fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

giovedì 31 maggio 2012

Prostituzione pubblica


Una generazione si sta vendendo. Nulla di nuovo, l'Italia contadina s'è estinta nella fabbrica, poi nell'ufficio. Oggi, in certi ambienti, se uno fa l'educatore è probabile che lo facciano anche tutti i suoi amici: in cooperativa, una paga da fame ed il rischio costante non di restare a casa ma, probabilmente, di lavorare per mesi aspettando la promessa di uno stipendio!
Quanti sono, oggi nel nostro paese, gli occupati nell'assistenza? Quelli che non stanno più vendendo le proprie capacità nè la propria forza fisica ma, genericamente, la propria relazionalità.
Il problema del vendersi è solo che, dopo, non sei più padrone di te stesso! Se vendi le tue ore, poi non hai più tempo per fare le cose tue. Se vendi la tua forza, poi sei stanco, se vendi la tua intelligenza poi sei stupido... Questa, banalmente, la degenerazione antropologica dell'Italia contemporanea: la classe operaia ha venduto la sua forza-lavoro ed i suoi figli fanno quello che possono con quanto gli resta. Ogni generazione, mentre il PIL cresce, cala nelle sue capacità ed aspettative.
Nella pedagogia, e in quella più illuminata, si pretende di "esserci" per meglio interagire con l'utenza. Ma esserci davvero, la spontaneità, cozza evidentemente con il soldo: "pagati per mettersi in relazione", solo un nuovo tecnicismo per definire il mestiere più vecchio del mondo!
Daltronde di che ci stupiamo, in un paese che ostinatamente dà il suo voto a qualcuno a cui venderebbe volentieri anche sua figlia... l'italia ha "sdoganato" il darla via, evviva la franchezza!
Purtroppo però, lungi dall'essere un'esperienza emancipatoria, del fenomeno dobbiamo leggerne il portato involutivo. La generazione che ha venduto la propria spontaneità ed empatia poi si ritrova nel galateo virtuale del web! E, nel frattempo, fra tanta formazione professionale utile solo per ristabilire, a tavolino, quanto perso nella pratica, l'utenza è sola, abbandonata più di prima quando, in un "istituto" dove nessuno si aspettava che l'operatore "ci credesse" davvero nel suo lavoro, poteva ancora capitare che un operatore ed un utente si scambiassero un cenno umano trovandosi, casualmente, compagni nella sfiga!
Oggi no, è escluso crudelmente  dall'ideologia professionale di qualcuno che pretende di comandare la propria spontaneità o, peggio, che non sa più distinguerla dalla retorica.
La retorica è inevitabile dove la relazione è sbilanciata: l'utente può solo chiedere, l'operatore può solo dare, ma è fisiologico nelle situazioni di dipendenza, come tra un cucciolo e sua madre. E' fisiologico e va rispettato, ma questo vuol dire che bisogna assumersi la responsabilità di fare delle scelte per altre persone, e delle scelte che siano alternative a quelle che hanno condotto alla loro situazione di disagio.
L'utenza è fatta di persone che più di tutte avrebbero bisogno di vivere in un altra cultura, in un altro alimentarsi, in un'altra condivisione sociale... Un mondo nuovo che purtroppo non c'è perché chi dovrebbe costruirlo è invece lì intorno, prezzolato, a limare la propria retorica e spronare verso quella stessa informità consumista che ha prodotto l'handicap di entrambi.

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