fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

lunedì 2 dicembre 2013

Circolarità

<< La modernità laicista e tecno-scientista, quella che ha dato il colpo di grazia al Dio cristiano – quanto meno a livello sociologico, fatta salva l’individualità della scelta di fede – pure ne ha conservato in vita l’eredità più coercitiva, ovvero la nozione di tempo lineare. Non è più la Provvidenza a guidare i nostri passi, bensì il Progresso. Che non va verso Dio, oramai defunto, anzi non sa proprio in che direzione andare. Va e basta. Il suo è un andamento – apparentemente – rettilineo. Procedere innanzi, sempre innanzi è la parola d’ordine della téchne, della legge dell’utile e del profitto che scandisce le opere e i giorni della nostra quotidianità sociale. Produci, consuma, crepa: ma non chiederti perché. È superfluo.
È opinione comune che la dimensione del “mistico” si collochi in un al di là inarrivabile alla maggior parte di noi, in una sorta di regno fatato in cui si trastullano santi monaci e matti da legare. Eppure, a ben guardare, è qui, è sempre stato davanti ai nostri occhi. È nel presente. E se provassimo a mettere a tacere per un po’ la nostra filodiffusione mentale, finiremmo col prestargli ascolto. Ma parliamo troppo – io per primo – e abbiamo dimenticato come si ascolta. Chi non sa ascoltare non sa dialogare. Non si connette, non si “volge in giro”, va per la tangente. E la sfericità del Tutto non ammette scorciatoie.
L’ipotesi di un tempo esistenziale ad anello, ad esempio, ci costringerebbe a ripensare – in sede di analisi autobiografica – la comune nozione di “senso di colpa” relativa al nostro passato, o di “ansia di prestazione” volta al futuro.
Se il tempo è circolare, come canta Zarathustra, tutto quello che stiamo vivendo ora, lo abbiamo già vissuto e tornerà in eterno sempre identico a se stesso. Non abbiamo alcun peccato originale da espiare, nessuna meta da raggiungere, salvo l’essere presenti a noi stessi. Torniamo ad essere innocenti come bambini, creativi coi colori che abbiamo dentro, puri con tutto il nostro bagaglio di ricordi, quieti con il nostro travaglio. >>





Caro Francesco,
è con piacere che ospito il tuo intervento perché mi aiuta a presentare un tema che mi sta molto a cuore: la circolarità, che è la grande assente nel panorama mentale della modernità, lanciata com’è nella sua folle corsa, appunto lineare ed autodistruttiva.
Mi fa piacere condividere un’impostazione realistica, perché è l’impostazione che conta: immagina quanti inutili sforzi mentali sono stati invece spesi nel cercare un senso dove il senso non c’è per definizione, laddove nella direzione materiale di una freccia si riassume anche ogni suo significato esistenziale…
Apprezzo il pragmatismo della tua offerta professionale, una consulenza filosofica servirebbe a moltissimi nostri contemporanei, forse anche un TSO filosofico non guasterebbe (Trattamento Sanitario Obbligatorio… la camicia di forza!). Tu ci avrai messo, immagino, interesse e vocazione, io mi sono messo a studiare un po’ di filosofia solo perché mi serviva per parlare di ecologia e di stili di vita, ma fa lo stesso. Tutti decidiamo i nostri comportamenti in base a qualche criterio, si tratta solo di renderli espliciti per poterci ragionare su onestamente. Nel desiderio di questo confronto, a mio parere, sta la natura sociale della nostra specie.

Spero vorrai aiutarci anche tu nello sforzo di una continua revisione, di un controllo tecnico e specialistico, dei percorsi mentali che stiamo qui cercando di solcare. In cambio troverai sicuramente molto materiale attorno alla pratica della cura di sé che spero potrà esserti utile.

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