fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

martedì 9 aprile 2013

Scelte di vita


Ciao,

sono Roberto, ragazzo di 25 anni, tesserato fresco ad ottobre e non ho mai
avuto esperienze di vita da WWOOFer o in campagna.
Mi spiego meglio: vengo da una realtà paesana dove ho sempre passato
l'infanzia in giro per le campagne in provincia di Cagliari.
Trasferitomi prima a Cagliari per il liceo, e poi a Milano per l'università,
dopo essermi laureato in giurisprudenza a dicembre sento che la strada che
vorrei percorrere è quella di un ritorno in campagna. E' da più di un anno
che mi sono avvicinato al tema della sostenibilità, leggendo di ecovillaggi,
agricoltura singergica, Fukuoka e permacultura.
Quello che vorrei fare è di concedermi un periodo di apprendimento e di
conoscenza delle realtà che lavorano con questi metodi, perchè il mio sogno
è di tornare un giorno in Sardegna dove applicare quello che imparerò in
questi anni, e di riscattare la società contadina che nella mia terra sta
morendo soggiogata dalle esigenze monocolturali di gestione del territorio,
sottomessa dai prezzi che il mercato consumistico impone. E' quello che
vedo anche nell'uliveto di famiglia, con piante che se non vengono potate
e trattate con gli insetticidi (anche se pochi), terra che se non viene
zappata e concimata, non si ottiene un raccolto che una volta venduto,
quando ci va bene, è a mala pena sufficiente per ripagare il lavoro
manuale delle persone che ci aiutano (...)
Ho letto più o meno tutto il vostro blog... ma siete sociologi o qualcosa
del genere?


Caro Roberto,

mi diverte pensare che per te potremmo essere dei sociologi. In questi anni ho spesso pensato ("spesso" è troppo, diciamo "ognitanto") a quel che ero, nel senso tradizionale cioè professionale del termine. Poi la domanda s'è spenta da sola, col tempo e con la miscellanea delle cose fatte. Quando leggi il post sulla saldatura, beh mi sento un po' un fabbro e questa, giuro, non era una delle aspettative che mi giravano nella testa da ragazzino. Sono orgoglioso dei miei serramenti come della cascina e delle persone che mi vogliono bene. Non saprei come definirmi, oggi. Se penso ai soldi, all'autonomia economica voglio dire, il mio curriculum è stato lasciare dopo due anni la facoltà di veterinaria e darmi a pedagogia... salvo poi lasciare anche quella per affannosa intemperanza giovanile e trovarmi sempre un lavoro sociale, sì, ma che avrei potuto fare con la terza media! Oggi ho il culo di essere da anni un dipendente comunale, privilegiato da un godutissimo partime che è quasi un diversivo: tre turni la settimana, giusto l'occasione di vedere qualcun'altro, fare le spese e due commissioni in città... Se però questa fosse la mia unica dimensione, mi sarei già rotto la testa contro il muro!
Per quel che riguarda veterinaria invece, per un po' di tempo l'ho rimossa dalla testa assieme ai sensi di colpa verso i miei genitori, che pure mi avevano lasciato libero di scegliere gli studi che più mi parevano, o alla paura di aver fatto una cazzata a lasciarla. Poi ad un certo punto mi sono guardato attorno e ho sorriso vedendo tutte le bestie con cui divido le miei giornate in questo piccolo villaggio nei boschi. La ricchezza della loro compagnia e la complessità sociale di cui mi danno esempio sono tesori che mi sarei probabilmente perso nella posizione del professionista-veterinario, mentre così sostengono attivamente la ricerca di questo blog attorno al concetto di forma e salute.

Diciamo che l'ansia identitaria si spegne proprio quando uno si trova in condizione di poter esigere riconoscimento (reale e non soltanto formale) in più campi. Penso allora che una volta era la norma fare tante più cose di oggi, contadini operai artigiani, e che lo si poteva per un livello di salute e vitalità che oggi neanche ci immaginiamo. La mia esperienza personale, atipica, è stato riscoprire un corpo e le sue capacità grazie alla cura dell'alimentazione e dello stile di vita. Riscoprendo questo ho anche idea quindi della dimensione mentale di quelle generazioni che ci hanno preceduto o anche di gente che abbiamo attorno oggi, come i rumeni o i cinesi o quanti altri si sbattono tutti i giorni per le loro nutrite e industriose famiglie.
Ma il familismo è una rigidezza e la vitalità che questi stranieri ancora dimostrano, la dimostrano "nonostante" quel peso sociale: stanno facendo quanto facevamo noi negli anni cinquanta, il loro è un percorso che già conosciamo (per chi vuole riconoscerlo). Non possiamo fare altrettanto, l'italia è postmoderna, la famiglia è già morta una volta. Dobbiamo ripensarla, reinventarci un nucleo sociale cui riferire i nostri sforzi quotidiani e le nostre ore di lavoro, perché questa sì mi sembra essere una caratteristica invariante del maschio adulto: lavoro volentieri se so per cosa o per chi lo faccio, se invece fosse solo per me...

In sostanza mi sembra che tu abbia degli strumenti che non è utile per nessuno che tu lasci per la strada. Un consulente legale può sempre servire, anche in campagna, anche in un ecovillaggio. Sicuramente possono servire i soldi che può tirar su! Investi minimamente nell'avviarti all'esercizio della tua professione, fatti un po' di esperienza e indaga una di quelle geografie professionali che stanno un po' discoste, dovete ammetterlo, dalla vita della gente comune.
Non c'è da far carriera per se stessa, c'è da ingegnarsi opportunisticamente con quello che si ha. Intanto nessuno vieta ad un avvocato in erba di abitare fuori città e di passare il tempo come e con chi vuole. Importante è trovare con chi farlo e questa, mi sembra, è la questione centrale: la dimensione sociale è la sola che può evitarci di caricare la nostra vita di eccessivo "professionismo".
I ruoli sociali acquistano senso quando sono riferiti ad un insieme di cui sanno quale parte rappresentano, nella dimensione individualista invece è inevitabile che si riducano a fattore identitario: il proprio successo, una definizione certa e inequivocabile di noi stessi.

Mi sembra una forzatura che ti si imponga di scegliere tra il contadino e l'avvocato, anche perché pure il contadino, se fatto come professione, rischia sempre di perdere misura e fare i danni di un'impresa. Il contadino come ruolo sociale non ha da essere: e perché mai gli altri dovrebbero perdersi la ricchezza e la soddisfazione di guadagnarsi la pagnotta sui campi... o dovrebbero, per dire meglio, arrogarsi il diritto di scappare dalla fatica del lavoro fisico?
Perché dobbiamo ritenere che l'avvocato non si sposi al contadino? Se è solo una questione di muscoli allora  è proprio ad un sedentario che serve l'attività fisica e pratica, ma che sia reale e non solo per hobby o per sport. Certo che un contadino, visto che è già allenato, può fare anche il muratore o l'operaio, ma forse gli farebbe meglio, per la schiena come per lo spirito, coltivare altri interessi e darsi alla ricerca culturale.
La cultura è semplicemente la capacità di muoversi tra le informazioni e cavarne ciò che serve: è uno strumento utile quanto la zappa ma, forse più della zappa, è anche facile a trasformarsi in segno di privilegio ed arroganza!

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