La pratica salutista dimostra che abbiamo la possibilità di trasformare intenzionalmente noi stessi e questo è in contraddizione col paradigma evoluzionista studiato a scuola per il quale la forma delle specie dovrebbe risultare dalla selezione naturale di mutazioni casuali.
Passare dal dolore, dalla debolezza o dalla malattia alla condizione in salute è sicuramente un percorso trasformativo, un fenomeno tangibile perché ha bisogno di un certo tempo ed è conseguente alla scelta di certe azioni. Ma dopo? Oltre la salute? Se mangiando bene cerchiamo di toglierci dalla "zona cancro", continuando a mangiare bene dove andiamo?
La risposta logica del paradigma evolutivo-transumanista è che oltre la salute si parte per il viaggio spaziale autopoietico di un umano che crede di poter decidere della propria forma e del proprio destino: banale delirio di onnipotenza anche quando animato dalle migliori intenzioni.
Purtroppo questo è l'approdo dove penso siano finite le energie del movimento salutista degli scorsi decenni: in effetti mi sembra che nei ristoranti macrobiotici ci sia andata l'élite a coltivare lo spirito d'impresa piuttosto che il popolo a coltivare la propria autonomia... E attenti perché forse il fenomeno è della stessa natura di quegli anni di particolare salutismo che precedettero il nazismo in germania. Ma torniamo al nostro tema che è la natura del percorso di una trasformazione che ci è possibile ma di cui va capito bene il senso.
In realtà il viaggio trasformativo è piuttosto un "ritorno", un ritorno alla salute, il convergere verso un centro di forma, la forma della specie e di me individuo che è forma ricevuta, che è forma ricavata dal nostro rapporto con il piano trascendente dell'unitarietà cosmica. Ricevuta appunto e non creata: il cosmo crea e la vita ri-crea, rappresenta la realtà cosmica riproducendo la forma biologica ricevuta.
Oltre la propria forma si può "solo" coltivare lo stare in forma dei nostri figli e delle generazioni future. L'unico viaggio immaginabile è quello dell'aumentare la consapevolezza di noi stessi, ma è un "viaggio" di centratura e di equilibrio. Come esempio fisico possiamo immaginare la virtuosità delle nostre scelte salutiste come l'imprimere la nostra energia individuale in un grosso giroscopio collettivo che conserva tutta l'energia biologica della specie, ciò che ci tiene in equilibrio sul nostro centro di forma per come l'abbiamo ricevuto.