fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

venerdì 7 giugno 2013

La Fatica


La fatica è un elemento ineludibile di un altro stile di vita.
Avevo 25 anni, reduce (sconfitto!) di lunghi anni scolastici e sedentari, quando ho
deciso di buttarmi nella vita attiva. Muscoli, pelle, ossa, articolazioni, postura...
tutto era inadeguato al nuovo rapporto col mondo: solo l'entusiasmo giovanile mi ha
permesso di sopportare ed attendere qualche risultato tangibile sulla mia figura.
Ma i dolori magari passano, se vi siete presi in tempo, il rapporto con la fatica no. Se
il vostro strumento non si chiama privilegio e vi siete messi in testa di costruirvi una
cascina e coltivare l'orto, allora i vostri strumenti di tortura si chiameranno
martello, zappa, motosega, decespugliatore, carriola... e tutti mossi da urgenza e
necessità, sfiga o disorganizzazione, tutto ma certo non dal programma calibrato di un
allenatore in palestra!




E non crediate che l'attrezzo meccanico o la potenza di un motore possano cambiare
qualcosa. Uno guarda ai suoi programmi e al suo portafogli e subito pensa alla parola
"efficienza". Quando affitti una draga (due gg a 150 euro per un escavatore da 35 qt.li)
certo poi muovi mari e monti ma, nel frattempo, vuoi usarla 25 ore al giorno e quindi
lavori fino a notte coi fari!
Diciamolo subito, uno la fatica non se la va a cercare: viene da sola, e ce ne deve
essere la giusta misura per condire bene la giornata. La miseria sta solo nel troppo o
nel nulla.
Non fate come mio padre che, con la motivazione di un hobby, aveva pensato bene di
caricarsi l'onere di 7mila mt di terreno intorno alla casa delle vacanze. Giusto un po'
di fieno da tagliare e un po' di legna per la stufa da tirar su dal bosco (niente a
pensarci ora, che di terra ne abbiamo 20mila mt da rendere produttivi), ma non si
accorgeva della fatica di un bambino che si trasformava in pianto: "farsi un posto
bello" era una buona motivazione anche per me, ma era sempre un hobby ed io, anche se
bambino, lo sapevo benissimo.
Lo sport non è la fatica della realtà, e non è detto che un corpo sportivo riesca a
rendersi poi così efficiente nella realtà. Ma neppure l'impiegato è invidiabile, pessimo
è lo spirito che resta, tolta la concretezza muscolare...
La fatica, quando è troppa, lascia addosso come una nausea, muscolare e complessiva.
Quando invece è nella giusta misura regala un godimento diffuso, una serenità
soddisfatta, un tiro sessuale che cerca l'altro per distendersi... Vedete voi se non è
il caso di organizzarsi un po' per fare una vita del genere!
Anche il rapporto col cibo cambia, tutto è buonissimo dopo una mezza giornata di onesto
lavoro. E dal punto di vista  intellettuale è lo stesso. Quando un pensiero si
interrompe o quando nuovi dati chiedono di essere digeriti... un giro nell'orto e
mezz'ora di lavoro sono essenziali: la realtà ci coinvolge e ci strappa dai pensieri
inconcludenti, l'attività sono ormoni nel sangue... e il risultato sono le stupende
pensate di un blog come questo!
In sostanza, o siamo capaci di ritrovare un buon rapporto con la fatica... oppure
rassegnamoci alla "fatica di vivere".

Buon lavoro!

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.