fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

giovedì 26 aprile 2012

Inquinàti dentro!


<< "Il tempo che si trascorreva lontano dagli amici pareva sempre
tempo perduto", dice mio fratello. Andare a scuola, fare i compiti,
erano attività in sé né belle né brutte, ma sgradite perché
consumavano tempo; si sciupava tempo perfino a mangiare alla tavola
di casa. Appena possibile ci si precipitava "fuori", ci si trovava
cogli amici, e solo allora ci si sentiva contenti. Per questo verso
nessun'altra esperienza successiva può mai essere altrettanto
perfetta. Il mondo era quello, auto-sufficiente, pienamente
appagato. Se si potesse restare sempre così, non si vorrebbe mai
cambiare (...) Per i ragazzi di un paese la Compagnia è
l'istituto-madre. E' un'associazione libera, un club senza sede e
senza regolamento, ma i suoi legami sembrano in quegli anni più
forti di ogni altra associazione naturale o tradizionale. Sorge
ovviamente tra vecchi compagni di scuola, vicini di contrada,
coetanei; corrisponde alle varie generazioni, anzi è uno dei modi
fondamentali di contare le generazioni in paese (...) In essenza la
Compagnia era una libera associazione coi propri pari; normalmente
non c'era un pecking order, e non c'erano veri capi. Le varie
capacità di ciascuno erano bensì conosciute e apprezzate, ma il
requisito fondamentale era quello del piacere di stare insieme da
pari a pari: o c'era questo piacere, o non c'era; e quando c'era,
le doti e i difetti personali diventavano cose secondarie. >>
(Luigi Meneghello, "Libera nos a malo", 1963)

E' difficile spiegare il "gruppo dei pari" a chi non l'ha mai
visto. Questo è il peggior danno della modernità: la perdita di
complessità umana.
Intere generazioni sono state deprivate di quel momento
fisiologico, formativo perché spontaneo, paritario e promiscuo.
Bambini sempre accompagnati, giardinetti cintati e telecamere:
l'igienismo ha vinto sulla voglia degli altri, la scuola addestra a
sopportare compagni non scelti, a competere o al massimo a "suonare
assieme" (nell'estetica di sinistra), e lo sport sacralizza il
tutto! Questo è il "danno antropologico" di cui ci avvertiva
Pasolini in quegli stessi anni, questo l'inquinamento interiore, il
"tradimento di sé" che possiamo riconoscere a fondamento della
"Civiltà del Fottere".
Come spiegare a qualcuno che "gli manca un pezzo"? Forse non è più
possibile. L'individualismo inquina di per sé, e la
desocializzazione è incontrollabile e pericolosa.
Attenti perché da quando si è cominciato a contestare i limiti
della società occidentale sono passati cinquant'anni ed il danno
non ha fatto che aumentare, fuori e dentro di noi. Certo, il gruppo
dei pari aveva dei limiti - l'abbiamo conosciuto ormai trasformato
in classe di leva militare, dove si imparava ad andare al bordello
e si escludeva l'omosessualità quale fattore di coesione interno al
maschile, e destinato fatalmente a dissolversi nella diaspora
matrimoniale - ciononostante forniva ancora, seppur rigido, quel
galateo minimo per convivere individualisticamente senza scannarsi.
Ora, con la perdita del gruppo dei pari, è cambiato il soggetto
della modernità e tra questi certamente anche il soggetto
contestatore nel verso, se possibile, di ulteriore semplificazione:
antagonismo, senso di irrealtà e l'approfondirsi di una solitudine
magari non più percepita ma non per questo meno interiormente
lesiva.
Più l'urgenza cresce, più diminuiscono le possibilità di reagire
così come il numero di persone che possano anche solo capire la
situazione in cui ci troviamo. Sappiamo benissimo come ridurre il
nostro impatto ambientale, quel che non sappiamo è perché mai ci
ostiniamo a non farlo!
E' urgente un'antropologia della socializzazione ed è
indispensabile che chi ha subito quel danno se ne renda
consapevole. E' essenziale ricostituire le condizioni in cui quella
spontaneità possa di nuovo fiorire e ricominciare a produrre
complessità. E' necessario, perché l'ecologismo non debba
dimostrarsi, di fronte al disastro, come il triste esorcismo della
vita che si sta perdendo.

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