fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

domenica 1 ottobre 2023

Individualismo come normalizzazione della solitudine

 In questo scorcio di vita mi tocca riflettere, crudelmente direi, sulla natura dell'individualismo. La perdita del mio compagno mi riporta alla solitudine delle tante persone che non cercano o non riescono a trovare qualcuno.

Come la salute presenta una sola forma di contro alle mille facce delle malattie possibili, altrettanto penso che esista una forma di sano desiderio di socialità di contro a mille modi differenti di adattarsi, per quanto possibile, alla solitudine.

Personalmente approfitto della prospettiva realistica del ritorno a casa di un nostro amico e convivente, costretto per vari motivi ad una assenza di qualche mese, per affrontare la questione in termini di semplice sopportazione e paziente attesa.

Nell'esperienza del branco (la dimensione che ritengo fisiologica per la forma umana) tanti particolari aspetti delle relazioni sono analizzabili più distintamente che nella compulsione della moderna alternativa single-accoppiato.

L'affetto sedimentato col tempo, l'impronta di un corpo che hai abbracciato ogni notte per venticinque anni, la condivisione di un pensiero per non rischiare di perdere una qualunque idea che ti è sembrata anche minimamente meritevole... così come il lavorare assieme, il gioco o la provocazione o anche i tanti contrasti sempre possibili tra le stelle di cieli differenti... sono tutti aspetti che ringrazio di aver potuto vivere almeno con una persona, ma che più ancora rappresentano la ricchezza e la potenzialità di una vita condivisa da un intero gruppo di persone.

Venendomi d'improvviso a mancare questa dimensione, anche se solo temporaneamente spero, mi trovo a chiedermi quali forzature siano indispensabili a qualcuno che alla solitudine invece si adegua.

Penso alla deriva un po' nevrotica di un'amica che si chiude in casa, come il fenomeno degli ikicomori giapponesi, o allo studio fine a se stesso di un altro amico arrivato alla terza laurea... penso a delle compensazioni, a degli hobby, a delle sostanze o a delle abitudini usate come droga per stordirsi un po'... Questo mi sembra essere l'individualismo a cui non voglio lasciarmi andare: la mostruosità di normalizzare la perdita di forma. Persone costrette, dal contesto o dalla propria incapacità, a trovare il modo di sopravvivere lo stesso.

E purtroppo non è solo una strategia individuale perché la civiltà che conosciamo vi si fonda e al contempo promuove: dio-patria-famiglia, ma poi anche la modernità industriale ed oggi i deliri del transumanesimo.

Per quanto feroce o crudele possa risultare questa critica è ineludibile se vogliamo costruire una reale alternativa e darle un senso compiuto.

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