fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

sabato 4 maggio 2013

Quel che resta dei cattolici


Quanta gente va davvero in chiesa? Da ricerche sociologiche di cui avevo notizia
emergevano dati che mi sembravano inverosimili: un 30% degli italiani che va a messa la
domenica!
Nel suo libro Marco Marzano sottopone queste ricerche alla più banale delle verifiche:
prende un campione nord-sud dell'Italia, si informa sulle funzioni religiose e va a
contare i partecipanti.
Che cosa emerge? Che il sociologo italiano può essere una vera puttana che falsifica i
dati: non il 30 ma soltanto il 12-15% frequenta le chiese. E il fenomeno più
interessante è la discrepanza tra i propositi e la realtà. In effetti è vero che il 30%
degli italiani si sente in dovere di rispondere che ci va, salvo che poi in realtà solo
la metà di questi ci va davvero! Ci è rimasta evidentemente solo la "soggezione" di un
passato religioso...
Marco Marzano è un sociologo, ateo ma non "di parte", la sua ricerca mi sembra corretta
e la metodologia interessante perché basata sull'empatia con cui raccoglie la
testimonianza sul campo delle decine di preti e dei laici impegnati che ha dovuto
incontrare per la sua ricerca.



Vediamo ritratti di preti sull'orlo di una crisi di nervi per i pesanti turni di lavoro
come "distributori di sacramenti". La chiesa non ammette di aver perso terreno e,
malgrado la crisi delle vocazioni, tiene ancora aperte ben 26mila parrocchie oberando di
lavoro i pochi preti sfigati che restano. Altri, investendo nel carisma personale,
cercano di aggregare quel che resta dei fedeli, ma sono ripagati dall'indifferenza delle
gerarchie.
Banchi vuoti, l'ultima cordata di vecchiette ormai in esaurimento, richieste di
sacramenti senza alcun contenuto spirituale, il funerale cattolico per tutti, il
matrimonio "che le foto in chiesa vengono bene". Ultima sacca di resistenza il
catechismo, ma non fa testo perché ormai, per tenere occupati i bambini "che i genitori
hanno da lavorare", vale tutto, dagli sport estremi alla danza e, perché no, anche il
catechismo...
Nell'ultima parte del libro, l'autore approfondisce l'analisi del fenomeno dei
"neocatecumenali". Setta interna al cattolicesimo, originata dalla predicazione di Kiko
Arguello negli anni '60 a Madrid, si è diffusa nel mondo ed in particolare in Italia
dove i promotori parlano di 300mila adepti. Sotto la benedizione di Wojtyla, Ratzinger e
del clero in genere, propone una catechesi ed una liturgia tese a rinnovare la vita
comunitaria all'interno delle tradizionali parrocchie. Una ferrea gerarchia la gestisce
controllando la vita spirituale degli adepti quanto il loro conto in banca: su internet
non mancano i siti di denuncia che parlano chiaramente di circonvenzione di incapace, di
plagio e di condizione deprivata dei bambini che vivono all'interno della setta.
L'autore così descrive il panorama di quel che resta:

"Nel complesso, a me pare che la struttura ordinaria della chiesa mescoli elementi di 
feudalesimo con altri che richiamano più da vicino la forma più pura di organizzazione 
burocratica: quella militare degli eserciti. Il parroco cattolico è infatti ancora oggi, 
in casa propria, tra le mura amiche della sua chiesa, un potente signorotto, un principe 
quasi assoluto... Gli atteggiamenti più comuni alla base della chiesa, con l'eccezione 
di quelli di qualche coraggioso contestatore solitario, sono quelli diffusi in tutte le 
dittature: nessuna critica esplicita e diretta viene mossa al papa o alle gerarchie"
(Marco Marzano, "Quel che resta dei cattolici, inchiesta sulla crisi della chiesa in
Italia", Feltrinelli 2012, p.236-7)

A quanti dopo il Concilio immaginavano un cattolicesimo aperto alle istanze del sociale,
l'autore (con una ricerca che mi sembra onesta e col suo approccio empatico) promette
invece la rigidezza di una gerarchia che avvalla l'operato di sette integraliste,
piccole comunità gestite con metodi da macdonald ed una spiritualità che risponde alle
esigenze di fedeli chiaramente vocati alla dipendenza e alla sottomissione.

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