondo cieco", essere una
valle di transito vi ha arricchito per secoli.
Quanto all'ambiente antagonista che avete trovato come alleato,
voglio solo ricordare che da sempre i Centri Sociali vivono
banalmente di spaccio di alcolici esentasse, e mai che abbiano
prodotto qualche esperienza creativa che non fosse il vivere degli
scarti cittadini.
Sgombriamo ancora il campo da motivazioni di cautela rispetto a
verosimili sospetti di interessi mafiosi, come da ragioni di
opportunità tecnica dell'opera, che sono senz'altro importanti ma
non certo commisurati con il fenomeno e le forme di protesta di cui
parliamo. Allora che resta?

Resta che qui si vorrebbe sottrarre un pezzo di territorio alla
nazione ed ai suoi giochi di interessi, istituzioni e potere, come
fosse una riserva per la vita selvatica o un pezzo di foresta per
una tribù di Yanomami.
Così formulata mi sembra una ragionevole rivendicazione... ma con un
piccolo particolare: oggi, in italia, nessuno mi sembra in grado di
rappresentare quella tribù!

Dai, non abbatterti! Diamoci da fare, siamo ancora in tempo per
cominciare, in piccolo, nelle nostre case, negli orti e nelle
nostre imprese di tutti i giorni. Anche perché la fatica più grande
è forse quella che stiamo già facendo ora: imparare ad essere un
po' più realistici sui nostri limiti.

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