fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

sabato 20 gennaio 2024

La vera biologia non può che essere trascendentale

 La Biologia della Complessità (storicamente: il futuro e inevitabile post-evoluzionismo) non può che essere Biologia Trascendentale. Sì, proprio quella dei biologi ottocenteschi arresisi alla tautologia darwiniana (il meccanismo della selezione naturale non aggiunge nulla al semplice detto "chi non muore si rivede", è una banalità che però funziona come vizio logico che fa dimenticare la connessione unitaria del reale ed apre al riduzionismo).

Oggi, chi torna alla complessità di considerare l'organismo vivente un sistema, deve riconoscere che gli esseri non sono la semplice somma delle parti ma anche il peculiare modo di stare tra loro di quelle parti. Questo "rapporto tra le parti" è un dato di natura immateriale, sono informazioni che quindi trascendono la materialità e che dettano le forme degli organi e degli organismi, informazioni che traducono lo "schema del possibile" nelle forme delle specie, diciamo noi, in una continua coerenza ontologica, prima che la storia degli eventi possa scolpire coi tratti del caso la scultura morta dell'idea darwniana di vita!

Le specie, per semplificare, continuano a riproporsi con tratti riconoscibili e coerenti non solo perché sono parenti ma per un fattore che viene prima ancora della parentela: perché continuano ad esprimere, ogni specie ed ogni individuo alla sua nascita, una diversa formulazione (irriducibile tra le infinite possibili) dello stesso schema generativo. Esattamente come una legge fisica si traduce infinite volte in eventi del tutto analoghi.

La sistemicità come apertura al trascendente dunque: l'informazione che trascende la materialità, tanto da organizzarla in tutte le sue tassonomie di somiglianze e specificità, sarebbe costantemente generata e rieditata dall'ordine cosmico e solo secondariamente sarebbe conservata dal genoma e trasmessa dalla parentela.

Basta, sono due secoli che pervertiamo le menti dei giovani scienziati col dubbio nevrotico su ogni pezzo del corpo "se è stato selezionato ci sarà un perché... a qualcosa servirà di sicuro..."

Le strutture, gli organi,  i colori e le forme dei corpi non "servono" a qualcosa ma "manifestano" qualcosa, un qualcosa che ci interessa perché riguarda la realtà tutta e noi assieme ad essa: uno schema generante che sarebbe stupido non presupporre, e che anzi è possibile percepire ed indagare usando proprio il nostro corpo come sestante e mappa geografica.

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