fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

mercoledì 1 maggio 2013

A working class hero?


Di che va orgoglioso il proletariato? Di aver distrutto il mondo dei suoi figli?
Oggi, di fronte alle profonde trasformazioni in atto nel mondo del lavoro, forse
possiamo permetterci una collettiva ammissione di responsabilità nel danno prodotto
dalla società moderna e dalla sua "industriosità".




Così come in altri contesti l'umano si rappresenta quale membro di una famiglia (la
mafia) oppure quale proprietà di un nobile (l'aristocrazia), nella logica dell'impresa
l'umano si definisce "lavoratore". Ma lavoratore rispetto a chi?
Dovremmo dare per scontato che ogni adulto si sbatta per mantenere se stesso e magari
qualcun altro, cosa c'è di speciale? Ed è stupido guardare in senso preferenziale ad una
certa fascia d'età: come possiamo pensare separatamente gli adulti-lavoratori dai
bambini che arriveranno a nutrirne le fila, o ai vecchi che quegli adulti diverranno?
E se invece lo riferiamo all'intera società, cos'è il lavoratore? Quello che non vive di
rendita? Quello che non dirige un'impresa? Ma perché? Tutti vorremmo aver messo qualcosa
da parte e tirare un po' il fiato, così come tutti dovremmo occuparci in prima persona
di organizzare il nostro lavoro. Perché esimerci, perché delegare?
Non c'è nessun merito a far parte della classe lavoratrice: operai ed imprenditori sono
complici nel danno della loro fabbrica, e questo proprio in virtù del libero contratto
pattuito in tempi di democrazia. Accettando ciascuno il proprio ruolo, entrambi
rinunciano ad una capacità di giudizio complessiva. La condizione attuale del pianeta è
figlia dell'aver preso per buono questo giudizio di parte e dimostrazione della sua poca
lungimiranza. Nella lotta di classe è implicita l'irresponsabilità e la complicità nel
danno.
Nel marxismo la sovrastruttura, le forme culturali e l'organizzazione sociale, sono
conseguenza dei rapporti di forza nella struttura produttiva. In questa logica invece,
la sovrastruttura è frutto della complicità sociale, espressione creativa di un intero
corpo sociale che cerca di autogiustificarsi. L'impossibilità di valutazione fa il
consumismo, dove l'oggettualità dei prodotti rappresenta l'unico tramite possibile fra
individualisti: la logica dell'impresa può essere superata soltanto dall'imporsi
totalizzante della logica del consumo. Dopo il lavoratore c'è solo il "consumatore", che
è sempre cittadino di una democrazia, ma svuotata di "cose da decidere" essendo già
tutto deciso dal mercato.
Ecco dunque che la storia della modernità globalizzante lascia intravedere per il suo
futuro uno scenario che potremmo definire "conclusivo": democrazie vuote perché
all'unanimità concordi sull'ultima bandiera che resta... la bandiera del consumare a
oltranza, tutto e fino alla fine, fino all'ultima goccia di petrolio!
Speriamo solo che nel frattempo sia cresciuta un po' di umanità selvatica, discosta e in
attesa, pronta a ripopolare domani un pianeta un po' più consapevole.

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