fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

mercoledì 16 gennaio 2013

L'esperienza vegana


<< Coca Cola: senza non riesco a lavorare, perché sono sempre stanca, esausta da
finire per terra. La prima cosa che faccio la mattina, dopo aver acceso il computer, è
versarmi un bicchiere di Coca Cola gelata. Appena lo bevo il cervello si mette in moto
e posso partire. A intervalli regolari, poi, continuo a berla, sicché, a seconda della
quantità di lavoro, finisco per consumare da uno e due litri di Coca Cola al giorno.
Nella versione light, naturalmente. >>
<< Nei giorni seguenti mi sento stanca. Eppure le mie analisi cliniche sono a posto.
Mangio gelato a sazietà e non ho ancora il diabete. Solo il colesterolo troppo alto.
Strano, ho sempre pensato che il colesterolo alto ce l'avessero solo gli uomini. Sono
così stanca che potrei cadere dalla sedia della mia scrivania. >>
<< Mi piacerebbe scrivere che mi sento più in forma e più in salute da quando sono
vegetariana, ma purtroppo la mia fisioterapeuta mi ha appena diagnosticato un ristagno
linfatico e mi sono presa anche la pertosse. >>
<< Ogni tanto faccio un tentativo e guardo se questi o quei biscotti sono per caso
senza uova e senza burro, per poi rimetterli a posto ogni volta con un sospiro e
infilare nel carrello la solita tavoletta di Ritter sport al marzapane. >>
<< La mia amica Grillo non capisce. Se lei non mangia il cioccolato non succede nulla.
Se io non lo mangio, non riesco a lavorare. Non riesco nemmeno a leggere o guardare la
televisione. Non riesco nemmeno a mantenere la calma. >>
Karen Duve, "Il giorno in cui decisi di diventare una persona migliore",
ed. Neri Pozza 2012



A natale Sara, l'amica sociologa, mi regala questo libro. Karen Duve la conoscevo già. Scrittrice tedesca di 51 anni, dopo un'esperienza da tassista scrive un paio di romanzi più o meno noir con uno stile aggressivo ed ironico: un successo meritato.
Con queste premesse leggo il retro di copertina. Questo libro racconta in diretta di una donna che sceglie in primo luogo un'alimentazione bio, per poi passare ad una vegetariana, vegana, ed infine fruttariana.
Sembrerebbe un'esperienza interessante. Invece no. L'unico interesse che può destare questo libro è lo spaccato della miseria che comporta l'essere "fuori dal branco".
Nessuna società di donne spiega a questa signora totalmente disincarnata l'accumulo di dipendenze che lei chiama alimentazione: per lei il cucinare coincide con l'afferrare i prodotti preconfezionati dallo scaffale del supermercato. In tutto il libro non c'è accenno della reazione del suo corpo a questi cambi di alimentazione. Il suo corpo si chiude nella descrizione di una perenne stanchezza, che si mantiene tale qualunque sia l'assetto alimentare.
Un'alimentazione che ha il nome delle sue voglie, senza la minima distinzione tra
grassi proteine e carboidrati. Scelte alimentari che sono diretta espressione della
sua libido di cui, tra l'altro, non v'è traccia nel libro lasciando presumere che si
esaurisca appunto nel cibo.
Non stupisce quindi che la totale mancanza di percezione del proprio corpo coincida
con le sue attività preferite: partecipare con altri attivisti ad azioni di
"salvataggio" di qualche gallina dagli allevamenti intensivi; oppure farsi prendere a
calci dal mulo quando prova ad addestrarlo con la sua assoluta arroganza.
Il libro non risulta interessante neanche dal punto di visto dell'informazione
scientifica: non c'è traccia delle ricerche di Varkj (vedi post sul carnivorismo),
vengono presentate come novità cose risapute da cinquant'anni (vedi i danni del
latte), e le descrizioni delle schifezze dell'allevamento industriale servono solo a
dare quel tot di crudezza richiesto da esigenze editoriali.
Cerchiamo piuttosto di ricostruire a sommi capi qual'è stata la storia di questi
fenomeni di cui si prospetta nei prossimi anni una crescita esponenziale.
Negli anni '70 compaiono i primi prodotti alternativi alla carne: tofu, temphé,
seitan. Il fenomeno della macrobiotica, i cui seguaci paradossalmente non sono
computati tra i vegetariani, ha portato questi prodotti nei negozi del biologico che
in quell'epoca si sviluppavano nei paesi industrializzati. La macrobiotica aveva una
visione sincretistica della medicina tradizionale cinese e delle conoscenze mediche
occidentali, e aveva una finalità nella gestione autonoma della propria salute, il
"medico di se stessi" (vedi post sulla diagnosi del volto). Oggi è praticamente
sparita dal panorama culturale, ma non dobbiamo dimenticare che sono stati i primi ad
evidenziare i danni della carne, del latte-formaggio e degli additivi chimici.
L'ultima propaggine di quest'esperienza si coagula nei "naturopati" che, paralleli
alla medicina ufficiale, ottengono in genere brillanti risultati quando riescono a
convincere il cliente ad abbandonare il formaggio (salvo non renderlo autonomo
spiegandogli i criteri seguiti).
Negli anni seguenti si è posto un generico vegetarianismo ma, in molti casi,
l'abbandono della carne e la sua sostituzione col formaggio riusciva ad inficiare
qualunque beneficio di salute.
E' di una decina d'anni, ed è comparso come fenomeno generazionale, l'esperienza del
veganesimo come esclusione di qualunque prodotto di origine animale e da qualunque
punto di vista, dall'alimentazione al vestiario al divertimento. I limiti di
quest'esperienza stanno indubbiamente nel porre un criterio etico nell'alimentazione
al posto di uno fisiologico. E questo libro dimostra appunto come ciò che si butta
dalla porta possa rientrare dalla finestra.
La violenza che questa signora cerca di non esprimere sugli animali, ricompare con una
compensatoria violenza di gusto: la signora non è diventata vegana perché ha imparato
ad apprezzare il cereale ma inseguendo la cioccolata senza ingredienti di origine
animale... Il mostro della violenza buttato dalla porta può rientrare dalla finestra
con quella forma di autolesionismo così diffusa che si esprime nel non sentire più il
proprio corpo.
Ben vengano libri sui nostri esperimenti alimentari, ma devono essere libri che
parlano della qualità delle nostre feci, del ridursi del bisogno di lavarsi perché non
si puzza più, della riconquista delle nostre capacità di attenzione e comprensione...
del collimare di termini come economia-salute-ecologia.

1 commento:

  1. Le ultime 4 righe sono un messaggio straordinario, uno dei migliori letti ultimamente.

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