fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

venerdì 1 febbraio 2013

Piccola storia della fottitura


Tu hai il granaio pieno, e io te lo fotto!
Poi, dopo la primarietà del cibo, si può passare all'estorcere materie prime, da un
paese o da un intero continente.
Ma le materie prime vanno trasformate, e allora si possono fottere gli operai. Siamo
alla produzione capitalistica, siamo alla modernità.



E' vero, nel capitalismo si fotte la forza lavoro ma, tra l'altro, per produrre cose
che si comprerà la stessa forza lavoro... che così sarà fottuta due volte.
Questo l'assetto della modernità, un panorama che la lotta di classe ed il marxismo
sembravano aver inquadrato bene, così da poter pensare di avere voce in capitolo e fare
le proprie richieste sindacali.
Ma il sindacato e le giuste rivendicazioni sembrano essere evaporate da un momento
all'altro, come dissolte dall'apparire sulla scena di un nuovo fenomeno, inatteso:
il capitalismo finanziario, la gestione di una ricchezza disincarnata e telematica,
azioni di borsa e oscuri manovratori...
La lotta di classe è finita, e non perché l'operaio si è trasformato in qualcos'altro,
ma perché disoccupato. E non è questione di tornare in fabbrica, perché le fabbriche
non ci sono più, la produzione è stata dislocata in qualche altro angolo del mondo,
a qualcun'altro disponibile a farsi fottere nei modi che a noi non stavano più bene.
E qui i soldi non si vedono più, sono diventati virtuali come l'origine dei beni di cui
però non possiamo più fare a meno: la fabbrica quotata in borsa è stata sopravanzata
dalle azioni della borsa stessa.
Il capitalismo è diventato finanziario ed il marxista, o chi per lui, non ha più
nessuno da combattere, solo entità oscure e sfuggenti, transnazionali e fuori da ogni
tipo di legislazione...
Ma solo gli stupidi possono stupirsi della cosa. Il capitalismo, quello della fabbrica
imponente e dei mezzi di produzione, le presse e le fonderie, erano solo uno strumento
e non il fine. I veri ricchi sono quelli che hanno saputo riciclarsi, e se l'Italia
è stata carente di una classe borghese, nella sua storia "al seguito" dell'occidente
industrializzato, oggi è tardi per correre ai ripari. Non è più questione di
modernizzarsi dotandosi di una vera cultura borghese, oggi i veri ricchi sono quelli
che manovrano i soldi e non hanno più alcun contatto con le "masse proletarie"
(il ceto medio, la gente del posto dove vivono) né, probabilmente, con gli esponenti di
una borghesia che va estinguendosi.
Ma il fottere, che è il vero obiettivo, resta confermato: oggi il top del fottere
è la finanza, e chi si stupisce è out!
L'unica autocritica possibile alla sinistra è ammettere di aver ipostatizzato la
fabbrica, senza rendersi conto della propria complicità: è l'operaio, è il popolo
stesso nel suo complesso che vuole fottere un mondo precedente, precedente in senso
logico ed in senso economico. Le masse dei paesi industrializzati fottono quelle dei
paesi basati sull'agricoltura o sull'estrazione di materie prime, ed ora i finanzieri
fottono il mondo della produzione capitalistica, fottono le fabbriche vere, quelle con
gli strumenti e gli operai.
Nulla di nuovo sotto il sole. Come sempre, non si può costruire autonomia senza capire
la dipendenza, e la dipendenza, in questo caso, è la propria partecipazione ad una
grande semplificazione come quella del fottere. E non possiamo evitare di farci fottere
se non siamo in grado di vedere chi stiamo a nostra volta fottendo.
Fottere è sinonimo di semplificare: ho fame e rubo il tuo piuttosto che darmi da fare
a procurarmi qualcosa. Banale maleducazione ma che, se lasciata passare, trasforma il
villaggio ancestrale in un istante (la Storia) sufficiente ad arrivare a piè pari
all'oggi dell'alta finanza.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.