fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

sabato 30 settembre 2023

Tutto possiamo fare per l'autonomia salvo che il "branco di se stessi"

 Nell'ecovillaggio siamo ormai abituati a "fare da sé", dal "medico di se stessi" in poi ogni campo può essere affrontato con la medesima prassi... tutto salvo il branco: salta subito all'occhio l'assurdità, l'ossimoro della definizione del "branco di se stessi".

Purtroppo, anche se assurda, la definizione del branco di se stessi è molto frequentata perché, se ci pensiamo bene, è la definizione stessa di individualismo. Quando il branco collassa sull'individuo, ecco, proprio lì si crea la condizione dell'individualismo, la normalizzazione dell'informe.

Dentro un branco umano sano non c'è potere e non ci sono soldi. Il potere, al massimo, è la disparità del genitore che alimenta il cucciolo, o il potere del saper fare. E lo scambio economico si riduce al massimo alla riconoscenza, allo scambio di aiuto reciproco.

Questi problemi sorgono fuori dal branco, e branchi sani dovrebbero saper gestire ragionevolmente soldi e potere come strumenti per fare delle cose utili consapevoli dei limiti intrinseci.

Gli individualismi invece (cioè i branchi collassati sugli individui) li elevano a fini e creano di conseguenza la società di merda che conosciamo come flusso di invidia e gerarchia di dominio.


Segni dei tempi che fanno ben sperare... 

L'élite neoliberista che spinge al massimo il divario economico e la concentrazione di ricchezza rischia di arrivare all'estremo di bruciare i soldi come tensione sociale e oggetto di invidia. Letteralmente sottraendo i soldi dal mercato costringe a ripensare alla loro funzione di strumento di scambio e al senso del bene scambiato.

L'ammissione dell'esistenza di ufo alieni e quant'altro (per quanto possa essere fatta nell'ottica emergenzialista per aumentare coercizione e controllo, come l'11 settembre, per chi considera la tesi dell'autoattentato) rischia di contrasto di far crollare il fascino del potere umano. Se un piccolo alieno sconosciuto è più potente dell'airforce... forse sarà più saggio tornare ad occuparci del nostro umano saper fare!

venerdì 29 settembre 2023

2 Cosmogonia e didattica

 L'ecovillaggio ha dunque dovuto, per la sua scuola parentale, dotarsi di una didattica per spiegare il mondo ai bambini.

Certo non è questione di negare l'evidenza della realtà tecno-scientifica contemporanea, che è il nostro patrimonio, ma di interpretarla alla luce di strumenti euristici "ecologici" ovvero pescando, per cominciare, nel repertorio delle pratiche in uso nel nostro stile di vita: macrobiotica e astrologia. Uno schema circolare molto antico, l'astrologia di origine mediorientale, ed una altrettanto antica consapevolezza del legame tra il nostro corpo e l'universo, cioè l'alimentazione e la medicina tradizionale cinese.

E allora vai!, aperto il libro di biologia delle superiori ci siamo chiesti come raccontarlo ai figli del villaggio.

Guarda tutte quelle foto degli embrioni comparati, sono tutti tondi: tanti feti di specie diverse ma tutti raccolti nel loro cerchio embrionale, sembrano quasi "prodotti" da uno spazio rotondo.

L'uno, l'intero rappresentato nel cerchio... e allora quali saranno le sue parti? Forse le frazioni, la corda di Pitagora, lo spettro armonico della musica: e allora tagliamo la torta a metà, guarda l'intero e il mezzo... e poi tagliamo ancora la fetta del terzo... e basta perché resta solo un sesto!

(diegno del cerchio s-frazionato) + (griglia dodici case)

L'uno e le sue parti: per l'astrologia il cerchio è spartito in dodici settori, dodici parti della volta celeste, dodici segni che si rappresentano anche e simbolicamente in successione sul corpo. Quindi il corpo come sequenza rappresentata nel cerchio...

(figura medievale in piedi coi segni) + (fig. duat egizio e fig. mediev. uomo piegato nel cerchio)

E allora forse è nella sua fase embrionale che il corpo è meglio rappresentabile nel cerchio, e così, usando anche il suggerimento del microscopio moderno, troviamo un corpo nelle giuste proporzioni d'origine, inscritto o meglio generato negli schemi testimoniati da antiche culture storiche.


Le giuste proporzioni e le corrispondenze tra dialettiche corporee, come l'evidenza della bocca diametralmente opposta all'ano, e le posizioni attribuite loro da secolari tradizioni, come l'attribuzione dei suddetti rispettivamente ai segni del toro e dello scorpione. Proprio la bocca e l'ano, le prime due aperture della masserella embrionale, l'orientamento delle due possibili tipologie di forma degli esseri cioè i proto e i deuterostomi (invertebrati e vertebrati, per farla semplice).

Quindi un corpo intellegibile tramite la griglia di uno schema che risponde a ragioni altre rispetto al mero caso storico della selezione naturale darwiniana. Altre anche in senso prettamente scientifico, forme vitali che discendono da ragioni geometriche intrinseche, logiche, fisiche.

Il senso, la forma della vita si apparenta dunque agli schemi della realtà: se gli atomi e le stelle sono leggibili entrambi come sistemi col centro occupato (e come definire la natura di un campo se non la tensione all'esistenza della particella centrale?), allora la vita completa l'ordine del possibile raccontandoci di uno spazio-tempo generativo attorno ad un centro vuoto, sistemi col centro libero: gli spazi generativi di un uovo o di un utero sono definibili allora come la tensione all'esistenza di un corpo periferico embrionale.

Questo corpo, per concludere, possiamo riconoscerlo ripartito nel senso frazionario fondamentale visto prima. Lo schema muto e astratto nelle sue logiche geometriche ed armoniche (l'unitarietà cosmica del cerchio unitario e indiviso) si manifesta nelle porzioni di una mezza parte di corpo e materialità, nel "sesto risultante" della sua rappresentazione coscienziale (il capo degli esseri) e nel terzo dello spazio dei fenomeni e degli arti che li permettono.

(figura feto nelle tre frazioni)

C'è un livello dove si produce la realtà fisica, la dimensione quantistica delle particelle e degli atomi, c'è poi lo sviluppo dei diversi elementi nella materialità della chimica e dei suoi aggregati planetari, fino alle grandi dimensioni relativistiche, e poi c'è l'innegabile quanto immateriale  rapporto tra le parti per definire ed innescare un sistema vivente da quel coacervo chimico. E questo astratto "rapporto tra le parti" cos'è se non il riconoscimento del ruolo di una coscienza trascendente nel panorama della nostra conoscenza?

In questo senso possiamo dunque ricucire quello strappo intercorso tra il pensiero di una realtà originata dalla coscienza ed il suo inverso cioè di una coscienza figlia di una realtà oggettiva preesistente.

E qui l'antica testimonianza asiatica ci aiuta. L'intina convinzione di star costruendo il proprio corpo e la propria salute tramite il cibo che scegliamo per noi stessi, da un lato, e la pratica di trovare nei segni del viso lo stato dei nostri organi interni e quindi la forma di autocontrollo che ci è possibile, dall'altro lato, sono la conferma e se vogliamo la risposta ai dubbi che gli scienziati contemporanei a Darwin si ponevano.

Il dibattito della "biologia trascendentale" di metà ottocento proprio su tali questioni si risolse nel nulla pericoloso dell'evoluzionismo, mentre dall'altra parte del globo si rischiava di perdere questa preziosa consapevolezza: le strutture della mezza parte del torso si rappresentano nel sesto del capo lasciando agio al terzo degli arti per agire quelle azioni e comportamenti che della coscienza  sono il fenomeno esteriore.

Noi oggi possiamo ripartire da lì facendo della pratica delle nostre vite una continua ricerca e definizione di questo schema generante, nella consapevolezza che queste vite sono anche schema e senso generale dell'intera realtà. Quindi anche relativamente ad una concezione cosmogonica siamo chiamati ad esprimere un parere sui dibattiti fra gli astrofisici: chiamando universo tutto quanto ci è percepibile (la storia che va dal bigbang all'oggi al domani morituro) manca ancora la rappresentazione grafica delle condizioni che lo permettono. Potremmo distinguere col termine cosmo la somma complessiva di questo universo a noi sensibile e della ciclicità delle condizioni che lo permettono.

(figura del big bang da solo e poi inserito in un ciclo semplice e poi nell'ipotesi di doppio ciclo toroidale, che dà posto come sviluppo geometrico anche al cerchio embrionale, suggerimento geometrico del tunnel visto nell'esperienze premorte)

Non vi sembra che sia un bel passatempo... a vivere nella noia della campagna?

1 Cosmògoni di se stessi

<<Cara dott.ssa LG,
è da un po' di tempo che Piero ed io ci chiedevamo come presentarti il materiale della ricerca che ci ha occupati in questi ultimi anni e se avremmo trovato in te una complice ricercatrice interessata a continuare ed approfondire l'indagine.
Di per sé l'oggetto è semplice: mettendo assieme due approcci culturali che crediamo di condividere con te, l'astrologia e la macrobiotica, abbiamo trovato e verificato la congruità di uno schema generativo delle forme biologiche.
Questo da un lato fornisce uno strumento di comprensione ed autogestione molto utile per le nuova generazioni che speriamo sopravvivano alla crisi contemporanea, dall'altro offre alla nostra generazione, che quella crisi vive in prima persona, la possibilità di fare i conti con le ideologie i pregiudizi e i limiti che ci hanno purtroppo segnato.
Qui ti giro la bozza dei due brevi articoli con cui potrei presentare la materia nell'ambito delle riflessioni e delle esperienze di un ecovillaggio come ad esempio la nostra piccola cascina ed il suo blog "La Civiltà del Fottere"  che ti invito a visitare sul web per renderti conto del contesto.
Per quel che ci riguarda più direttamente io direi che la questione della FORMA degli esseri è dirimente per il cambio di paradigma che oggi si impone.
La conoscenza dello schema generante permette da un lato di riportare il riduzionismo scientifico di questi ultimi due secoli al suo ruolo strumentale, cominciando così la necessaria revisione dei danni provocati ed ancora attuali, e dall'altro di di riconoscere l'ambito dell'esercizio legittimo dell'olismo permettendo di valutarne il senso generale e le pratiche che ne discendono.

Sperando di vederti presto ad una domenica sociale qui da noi,
ti saluto cordialmente>>


1 Cosmògoni di se stessi

Dobbiamo cominciare a considerare lo stato della popolazione come fattore di complicità nella merda contemporanea. Peggio, dovremmo ammettere che è lo stato semplificato e indebolito dell'intera popolazione la principale ragione dei suoi mali, l'élite è solo quella parte che si sente particolarmente vocata nell'organizzare la fottitura.

Con Darwin abbiamo accettato di abbandonare un concetto di forma, umana e biologica, come riferimento. Darwin, invece della sua stupida tautologia del chi non muore si rivede della selezione naturale, poteva limitarsi a dire lasciamo un attimo da parte il senso complessivo della realtà, che è difficile da cogliere, ed analizziamo ogni singolo aspetto separato dagli altri. 

Va bene, non è il demonio, è solo lo strumento del riduzionismo come strategia tecnica e scientifica, quello strumento che ci ha dato le "potenti" leve della società  occidentale e della somma delle sue conoscenze.

Il riduzionismo tecno-scientifico è solo uno strumento, quindi dobbiamo considerare che quei dati sono per definizione insensati, cioè muti e ciechi, e che spetta a noi la responsabilità di sapere cosa farne alla luce di una coscienza di un senso complessivo della realtà che possiamo solo ricavare altrove. In quel altrove sta, ovviamente, l'ammissione della necessità di una cosmogonia. E qualcosa di più serio e di più fondato di tutto quell'olismo inconcludente che rischia, come tutti i movimentarismi critici finenovecenteschi, di farsi fottere dalla rilettura elitarista e tragica del transumanesimo.

Cosmògoni di se stessi, dunque: guardiamoci sapendo che è nella nostra forma che dobbiamo cogliere la rappresentazione del tutto.

martedì 26 settembre 2023

Complotti dell'élite e complicità popolare

 Se "complottismo" è definibile, ed apprezzabile, come l'attenzione a identificare le indiscutibili trame dell'élite che lavora ai suoi interessi quando trova il molle che glielo consente... "complicismo" andrebbe aggiunto al nostro al nostro repertorio di strumenti cognitivi come l'attenzione ad identificare la complicità popolare nella merda in ragione della progressiva degenerazione dovuta alle condizioni della società industriale e della modernità che noi stessi abbiamo voluto e costruito. La modernità ed i potenti mezzi tecnici sono stati anche strumenti di emancipazione... basta avere la consapevolezza che in quanto strumenti hanno inevitabilmente dei limiti che oggi vediamo al massimo grado.

commento alla puntata di "Levante" del 26/09/2023 su youtube

venerdì 22 settembre 2023

Planet Local Summit '23

 Cara Tiziana Alterio,

ti ho sentita presentare il Planet Local Summit '23 su youtube al programma di Casa del Sole TV "Levante" del 22 settembre (che è anche il giorno del mio 52esimo compleanno, per chi guarda alle coincidenze) ed ho pensato che eravamo pienamente in sintonia.

Io sono proprio uno di quelli che i baldi alternativi oggi giudicano imboscato. Ed in effetti da vent'anni vivo in un ecovillaggio tra i boschi della provincia di Torino... ma non mi sento per nulla fuori dal mondo! Anzi rivendico questo come l'unico posizionamento in grado di offrire quel senso alternativo e complessivo di cui sembrano mancare i baldi giovani!

Noi, della generazione dei movimentarismi anni '80, abbiamo mancato proprio di quello: abbiamo elaborato giustamente i nostri soggettivismi (femminista, omosessuale, ecologista, salutista o quant'altro) ma non quanto basta a superarli per la ricerca di un senso organico a tutto ciò e per la costruzione di una reale alternativa proponibile ed efficace. Eccoci dunque al tragico epilogo transumanista dove tutti i nostri temi sono diventati arma del nemico, e la "resilienza" della decrescita è diventata l'orrido motto di Draghi!

Noi qui per vent'anni abbiamo cercato di dar voce a quella ricerca di senso che puoi ripercorrere nel blog del villaggio "La Civiltà del Fottere" e nel libriccino ivi presentato (non penso sia più in distribuzione ma posso mandartene una copia). Se vuoi un sunto penso stia in un modo di intendere le relazioni come patto di reciproco aiuto e sprone ad essere realistici ed evitare religioni, ideologie o autogiustificazioni.

Purtroppo questo punto di vista "teorico" è molto difficile da sostenere se non supportato al contempo da una invece molto concreta crescita di salute e complessità nello stile di vita, nell'abitare, nell'alimentazione etc.

Questo ha fatto sì che in questi vent'anni la nostra proposta non sia stata accolta con molto entusiasmo, né dal lato intellettuale né da quello del convivere pratico. Ho paura che la generazione dopo la nostra (i grillini cinquestelle che si sono lasciati infiltrare...) abbia rappresentato una interruzione della memoria storica, uno svenimento anche solo momentaneo ma che mi fa dubitare di essere più capace di farmi capire dalle nuove generazioni.

Da poco inoltre mi è mancato il mio compagno di vita e di ricerca. E questo, al di là della tristezza personale, mi fa una rabbia incredibile nel constatare che, quanto più mi sembra di aver delle cose da dire e da ragionare nel costruire questo mondo nuovo, tanto meno mi sento visibile e comprensibile dai giovani che dovrebbero farlo!

Confido nell'essere coetanei e ti rivolgo l'ennesimo tentativo di interlocuzione culturale. Ad esempio vorrei stuzzicare la tua curiosità riguardo ad un accenno nella tua intervista: ad un certo punto hai qualificato gli attributi del nuovo pensiero che necessitiamo come femminili piuttosto che delle donne di per sé (e come darti torto guardando le nostre governanti!) Io ti rilancio la questione di genere in questi termini: siamo sicuri di qualificare correttamente (con sincerità personale e realismo "scientifico", aggiungo) la reale natura dei generi sessuali o siamo di fronte per caso ad un pregiudizio culturale talmente profondo e pervasivo da essere quasi invisibile?

Saluti e auguri per il tuo bellissimo lavoro e impegno

giovedì 21 settembre 2023

Stoicismo come coltivazione dell'umano

 Bravo Michele, condivido in pieno il proposito stoicista della coltivazione dell'umano, noi oggi possiamo cercare di farlo per esempio in un ecovillaggio, dove la cosa principale non è tanto coltivarsi della verdura sana ma sono delle relazioni che permettano di sostenersi reciprocamente nell'essere realisti ed evitare ideologie e preconcetti. Cambiare stile di vita perché è proprio la partecipazione al consumismo di questa società industriale ed individualista che ci rende deboli, paurosi e, come dici tu, fanatici, ciao

Commento al video su youtube di Casa del Sole TV del 21/09/2023 "Michele Putrino: la nascita dell'occidente e la demonizzazione dell'alterità"

martedì 19 settembre 2023

Difetto di "Complicismo"

 Basta con l'additare un'élite cattiva che sevizia un popolo buono, guardiamo anche l'altra faccia: sono gli italiani che non hanno voglia di fare figli e che non sono più in grado di fare tanti lavori. E questo per la complicità nella merda: siamo tutti moderni ma è proprio la compromissione con quello stile di vita che ci rende malaticci deboli e paurosi. Un popolo idiota per un'élite altrettanto idiota. L'alternativa va creata fuori dal tragico teatrino contro i deliri del transumanesimo. Siamo noi gli imprenditori, i capi e i progettisti di noi stessi, nella ricerca e nella costruzione di un nuovo stile di vita. Dobbiamo trovare in noi stessi questa ambizione. E se già crediamo di "mangiare sano"... dobbiamo mangiare meglio, non vedo altra strada, dobbiamo coltivare la nostra complessità quanto basta per riuscirci!

commennto a 100 giorni da leone su youtube del 19/09/2023

venerdì 15 settembre 2023

Educatori e terapisti di se stessi

 Quasi casualmente qui nel villaggio si è instaurata un'esperienza interessante che potremmo definire di autoterapia. Dunque vediamo, ci sono due casi umani che provo così a sintetizzare.

Il primo è un'amica, simpatica e anche carina ma con degli evidenti problemi di socializzazione: se la inviti a cena, a fronte di un sincero desiderio di venire, poi alla fine cede alle sue insicurezze e trova sempre modo di svicolare. Ormai ha più di quarant'anni, vive da sola e si mantiene facendo la babysitter.

L'altro caso è un ragazzo di vent'anni, sovrappeso: i suoi lamentano che da due anni, da quando ha finito la scuola, non fa niente e neanche cerca lavoro, passa il tempo coi videogiochi.

Bene, che fare?

Lui avrebbe bisogno di un "progettino" di questo tipo: visto che da quando è mancato Piero non fa che chiedermi se ho bisogno di aiuto, allora mi è venuto in mente di chiedergli una cosa molto semplice: la domenica mattina ti alzi presto e dalle otto alle dieci mi pulisci tre box dei cavalli per venti euro, se poi vuoi approfittarne ti fermi ad un salutare pranzo macrobiotico e ti godi la domenica sociale del villaggio.

A lei, dopo che per una provvidenziale cistite ha paccato l'ultimo invito a cena (non era assolutamente buon cuore, era solo che mi sentivo maledettamente solo!) mi è venuto da proporgli formalmente questo: niente intimi tète a tète ma una piena immersione sociale coi pranzi domenicali del villaggio... per te al modico prezzo di 20euro! (modico se confrontato al prezzo di una qualunque seduta terapeutica...)

Tanto entra quanto esce: solo a questo punto ho realizzato quanto davvero solo un ecovillaggio, solo una comunità realmente viva possa realizzare l'unico valido approccio terapeutico possibile, quello che si svincola dalla civiltà del fottere: lei ha bisogno, pagando (come ogni psicoanalisi che si rispetti!), di rendersi consapevole dei limiti e della tristezza dell'individualismo; lui ha bisogno di un calcio in culo per svegliarsi e di un po' di sane abitudini per provare a riscoprire un po' di forma...

Tanto esce quanto entra e così il villaggio non si immerda di denaro sporco!

E per tutti la riflessione che il denaro è sporco sempre quando viene e si alimenta del bisogno e della debolezza altrui.

Buona domenica e buon appetito

giovedì 14 settembre 2023

Mi spiace dirtelo...

 Caro M.,

mi deludi, passati i trent'anni, a girare per cascine a spasso per il mondo. Sarà un po' più ecologico ma mi sembra una altrettanto modernissima sradicatezza di quanti banalmente vivono in città e comprano il loro cibo al supermercato.

Sei una bella persona ed egoisticamente avrei voluto che scegliessi questi posti per "accasarti". Siamo stati bene assieme, per quel poco a pelle che posso dire, nel lavoro e nella compagnia. Ma tant'è che le bestioline selvatiche quando fanno un passo indietro non puoi seguirle, partono per il bosco e non le rivedi più.

Addio non è un saluto fuori luogo perché, per certe scelte, l'età è un discrimine. Quante volte Piero ed io abbiamo letto annunci o direttamente ricevuto richieste da parte di cinquantenni esausti che cercavano un simpatico resort in cui riparare alle intemperie della vita... quasi una meritata pensione.

No mi spiace, non può essere quella la consistenza umana di un ecovillaggio. Quella è piuttosto la quintessenza di un estenuante modernismo che è la reale complicità popolare nella china degenerante della società industriale: quella è la perfetta controparte, pensaci, del teorico del transumanesimo...


Grazie M. della tua risposta (non la riporto qui perché lunga e personale, nda), grazie di non avermi lasciato in sospeso. Mi fa piacere sapere che hai trovato, anche se altrove, un po' di quella che io chiamo adultità. Mi fa bene sapere che da qualche parte nel mondo c'è un uomo con cui mi sono trovato alleato nel realismo, e che se ci incroceremo non avremo bisogno di farci la guerra, un alleato per star fuori dalla civiltà del fottere! Una rete di relazioni sincere fondate sul realismo sarebbe proprio il migliore tessuto internazionalista che potremmo augurarci tra gli ecovillaggi di tutto il mondo.
Ciao
P.S. Permettimi di mantenere invariata le riflessione iniziale del post che è comunque dedicata a tutti quelli che, con tristezza ho visto mancare a quella crescita.

Barriera contro i ghiri

 Forse con questa idea abbiamo risolto il problema dei ghiri nel tetto: una striscia da 25 cm di lamierino che fascia tutta la casa, una barriera liscia verticale e spero insormontabile che gli permette ancora di andarsene (fuori a cercare cibo) ma non di tornare!


Non so se in futuro escogiteranno qualche diabolica alternativa ma, per adesso è una settimana, sembra funzionare: la prima notte con la barriera è stata completamente silenziosa! (il problema non è ovviamente solo l'insonnia ma il rischio che oltre al legno si mettano a rosicchiare  i fili elettrici e che finiamo tutti arrosto)

L'insonnia spesso non è causata dal disturbo dei vicini di casa (o di tetto) ma è problema soggettivo dell'insonne. In questo caso è il silenzio assordante che alimenta i pensieri del sottoscritto: in questo silenzio disperato delle intere cucciolate di piccoli ghiri stanno morendo di fame.

Questa è ovviamente l'unica conclusione razionale se fino alla sera prima potevamo sentire il gran casino ed il pigolare concitato di quando i genitori rientravano col cibo per i piccoli.

In analogia la prole umana continua a fare lo stesso e dunque a far conoscer prima, pezzo a pezzo, per interposti genitori, tutti gli elementi-alimenti che scopriranno direttamente appena usciti dalla tana.

Nella versione della moderna società industriale è lo stesso, solo che là fuori non c'è più il mondo naturale, ma quello artificioso dei prodotti di consumo. Il genitore lavora otto ore e poi torna a casa col catalogo di ciò che può comprare col suo stipendio. E su quel catalogo, se glielo proponiamo, sulla pubblicità, sulla televisione i cuccioli esercitano dunque la medesima e naturale richiesta e incitamento: compra, compra, compra... ! E così quel mondo si riproduce ed amplifica nella sua perversa spirale anti-biotica!

Bisogna interrompere quel gioco e sono dei genitori non stupidi, ovviamente, che possono farlo decidendo loro a quale mondo riferirsi.

Abbandonare la televisione è il primo consapevole gesto che tutti dovrebbero fare per cominciare... fasciatela con un bel pezzo di lamierino!

giovedì 7 settembre 2023

Proibizionismo e debolezza

 La dicotomia vitalità-malattia, con cui possiamo facilmente leggere il posizionamento possibile ad un individuo o ad un gruppo, è utile anche per interpretare la realtà sottesa alla vasta questione delle dipendenze, anche intese in senso largo nella moderna società industriale (dipendenza e richiesta di qualsiasi prodotto di consumo).

Nella versione di malattia o debolezza avremo per prima cosa un corpo sociale e delle istituzioni propense ad esprimere regole e leggi sui comportamenti altrui, in un senso paternalistico ed importuno che ben travalica il tentativo di impedire l'offesa tra i cittadini, leggi che vorrebbero normare i comportamenti individuali, le leggi "che non si fanno i cazzi propri" potremmo definirle!

In questa versione avremo anche cittadini che reagiranno introiettando lo stigma sociale con la conseguenza di amplificare il danno per sé (scegliendo magari un dannosissimo ma legale alcool piuttosto che farsi le canne proibite) o di estremizzare "gratuitamente" il portato della sostanza scelta (carcere e delinquenza non sono strettamente legati alla chimica degli oppiacei).

Va da sé che in questa versione è il corpo sociale stesso, abbrutito e semplificante che, come mandante, "chiede" alle istituzioni di legiferare con pugno duro ed in senso non razionale ed oggettivo sulle diverse sostanze ma evidentemente succube di pregiudizi culturali ed interessi commerciali (la lobby enologica piuttosto che il plusvalore delinquenziale del mercato clandestino).

In una versione vitale invece, di fronte all'antipatico arbitrio delle regole sociali "che non si fanno i cazzi propri", l'individuo potrà reagire con un più sano e semplicemente opportunistico atteggiamento in grado di discernere tra le diverse sostanze ed eventualmente organizzarsi per fruirne "senza farsi beccare".

Allo stesso tempo molte persone vitali si confronteranno con queste regole intrusive pervenendo ad una riflessione più generale e politica sulla natura delle stesse leggi e magari si attiveranno culturalmente nel tentativo di modificarle.

Ovviamente una popolazione vitale non esprimerebbe un corpo giuridico che crea il problema intasando le carceri di ragazzini che si fanno le canne... ma noi siamo lì, banalmente!

La regola è insita nel corpo sociale: semplicemente una persona sana l'intende come criterio valutabile e modificabile mentre la persona debole la teme come dura legge e se ne lascia soggiogare.

In sostanza, qualunque operatore che non proponga una sana alimentazione macrobiotica ai suoi tossici nel proposito di rafforzarsi ed arrivare a vederla in maniera diversa... deve ritenersi parte del problema e complice della filiera che dal narcotrafficante porta alla vena del suo utente!