fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

sabato 12 ottobre 2013

Vita segreta di Maria Capasso


Lui le spara, poi si tira un colpo alla testa... sento alla radio l'ennesima tragica cronaca di famiglia. Un esempio di quello che oggi abbiamo preso a chiamare "femminicidio" che, tradotto, potrebbe essere: ho investito tutta la vita in questa relazione, ora mi lasci e io ti uccido, e mi uccido anch'io. Tutte scelte senza confronto, completamente solitarie.
Una sceneggiatura puramente individualistica, come il libro che ho appena letto, "Vita segreta di Maria Capasso" di Salvatore Piscicelli, edizioni e/o 2012.



Di questo libro il soggetto non è il marito uxoricida, ma la donna, una donna napoletana, moglie di un operaio e brava casalinga nella prima parte della storia, poi compagna di un camorrista e brava "camorrista" a sua volta, nel senso della sua personale lotta per emergere dalla miseria e dare un futuro ai figli. Sì, c'è pure il lieto fine in questo libro, l'effetto straniante e grottesco di una famiglia per bene e di una normale vita borghese... costruite sulle mosse decisamente criminali di una donna senza tanti scrupoli.
"Gomorra", di Saviano, ci introduceva in un girone dantesco, Piscicelli è più incisivo ancora perché racconta una storia credibile nella quotidianità, perché ci svela un possibile orrore dietro la normalità. Il libro, con abilità narrativa, ci costringe a parteggiare per questo personaggio femminile, tanto che, alla fine, anche i suoi omicidi ci sembreranno quasi "onesti".
Nei fatti, oggi si sta facendo in letteratura l'analisi di un fenomeno - la complicità femminile nella delinquenza - che mai emerge nel dibattito pubblico sulla mafia.
Questa non è una storia di clan, cosche e violenza gratuita, qui siamo prima della strutturazione sociale mafiosa, siamo al substrato che la genera. Penso che l'autore, con la sua capacità di analisi, non avrebbe difficoltà a descriverci l'analoga vicenda di una insospettabile signora brianzola che magari, per amore dei suoi figli, si occupa di "smaltire" i rifiuti tossici della fabbrichetta del marito...
"La mafiosa" di Alberto Denti di Piraino, "L'amica geniale" e "L'amore molesto" di Elena Ferrante, "Pericle il nero" di Giuseppe Ferrandino, sono solo alcune delle voci di questo dibattito. Voci tutte che ci parlano di un'impostazione di genere (la coppia, senza limiti e contro al mondo) che diventa l'intero di una strutturazione sociale: uno stile di vita, un modo di mangiare e di stare assieme, di lavorare e di allevare i figli... le scelte indiscutibili di una famiglia!
Evidentemente, se uno non concepisce un riferimento di genere oltre al suo legame di coppia, la fine o l'insicurezza di questo legame porta in sé il suo potenziale di violenza, a tutti i livelli: nel femminicidio più classico come nelle vicende di questo romanzo, nella delinquenza in genere come nei pericolosi movimenti delle grandi masse, ma anche banalmente al supermercato, dove lei compra ciò che piace a lui, dove si compra ciò che piace e non ciò che fa bene... la prima delle violenze che infliggiamo ai nostri figli!

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