fondamentalismo della modernità

"Potremo esultare alla morte di dio
solo quando avremo un'alternativa all'individualismo."

domenica 23 settembre 2012

Scuola libertaria?


Scuola libertaria? Scusate ma è un ossimoro.
Ieri sera, scorrendo annoiato la bacheca virtuale del web, mi soffermo su di un blog
di pedagogia alternativa e, vista la consonanza del termine "autonomia", sto per
inviargli la segnalazione del mio. Poi ci penso su e mi fermo: perché, nonostante ogni
lodevole intenzione degli autori, dei pedagogisti e di quegli insegnanti che ci
mettono veramente del loro, questi discorsi li trovo sempre estremamente poco
interessanti?



Lascio rispondere il me stesso bambino e i suoi ricordi di una banale scuola pubblica:
certo che riconoscevo la costrizione di quell'esperienza, come di qualunque altro
compito i miei genitori richiedessero, così come di altre esperienze di vita sociale coattiva
tipo la colonia estiva. Ero solo un bambino, ma non così cretino da prendere per buona
qualsiasi dichiarazione d'intenti!
Non ero d'altronde un mostro di autonomia, non facevo queste considerazioni perché
"precocemente" maturo o particolarmente favorito dall'ambiente o dalla storia di
famiglia. Semplicemente nessuno era riuscito a farmi credere che le parole
corrispondessero automaticamente alla realtà, e che la complessità di quest'ultima
potesse essere completamente circoscritta dai discorsi che si facevano intorno a me.
Mi sentivo in difetto di autonomia, come immagino ogni bambino di fronte agli adulti,
ma non per questo avrei apprezzato tentativi di edulcorare questa posizione di
dipendenza.
Sono diventato adulto non grazie alla scuola, o a qualsiasi altra cosa, ma maturando
il mio autonomo giudizio su quell'esperienza, valutando che attorno a me c'erano
persone più o meno schiette e più o meno capaci di elaborare giudizi autonomi. Sono
diventato autonomo crescendo, nonostante i difetti nel mio allevamento materiale e
nelle condizioni di salute, solo perché nessuno è riuscito a mischiarmi (troppo) le
carte.

Un bambino diverrà un adulto autonomo in base al grado di complessità organica
che gli adulti da cui dipende si saranno presi la responsabilità di offrirgli.

Per fare un esempio pensiamo alla capacità di camminare. All'adulto spetta alimentare
ragionevolmente un bambino perché non sia rachitico e abbia delle gambe forti e
dell'energia per muoverle, ci penserà poi lui da solo a "scoprire" la postura eretta e
a fare i suoi primi passi. Forse l'esempio gliene farà venire una voglia precoce o gli
faciliterà il compito, ma penso che un bambino imparerebbe a camminare anche venendo
allevato da una famiglia di zoppi... a patto che sappiano materialmente come
crescergli delle gambe buone.
Il linguista Chomsky, con la sua constatazione di una "grammatica universale" innata,
sta dicendo proprio questo: una caratteristica peculiare della specie, come il suo
linguaggio, si "estrinseca" spontaneamente ad un certo momento della crescita.
L'interferenza educativa è indebita, inutile e rappresenta un irrigidimento culturale.
Non si può "educare l'ineducabile" e, se il mondo pedagogico non ne ha ancora preso
atto, è solo perché troppo preso dal tentativo di giustificare il proprio lavoro.
Edulcorare o negare la dipendenza ha purtroppo il preciso effetto di creare degli
adulti inconsapevoli del loro infantilismo. E l'infantilismo riproduce se stesso
perché ovviamente non sarà interessato agli strumenti ed alle condizioni fisiche di
un'autonomia che neppure sospetta. La dipendenza è fisiologica solo nell'infanzia, il non
riconoscerla (di fatto abbandonando, non prendendosi cura di ciò che realmente serve a
"crescere in forma") la ripropone indefinitamente negli insani rapporti di dipendenza
che ci costringono alla cosiddetta vita civile.
Che gli insegnanti si tengano pure il loro stipendio per il compito materiale di
addestrare a leggere, scrivere e far di conto (anche se mi sembra irragionevole che
ogni adulto non si senta in grado di farlo da sé), ma che almeno non siano d'ostacolo, per
troppo zelo pedagogico, a che ogni bambino possa vedere in loro la realtà di un
esempio di dipendenza e, solo prendendone atto, possa fare il suo salto di autonomia.

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