fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

domenica 31 marzo 2013

Una storia bella


Sei anni fa ci siamo accordati con una cooperativa che proponeva attività didattiche per le scuole medie. Noi mettevamo il posto e la nostra disponibilità, loro si occupavano della parte burocratica e del trasporto. Un paio di classi, una cinquantina di ragazzini di qualche media del circondario, scuole di paesotti da duemila abitanti, in zona pedemontana a 30 km dalla città.



Inconsistente dal punto di vita economico (in due 14 ore di lavoro intenso per 70 euro, 5 euro l'ora) ma interessante dal punto di vista umano: a vivere in due, isolati e nei boschi, fa una certa impressione trovarsi di colpo ad essere in cinquantadue!
La preoccupazione di una cosa nuova: cascheranno nei vari laghetti, si taglieranno con qualche lamiera, si faranno mordere dai cani... se non si saranno già fatti incornare da Ambrogio!



In fretta e furia mettiamo "in sicurezza" tutto quello che ci sembra possa essere pericoloso e poi... ci rendiamo conto che possiamo solo sperare. Il mio compagno propone la sua ricetta pedagogica: "non dico niente e mi metto a fare cose, non li guardo nemmeno in faccia e vedrai come mi vengono dietro".
Funziona! In un paio di anni sono passate una dozzina di classi per un totale di circa 300 ragazzini che hanno passato una giornata da noi senza farsi male e senza procurarci il minimo fastidio. Poi le scuole hanno finito i soldi, la cooperativa è fallita... e noi non abbiamo più visto nessuno.
Mi restano una serie di ricordi che vorrei condividere con voi.

In una classe c'è una bambina down. Non partecipa con noi alla costruzione in terra cruda che avevamo organizzato ma si mette poco distante, al limite del bosco, e con dei bastoncini comincia a costruire una casetta per Leo, il nostro cagnolino, che ha monopolizzato. Mi accorgo che i ragazzini che ho intorno la controllano costantemente, e con lo sguardo di chi sta seriamente "accudendo" qualcuno.
Chiedo conferma alle maestre: mi dicono che sono sempre stati molto protettivi con questa bambina, e che quello è l'atteggiamento abituale dell'intera classe.

Una volta il pullmann è arrivato e metà dei bambini è scesa, ma l'altra metà è bloccata da un bambino che non scende. Vado a vedere e mi dicono "ha tanta paura dei cani..." Gliela metto sulla virilità, funziona, riesco a farlo scendere e lo accompagno a "presentarsi" ai cani, poi non ci penso più e me lo dimentico.
Poco prima di partire noto un ragazzino accovacciato che tiene sottobraccio Uto a destra e Teo a sinistra. Mi guarda, sorride e dice "non ho più paura dei cani!"

La carretta è più grossa di lei, è piena d'argilla e so bene quanto pesa spingerla in mezzo ad un prato. Eppure ce la fa. Undici anni, esile, il mio compagno mi dice "l'assumerei... lavora come un uomo ed ha un bel sorriso". Chiedo alle maestre, "quella ragazza? Il padre fa il muratore, ha la casa piena di animali, è forte come un toro e sa fare di tutto".
Pochi minuti dopo le scappa un piede nel laghetto, basta un occhiata per accordarci che il piede si asciugherà da solo e che non è il caso di fare squittire le maestre per così poco...

Ha la stessa età degli altri ma li supera di una buona spanna, attraversa il cortile con falcate flessuose, mi sorride con un filo di perle sul viso nero. Me lo trovo davanti nella costruzione della capanna di terra e mi viene in mente "questo è il vero PIL dell'africa da conservare prezioso, la capacità di sorridere in questo corpo stupendo!"

Abbiamo una capra col latte, il mio compagno fa vedere ai bambini come si munge una capra. Dopo poco viene da me "mi sono accorto che uno dei ragazzini di capre ne aveva viste più di noi due messi assieme, gli ho chiesto di dare un'occhiata alle mammelle di Viola (una capra ereditata, arrivata da noi in pessime condizioni) e lui è riuscito a spurgarle". Viola, in effetti, dopo pochi mesi sarà in grado di fare una bellissima capretta e le sue mammelle riusciranno a nutrirla.

Uto, il nostro capobranco, gira per il cortile tutto fiero, ha finalmente raggiunto il suo scopo: avere un branco che merita! Se li è guardati arrivare senza poterci credere, e noi sappiamo che in realtà quello è il suo vero obiettivo: certo, lui è un capobranco ineccepibile per i suoi conspecifici, ma il suo vanto reale sta nell'aggregare tanti umani al suo branco canino. Per questo quando sono arrivati se li è leccati uno per uno, tutti e cinquanta.
Ma a fine giornata il pulmann se li è ricaricati tutti e lui viene da me, sconcertato, mi lecca una mano per sollecitare un mio intervento... e piange!



I bambini a quell'età sono nel periodo di latenza, le classi sono miste ma, lasciati liberi, si dividono nettamente tra maschi e femmine. Si riuniscono sul lavoro, sulla "missione", non c'è tensione tra i due gruppi ma collaborazione e rispetto. Abbiamo visto un materiale umano... ancora umano.
Hanno reagito alla mancanza del controllo degli adulti semplicemente con l'autocontrollo del gruppo dei maschi e del gruppo delle femmine, hanno organizzato la strutturazione sociale basata sul genere con l'obiettivo di passarsi un bella giornata... e ci sono riusciti!
Certo, questi erano ragazzini di campagna, che hanno visto ancora qualcosa oltre alla tv, ma non penso che con ragazzi di città sarebbe molto diverso. Le qualità che abbiamo potuto apprezzare in queste "giornate in campagna" vengono rasate dopo pochi anni, all'ingresso del liceo oppure quando la pubertà li costringerà a fare scelte individualistiche. Il loro talento spontaneo nell'organizzarsi in gruppi di genere potrà forse ancora applicarsi nel gruppo dei pari adolescenziale, che si esaurirà con l'esigenza di trovarsi un lavoro.
Ma siamo una bestia sociale, siamo strutturati per questo. Questi 300 ragazzini ce l'hanno confermato: ci va proprio l'opera attiva della civiltà per riuscire a scardinare un assetto così profondo!

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