fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

martedì 6 febbraio 2024

Il ragazzo sotto la quercia e l'ermellino che gioca con i cavalli

 Oggi è passata un'anziana signora, a passeggio con un'amica, e mi ha raccontato dei campi e delle vigne che c'erano prima degli anni cinquanta, prima che tutti questi paesi si spopolassero.

E poi ha guardato la nuova casa, che abbiamo costruito 25 anni fa, cercando di ricordare i vecchi edifici e l'aspetto dell'antica cascina: c'era una vasca, diceva, fatta di pietre e interrata, e c'era stato nascosto un ragazzo per dei mesi durante la guerra, forse dopo l'8 settembre, lui si ficcava lì sotto e poi coprivano tutto con un mucchio di frasche o di fieno...

L'avevamo incontrata quella vasca facendo i lavori, era fatta con le pietre tonde del posto ed era mezza crollata ma ancora riconoscibile, un pozzetto circolare di un metro di diametro per uno e mezzo di altezza o poco più, incrocio di due altri canali di pietra, forse lo scolo e la raccolta dell'acqua piovana... comunque un grosso mucchio di pietre che so di custodire nel mio cortile e che una bella quercia mi ricorda tutti i giorni. Guardate come è cresciuta in soli trent'anni, affondando le radici nell'antico nascondiglio!



 Poi è passato un amico rumeno che mi ha raccontato un'altra storia. Stavamo guardando i cavalli e Oscar in particolare che aveva nella criniera qualche nodo e una grossa treccia aggrovigliata. Sono degli animaletti che le fanno, mi racconta, vengono di notte e corrono sulle schiene dei cavalli, si divertono a fare le trecce e i cavalli li lasciano fare perché anche a loro fa piacere. Non so come si chiama questo animale in italiano... E si mette a scorrere lo schermo alla ricerca della "piccola fauna dei boschi europei".

Ma è una favola, chiedo io, parli di gnomi o di elfi? No no, risponde, è un animale vero, io li ho visti, hanno una pelliccia che cambia colore e d'inverno diventano tutti bianchi... Eccolo! E mi gira il telefono a farmi vedere: l'ermellino!



mercoledì 24 gennaio 2024

Vi aspetto: piano piano ci state arrivando...

 Bravo Franco Fracassi, ci stiamo avvicinando...

Ci serve una teoria del potere che ne identifichi la genesi nella debolezza popolare: sono le popolazioni occidentali che per prime storicamente ci fanno vedere gli effetti dello stile di vita industriale, una degenerazione che è stata segnalata da Nietzsche come da Pasolini.

Noi popolo ce lo siamo voluti il transumanesimo, è stato però anche un effetto secondario di una tensione positiva, quella per cui la modernità è stata per tutti l'occasione di emanciparsi dalle vecchie rigidezze dio-patria-famiglia.

Ora, bisogna ringraziare l'emancipazione moderna ed andare oltre, ricostruire nuove e più complesse versioni di trascendenza, legame col territorio e gruppo sociale... dobbiamo confrontarci su quale idea abbiamo della forma umana e tornare a farci un'idea di possibile salute e complessità.

commento a https://www.youtube.com/watch?v=P_COp1oy1uI

100 giorni da leoni - puntata del 24/01/2024 "La sveglia" con Franco Fracassi





sabato 20 gennaio 2024

La vera biologia non può che essere trascendentale

 La Biologia della Complessità (storicamente: il futuro e inevitabile post-evoluzionismo) non può che essere Biologia Trascendentale. Sì, proprio quella dei biologi ottocenteschi arresisi alla tautologia darwiniana (il meccanismo della selezione naturale non aggiunge nulla al semplice detto "chi non muore si rivede", è una banalità che però funziona come vizio logico che fa dimenticare la connessione unitaria del reale ed apre al riduzionismo).

Oggi, chi torna alla complessità di considerare l'organismo vivente un sistema, deve riconoscere che gli esseri non sono la semplice somma delle parti ma anche il peculiare modo di stare tra loro di quelle parti. Questo "rapporto tra le parti" è un dato di natura immateriale, sono informazioni che quindi trascendono la materialità e che dettano le forme degli organi e degli organismi, informazioni che traducono lo "schema del possibile" nelle forme delle specie, diciamo noi, in una continua coerenza ontologica, prima che la storia degli eventi possa scolpire coi tratti del caso la scultura morta dell'idea darwniana di vita!

Le specie, per semplificare, continuano a riproporsi con tratti riconoscibili e coerenti non solo perché sono parenti ma per un fattore che viene prima ancora della parentela: perché continuano ad esprimere, ogni specie ed ogni individuo alla sua nascita, una diversa formulazione (irriducibile tra le infinite possibili) dello stesso schema generativo. Esattamente come una legge fisica si traduce infinite volte in eventi del tutto analoghi.

La sistemicità come apertura al trascendente dunque: l'informazione che trascende la materialità, tanto da organizzarla in tutte le sue tassonomie di somiglianze e specificità, sarebbe costantemente generata e rieditata dall'ordine cosmico e solo secondariamente sarebbe conservata dal genoma e trasmessa dalla parentela.

Basta, sono due secoli che pervertiamo le menti dei giovani scienziati col dubbio nevrotico su ogni pezzo del corpo "se è stato selezionato ci sarà un perché... a qualcosa servirà di sicuro..."

Le strutture, gli organi,  i colori e le forme dei corpi non "servono" a qualcosa ma "manifestano" qualcosa, un qualcosa che ci interessa perché riguarda la realtà tutta e noi assieme ad essa: uno schema generante che sarebbe stupido non presupporre, e che anzi è possibile percepire ed indagare usando proprio il nostro corpo come sestante e mappa geografica.

giovedì 18 gennaio 2024

Libero o Servo Arbitrio? Che stupidaggine...

 La storica e religiosa contrapposizione tra libero e servo arbitrio mi sembra fondamentalmente stupida. Un ragazzino a scuola impara a lezione di scienze che la sabbia dentro un coperchio posto su di un amplificatore e sottoposta a diverse frequenze manifesta geometriche figure ed organizzati disegni. Cosa può pensare? Che ogni granellino di sabbia dal suo piccolo punto di vista si sentirà libero di spintonarsi e rimbalzare dove meglio crede, ma tutti insieme comporranno, evidentemente e con grande obbediente precisione, la figura specifica di una tensione sottesa, un onda sonora in questo caso. Allora è libero? è servo? Entrambe le cose evidentemente.

Lo svelamento, tanti anni fa, di questo piccolo principio fisico mi ha oggi felicemente predisposto al lavoro di Mauro Biglino che, assieme alle centomigliaia di persone che ne seguono i lavori sul web e per tutto il mondo, ci riporta al testo biblico come oggetto di archeologia e ci apre ad una finalmente seria indagine sul nostro passato.

La prima cosa che viene da pensare è che nell'idea di Dio vi sono perlomeno due visioni: da un lato l'astratto principio cosmico, dall'altro il dominatore alieno che plasma la nostra forma domesticata per i suoi intendimenti. Sono evidentemente due soggetti tanto diversi da rendere pura verbosità qualunque discorso teologico: impersonali leggi fisiche da un lato, psicanaliticamente fangose edipicità con i misteriosi esseri artefici delle nostre origini. Nel conto, aggiungo io, dobbiamo anche tener conto della parentela con le specie di ominidi selvatici terrestri o di varie umanità precedenti che sono state usate per la nostra ibridazione: forme e psicologie più terrestri e naturalistiche, direi.

Cosa trascende un fenomeno fisico? Adesso, con l'esempio di prima, possiamo dire che ciò che trascende un fenomeno fisico è semplicemente la legge che ne detta il modo di verificarsi.

Analogamente, cosa trascende un essere vivente? Il suo genitore. Genitore da intendersi sia come antenato di sangue sia come diretta espressione della genetica della specie (la "legge" che ne detta la forma). Allora se Io Figlio (l'umana specie) sono trasceso dal Padre (la specie che mi ha preceduto, in questo caso sia l'alieno sia l'antenato ominide terrestre) ed entrambi siamo trascesi dalla legge del genoma di cui siamo espressione... possiamo chiamarlo Spirito Santo a questo punto? Tutto 'sto giro per riscoprire il trinitarismo...? E se anche fosse?

Scienza e trascendenza non sono alternative nella testa di chi è ancora capace a pensare. Ecco dunque che abbiamo distillato una formulazione alternativa al catechismo evoluzionista, per tutti gli usi:

IO DISCENDO DAL PRINCIPIO COSMICO

NELLA FORMA DELLA SPECIE

TRAMITE I MIE GENITORI

Il riferimento trascendentale alla forma della specie, alla legge biologica generale e alla sua diretta derivazione dal principio cosmico è una risposta alla deriva semplificatoria ed inevitabilmente imperialista dell'evoluzionismo. Ne vedete altre?



martedì 16 gennaio 2024

L'universo fisico dentro l'organismo cosmico

 Se chiamiamo "Universo" il complessivo di tutto ciò che riusciamo ad osservare intorno a noi, abbiamo allora bisogno di un termine più generale per nominare le condizioni che lo permettono, questo universo osservabile.

Propongo di usare il termine "Cosmo" per indicare quelle condizioni, quei parametri fisici e quelle costanti universali che dettano legge nella nostra esperienza empirica, ma che sappiamo anche deformarsi, relativizzarsi e quantizzarsi ai margini dell'immaginabile.

Uni-verso dice bene il complessivo flusso termodinamico dei fenomeni e ci descrive in uno spazio-tempo evolutivo tra l'origine di un big bang concentrato ed un destino di dispersione entropica. Coscienti di noi stessi, "sappiamo" cosa abbiamo fatto durante la nostra giornata, dal mattino alla sera, dal risveglio al sonno e dalla nascita alla morte.

Ma non sappiamo nulla di quell'altro verso dell'esistenza: cosa c'è tra l'addormentarsi e il risveglio, la notte, la morte ed il mistero del rinnovarsi e del rinascere.  Cosa c'è dopo la morte termica dell'universo? E cosa c'è prima del big bang?

Sono questioni fisiche e cosmogoniche ma che ignoriamo completamente al pari della fondamentale questione della biologia: come nasce la vita?

L'evoluzionismo pensa che siamo figli del caso e che le forme che abbiamo preso nel tempo non abbiano nulla di particolare da dirci.

Noi invece pensiamo che la biologia prenda le mosse ed ingeneri il suo sistema ad imitazione della natura cosmica e che, di conseguenza, le nostre forme non siano casuali ma abbiano invece molto da dirci per immaginare la forma di quell'orizzonte che ci è altrimenti troppo largo da percepire.

Il cosmo non può dunque essere il contenitore statico delle nostre esperienze, non avrebbe paragoni in natura, sposta solo il problema: chi ha costruito quelle pareti e di cosa sono fatte?

La vita, invece, immagina e rappresenta il cosmo come il contenitore naturale di un vortice, lo spazio raccolto di un flusso ciclico, di un utero che ciclicamente propone un terreno fertile ed equilibrato.

Un cosmo come un organismo che propone in sé le condizioni della vita, e la vita come rappresentazione coscienziale del cosmo.

Un cosmo unico che diventa autocosciente grazie alle infinite e irriducibili versioni che ogni singolo e prezioso essere vivente rappresenta.

lunedì 15 gennaio 2024

Provincialismo come tecnologia di vita

 Il provincialismo non è solo un difetto, cioè una mancanza della dimensione internazionalista, ma una espressa "tecnologia" di vita scelta da chi ritiene che ci sia del merito a stare a livello locale e lì organizzare le proprie economia di vita. Purtroppo essendo noi tutti in questo frangente storico le proprie economie di vita (come mantenere la mia famiglia) di fatto sono le strategie per fottere e fottersi nelle consuete forme della reciproca fottitura economica, commerciale o lavorativa: mentre i "Signori" fottono in città, nel mondo largo e misterioso che continua là oltre la loro voluta ignoranza. Perché è voluta quell'ignoranza. quella chiusura! E' una tecnologia di vita: noi siamo quelli che rifiutano gli strumenti che ritengono della controparte, le informazioni di chi ha studiato, le esperienze di emancipazione permesse dalla vita moderna, e così spingono a fare del provincialismo la bruttura quasi estenuata che conosciamo.

Guardare al largo mondo o al proprio orticello sono due ottiche permesse entrambe dal nostro apparato visivo (apertura e chiusura, il grandangolo o il teleobiettivo), le conosciamo purtroppo nella loro forma degenere ma dobbiamo invece cercare di immaginarle nella loro versione migliore: e allora gli aspetti di apertura vorremmo fossero i socialnetwork, le reti di relazioni, gli scambi culturali e non gli apparati imperialisti e aggressivi di popoli indeboliti, e nazionalismi malati; e gli aspetti di chiusura vorremmo intenderli piuttosto come di "raccoglimento" per coltivarsi, l'attenzione e la cura di sé di una intera collettività, lo stato sociale banalmente.

Ecco, allora non vorremmo che dall'ambiente alternativo della controinformazione la scelta di "vivere in campagna" venga banalizzata e, di fatto stigmatizzata, come l'espressione comoda ed egoistica di chiudersi in un eremo dorato fuori dal mondo...

Anzi, l'ecovillaggio vorrebbe essere proprio il tentativo di organizzare quelle forme di autonomia indipendenza e creazione di una nuova cultura che tutto il mondo stufo della modernità vorrebbe.

L'ecovillaggio come forma di localismo sano, l'accogliente contenitore di una nuova umanità in sintonia con l'ambiente e responsabilmente collegata dai legami di una rete sociale fondata sul desiderio umano e non sulla fottitura.

sabato 11 novembre 2023

La città deve tornare ad essere solo uno strumento

 Ho trovato interessante l'intervento "La casa per tornare umani" di Stefano Serafini su Casa Del Sole TV  (https://www.youtube.com/watch?v=sy4CjyKIs1E) sul tema della bioarchitettura. Serafini ci avverte dei rischi del "green-washing" (l'attuale tendenza della speculazione green che riedita i vecchi palazzoni aggiungendo due alberelli sul tetto), e ci informa sulle potenzialità di autocostruzione, tecniche ecologiche e forme alternative di autodeterminazione architettonica ed urbanistica delle comunità locali.

Mi piacerebbe arricchirlo di questa riflessione: non diamo per scontata la natura della città e delle motivazioni che portano a volerci vivere. Se diamo invece per assunto, almeno in questa sede, che un umano ragionevole sano e complesso non è concepibile senza un buon rapporto col territorio, con la comunità locale, e con l'autoproduzione del proprio cibo e delle sue necessità primarie... allora cosa può giustificare il vivere in città, scelta che inevitabilmente spezza il legame col territorio ed ingenera, con i suoi consumi, l'irresponsabilità dell'economia di mercato?

Motivi tecnici specialistici amministrativi, ok un raggruppamento urbano può giustificarsi come centro dei servizi per un certo territorio: un ospedale, una scuola, una istituzione pubblica, servizi industriali e commerciali, quindi ovviamente anche gli alloggi di chi vi lavora, e i relativi servizi e svaghi... e il relativo troiaio che ha sempre affascinato e promosso le grandi città di tutto il mondo!

Qualunque città è moderna.

Fin qui va bene, il problema è di volerci fare figli ed insediarcisi per la vita! E' ragionevole che tutti dalla vita di provincia debbano avere l'opportunità di fare un'esperienza di urbanesimo per i motivi più vari: un periodo di carriera professionale, un servizio pubblico temporaneo, qualche anno di stipendio... lo sfizio suo! Tutto va bene ma non è ragionevole che per fare quello uno debba buttare via il suo riferimento locale e gli amici di casa, e tanto meno ragionevole il farci nascere qualcuno: perché noi saremmo stati delle persone ancora radicate nella realtà che hanno fatto un'esperienza di modernità, degli umani completi quindi degli agricoltori anche capaci di urbanesimo ed internazionalismo, mentre loro non potranno che essere degli urbanizzati tesi ad un internazionalismo aggressivo, dei nativi urbani, degli alienati.

E, peggio ancora, mentre qui si discute di ritrovare la ricetta di un individuo un po' più sano, in realtà la fuori ci aspetta la nuova generazione dei nativi digitali, dall'urbanizzazione al web, un ulteriore salto verso l'irrealtà!

giovedì 2 novembre 2023

Vaccinati contro mafia e altre debolezze?

 Siamo arrivati ad ammettere che il potere delle élite è generato dalla debolezza popolare? Bene, ma non basta! Se il mondo è nella merda è anche perché ciascuno di noi che vorremmo un'alternativa è impastoiato in qualcosa che lo frena. Ognuno di noi deve trovare quel blocco dentro di sé e superarlo... Autocoscienza compagni!

No, non c'è bisogno di pagare un terapista, spesso basta guardarsi attorno e lasciarsi interrogare dalle esperienze altrui. Lasciamoci contaminare, se vogliamo essere comunità non solo l'altro deve essere ovviamente libero di fare le sue scelte, ma quelle scelte e quelle esperienze devono interrogarmi.

Facciamo un esempio pratico: qualcuno nel villaggio "dei risvegliati" si interessa di produzioni biologiche e qualcun altro di sana alimentazione.. e cosa facciamo con l'amico che alleva le capre macella i capretti e fa il formaggio tradizionale?

Il libero mercato salva capre e cavoli, tutto è buono da vendere! Io copro te che tu copri me... Qui no, qui dobbiamo dircele senza sconti, realismo: caro amico allevatore, il villaggio ha deciso di escludere la carne rossa dalla dieta quindi inventati un altro mestiere.

Non c'è da girarci intorno, questo è il punto principale. Poi potremo inventarci altri modi di usare la sapienza tradizionale dell'allevamento con animali da utilità di vario genere... ma non possiamo più considerare legittima e difendibile la pubblicità di carne latte e formaggi, quand'anche biologici e di antiche tradizioni.

Il soggetto alternativo è davvero alternativo quando sa affrontare le critiche che lo pungono sul vivo e sa reagire creativamente.

Quindi sotto con l'autocritica... dio patria famiglia: la voglia di parrocchia è una parodia di un legittimo interesse al trascendente, il sovranismo incrosta di simboli e soffoca il più sincero genius loci di qualunque luogo, la famiglia è una triste semplificazione di un sano gruppo sociale; e ancora la vita cittadina è un'indifendibile deroga al risiedere responsabilmente sul territorio; la vita virtuale nello spazio digitale è la rinuncia ad un indispensabile principio di realtà; l'adesione a ruoli di genere stereotipati e la rassegnazione ad una dimensione individualistica sono il prezzo ed il rituale autolesionistico per l'appartenenza alla tribù della società industriale e al suo implicito e inesorabile decadimento umano... ognuno trovi il suo!

martedì 31 ottobre 2023

Lettera ad un astrofisico impegnato

 Caro dott. Aurelien Barrau,


le scrivo dopo aver visto il suo intervento su youtube in difesa di Derrida. Mi sono detto: ecco, il decostruttivismo è proprio il nostro esercizio di critica culturale e la pratica di vita di questi ultimi venti anni che ho raccontato nel blog "La Civiltà del Fottere" (giovanni-jalla.blogspot.com). Spero che lo troverà interessante ed ho piacere di comunicare la nostra esperienza ai nostri vicini d'oltralpe.
Nel tentativo di capire la crisi del mondo moderno abbiamo identificato il problema principale nel rapporto tra i sessi, nel modo culturale di intenderli e nella semplificazione dei modelli dell'individualismo e della famiglia.
Per riassumere le molte riflessioni che troverà sul blog, posso così descriverle il modello sociale che ci sembra proponibile per il mondo futuro: piccoli insediamenti locali ecologici dove vivono gruppi di uomini e di donne organizzati in società maschili e femminili. Le persone prima maturano la loro adultità, non individualista ma socievole, nel confronto all'interno delle loro società di genere, e solo dopo si incontrano tra loro nel villaggio, sia per le relazioni amorose sia per la gestione politica (scegliere quanti figli fare in base alle risorse disponibili). In questo modello si evitano i limiti della famiglia, si offre una ricca complessità sociale alla crescita dei figli e si riconosce un ruolo alle persone omosessuali come "tutor" delle rispettive società di genere.
Il primo frutto dell'ecologia di questo modello di vita è la coltivazione della forma umana, quindi della sua salute e complessità, sapendo che tutte le pratiche di una sana alimentazione e di un corretto stile di vita portano al centro di Una forma sana rispetto alle mille di possibili malattie.
Un concetto di forma diventa così il nuovo paradigma alla base di una visione complessa e realistica della strutturazione sociale del potere, così come di un superamento, in campo non solo scientifico e biologico, del concetto di evoluzionismo.
Il potere non è una condanna misteriosa e metafisica ma solo il portato molto concreto delle nostre debolezze, cioè della perdita di forma. La modernità ha emancipato le popolazioni occidentali dalle vecchie rigidezze tradizionali, ma le ha anche indebolite nella semplificazione da contadino a operaio a impiegato urbanizzato. Oggi i figli degli impiegati inquinano i loro corpi al supermercato, non sanno più fare niente ed hanno bisogno di una società che sempre più li tuteli. L'élite ovviamente organizza i suoi interessi ma il vero mandante e complice è il popolo, a causa delle sue paure, delle sue debolezze ed incapacità. L'abbiamo visto tragicamente con l'imposizione dei vaccini così come con la propaganda bellica. E' vero che si è creato anche un movimento di resistenza ma, almeno in Italia, il concetto di complicità popolare è del tutto assente tra gli opinionisti della libera informazione, e tutta l'attenzione è volta alle trame dei potenti che sono considerati i soli "cattivi".
L'idea di una forma biologica è anche l'unica  alternativa alla semplificazione e ai limiti della teoria evoluzionista, le riporto una parte di un mio intervento al riguardo:

"Con Darwin abbiamo accettato di abbandonare un concetto di forma, umana e biologica, come riferimento. Darwin, invece della sua stupida tautologia del "chi non muore si rivede" della selezione naturale, poteva limitarsi a dire "lasciamo un attimo da parte il senso complessivo della realtà, che è difficile da cogliere, ed analizziamo ogni singolo aspetto separato dagli altri". 
Va bene, non è il demonio, è solo lo strumento del riduzionismo come strategia tecnica e scientifica, quello strumento che ci ha dato le "potenti" leve della società  occidentale e della somma delle sue conoscenze.
Il riduzionismo tecno-scientifico è solo uno strumento, quindi dobbiamo considerare che quei dati sono per definizione insensati, cioè muti e ciechi, e che spetta a noi la responsabilità di sapere cosa farne alla luce di una coscienza di un senso complessivo della realtà che possiamo solo ricavare altrove. In quel "altrove" sta, ovviamente, l'ammissione della necessità di una cosmogonia. E qualcosa di più serio e di più fondato di tutto quell'olismo inconcludente che rischia, come tutti i movimentarismi critici finenovecenteschi, di farsi fottere dalla rilettura elitarista e tragica del transumanesimo.
Cosmògoni di se stessi, dunque: guardiamoci sapendo che è nella nostra forma che dobbiamo cogliere la rappresentazione del tutto."

Qui può partire una interessante ricerca dello schema delle forme biologiche, cosa che abbiamo cominciato a fare provando a combinare assieme antichi reperti archeologici culturali come lo schema dell'astrologia mediorientale e la medicina tradizionale cinese. I risultati di questa ricerca avrebbero bisogno di una lettera ben più corposa di questa. Qui mi basterebbe incuriosirla con una ipotesi: se le forme della vita manifestano tensioni sottese alla realtà, allora quelle stesse forme potrebbero suggerire quali modelli cosmologici preferire come più coerenti e verosimili... La biologia riletta con attenzione ecologica potrebbe forse dare indicazioni ontologiche agli astrofisici che vorrebbero "chiudere il cerchio" della gravitazione quantistica!

6 Il cambio di paradigma

 Se anche fosse solo di natura didattica, la forte corrispondenza che si dimostra tra uno schema astratto e le forme biologiche ci permette un radicale cambio di paradigma nella considerazione degli esseri.

La forma di una qualunque specie non sarà più dunque solo la sommatoria di una serie di funzionalità frutto del caso e selezione della storia, come dice l'evoluzionismo, ma la sempre diretta manifestazione di una legge generale, di uno schema comune che in ogni specie e in ogni individuo realizza un esemplare unico.

In un paradigma, che sia più complesso dell'evoluzionismo, le specie per prima cosa nascono col loro particolare assetto, ricavato da logiche interne, e solo poi si confrontano col mondo trovando creativamente un qualche uso per ogni loro parte, o anche no...

L'evoluzionismo ha dovuto ansiosamente cercare una funzione per ogni carattere, ma in questa prospettiva non è necessario. Le ali delle farfalle sono colorate perché esprimono un intrinseco carattere di una parte del cerchio... poi qualche specie di farfalla troverà utile quel carattere, altre magari solo l'impaccio.

I ragni producono seta per loro assetto intrinseco. Molte specie troveranno un qualche uso (dei più diversi, tra l'altro) per quella particolare vocazione, altri semplicemente riempiranno il mondo di inutili e noiose ragnatele "perché è nella loro natura"!

I testicoli stanno appesi fuori dal corpo perché devono stare a temperatura leggermente inferiore... salvo che nelle specie che li ritengono all'interno! Dovrebbe bastare un esempio di avvitamento logico come questo a far capire come la spiegazione evoluzionista sia stata un inutile ma costante spreco di energia mentale in intere generazioni di scienziati.

Smettiamola, rassegnamoci al fatto che il riduzionismo permette fantastici approfondimenti nei dettagli, ma è del tutto incapace di ridarci un senso complessivo delle cose. Quello dobbiamo riconoscerlo da noi, nell'autocoscienza del nostro stesso schema costitutivo.

5 La conferma del corpo nel cerchio

 Così, come per sfida, può cominciare la verifica delle attribuzioni anatomiche di un povero corpo inserito "simbolicamente" in un astratto cerchio zodiacale...

Solo che, con stupore,  una per una sembrano quadrare: una bocca gioviale nel segno del toro si trova proprio diametralmente opposta ad un ano mercuriale il quale, guarda caso, è proprio in scorpione tra le decadi di un marte fallico ed un plutone testicolare...


                        (schema del feto con le attribuzioni planetarie di Luisa Morpurgo)


Subito si apre ovviamente la questione del glossario di riferimento, molte delle accezioni planetarie sono nel vocabolario normale col riferimento ai miti greci come gli aggettivi marziano e venereo, e trovano diretta corrispondenza col pene e gli organi femminili, altre sono connessioni logiche molto evidenti come il senso di centralità solare rispetto al carattere del nostro Io (è la posizione del sole il giorno della nascita a dettare il segno zodiacale). Altre sono invece di nuova e più difficile attribuzione ed è maggiore il suggerimento logico che arriva dallo schema piuttosto che dalla loro funzione di aggettivo della realtà.

Il dettaglio al quale può arrivare la descrizione anatomica del corpo tramite una griglia di valori disposti secondo lo schema logico e geometrico del cerchio zodiacale, dipende forse solo dall'approfondimento che vi si vuole dedicare, ed apre in realtà un intero campo di studi.

Qui ci basta ricordare come l'indagine scientifica riduzionista era arrivata ad identificare una comunanza genetica fondamentale, e sembra condivisa da tutti gli esseri pluricellulari, con i cosiddetti "geni architetto", una serie di geni molto antichi che sono alla base della struttura dei primi abbozzi embrionali in tutte le specie. In questa prospettiva anche questi geni sembrano figli necessari dello schema e non fortuiti inventori dello stesso.

4 Schema zodiacale moderno

Dicevamo che il feto nel cerchio, per parlare davvero, deve ancora incontrare lo schema completo delle trentasei decadi nella ricostruzione che ne ha fatto l'astrologa italiana Luisa Morpurgo a partire dagli anni '70. Perché? Perché fino ad allora lo schema era sempre stato incompleto!

L'antica pratica astrologica da tolomeo in poi si è dovuta adeguare ogni volta che aguzzando un po' la vista e poi col telescopio si è arrivati agli otto pianeti oggi conosciuti oltre alla terra. Con l'aggiunta del sole e della luna siamo a dieci e ancora non basta... Nei lunghi secoli del medioevo non avevano che sette misere perline da infilare nelle trentasei decadi del cerchio... Nonostante questo, caparbiamente, tutti hanno sempre cercato di attribuire il senso di un qualche pianeta ai singoli settori del cielo. Molte di quelle attribuzioni trovano riscontro ancora oggi dimostrando una certa validità anche del metodo empirico.

Comunque, la signora Morpurgo, per capacità sue logiche personali (e in modi anche interessanti da seguire leggendo le sue opere, a partire dall'Introduzione all'astrologia del 1971) ha fatto principalmente due cose: ha pensato che i nostri pianeti conosciuti fossero solo una parte di quelli che dovevano invece essere, per intrinseche logiche naturalistiche, una serie di dodici; e poi ha pensato che tre di quelle sequenze fornivano la perfetta attribuzione planetaria a tutte le trentasei decadi del cerchio astronomico secondo una certa ipotesi di disposizione.

Ne risultava quindi una corona circolare caratterizzata da un disposizione puramente geometrica o matematica delle trentasei decadi. Perfetto... e quindi, almeno in teoria, sicuramente incompatibile con delle forme organiche...

3 Reperti di archeologia culturale

 Gli schemi di antiche culture possono aiutarci nel continuare l'indagine dei biologi trascendentali di metà ottocento: il tentativo cioè di identificare uno schema generativo comune a tutti gli esseri. Noi qui abbiamo trovato interessanti i suggerimenti della medicina tradizionale cinese e dell'astrologia mediorientale.

La medicina tradizionale cinese non solo ci offre  uno schema della corrispondenza tra gli organi interni e le parti del volto, ma permette pure la verifica empirica della sua validità (a chiunque voglia praticare l'alimentazione macrobiotica ed i suoi criteri di autodiagnosi). 

L'apporto della tradizione cinese non si ferma certo qui, ma a questo, ad una concreta pratica di uno stile di vita come per esempio l'alimentazione, sta l'esperienza fondamentale di un altro tipo di percezione del proprio corpo che con l'evoluzionismo, non so come dire... fa proprio a pugni!

La seconda, l'astrologia (dalla quale discende ancora oggi il tentativo previsionale e caratteriale della rubrica da rotocalco) ha antiche origini mesopotamiche ed egizie, e ci fornisce una griglia, uno schema del cielo in cui provare ad infilare il corpo.

Gli egiziani attribuivano differenti parti del corpo a ciascuno dei trentasei decani, divinità tutelari del cerchio celeste.

(foto dell'affresco: cielo nel tempio di dendera)

Nel medioevo si rappresentava spesso il corpo umano in piedi con l'indicazione didascalica dei segni zodiacali.

(dipinti medievali come esempio di melotesia figura in piedi e figura incurvata)

E a volte si "torceva" un corpo adulto nel cerchio zodiacale, cosa che tra l'altro già gli egizi facevano, ed in un segno-concetto teologico per loro fondamentale come la rappresentazione del duat, l'adilà.

(geroglifico con la barca del duat ed il corpo piegato a cerchio)

Ancora oggi si pratica di fatto la melotesia, cioè il tentativo di attribuire le parti del corpo ai segni zodiacali. Qualcuno ha finalmente anche centrato la questione fondamentale dell'età, notando che è proprio il corpo nelle sue proporzioni embrionali che si trova più a suo agio nelle dimensioni interne di un utero-cerchio zodiacale, quello essendo ovviamente il suo momento formativo.

(schema del feto nel cerchio con i dodici segni)

Ma non basta perché fino a lì, dall'attribuzione dei segni al corpo caviamo poco, giusto qualche indicazione simbolica. Il feto nel cerchio, per parlare davvero, deve ancora incontrare lo schema completo delle trentasei decadi nella ricostruzione che ne ha fatto l'astrologa italiana Luisa Morpurgo a partire dagli anni '70.

2 Nel 1800 cercavano ancora quello schema

 Quando Darwin arrivò al tavolo del vivace dibattito in corso chiuse ogni discussione dicendo qualcosa come... se è così difficile pensare al senso complessivo della vita e delle sue forme, allora facciamo come se fossimo davvero figli del caso (della selezione naturale etc, etc) e dedichiamoci ai singoli pezzi! 

E da lì il riduzionismo, e scienza e tecnica potenti ma cieche... ma non è questo che ci interessa. Ci interessa invece quel dibattito che era in corso a metà ottocento tra i migliori biologi europei (vedi la biologia trascendentale), il cui oggetto era proprio la ricerca dello schema secondo il quale si organizzavano le forme degli organismi.

Alcuni ipotizzavano che le ossa del corpo si riproponessero nelle parti del cranio, da altri veniva l'ipotesi che se le forme degli organi potevano anche cambiare (come i tre stomaci dei ruminanti per esempio) non cambiava la posizione relativa (dopo l'esofago e prima del duodeno, per continuare l'esempio). Si dava per scontato che le forme degli organismi originassero da uno schema comune, l'ambizione era di scoprirne la struttura (esattamente come si poteva constatare la "rettangolarità" periodica della tavola degli elementi chimici).

Oggi, che ci siamo finalmente accorti di quanto due secoli di evoluzionismo ci abbiano ottusi, quell'ambizione deve tornare nostra. Noi abbiamo a disposizione molti dati in più, nuovi come antichi, che possiamo usare per aiutarci in questa ricerca.

1 Rileggiamo la biologia

 La biologia va riletta tutta, da occhi naive e da un posizionamento ecologico e coinvolto.

Cos'è la vita? No. Cosa io sono deve dire la nostra coscienza a se stessa, sapendo inoltre di stare a parlare in nome del cosmo intero. Perché se siamo più della somma delle nostre parti è perché quelle parti sono ordinate secondo uno schema che innesca un sistema, il più complesso nell'universo, di cui atomi e stelle sono solo i confini materiali.

E quel rapporto tra le parti è di natura immateriale, è soltanto un'informazione che viene a dar vita al sistema: è la natura innegabilmente trascendente di noi stessi e dell'intera realtà. Bene, ma quel principio di trascendenza non dobbiamo solo adorarlo ma è da indagare, in ogni modo che ci è possibile, per renderci pienamente consapevoli di noi stessi secondo tutte le componenti della nostra umanità, e quindi anche quella razionale.

A pensarci bene un batterio, se vive, rappresenta l'equivalente esistenzialità di me stesso (e forse anche in forma più schietta e vitalmente potente). Siamo noi piuttosto che, per le nostre complicatezze, fatichiamo ad un'istintuale adesione alle leggi dell'universo ed incespichiamo nella logica.

lunedì 30 ottobre 2023

Accenni di "complicità"...

 Bravo dott. Meluzzi,

mi hai dato finalmente modo di citarti perché nella puntata di stamane di 100giornidaleoni (https://www.youtube.com/watch?v=WxysnWVHV_0) hai notato, anche se solo per inciso, il nodo cruciale: cosa ci ha condotto ad essere quelli che siamo cioè, in pratica, degli idioti che si cercano le disgrazie...

Raccontavi di come "... l'80% dell'umanità viveva con il 20% delle risorse e il rimanente 20% dell'umanità, il nostro, cosa che ha contribuito anche al nostro ebetismo e al nostro rincoglionimento generale da grande fratello, consumava invece e produceva scorie per l'80% delle risorse..."

Il consumo, il mangiare troppo ci ha rincoglioniti e nel rimettere al centro del tavolo (tirando via ideologismi e pregiudizi vari) la forma umana, e nel ricostruirle un congruo stile di vita sta l'obiettivo ed il senso di cui un movimento di alternativa come il nostro ha sicuramente bisogno.

Io penso che farebbe molto bene a tutti i nostri ragionamenti infilare sempre un atteggiamento del genere: quale mia-nostra debolezza sta generando il problema che ho davanti? Questa capacità di realismo deve essere il metro di valutazione di un altro stile di vita che produca nei fatti complessità umana invece che semplificazione industriale.




domenica 22 ottobre 2023

Non simmetria tra i sessi

 Le Società degli uomini e delle donne non possono essere simmetriche e speculari, così come non vi è simmetria tra l'omo e l'eterosessualità, vediamo perché.

Tra i maschi la virilità rende equivalenti: alla soglia dell'adolescenza un ragazzo dovrebbe poter dare del tu all'anziano dove, crescendo, avverrà solo che la potenza si tramuterà in saggezza.

Tra le donne invece la menopausa segna una divisione tra l'esperienza di giovanile e fertile ciclicità e ondivaghezza, ed una anziana di maggiore stabilità e linearità di coscienza: l'autorità di una matriarca.

Pure differenti sono i destini della meiosi riproduttiva, cioè della divisione cellulare che come ultima tappa trasforma una cellula staminale gametica in spermatozoi o ovuli. Da una cellula maschile in due passaggi si producono quattro spermatozoi fratelli, paritetici e solidali. Da una cellula femminile invece uno solo dei quattro potenziali ovuli conquisterà tutto il citoplasma, mentre butterà fuori dal nido gli altri tre.


Al maschile un plutonico cameratismo fra gli spermatozoi coltiverà e promuoverà l'azione del fallo marziano teso all'azione, ne deriva una creatività promiscua e collettiva.

Al femminile l'elemento X (nell'ipotesi di completamento della sequenza planetaria dell'astrologa Morpurgo) corrisponde all'utero e al controllo dell'omeostasi corporea, potremmo dire all'autorità di imporre l'equilibrio. Venere invece descrive le ovaie e la selezione dell'ovulo che di volta in volta sarà scelto per maturare. Ne risulta un'idea di necessaria gerarchia come controllo della fertilità, ed un'idea di legittimo egoismo come attenzione a drenare tutte le risorse verso il proprio utero gravido e verso la prole.

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Altrettanto non sembra esservi simmetria tra l'omo e l'eterosessualità: per gli uomini arrivare ad amare le donne non vuole necessariamente dire arrivare ad odiare gli uomini, a schifarsi della maschilità del proprio corpo!

Anzi, se io fossi una donna sinceramente mi preoccuperei degli uomini che arrivano a tanto... ma tant'è che molte donne, quando sciolte dall'autorità femminile, proprio all'estetica del maschio delinquente ed aggressivo rischiosamente mirano!

Essere omosessuali forse è solo il soffermarsi sul proprio genere perché troviamo già così interessante coltivare una sana virilità e la creatività del collettivo maschile... da lasciare volentieri ad altri l'ulteriore piacere dell'ambìto bersaglio!



venerdì 20 ottobre 2023

Oltre-moderni: il tempo non torna indietro!

 Se la modernità è malata, se è modernismo, cioè incastro nell'affascinato infantilismo del potente strumento tecnico e scientifico, allora non è possibile tornare indietro ma è necessario passare oltre ad un'adultità che sia qualcosa più che moderna, che sappia usare tutti gli strumenti della modernità... ma tesi allo scopo vitale della specie, umanizzati.

L'umanità oltre-moderna, potremmo chiamarla, è allora conscia del monito di Nietzsche come di Pasolini: stiamo degenerando! Allora il richiamo al superuomo non scivola nel delirio d'onnipotenza del transumanesimo ma è solo il richiamo all'umana natura: sani complessi e vitali!

L'umanità oltre-moderna non torna indietro. Sa che bisogna essere emancipati ma anche qualcosa in più: sa che bisogna essere almeno moderni e, meglio ancora, qualcosa più che moderni. Così come: 

bisogna essere qualcosa più che ideologici o anche solo idealisti: bisogna essere ragionevoli!

Qualcosa più che religiosi o morali, bisogna essere realistici!

Qualcosa  più che individualisti, bisogna scoprirsi socievoli!

Qualcosa più che semplicemente sessuali, bisogna risultare fertili e creativi!

La biologia incontra la termodinamica per superare Darwin

 Nell'ecologia umana la biologia sa ragionare con la termodinamica e col suo inesorabile flusso dalle origini all'entropia: la scienza della vita chiude il cerchio con la fisica e ci porta a superare l'evoluzionismo nella semplice considerazione che l'evoluzione non è vanto vitale ma immeritato flusso del tempo dell'esistenza e, peggio ancora, termine della stessa!

Compito della vita è piuttosto la riproduzione di se stessa e, nelle sue forme e nella sua coscienza, riproduzione del mondo che la circonda.

Se al batterio delle origini è ovvio attribuire la maggior potenza vitale in assoluto, forse dobbiamo riconoscergli anche la coscienza più diretta e schietta, riservando alla nostra invece, solo la minuscola preziosità di una delle infinite e soggettive riproposizioni.

giovedì 19 ottobre 2023

Situazionismo pacifista?

 E' meglio farsi ammazzare a casa propria per difendere la pace, che farsi ammazzare al fronte per amor patrio.

E' meglio essere pacifisti, cioè forti dentro di sé, coi propri cari e a casa propria, e lasciare che l'invasore invada e che un altro capo sostituisca i nostri capi... non cambierà molto: continueremo a subire tasse e vessazioni ma almeno finalmente odiando quelle istituzioni che prima, come oltre al danno la beffa, seppure per debolezza amavamo!

sabato 14 ottobre 2023

Sillogismi...

 Se accertiamo la correlazione tra pluridosati e malori e morti improvvise, allora sarà il caso di escludere dal servizio la maggior parte dei piloti di aerei, degli autisti di treni, bus, taxi e quant'altro. Peccato, si erano inoculati proprio per continuare a lavorare...

Piove: governo ladro!

 Da quando enti ed istituzioni hanno cominciato a dichiarare pubblicamente operazioni di geoingegneria è legittimo chiedere loro conto e risarcimento di qualsiasi danno del maltempo, che sia una siccità o un alluvione!

venerdì 13 ottobre 2023

Delirium tremens

Le trame dell'èlite sono spesso occulte, all'estremo però potrebbero anche diventare insensate. Il delirio d'onnipotenza della religione che si eclissa (il protestantesimo modernista di cui si parla nel titolo di questo blog) forse sta finalmente degenerando in un alcoolico Delirium tremens...

mercoledì 11 ottobre 2023

Omosex vs transumanisti

 Caro Gabriele Sannino,


per prima cosa ti devo dire, e ti ringrazio, che fai parte della costellazione della controinformazione del mio ecovillaggio nei boschi in provincia di Torino. In un qualche video ho sentito un tuo accenno all'identità omosessuale, ho guardato la tua bibliografia, cliccato su amazon, letto il tuo "Non sono un alieno" e deciso di chiamarti. Il tutto in due giorni, grazie ai potenti mezzi della modernità! Mi piacerebbe offrirti il nostro punto di vista sulla questione.
Per parte mia biograficamente riassumo in due tappe: fino ai venticinque anni ho maturato il mio personale coming-out, poi ho incontrato il compagno dei successivi venticinque e con lui, un po' come fosse il nostro modo di fare famiglia, l'abbiamo messa sul sociale: lui disegnava e costruiva mobili ecologici, abbiamo cominciato con un gruppo d'acquisto di alimentazione macrobiotica e poi comprato dei terreni fuori città e costruito una cascina per stare più larghi. Negli anni abbiamo conosciuto moltissime persone che sono passate di qua e, anche se fisicamente non hanno sedimentato una nutrita comunità convivente, hanno comunque partecipato a maturare le riflessioni che qui ti riporto.
La mia mente (forse eccessivamente vocata alla sintesi filosofica piuttosto che al romanzare... ) è subito corsa alle conclusioni: se io (gay) esisto... il mondo deve cambiare!
Forse che il potere (altrui) si fonda sulle (nostre) debolezze e forse che la famiglia è la prima di queste debolezze...
Forse che i maschi possono trovare un modo plurale piacevole e costruttivo di stare assieme al di là del sesso...
Forse che i due sessi hanno un diverso modo di socializzare e gli converrebbe maturare la propria identità nel riferimento al proprio gruppo di genere, prima di andare al confronto con l'altro, sociale o seduttivo che sia.
Forse che gli ecovillaggi del mondo di domani potrebbero essere il connubio responsabile di una "società degli uomini" e di una "società delle donne" piuttosto che una giustapposizione di egoismi famigliari?
In questo contesto il ruolo delle persone omosex sarebbe quello di animatore, di tutor della propria società di genere. In questo, tra l'altro, si ritroverebbe un aggancio con l'antropologia di molte società tribali sparse per il mondo.
In questo momento la comunità lgbt si trova ad esprimere quello che la società italiana tutta ha vissuto negli anni '50: boom economico, emancipazione dei costumi e tanto romantico immaginario da feuilleton sentimentale.
Rispetto al coming-out anch'io ho ancora tribolato un po' da ragazzino ma poi devo sinceramente ringraziare il mondo liberal che ho trovato attorno a me crescendo. Oggi però mi sembra fino un po' esasperata e compulsiva l'iperproduzione di immaginario gay riguardo alla scoperta e all'accettazione di sé. Forse è giunto il momento di dirci: ok esistiamo... ma allora, per fare cosa?
Anche perché altrimenti, e questo è il tragico risvolto, il nostro "tema" diventa arma del nemico e cioè della società semplificante figlia dell'indebolimento implicito nella modernità industriale e consumista. Siamo diventati uno dei tanti proiettili nella pistola del transumanesimo, di fianco agli stratagemmi manipolativi e autoritari degli ultimi anni: psicopandemie, guerre imperialiste, allarmismi climatici etc.
Dobbiamo darci una mossa, ce lo chiede l'intera nascente comunità delle persone che a questo mondo distopico non ci stanno e che però faticano a trovare un senso nuovo per il mondo da costruire.

Mi piacerebbe, ovviamente, parlare con te di queste cose. Per cominciare puoi trovare tutti questi discorsi sviluppati nella miscellanea del blog "La Civiltà del Fottere". Come ti ho detto io sono un sintetizzatore filosofico e non assolutamente un front-man discorsivo, ma sarei ben lieto, per la causa, di regalarti tutte le riflessioni nate da questi anni di confronti col mio compagno e con tutti quelli che ci hanno tenuto compagnia.

Con stima

Liberismo obbligatorio

 Il capitalismo sembrava un assoluto fino a che i capitalisti stessi non hanno deciso di cambiare gioco inventandosi il divertente ossimoro del liberismo obbligatorio...

la sanità privatizzata ci obbliga a comprare i suoi vaccini, ficcarceli in vena e firmargli pure il consenso!

Potremmo anche ricostruirne la storia: le madame del boom economico sono corse al supermercato, i loro figli più avveduti hanno pensato bene di riassumere l'edonismo con un ago in vena ed ora l'estetica del tossico e delle sue siringhe si è normalizzata con i pluridosati e i richiami stagionali. Gli effetti avversi di oggi sono i morti di overdose di ieri... divertitevi!

lunedì 9 ottobre 2023

Un'astronave per uscire dalla modernità?

 Per chi pensa che la crisi del mondo contemporaneo richieda la ricerca di un'uscita d'emergenza queste riflessioni potrebbero tornare utili. Io penso che la forma della scialuppa di salvataggio non debba essere diversa dalla forma dell'imbarcazione alternativa che vogliamo costruire per un mondo nuovo.

Una farm locale, un insediamento agricolo che si prenda la responsabilità di un pezzo di territorio. Una cascina maltenuta perché il perbenismo sono i diserbanti e gli OGM, ma che punta in alto, ambiziosa come l'astronave che tanto vorrebbero i transumanisti!


Un'astronave perché è nella natura umana (almeno dal neolitico in poi, anche stando alla versione accademica) ritagliarsi una piccola porzione di mondo coi vestiti e gli attrezzi che ci servono, e con delle piante e degli animali in forma addomesticata al pari nostro. Non è innaturale perché anche un formicaio si comporta uguale: un mondo artificioso di gallerie dove si allevano afidi e si coltivano funghi. Anche il corpo di un qualunque organismo pluricellulare è analogo per le singole cellule che vi nascono vivono e muoiono dentro.

"Astronave" poi non deve essere il termine pericolosamente astratto ed alienante dei figli del darwinismo e dei tossici di fantascienza: ripensiamolo come la riservata cautela di non impattare troppo con il circostante, con l'ambiente naturale che ci nutre e da cui comunque dipendiamo.

Un'astronave collettiva dunque, il branco umano, il respiro sociale riscoperto dal desiderio e dalla salute: è inutile spiegarlo "da fuori", imbarcati quando senti di averne bisogno!

sabato 7 ottobre 2023

La psico-somatica dell'ottimismo

 Ha buona mira la satira del giornalista Matteo Gracis (Mi sento alieno  del 7/10/2023,  https://www.youtube.com/watch?v=JZGue217mes) Godibile ma pungente, è perfetta da usarsi per stuzzicare un po' amici e parenti.

Gracis è un altro che ha identificato la complicità popolare nella merda contemporanea: "... il problema è che in milioni di persone la paura di morire ha superato la voglia di vivere!"

Quando poi si tratta di capire cosa farci ecco lo sprone: "la paura si combatte col coraggio. Smettere di lamentarsi per riflettere con ottimismo su quanto siamo già stati fortunati ad essere sopravvissuti fin qui..."

Ecco la psico-somatica, la magia del pensiero positivo... E sia pure, ma con l'accortezza di ricordarsi sempre di quel fattore intermedio tra la psiche e il soma che sono le pratiche di vita corrette con cui possiamo consapevolmente coltivare la nostra forma e la nostra salute.

L'avevamo con ironia chiamata psico-frigo-somatica in qualche post negli anni scorsi: tutti ci auguriamo i "magici" effetti dell'ottimismo, ricordiamoci di aiutarli un po' con qualche sana ricetta!

Il dito e la luna della democrazia

 Democratismo dovremmo chiamare tutto questo ben voler imporre la democrazia agli altri.
I regimi democratici ipostatizzano, idolatrano, il momento della discussione...
mentre l'obiettivo è la corretta decisione da prendersi.

Oppure, meglio ancora:
mentre i sinceri dibattono... gli altri governano!

venerdì 6 ottobre 2023

Potere ed orizzontalità

 Vi consiglio l'intervista a Pietro Ratto di oggi 6 ottobre 2023 (su youtube, 100 Giorni da Leoni "Al vertice della piramide") 

Finalmente troviamo qualcuno intellettualmente aperto ad un concetto di complicità popolare nella merda contemporanea.

Interessante e condivisibile la distinzione tra denaro e potere dove qualcuno si occupa di una ricchezza fine a se stessa e qualcun altro invece lo sopravanza considerando i soldi solo uno strumento per il vero fine del potere.

E' molto interessante il suo notare che ai vertici della piramide, tra chi appunto gestisce il potere oltre alla strumentalità dei soldi, si creano alleanze ed orizzontalità:

"... non ci sono nomi di persone ma solo denominazioni di società, ai vertici delle quali non è così facile comprendere chi stia. Ma se fino agli anni '60 del novecento si poteva ancora parlare di scontro tra le grandi famiglie finanziarie, dal '68 si crea (vedi il libro "I Rockfeller e i Warburg") una grande alleanza di famiglie che si siedono davvero attorno a un tavolo costruendo delle realtà particolari e ben concrete di consociazione..." Poiché le grandi famiglie avevano da sempre usato alleanze matrimoniali, in quegli anni le leggi sul divorzio in tanti paesi occidentali mettono a rischio tale assetto, costringendole a ripresentarsi in forme di alleanze finanziarie. Anche per questo "si interrompe questa grande guerra di scontro tra famiglie e si crea invece una situazione in cui tutto è di tutti e le grandi multinazionali divengono in possesso di tutti. Accade perché non essendo più possibile rafforzarsi con alleanze matrimoniali si devono fare alleanze finanziarie vere e proprie e soprattutto accade perché ci si rende conto che la concorrenza e la competizione sono di fatto penalizzanti per i loro affari, tant'è vero che viene di nuovo tirato fuori quello che era il motto principale di John David Rockfeller Senior e cioè che "la concorrenza è il vero peccato!" Lo diceva con una lungimiranza incredibile e di fatto se ne accorgono i grandi banchieri della seconda metà del novecento e cominciano così a fare affari tra di loro. Ecco perché al giorno d'oggi è impossibile dire quella banca è di tizio o di caio. Sono tutta una serie di famiglie e tutti ci guadagnano in questo clima di azzeramento della concorrenza, cosa che vediamo quotidianamente anche noi nelle piccole compagnie che livellano le tariffe ed evitano di pestarsi i piedi a nostro discapito..."

Dunque il dittatore è forse più il prodotto dell'immaginario popolare che l'imporsi di una volontà soverchiatrice, perché in realtà al vertice troviamo un'élite aristocratica e navigata che sa della vera funzione strumentale dei soldi e guarda il mondo con paternalistica supremazia. L'élite di un popolo debole ed infantilizzato che si dimostra anch'essa degenere in un "adultismo" aristocratico e crudele!

Bravo Pietro,

    fai un bellissimo lavoro che spero possa servire a tanti. Penso che sul blog del nostro villaggio (La Civiltà del Fottere) troveresti un tentativo di dar forma a quell'enorme "SE" di speranza che trovo alla fine dei tuoi ragionamenti:

"... se ognuno fosse coerente con se stesso, coerente con i propri principi, ricostruirebbe almeno attorno a sé, almeno dentro di sé, il mondo di cui ha bisogno, il mondo che vorrebbe abitare..."

giovedì 5 ottobre 2023

Memoria e autocontrollo

 Il rischio di perdersi un bel pensiero originale
perché in quel momento non hai nessuno a cui dirlo,
è analogo al pericolo di lasciarsi sfuggire un pensiero geniale
ma deleterio nei suoi effetti.

Ci vuole un minimo di memoria e molto autocontrollo
per essere dei ragionevoli filosofi di se stessi.

mercoledì 4 ottobre 2023

Una nuova linea di faglia

 Oggi non si tratta più di lotta di classe o di confronto Usa-Urss. Oggi la nuova linea di faglia divide la moderna società della tutela da chi le oppone qualsiasi cenno di residua e resistente vitalità.

Vi suggerisco due film con funzione didascalica. Da un lato Idiocracy è un perfetto parossismo della deriva attuale. Dall'altro Il pianeta verde mostra i tratti sufficienti a richiamare una possibile complessità di un umano rappacificato con la natura.

Inoltre, se ci pensiamo bene, il loro "ordine di visione" può descriverci perfettamente le due anime che oggi troviamo nel numero dei sovversivi o risvegliati o alternativi al mainstream che dir si voglia:

Chi ha visto prima il Pianeta Verde sono i movimentaristi anni 80 (donne omosessuali ecologisti e pacifisti e quant'altro) che oggi, con Idiocracy, possono veder confermati i loro timori su dove la modernità stesse andando.

Chi invece ha visto prima Idiocracy (come immagino i nativi digitali) con il consumismo ha potuto sperimentare tutto l'abisso dell'insensatezza prima di accorgersi che un'alternativa di complessità naturale fosse possibile anche all'umano.

Queste due anime forse è il caso che oggi si parlino e si spieghino. Due generazioni che è necessario si incontrino per riuscire a fecondare qualcosa di realmente nuovo.

domenica 1 ottobre 2023

Individualismo come normalizzazione della solitudine

 In questo scorcio di vita mi tocca riflettere, crudelmente direi, sulla natura dell'individualismo. La perdita del mio compagno mi riporta alla solitudine delle tante persone che non cercano o non riescono a trovare qualcuno.

Come la salute presenta una sola forma di contro alle mille facce delle malattie possibili, altrettanto penso che esista una forma di sano desiderio di socialità di contro a mille modi differenti di adattarsi, per quanto possibile, alla solitudine.

Personalmente approfitto della prospettiva realistica del ritorno a casa di un nostro amico e convivente, costretto per vari motivi ad una assenza di qualche mese, per affrontare la questione in termini di semplice sopportazione e paziente attesa.

Nell'esperienza del branco (la dimensione che ritengo fisiologica per la forma umana) tanti particolari aspetti delle relazioni sono analizzabili più distintamente che nella compulsione della moderna alternativa single-accoppiato.

L'affetto sedimentato col tempo, l'impronta di un corpo che hai abbracciato ogni notte per venticinque anni, la condivisione di un pensiero per non rischiare di perdere una qualunque idea che ti è sembrata anche minimamente meritevole... così come il lavorare assieme, il gioco o la provocazione o anche i tanti contrasti sempre possibili tra le stelle di cieli differenti... sono tutti aspetti che ringrazio di aver potuto vivere almeno con una persona, ma che più ancora rappresentano la ricchezza e la potenzialità di una vita condivisa da un intero gruppo di persone.

Venendomi d'improvviso a mancare questa dimensione, anche se solo temporaneamente spero, mi trovo a chiedermi quali forzature siano indispensabili a qualcuno che alla solitudine invece si adegua.

Penso alla deriva un po' nevrotica di un'amica che si chiude in casa, come il fenomeno degli ikicomori giapponesi, o allo studio fine a se stesso di un altro amico arrivato alla terza laurea... penso a delle compensazioni, a degli hobby, a delle sostanze o a delle abitudini usate come droga per stordirsi un po'... Questo mi sembra essere l'individualismo a cui non voglio lasciarmi andare: la mostruosità di normalizzare la perdita di forma. Persone costrette, dal contesto o dalla propria incapacità, a trovare il modo di sopravvivere lo stesso.

E purtroppo non è solo una strategia individuale perché la civiltà che conosciamo vi si fonda e al contempo promuove: dio-patria-famiglia, ma poi anche la modernità industriale ed oggi i deliri del transumanesimo.

Per quanto feroce o crudele possa risultare questa critica è ineludibile se vogliamo costruire una reale alternativa e darle un senso compiuto.

sabato 30 settembre 2023

Tutto possiamo fare per l'autonomia salvo che il "branco di se stessi"

 Nell'ecovillaggio siamo ormai abituati a "fare da sé", dal "medico di se stessi" in poi ogni campo può essere affrontato con la medesima prassi... tutto salvo il branco: salta subito all'occhio l'assurdità, l'ossimoro della definizione del "branco di se stessi".

Purtroppo, anche se assurda, la definizione del branco di se stessi è molto frequentata perché, se ci pensiamo bene, è la definizione stessa di individualismo. Quando il branco collassa sull'individuo, ecco, proprio lì si crea la condizione dell'individualismo, la normalizzazione dell'informe.

Dentro un branco umano sano non c'è potere e non ci sono soldi. Il potere, al massimo, è la disparità del genitore che alimenta il cucciolo, o il potere del saper fare. E lo scambio economico si riduce al massimo alla riconoscenza, allo scambio di aiuto reciproco.

Questi problemi sorgono fuori dal branco, e branchi sani dovrebbero saper gestire ragionevolmente soldi e potere come strumenti per fare delle cose utili consapevoli dei limiti intrinseci.

Gli individualismi invece (cioè i branchi collassati sugli individui) li elevano a fini e creano di conseguenza la società di merda che conosciamo come flusso di invidia e gerarchia di dominio.


Segni dei tempi che fanno ben sperare... 

L'élite neoliberista che spinge al massimo il divario economico e la concentrazione di ricchezza rischia di arrivare all'estremo di bruciare i soldi come tensione sociale e oggetto di invidia. Letteralmente sottraendo i soldi dal mercato costringe a ripensare alla loro funzione di strumento di scambio e al senso del bene scambiato.

L'ammissione dell'esistenza di ufo alieni e quant'altro (per quanto possa essere fatta nell'ottica emergenzialista per aumentare coercizione e controllo, come l'11 settembre, per chi considera la tesi dell'autoattentato) rischia di contrasto di far crollare il fascino del potere umano. Se un piccolo alieno sconosciuto è più potente dell'airforce... forse sarà più saggio tornare ad occuparci del nostro umano saper fare!

venerdì 29 settembre 2023

2 Cosmogonia e didattica

 L'ecovillaggio ha dunque dovuto, per la sua scuola parentale, dotarsi di una didattica per spiegare il mondo ai bambini.

Certo non è questione di negare l'evidenza della realtà tecno-scientifica contemporanea, che è il nostro patrimonio, ma di interpretarla alla luce di strumenti euristici "ecologici" ovvero pescando, per cominciare, nel repertorio delle pratiche in uso nel nostro stile di vita: macrobiotica e astrologia. Uno schema circolare molto antico, l'astrologia di origine mediorientale, ed una altrettanto antica consapevolezza del legame tra il nostro corpo e l'universo, cioè l'alimentazione e la medicina tradizionale cinese.

E allora vai!, aperto il libro di biologia delle superiori ci siamo chiesti come raccontarlo ai figli del villaggio.

Guarda tutte quelle foto degli embrioni comparati, sono tutti tondi: tanti feti di specie diverse ma tutti raccolti nel loro cerchio embrionale, sembrano quasi "prodotti" da uno spazio rotondo.

L'uno, l'intero rappresentato nel cerchio... e allora quali saranno le sue parti? Forse le frazioni, la corda di Pitagora, lo spettro armonico della musica: e allora tagliamo la torta a metà, guarda l'intero e il mezzo... e poi tagliamo ancora la fetta del terzo... e basta perché resta solo un sesto!

(diegno del cerchio s-frazionato) + (griglia dodici case)

L'uno e le sue parti: per l'astrologia il cerchio è spartito in dodici settori, dodici parti della volta celeste, dodici segni che si rappresentano anche e simbolicamente in successione sul corpo. Quindi il corpo come sequenza rappresentata nel cerchio...

(figura medievale in piedi coi segni) + (fig. duat egizio e fig. mediev. uomo piegato nel cerchio)

E allora forse è nella sua fase embrionale che il corpo è meglio rappresentabile nel cerchio, e così, usando anche il suggerimento del microscopio moderno, troviamo un corpo nelle giuste proporzioni d'origine, inscritto o meglio generato negli schemi testimoniati da antiche culture storiche.


Le giuste proporzioni e le corrispondenze tra dialettiche corporee, come l'evidenza della bocca diametralmente opposta all'ano, e le posizioni attribuite loro da secolari tradizioni, come l'attribuzione dei suddetti rispettivamente ai segni del toro e dello scorpione. Proprio la bocca e l'ano, le prime due aperture della masserella embrionale, l'orientamento delle due possibili tipologie di forma degli esseri cioè i proto e i deuterostomi (invertebrati e vertebrati, per farla semplice).

Quindi un corpo intellegibile tramite la griglia di uno schema che risponde a ragioni altre rispetto al mero caso storico della selezione naturale darwiniana. Altre anche in senso prettamente scientifico, forme vitali che discendono da ragioni geometriche intrinseche, logiche, fisiche.

Il senso, la forma della vita si apparenta dunque agli schemi della realtà: se gli atomi e le stelle sono leggibili entrambi come sistemi col centro occupato (e come definire la natura di un campo se non la tensione all'esistenza della particella centrale?), allora la vita completa l'ordine del possibile raccontandoci di uno spazio-tempo generativo attorno ad un centro vuoto, sistemi col centro libero: gli spazi generativi di un uovo o di un utero sono definibili allora come la tensione all'esistenza di un corpo periferico embrionale.

Questo corpo, per concludere, possiamo riconoscerlo ripartito nel senso frazionario fondamentale visto prima. Lo schema muto e astratto nelle sue logiche geometriche ed armoniche (l'unitarietà cosmica del cerchio unitario e indiviso) si manifesta nelle porzioni di una mezza parte di corpo e materialità, nel "sesto risultante" della sua rappresentazione coscienziale (il capo degli esseri) e nel terzo dello spazio dei fenomeni e degli arti che li permettono.

(figura feto nelle tre frazioni)

C'è un livello dove si produce la realtà fisica, la dimensione quantistica delle particelle e degli atomi, c'è poi lo sviluppo dei diversi elementi nella materialità della chimica e dei suoi aggregati planetari, fino alle grandi dimensioni relativistiche, e poi c'è l'innegabile quanto immateriale  rapporto tra le parti per definire ed innescare un sistema vivente da quel coacervo chimico. E questo astratto "rapporto tra le parti" cos'è se non il riconoscimento del ruolo di una coscienza trascendente nel panorama della nostra conoscenza?

In questo senso possiamo dunque ricucire quello strappo intercorso tra il pensiero di una realtà originata dalla coscienza ed il suo inverso cioè di una coscienza figlia di una realtà oggettiva preesistente.

E qui l'antica testimonianza asiatica ci aiuta. L'intina convinzione di star costruendo il proprio corpo e la propria salute tramite il cibo che scegliamo per noi stessi, da un lato, e la pratica di trovare nei segni del viso lo stato dei nostri organi interni e quindi la forma di autocontrollo che ci è possibile, dall'altro lato, sono la conferma e se vogliamo la risposta ai dubbi che gli scienziati contemporanei a Darwin si ponevano.

Il dibattito della "biologia trascendentale" di metà ottocento proprio su tali questioni si risolse nel nulla pericoloso dell'evoluzionismo, mentre dall'altra parte del globo si rischiava di perdere questa preziosa consapevolezza: le strutture della mezza parte del torso si rappresentano nel sesto del capo lasciando agio al terzo degli arti per agire quelle azioni e comportamenti che della coscienza  sono il fenomeno esteriore.

Noi oggi possiamo ripartire da lì facendo della pratica delle nostre vite una continua ricerca e definizione di questo schema generante, nella consapevolezza che queste vite sono anche schema e senso generale dell'intera realtà. Quindi anche relativamente ad una concezione cosmogonica siamo chiamati ad esprimere un parere sui dibattiti fra gli astrofisici: chiamando universo tutto quanto ci è percepibile (la storia che va dal bigbang all'oggi al domani morituro) manca ancora la rappresentazione grafica delle condizioni che lo permettono. Potremmo distinguere col termine cosmo la somma complessiva di questo universo a noi sensibile e della ciclicità delle condizioni che lo permettono.

(figura del big bang da solo e poi inserito in un ciclo semplice e poi nell'ipotesi di doppio ciclo toroidale, che dà posto come sviluppo geometrico anche al cerchio embrionale, suggerimento geometrico del tunnel visto nell'esperienze premorte)

Non vi sembra che sia un bel passatempo... a vivere nella noia della campagna?

1 Cosmògoni di se stessi

<<Cara dott.ssa LG,
è da un po' di tempo che Piero ed io ci chiedevamo come presentarti il materiale della ricerca che ci ha occupati in questi ultimi anni e se avremmo trovato in te una complice ricercatrice interessata a continuare ed approfondire l'indagine.
Di per sé l'oggetto è semplice: mettendo assieme due approcci culturali che crediamo di condividere con te, l'astrologia e la macrobiotica, abbiamo trovato e verificato la congruità di uno schema generativo delle forme biologiche.
Questo da un lato fornisce uno strumento di comprensione ed autogestione molto utile per le nuova generazioni che speriamo sopravvivano alla crisi contemporanea, dall'altro offre alla nostra generazione, che quella crisi vive in prima persona, la possibilità di fare i conti con le ideologie i pregiudizi e i limiti che ci hanno purtroppo segnato.
Qui ti giro la bozza dei due brevi articoli con cui potrei presentare la materia nell'ambito delle riflessioni e delle esperienze di un ecovillaggio come ad esempio la nostra piccola cascina ed il suo blog "La Civiltà del Fottere"  che ti invito a visitare sul web per renderti conto del contesto.
Per quel che ci riguarda più direttamente io direi che la questione della FORMA degli esseri è dirimente per il cambio di paradigma che oggi si impone.
La conoscenza dello schema generante permette da un lato di riportare il riduzionismo scientifico di questi ultimi due secoli al suo ruolo strumentale, cominciando così la necessaria revisione dei danni provocati ed ancora attuali, e dall'altro di di riconoscere l'ambito dell'esercizio legittimo dell'olismo permettendo di valutarne il senso generale e le pratiche che ne discendono.

Sperando di vederti presto ad una domenica sociale qui da noi,
ti saluto cordialmente>>


1 Cosmògoni di se stessi

Dobbiamo cominciare a considerare lo stato della popolazione come fattore di complicità nella merda contemporanea. Peggio, dovremmo ammettere che è lo stato semplificato e indebolito dell'intera popolazione la principale ragione dei suoi mali, l'élite è solo quella parte che si sente particolarmente vocata nell'organizzare la fottitura.

Con Darwin abbiamo accettato di abbandonare un concetto di forma, umana e biologica, come riferimento. Darwin, invece della sua stupida tautologia del chi non muore si rivede della selezione naturale, poteva limitarsi a dire lasciamo un attimo da parte il senso complessivo della realtà, che è difficile da cogliere, ed analizziamo ogni singolo aspetto separato dagli altri. 

Va bene, non è il demonio, è solo lo strumento del riduzionismo come strategia tecnica e scientifica, quello strumento che ci ha dato le "potenti" leve della società  occidentale e della somma delle sue conoscenze.

Il riduzionismo tecno-scientifico è solo uno strumento, quindi dobbiamo considerare che quei dati sono per definizione insensati, cioè muti e ciechi, e che spetta a noi la responsabilità di sapere cosa farne alla luce di una coscienza di un senso complessivo della realtà che possiamo solo ricavare altrove. In quel altrove sta, ovviamente, l'ammissione della necessità di una cosmogonia. E qualcosa di più serio e di più fondato di tutto quell'olismo inconcludente che rischia, come tutti i movimentarismi critici finenovecenteschi, di farsi fottere dalla rilettura elitarista e tragica del transumanesimo.

Cosmògoni di se stessi, dunque: guardiamoci sapendo che è nella nostra forma che dobbiamo cogliere la rappresentazione del tutto.

martedì 26 settembre 2023

Complotti dell'élite e complicità popolare

 Se "complottismo" è definibile, ed apprezzabile, come l'attenzione a identificare le indiscutibili trame dell'élite che lavora ai suoi interessi quando trova il molle che glielo consente... "complicismo" andrebbe aggiunto al nostro al nostro repertorio di strumenti cognitivi come l'attenzione ad identificare la complicità popolare nella merda in ragione della progressiva degenerazione dovuta alle condizioni della società industriale e della modernità che noi stessi abbiamo voluto e costruito. La modernità ed i potenti mezzi tecnici sono stati anche strumenti di emancipazione... basta avere la consapevolezza che in quanto strumenti hanno inevitabilmente dei limiti che oggi vediamo al massimo grado.

commento alla puntata di "Levante" del 26/09/2023 su youtube

venerdì 22 settembre 2023

Planet Local Summit '23

 Cara Tiziana Alterio,

ti ho sentita presentare il Planet Local Summit '23 su youtube al programma di Casa del Sole TV "Levante" del 22 settembre (che è anche il giorno del mio 52esimo compleanno, per chi guarda alle coincidenze) ed ho pensato che eravamo pienamente in sintonia.

Io sono proprio uno di quelli che i baldi alternativi oggi giudicano imboscato. Ed in effetti da vent'anni vivo in un ecovillaggio tra i boschi della provincia di Torino... ma non mi sento per nulla fuori dal mondo! Anzi rivendico questo come l'unico posizionamento in grado di offrire quel senso alternativo e complessivo di cui sembrano mancare i baldi giovani!

Noi, della generazione dei movimentarismi anni '80, abbiamo mancato proprio di quello: abbiamo elaborato giustamente i nostri soggettivismi (femminista, omosessuale, ecologista, salutista o quant'altro) ma non quanto basta a superarli per la ricerca di un senso organico a tutto ciò e per la costruzione di una reale alternativa proponibile ed efficace. Eccoci dunque al tragico epilogo transumanista dove tutti i nostri temi sono diventati arma del nemico, e la "resilienza" della decrescita è diventata l'orrido motto di Draghi!

Noi qui per vent'anni abbiamo cercato di dar voce a quella ricerca di senso che puoi ripercorrere nel blog del villaggio "La Civiltà del Fottere" e nel libriccino ivi presentato (non penso sia più in distribuzione ma posso mandartene una copia). Se vuoi un sunto penso stia in un modo di intendere le relazioni come patto di reciproco aiuto e sprone ad essere realistici ed evitare religioni, ideologie o autogiustificazioni.

Purtroppo questo punto di vista "teorico" è molto difficile da sostenere se non supportato al contempo da una invece molto concreta crescita di salute e complessità nello stile di vita, nell'abitare, nell'alimentazione etc.

Questo ha fatto sì che in questi vent'anni la nostra proposta non sia stata accolta con molto entusiasmo, né dal lato intellettuale né da quello del convivere pratico. Ho paura che la generazione dopo la nostra (i grillini cinquestelle che si sono lasciati infiltrare...) abbia rappresentato una interruzione della memoria storica, uno svenimento anche solo momentaneo ma che mi fa dubitare di essere più capace di farmi capire dalle nuove generazioni.

Da poco inoltre mi è mancato il mio compagno di vita e di ricerca. E questo, al di là della tristezza personale, mi fa una rabbia incredibile nel constatare che, quanto più mi sembra di aver delle cose da dire e da ragionare nel costruire questo mondo nuovo, tanto meno mi sento visibile e comprensibile dai giovani che dovrebbero farlo!

Confido nell'essere coetanei e ti rivolgo l'ennesimo tentativo di interlocuzione culturale. Ad esempio vorrei stuzzicare la tua curiosità riguardo ad un accenno nella tua intervista: ad un certo punto hai qualificato gli attributi del nuovo pensiero che necessitiamo come femminili piuttosto che delle donne di per sé (e come darti torto guardando le nostre governanti!) Io ti rilancio la questione di genere in questi termini: siamo sicuri di qualificare correttamente (con sincerità personale e realismo "scientifico", aggiungo) la reale natura dei generi sessuali o siamo di fronte per caso ad un pregiudizio culturale talmente profondo e pervasivo da essere quasi invisibile?

Saluti e auguri per il tuo bellissimo lavoro e impegno

giovedì 21 settembre 2023

Stoicismo come coltivazione dell'umano

 Bravo Michele, condivido in pieno il proposito stoicista della coltivazione dell'umano, noi oggi possiamo cercare di farlo per esempio in un ecovillaggio, dove la cosa principale non è tanto coltivarsi della verdura sana ma sono delle relazioni che permettano di sostenersi reciprocamente nell'essere realisti ed evitare ideologie e preconcetti. Cambiare stile di vita perché è proprio la partecipazione al consumismo di questa società industriale ed individualista che ci rende deboli, paurosi e, come dici tu, fanatici, ciao

Commento al video su youtube di Casa del Sole TV del 21/09/2023 "Michele Putrino: la nascita dell'occidente e la demonizzazione dell'alterità"

martedì 19 settembre 2023

Difetto di "Complicismo"

 Basta con l'additare un'élite cattiva che sevizia un popolo buono, guardiamo anche l'altra faccia: sono gli italiani che non hanno voglia di fare figli e che non sono più in grado di fare tanti lavori. E questo per la complicità nella merda: siamo tutti moderni ma è proprio la compromissione con quello stile di vita che ci rende malaticci deboli e paurosi. Un popolo idiota per un'élite altrettanto idiota. L'alternativa va creata fuori dal tragico teatrino contro i deliri del transumanesimo. Siamo noi gli imprenditori, i capi e i progettisti di noi stessi, nella ricerca e nella costruzione di un nuovo stile di vita. Dobbiamo trovare in noi stessi questa ambizione. E se già crediamo di "mangiare sano"... dobbiamo mangiare meglio, non vedo altra strada, dobbiamo coltivare la nostra complessità quanto basta per riuscirci!

commennto a 100 giorni da leone su youtube del 19/09/2023

venerdì 15 settembre 2023

Educatori e terapisti di se stessi

 Quasi casualmente qui nel villaggio si è instaurata un'esperienza interessante che potremmo definire di autoterapia. Dunque vediamo, ci sono due casi umani che provo così a sintetizzare.

Il primo è un'amica, simpatica e anche carina ma con degli evidenti problemi di socializzazione: se la inviti a cena, a fronte di un sincero desiderio di venire, poi alla fine cede alle sue insicurezze e trova sempre modo di svicolare. Ormai ha più di quarant'anni, vive da sola e si mantiene facendo la babysitter.

L'altro caso è un ragazzo di vent'anni, sovrappeso: i suoi lamentano che da due anni, da quando ha finito la scuola, non fa niente e neanche cerca lavoro, passa il tempo coi videogiochi.

Bene, che fare?

Lui avrebbe bisogno di un "progettino" di questo tipo: visto che da quando è mancato Piero non fa che chiedermi se ho bisogno di aiuto, allora mi è venuto in mente di chiedergli una cosa molto semplice: la domenica mattina ti alzi presto e dalle otto alle dieci mi pulisci tre box dei cavalli per venti euro, se poi vuoi approfittarne ti fermi ad un salutare pranzo macrobiotico e ti godi la domenica sociale del villaggio.

A lei, dopo che per una provvidenziale cistite ha paccato l'ultimo invito a cena (non era assolutamente buon cuore, era solo che mi sentivo maledettamente solo!) mi è venuto da proporgli formalmente questo: niente intimi tète a tète ma una piena immersione sociale coi pranzi domenicali del villaggio... per te al modico prezzo di 20euro! (modico se confrontato al prezzo di una qualunque seduta terapeutica...)

Tanto entra quanto esce: solo a questo punto ho realizzato quanto davvero solo un ecovillaggio, solo una comunità realmente viva possa realizzare l'unico valido approccio terapeutico possibile, quello che si svincola dalla civiltà del fottere: lei ha bisogno, pagando (come ogni psicoanalisi che si rispetti!), di rendersi consapevole dei limiti e della tristezza dell'individualismo; lui ha bisogno di un calcio in culo per svegliarsi e di un po' di sane abitudini per provare a riscoprire un po' di forma...

Tanto esce quanto entra e così il villaggio non si immerda di denaro sporco!

E per tutti la riflessione che il denaro è sporco sempre quando viene e si alimenta del bisogno e della debolezza altrui.

Buona domenica e buon appetito

giovedì 14 settembre 2023

Mi spiace dirtelo...

 Caro M.,

mi deludi, passati i trent'anni, a girare per cascine a spasso per il mondo. Sarà un po' più ecologico ma mi sembra una altrettanto modernissima sradicatezza di quanti banalmente vivono in città e comprano il loro cibo al supermercato.

Sei una bella persona ed egoisticamente avrei voluto che scegliessi questi posti per "accasarti". Siamo stati bene assieme, per quel poco a pelle che posso dire, nel lavoro e nella compagnia. Ma tant'è che le bestioline selvatiche quando fanno un passo indietro non puoi seguirle, partono per il bosco e non le rivedi più.

Addio non è un saluto fuori luogo perché, per certe scelte, l'età è un discrimine. Quante volte Piero ed io abbiamo letto annunci o direttamente ricevuto richieste da parte di cinquantenni esausti che cercavano un simpatico resort in cui riparare alle intemperie della vita... quasi una meritata pensione.

No mi spiace, non può essere quella la consistenza umana di un ecovillaggio. Quella è piuttosto la quintessenza di un estenuante modernismo che è la reale complicità popolare nella china degenerante della società industriale: quella è la perfetta controparte, pensaci, del teorico del transumanesimo...


Grazie M. della tua risposta (non la riporto qui perché lunga e personale, nda), grazie di non avermi lasciato in sospeso. Mi fa piacere sapere che hai trovato, anche se altrove, un po' di quella che io chiamo adultità. Mi fa bene sapere che da qualche parte nel mondo c'è un uomo con cui mi sono trovato alleato nel realismo, e che se ci incroceremo non avremo bisogno di farci la guerra, un alleato per star fuori dalla civiltà del fottere! Una rete di relazioni sincere fondate sul realismo sarebbe proprio il migliore tessuto internazionalista che potremmo augurarci tra gli ecovillaggi di tutto il mondo.
Ciao
P.S. Permettimi di mantenere invariata le riflessione iniziale del post che è comunque dedicata a tutti quelli che, con tristezza ho visto mancare a quella crescita.

Barriera contro i ghiri

 Forse con questa idea abbiamo risolto il problema dei ghiri nel tetto: una striscia da 25 cm di lamierino che fascia tutta la casa, una barriera liscia verticale e spero insormontabile che gli permette ancora di andarsene (fuori a cercare cibo) ma non di tornare!


Non so se in futuro escogiteranno qualche diabolica alternativa ma, per adesso è una settimana, sembra funzionare: la prima notte con la barriera è stata completamente silenziosa! (il problema non è ovviamente solo l'insonnia ma il rischio che oltre al legno si mettano a rosicchiare  i fili elettrici e che finiamo tutti arrosto)

L'insonnia spesso non è causata dal disturbo dei vicini di casa (o di tetto) ma è problema soggettivo dell'insonne. In questo caso è il silenzio assordante che alimenta i pensieri del sottoscritto: in questo silenzio disperato delle intere cucciolate di piccoli ghiri stanno morendo di fame.

Questa è ovviamente l'unica conclusione razionale se fino alla sera prima potevamo sentire il gran casino ed il pigolare concitato di quando i genitori rientravano col cibo per i piccoli.

In analogia la prole umana continua a fare lo stesso e dunque a far conoscer prima, pezzo a pezzo, per interposti genitori, tutti gli elementi-alimenti che scopriranno direttamente appena usciti dalla tana.

Nella versione della moderna società industriale è lo stesso, solo che là fuori non c'è più il mondo naturale, ma quello artificioso dei prodotti di consumo. Il genitore lavora otto ore e poi torna a casa col catalogo di ciò che può comprare col suo stipendio. E su quel catalogo, se glielo proponiamo, sulla pubblicità, sulla televisione i cuccioli esercitano dunque la medesima e naturale richiesta e incitamento: compra, compra, compra... ! E così quel mondo si riproduce ed amplifica nella sua perversa spirale anti-biotica!

Bisogna interrompere quel gioco e sono dei genitori non stupidi, ovviamente, che possono farlo decidendo loro a quale mondo riferirsi.

Abbandonare la televisione è il primo consapevole gesto che tutti dovrebbero fare per cominciare... fasciatela con un bel pezzo di lamierino!