fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

giovedì 22 maggio 2014

Do it yourself architecture


La rivista Boundaries è al 9° numero (www.boundaries.it - 1.Contemporary Architecture in Africa, 2.Architectures for Emergencies, 3.Architectures of Peace, 4.The Other City, 5.Architecture and Recycling, 6.Container Architecture, 7.Free Architecture, 8.Architecture and Utopia).
"Do it yourself architecture", il titolo di questa monografia. A parlare non è più l'architetto dei piani regolatori, delle ville a schiera, dei grandi complessi residenziali, ma un laureato disoccupato costretto a ridefinire il suo ruolo: la professione di un tecnico al servizio dell'istanza del costruire e dei soggetti che la esprimono.

"Nel mondo "sviluppato" si è favorita una diffusa resistenza, anche culturale, all'idea che le persone possano realizzare da sole un alloggio dignitoso, salubre e solido; un alloggio, più semplicemente, che consenta di godere delle gioie essenziali della vita."

Quattordici progetti da tutto il mondo, accomunati dalla mancanza dell'architetto, più che dalla sua presenza: esperienze di autocostruzione, co-housing, biblioteche, scuole ed edifici comunitari. Altri materiali, altre tecniche costruttive, una gestione collettiva del costruire. Sembra la fine del monopolio tecnico ed estetico del mondo occidentale, per la riconquista delle capacità di autonomia e, più in generale, di umanità.





"Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, le iniziative autonome non sono un pericolo per l'ambiente, né di scarsa qualità, e rispettano i migliori criteri di sicurezza: nella maggior parte dei casi i risultati dei progetti di co-housing e di autocostruzione sono più sostenibili, esteticamente gradevoli e funzionali dell'equivalente prodotto nel mercato immobiliare di massa."

La riconquista di autonomia nel costruire, dunque, è la migliore delle dimostrazioni di come l'assetto individualista sia superato. Limite di questa rivista o, se vogliamo, limite della specializzazione professionale dell'architetto, è l'evitare di porsi la questione fondamentale: qual'è lo spazio della forma umana?

Questa interessante rivista può esistere proprio perché le forme sociali dei decenni passati, la famiglia mononucleare dell'individualista e la relativa villetta a schiera, sono superate. L'esigenza di una reale vita sociale si presenta all'orizzonte e sarà in grado di cambiare radicalmente la nostra concezione dell'abitare. Al riguardo vi ricordo le riflessioni che avevamo iniziato qualche tempo fa con il post "Architettura ormonale".( 8 febbraio 2013)

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